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Le isole pił belle della Thailandia: quali sono e perchč

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Da una parte le strade di Bangkok, la città degli angeli, sono il varco sempre aperto per penetrare le mille vite dell’Asia di oggi: con i soi – i vicoli – dove si mangia sul marciapiede e i ciclopici centri commerciali, la corrente bruna del Chao Praya e le lusinghe dei lounge bar al sessantesimo piano di un monolite di vetro e cemento. Dall’altra i templi di Chiang Mai, il posto giusto per scoprire la storia grande e nobile della Thailandia, tra risaie, colline e templi preziosi e fragili come trine.
In mezzo, anzi intorno, duemila miglia di coste tropicali, spiagge, isole più o meno abitate, capanne e hotel multistelle, dolce cultura buddista e notti sfrenate di luci e colori. E soprattutto mare trasparente e tutto da scoprire: sotto e sopra la superficie. Per un viaggio che - non è marketing, ma realtà - resta dentro. E il bello è che ripartire è facile, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere.

Le isole della Thailandia sono il posto perfetto per una fuga tra il più turchese dei mari: l’offerta è enorme e l’industria del turismo è abbastanza sviluppata da offrire a tutti mete perfette, ben collegate e adatte a ogni stile e ogni tasca. Le isole più celebri, ormai signore blasonate come Koh Samui e Phuket propongono ristoranti e locali notturni, ma anche viaggi a dorso di elefante e snorkeling spettacolare, mentre altre isole, leziose scoperte da vivere giorno per giorno, garantiscono rifugi tranquilli e carezze della natura. Andiamo a scoprirne alcune.

Phi Phi


Le chiamano il gioiello del Mare delle Andamane: sono un gruppo di sei isole nella provincia di Krabi, al largo della costa sud-occidentale della Thailandia. Che siano preziose per natura è vero: ma nonostante questo devono dire grazie a un film con Leonardo Di Caprio del 1999. La pellicola era modesta e mai avrebbe vinto un Oscar. Tutti però ricordano le spiagge. Una spiegazione ci sarà.

La più grande tra le isole è Phi Phi Don, ed è a questa a cui ci si riferisce quando si pensa a Phi Phi, anche perché l’unico paese è sorto proprio qui: in origine era una piccola comunità di pescatori che venne scoperta dai turisti più intraprendenti con lo zaino e la voglia di andare oltre.
Da allora sono spuntati resort, alberghi e una vivace vita serale ha cancellato le notti corte e silenziose dei pescatori, ma non pensate male: l’isola conserva le sue preziose malìe e ci sono angoli che paiono presi non da un film ma da un documentario naturalistico. Un documentario che – occorre ricordarlo – qui è stato girato veramente: il 26 dicembre 2004 le onde feroci dello tsunami hanno devastato la stretta lingua di terra, palme e sabbia dove c'era il cuore dell'attività turistica, spazzando via quasi tutto nel loro percorso. Fu il dramma che tutti conoscono, ma che ai turisti di oggi sembra remoto: quasi tutto è stato ricostruito e non ci sono inquietanti macerie a ferire lo sguardo. Ovvio, se chiedete in molti vi potranno raccontare quello che accadde, ma sempre con il sorriso. Il bello, una delle molte cose, del popolo thai è questa capacità di sorridere e vedere il lato bello delle cose. Il villaggio è stato costruito su una piccola parte dell'isola dove il terreno pianeggiante era in origine una piantagione di cocco. Di alberi ce ne sono molti meno. Di alberghi tanti di più.
Un'altra delle isole è Phi Phi Leh, che offre scogliere e spiagge di sabbia bianca; è qui, a Maya Bay, che il bel Di Caprio ha conquistato il cuore di donne e turisti. Altri due isolotti appena più a sud attirano chi non vive senza mettere la testa sott’acqua: Koh Bida Nai e Koh Bida Nok sono celebri per la bellezza delle barriere coralline e la vita sottomarina.

