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Le rovine di Gede in Kenya: escursione archeologica a Watamu

Le rovine archeologiche di Gede in Kenya ci raccontano la storia di una antica cittą Swahili, le sue mura, le sue moschee, avvolta nella vegetazione rigogliosa della foresta costiera vicino a Watamu.

La natura selvaggia e incontaminata è la protagonista assoluta del Kenya. Dalla savana alla costa, passando per le foreste, tutto il territorio nazionale presenta infinite possibilità di ammirare lo spettacolo che Madre Natura offre ai fortunati visitatori di questo paese africano affacciato sull'Oceano Indiano.
È anche vero, però, che molti conoscono il Kenya solo per la sua struggente bellezza paesaggistica, ma non sanno quasi nulla della sua storia. Spesso si ignora, infatti, che qui si sono incontrate e mescolate popolazioni diversissime tra loro come quelle di etnia Bantu e quelle Arabe e Persiane, che hanno dato origine al gruppo etnico e culturale Swahili.
Oggi buona parte del popolo keniano e della sua cultura è diretto discendente di quell'incontro tra le tribù locali e le genti provenienti dalla penisola araba che avevano colonizzato la costa e intrapreso floridi scambi commerciali sulle rotte dell'Oceano Indiano.

Una delle testimonianze più significative del grandioso passato del tratto di costa dell'Africa orientale è la presenza delle rovine di Gede (Gedi in inglese), antica città Swahili, popolata tra il XII e il XVII secolo. Al momento del suo apogeo, attorno al XV secolo, era popolata da circa 2500-3000 persone ed è proprio in quel periodo, tra il XV e il XVI secolo, che la città venne rinforzata con una doppia cinta muraria, come testimoniano gli scavi archeologici effettuati a partire dalla prima metà del Novecento. Grazie ai reperti archeologici, sappiamo che la popolazione era dedita al commercio internazionale e che negli scavi sono stati rinvenuti oggetti e monili provenienti dalla Spagna, dal Medio Oriente, dalla Cina, dall'India e dal bacino del Mediterraneo.

Oggi Gede, il cui nome originale in lingua Swahili era probabilmente Kilimani, è divenuta un punto d'interesse turistico per chi si trova nelle vicine località balneari di Watamu o Malindi e decide di lasciare per un giorno la spiaggia alla scoperta degli aspetti storici e culturali locali.
Spesso la visita alle rovine di Gede si associa all'escursione alla Foresta Arabuko-Sokoke, nella cui vegetazione – che comprende anche stupendi e maestosi esemplari di baobab – di fatto è immersa l'antica città. Si tratta tuttavia di due escursioni distinte, che consigliamo di svolgere separatamente per godere appieno della natura e cogliere con i giusti tempi l'essenza e le sfumature di entrambe.

Le rovine si trovano circondate da una folta vegetazione, eppure con l'aiuto di una guida è possibile distinguere le diverse strutture che componevano la città prima del suo definitivo abbandono, avvenuto nel XVII secolo per una concatenazione di numerose cause mai del tutto chiarite.
Degli antichi splendori rimangono ora i resti di otto moschee (la religione degli antichi abitanti era dunque quella musulmana), di un imponente palazzo, case, pozzi profondissimi, tombe (tra cui una che riporta la data islamica corrispondente all'anno 1399 d.C.), latrine e tutto quanto è lecito aspettarsi di trovare in una città. Gli edifici erano costruiti prevalentemente in calcare corallino, e il più significativo di tutti è probabilmente quello della Grande Moschea, dove si contano quattro corridoi e si distinguono ancora le colonne e alcuni archi della struttura.
Si è perfettamente conservato nel tempo il mihrab  – la nicchia rivolta verso La Mecca dove l'imam recitava la preghiera – e si distinguono ancora le due metà della moschea, la cui parte meridionale, chiusa, era riservata alle donne, così come i lavatoi e la cisterna con il condotto per il pozzo.

Durante la visita i turisti sono spesso accompagnati da una simpatica colonia di cercopitechi, che le guide conoscono e sanno gestire anche se dovessero diventare troppo insistenti o dispettosi; in generale è comunque sufficiente non dargli troppa confidenza né cibo per non avere problemi.

Alla fine del percorso tra le rovine nella foresta si giunge al museo, dove sono collocati alcuni reperti ed è illustrata la storia della cultura Swahili e della città. Il sito fu scoperto negli anni Venti del Novecento, riconosciuto come monumento storico nel 1927 e successivamente dichiarato Parco Nazionale nel 1948. Da allora sono stati riportati alla luce scavi su un'area di circa 18 ettari, immersa – come dicevamo – in una natura rigogliosa dove è possibile anche ammirare la grande varietà di specie di piante, serpentimammiferi e uccelli come i turachi, l'alcedo cristata o esemplari di sparviero serpentario, per citarne solo alcuni tra i più conosciuti.

Informazioni utili
Le rovine di Gede sono aperte dalle 7 alle 18. Consigliamo di visitarle accompagnati da una guida ufficiale per approfondire la storia dell'antica città e capirne i singoli aspetti.
Il costo dell'ingresso è pari a 500 ksh, 250 ksh per i minori di anni 16.
Le rovine si trovano in mezzo alla foresta presso la moderna località di Gede, che si sviluppa all'incrocio tra la statale B8 (Mombasa-Malindi) e la strada che conduce a Watamu (Gede Watamu Road).

Gede Ruins National Monument & Museum
Gede Watamu Road
tel +254 (0)42-2332065 ; (0) 722326313
Ulteriori informazioni: sito ufficiale

Per maggiori informazioni sul Kenya visitate la pagina ufficiale del Kenya Tourism Board al seguente indirizzo:
www.magicalkenya.com

 Pubblicato da il 13/04/2016 - 10.395 letture - ® Riproduzione vietata

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