Visto che parliamo di isole, Phi Phi si raggiunge in barca. I traghetti impiegano circa due ore da Phuket per coprire circa 50 km.
Krabi è un po’ più vicino e si arriva più velocemente; da Koh Lanta basta un'ora e mezza. Una volta arrivati dimenticate i motori: si viaggia a piedi e non si vedono auto o altri veicoli a quattro ruote. Ci sono, in verità, alcune moto per trasportare le merci, ma il grosso degli spostamenti si fanno camminando piacevolmente. Ovvio che le altre isole invece si raggiungono in barca: non perdetevi un viaggio sui longtail, le tradizionali imbarcazioni a fondo quasi piatto con il lungo motore sulla poppa. Fatevi portare al largo al tramonto: sole rosso sul mare e squali sotto l’acqua. Una vera emozione.

Per dormire c’è l’imbarazzo della scelta, dai bungalow con il ventilatore al soffitto e gli hotel a cinque stelle. Quasi tutti però si affacciano sul mare.

La spiaggia più famosa, lo abbiamo detto, è Maya Bay, dove il film "The Beach" è stato girato. Con la bassa marea c'è un passaggio che collega le due sponde del Phi Phi Leh e si può passare da Maya Bay a Loh Sama Bay, dove si trova un’altra piccola spiaggia. Imperidibile è Pileh Bay, una piscina naturale con l’acqua profonda un metro e mezzo.
A Phi Phi Don si va a fare il bagno a Loh Dalam, in particolare durante le alte maree. Attenzione: non sarete soli. Ci sono anche le scimmie. Long Beach si trova vicino a Tonsai Bay. Qui al tramonto è possibile fare snorkeling con piccoli squali di barriera che si avvicinano alla spiaggia. Ci sono alcuni alberghi, ma poi per raggiugere il paese è necessario prendere una barca. Ci sono altre spiagge sulle isole più piccole, ma sono più adatte allo snorkeling che a prendere il sole.

Koh Samui


Non si può dire che Koh Samui non sia conosciuta, ma forse non tutti sanno cosa aspettarsi. Tanti, infatti, pensano a una microscopica isoletta dove passare dal letto dell’hotel al lettino in spiaggia. Non è così: è un luogo dove il turismo è assai sviluppato, ma dove ci sono ancora angoli in cui la vita scorre tranquilla e che sarebbe un peccato non esplorare. In fondo basta uno scooter a noleggio e un po’ di curiosità.

L’isola si raggiunge con un volo di nemmeno un’ora da Bangkok – che dista 700 km – e che porta a un suggestivo aeroporto senza pareti: segno che qui si vive all’aperto. L’isola in realtà fa parte di un arcipelago a 80 km dalla costa del golfo di Thailandia ed è circondata da decine di altre isole più piccole spesso non abitate, dove si trova anche il parco nazionale marino di Ang Thong.
Koh Samui può essere circumnavigata giusto in paio di ore, ma al suo interno ha moltissime cose da scoprire. Fino agli anni ’70 non c’era neppure una strada che la percorresse tutta e qui vivevano pescatori e commercianti di noci di cocco. Poi sono arrivati i primi turisti con lo zaino ed è esplosa, diventando una delle mete più frequentate del paese.

Oggi le spiagge di Chaweng e Lamai sono località balneari piene di vita dall’alba a ben dopo il tramonto e si trova di tutto: dagli hotel per ricchi in cerca di lussi ai bungalow che si possono affittare con cifre bassissime. L’isola è democratica in questo: tutte le stanze si affacciano sullo stesso mare. Poi c’è quello che avviene sulle rive: dai corsi di cucina thai alle disco quasi ibizenche, dallo stadio della muay thai (la boxe locale che è pura passione per le gente del posto), alla sterminata lista di ristoranti. Attenzione: quelli sedicenti italiani sono tra i più numerosi.

La spiaggia più famosa dell'isola è quella di Chaweng, lungo la costa orientale. Sono cinque km di sabbia e palme e alberghi. Se volete stare nel cuore della vita dell’isola è il posto giusto.
Proseguendo si arriva a Chaweng Noi, che è appena più piccola e tranquilla, ma se volete veramente godervi il mare allora puntate verso Coral Cove e Thong Ta Kien Bay. Quest’ultima garantisce spazi per prendere il sole e angoli per lo snorkeling. Anche quando è affollata non farete a gomitate.
Proseguendo il tour si arriva a Lamai Beach, un altro punto di riferimento per il turismo sull'isola; lo stile è un po’ più dimesso, ma anche i prezzi crollano. E non si sta male.
Dieci minuti di auto a sud di Lamai si arriva a Hua Thanon, un villaggio di pescatori. La sosta è d’obbligo per due foto e un assaggio di pesce fresco. Se uno volesse poi girare tutta l’isola si arriverebbe alla costa ovest, meno sviluppata e quindi più simile a come era. Taling Ngam, ad esempio, è una piacevole baia dove può fermarsi chi cerca tranquillità: tanto con soli 20/30 minuti di auto si arriva nei centri Lamai o Chaweng, dove impazza la vita notturna. Non solo movida: anche gli amanti dello shopping troveranno il loro pane. A Nathon, per esempio, i prezzi sono più bassi rispetto Chaweng e Lamai.

Per il mare c’è di tutto: Chaweng, Lamai e Mae Nam sono le spiagge più frequentate e qui, ma non solo, si potranno noleggiare kayak per esplorare l’isola dal mare. Lo spot giusto per il kite surf è Mae Nam, in particolare nel punto di fronte al W Retreat, dove la spiaggia di Mae Nam si incastra nella spiaggia di Bophut. Qui il vento si diverte a strattonare le vele.

Ma non di sola spiaggia vive l’uomo: Koh Samui offre la possibilità di vivere un'esperienza spirituale, visto che l'isola è ricca di templi e luoghi di culto da esplorare. Ogni tempio offre un'esperienza unica, ma tutte regalano una piacevole atmosfera di serenità. Imperdibile è la visita al Grande Buddha posto su una alta piattaforma. Il sole brilla sulla superficie dorata mentre salirete la scalinata. Preparatevi a esprimere un desiderio con i monaci vestiti di arancione: non è detto che si esaudisca, ma è lo stesso un'esperienza da ricordare.

Koh Tao


Sub, appassionati del mare e sportivi: l’isola che non c’è per voi esiste, ed è questa. Koh Tao si trova a nord di Koh Samui e ha un passato poco rassicurante: una volta era una galera. Ma questo era prima. Adesso l’unica prigionia è quella del mare e del divertimento, dei sentieri per chi ama arrampicarsi e, per tutti, di una grigliata in spiaggia. Chissà perché nessuno vorrebbe evadere da questa vita. L’isola in particolare è molto amata dai sub, che qui possono trovare oltre 35 siti di immersione, decine di diving e la possibilità di nuotare con gli squali balena: sono enormi e pacifici e non fanno paura.

Il nome dell’isola deriva dal fatto che una volta erano numerose le tartarughe: adesso le lente bestiole hanno scelto altre spiagge più isolate. E ora più che altro si trovano turisti, in particolare durante il periodo di Natale. Lo sviluppo dell’isola risale agli anni ’80 e si trovano sistemazioni di ogni genere:

Mae Haad e Sairee si sono trasformati da villaggi di legno tradizionali con strade sterrate in vivaci centri turistici. Nonostante questo non vi spaventate: in alcuni punti Koh Tao ha saputo difendersi e non perdere il proprio fascino rustico molto più che altre isole come Koh Samui e Phuket.

L’isola, pur essendo relativamente piccola, offre decine di punti di interesse sparsi in una mezza dozzina di baie. Il porto principale è Ao Mae Haad, che rappresenta anche il cuore della vita dei sub e di chi ama attardarsi al ristorante. Peccato però: non ci sono spiagge. Per trovare sabbia e alberghi affacciati sulla battigia occorre andare a Sairee beach, dove si trova una grande concentrazione di stanze, dall’economico allo sfarzoso.
Proseguendo verso nord da Sairee e aggirando un promontorio si arriva a Mango Bay, il posto giusto per lo snorkeling. Davanti si trova l’isola – o, meglio, i tre isolotti di Koh Nang Yuan – un paradiso che qualcuno ha inserito nelle 10 isole più belle al mondo. Si tratta di un luogo appartato dove si vive camminando a piedi a due passi dalle onde. Ci sono bungalow, un ristorante e molti pesci colorati. Se amate il mare sarete a casa.
Proseguendo il viaggio si arriva ad una infilata di spiagge poco affollate e alla fine del sentiero a Chalok Ban Kao, il più grande centro immersioni sull'isola. Lo scenario è formato da una infilata di diving allineati, bar, locali e alberghi. Chi cerca qui mondanità e abiti da sera sia preparato a restare deluso.

Nel complesso quindi questa piccola isola di soli 21 km quadrati ha selezionato il proprio pubblico, ritagliandosi una propria clientela appassionata.

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Haad Sairee è il posto migliore dove stare se avete voglia di fare tardi la sera e ballare sulla spiaggia. Se però non volete rinunciare alla tranquillità spostatevi di poco verso Nord Sairee: la distanza è limitata – si può andare a piedi – ma c’è molto più silenzio e ci sono buoni resort. Se poi proprio non volete fare altro che alternare i bagni e la lettura di un libro, scegliete la costa orientale di Koh Tao.

Tutto bene allora. Ma quando venire a Koh Tao? Il periodo migliore va da fine dicembre fino ai primi di settembre (anche se a dicembre spesso il mare è mosso, mentre a settembre potrebbe piovere). Infine,occorre ricordare che Koh Tao non ha un proprio aeroporto e che si deve atterrare a Koh Samui. Poi, da li, in circa 90 minuti di navigazione con un motoscafo o un catamarano si sbarca al molo di Mae Haad. Un consiglio: portatevi dello spray per le zanzare, potrebbe servire.

Koh Lanta


Come dire: un naufragio a cinque stelle. Koh Lanta è questo: un posto dove rifugiarsi in cerca di pace, sole e tranquillità. E scusate se è poco.
Raggiungibile in nave da Krabi in circa due ore di navigazione con una barca veloce questo arcipelago di 52 isole accoglie i turisti con, in apparenza, lo stesso scenario delle altre isole della Thailandia: mare e vegetazione rigogliosa, palme e splendidi panorami. Ma con in più una tranquillità maggiore, meno contaminata dai nostri ritmi assillanti. Le spiagge spesso sono infatti deserte o quasi e l’emozione di posti come Klong Dao e Phra Ae è garantita. Se proprio volete sentirvi dei naufraghi scegliete Klong Tob e Klong Kong.

L’origine del nome dell’arcipelago è sconosciuta, ma il vecchio nome malese aiuta: Pulao Satak. Tradotto suona più o meno come l’isola dalle lunghe spiagge. Inutile cercare altre etimologie.
La scoperta di questi luoghi si deve ai soliti backpackers scandinavi a cavallo degli anni ’80, ma a differenza di quanto accadde altrove, come a Koh Phi Phi e Phuket, lo sviluppo non ha stravolto questo piccolo mondo di sabbia e cocchi. Così la destinazione è rimasta appannaggio per gente con lo zaino in spalla, amanti della natura e appassionati di yoga. All’alba li vedrete meditare al sole.

Oltre alle spiagge, a Lanta si trovano anche foreste sulle pendici dei colli dell’interno e qualche tratto di mangrovie che pare incontaminato. Se vi piace passeggiare questa può essere l'area più ricca di sorprese. La zona occidentale della costa è quella più invasa dal turismo mentre a est resistono villaggi di pescatori e scorci che paiono presi dal passato. Una casa di teak con la lanterna e la gabbietta di un uccellino che canta è sempre una emozione per noi. Ma questo è l’aspetto più tradizionale: il nord-ovest di Koh Lanta si sta trasformando in un vivace centro turistico con insegne al neon e attrazioni chiassose, ma per fortuna la vastità delle quattro grandi spiagge di Lanta - Khlong Dao, Phra Ae, Khlong Khong e Khlong Nin – consente di trovare ancora spazi che paiono d’altri tempi, anche in alta stagione. Le spiagge del sud come Far Ao Kantiang conservano un'atmosfera remota e romantica e c’è da sperare che la modernità non regali solo devastazione.

Il punto di arrivo quasi obbligato è Baan Salada, il punto più settentrionale di Lanta. Questo villaggio di pescatori ora è diventato una cittadina turistica su larga scala con bancomat, internet caffè, ristoranti e centri commerciali. Ci sono anche alcune sistemazioni economiche e un paio dei migliori ristoranti.
A ovest di Saladan c’è la penisola di Koh Kwang con diversi resort di lusso. Si prosegue poi per Haad Khlong Dao e la sua vasta spiaggia prima di arrivare a Haad Phra Ae. Lo chiamano anche Long Beach, e le ragioni ci sono. Qui si trovano sistemazioni di vario livello e sulla strada principale ci sono locali, ristoranti e anche una scuola di muay thai, per chi non riesce a stare fermo.

Ancora più a sud si arriva alla zona preferita dai turisti con lo zaino, ovvero Haad Khlong Khong. Le stanze sono economiche, ma ci sono alcuni bar decisamente vivaci. Poi si scende ancora fino all’estremo sud di Koh Lanta. Lo spettacolo è garantito arrivando a Ao Kantiang, che viene spesso citata come una delle più belle spiagge della Thailandia. I gusti non si discutono e certamente è splendida. La costa orientale invece è meno battuta e qui si trovano gli angoli meno contaminati come villaggi su palafitte e boschi di mangrovie, ma ricordate: la natura ha un costo. Per raggiungere la spiaggia da qui servono almeno 20 minuti di motorino.

L'arcipelago di Koh Lanta comprende altre decine di piccole isole che si possono visitare in gite giornaliere, ma tutte sono inserite nel Parco Nazionale di Koh Lanta Mu. Se volete lo shopping selvaggio forse queste isole non fanno per voi: ci sono piccoli mercati locali che variano a seconda dei giorni, mentre fisso è il mercato della domenica mattina fino alle 11 nel centro della cittadina più grande.

I periodi migliori per visitare Koh Lanta sono da novembre a metà dicembre e da febbraio fino alla fine di marzo, quando il sole è garantito e i prezzi sono più bassi. L’altissima stagione ovviamente va da metà dicembre a gennaio. Evitate la stagione dei monsoni da maggio a ottobre, in particolare da luglio a settembre. Piove quasi sempre.

Koh Lipe


Per molti anni se n’è parlato solo con il passaparola. D’altra parte Koh Lipe è nascosta: è l’isola più a sud della Thailandia e quando il cielo è terso lo si comprende bene: si vede in distanza la costa della Malesia. L'isola fa parte di un gruppo di una decina di isole disabitate, mentre qui ormai si trova di tutto e, viste le bellezze del luogo, non ci si deve stupire.
Distese di sabbia bianca, acque cristalline e una vivace vita marina: ecco cosa offre quest’isola dove il turismo sta sviluppandosi molto velocemente. Qualcuno dice un po’ troppo. Ora si trovano resort di lusso e locali per la sera, vita mondana e sport. Una ricchezza che si paga con prezzi che crescono e ovvie conseguenze sull’ambiente che, tuttavia, resta splendido. In particolare straordinaria è la trasparenza dei fondali ricchi di pesci da visitare comodamente da riva come nei siti di snorkeling di Ko Adang, Ko Rawi e Ko Hin Ngam o nella dozzina di punti di immersione che si trovano poco al largo. All’interno invece resistono le foreste dove si possono trovare cascate e scorci nella jungla. Anche se il top lo si ottiene dal largo ammirando l’isola con le spalle al mare.

Un forte traino allo sviluppo turistico è dato dalla presenza anche di visitatori malesi e cinesi, anche se questo ha portato a un innalzamento dei prezzi: chi cerca resort e camere di classe pagherà di più, mentre c’è poca scelta per chi viaggia con lo zaino.
Lipe è la quarta isola più grande dell'arcipelago Adang, ma in realtà non è affatto grande. La riprova è che con un kayak la si può circumnavigare in poche ore. Le tre spiagge principali di Ko Lipe si trovano su entrambi i lati del punto più largo dell'isola, nella zona est. Per spostarsi nessun problema: ci sono strade asfaltate che collegano tutte le spiagge e per andare da una all’altra bastano dai 10 ai 15 minuti a piedi.

La più alta densità di ristoranti, negozi, uffici di viaggio e locali si trova intorno a Walking Street, una chiassosa striscia di asfalto di circa 600 metri di lunghezza che collega le spiagge di Sunrise e Pattaya. La strada che taglia dietro Sunset Beach continua fino all'estremità occidentale dell'isola dove, sembra magia, si infila nella sabbia. Poco dopo anche la sabbia termina e inizia la jungla.

Uno dei primi tratti di costa ad essere colonizzati dagli alberghi è stato quello di Pattaya beach: si capisce perché guardando la bellezza dell’acqua dove passano le barche tradizionali con il lungo motore. Il tratto orientale della spiaggia di Pattaya ospita la movida notturna mentre intorno si trovano resort di lusso.

Proseguendo verso est invece si arriva a Sunrise Beach, la più lunga di Lipe. Durante il giorno ovviamente è affollata, ma dopo il tramonto si respira un’aria di tranquillità con giusto qualche piccolo bar a rendere più vivace l’atmosfera.

La costa settentrionale, infine, è in pieno sviluppo: qui stanno nascendo nuove strutture che si affacciano su baiette di rocce e sabbia assai suggestive. Qua e là resistono anche dei bungalow sorti quando i primi turisti hanno iniziato ad arrivare sull’isola. Chi vuole provare un'emozione differente può abbandonare il mare e cercare delle stanze nel centro dell’isola: il blu non si vede, ma il verde domina ovunque.

Quando poi tramonta il sole ci sono un paio di strade decisamente piene di vita, in particolare durante il fine settimana, quando arrivano dalla vicina Malesia anche i turisti del weekend. Negli altri giorni spesso si finisce per fare tardi bevendo qualche birra e ascoltando musica nei locali.
Un dettaglio in più: i ristoranti sono numerosi e il livello medio del cibo molto alto. Lo sviluppo porta anche alcune comodità: ora sull’isola ci sono anche tre sportelli bancomat lungo Walking Street. Rispetto a quando questo era il rifugio degli zingari del mare molte cose sono cambiate. Alcune cose però restano: qui non si affittano motorini e per portare i bagagli si usano dei mezzi simili a quelli dei campi da golf. Meglio viaggiare leggeri.

Per arrivare sull’isola il punto migliore di partenza è Krabi: da li grazie a speed boat si arriva al molo. Un altro punto di partenza è Satun e, anche qui, si parte con le barche veloci. L’alternativa è passare dalla Malesia sempre in barca, via Langawi o Penanag. Il periodo migliore per venire a Koh Lipe va da novembre a febbraio, quando il clima è secco. A partire da maggio arrivano i monsoni e molti resort chiudono. Noi, invece, continuiamo a sognare il mare di Thailandia.

 Pubblicato da il 06/04/2021 - - ® Riproduzione vietata

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