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Desertrail 2010, racconto di viaggio da Marrakech alla costa atlantica del Marocco (4 pagine)

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Agadir, il viaggio si trasforma in vacanza sole e mare

Per compiere il viaggio ci affidiamo agli autobus della compagnia Soupratour, la più conosciuta di tutto il Marocco, che partono dal terminal antistante alla stazione ferroviaria nella Ville Nouvelle. Il pullman, costatoci 90 dirham, è moderno, dotato di aria condizionata, ed impiega circa 2 ore e 45 minuti per raggiungere Agadir, una delle località più famose di tutta la costa atlantica marocchina. Avendo già prenotato l’albergo via internet, una volta scesi alla stazione degli autobus fermiamo un taxi che ci conduce dinanzi all’Hotel Tagadirt, distante poche centinaia di metri dal mare. Pur essendo piuttosto vecchio, il Tagadirt si dimostra un complesso accogliente, con le camere dislocate all’interno di tanti blocchi separati tra loro al cui centro si trova una piscina invasa ad ogni ora del giorno da frotte di bambini. Scaricati i bagagli, ci cambiamo e scendiamo subito verso il lungomare, preceduto da un viale lungo il quale si susseguono alberghi, ristoranti e locali. La spiaggia sabbiosa è molto lunga e, nonostante il cielo non sia proprio limpidissimo, ci sono migliaia di persone che si rilassano lungo i tanti chilometri di costa della baia di Agadir. Dato che la giornata volge al termine non rimaniamo molto in spiaggia, preferendo ad un bagno in mare la movida del viale principale dove mangiamo e trascorriamo qualche ora in un enorme pub anglo-marocchino nel quale il karaoke e la birra animano la clientela sette giorni su sette.

Il risveglio è ottimo, eccezion fatta per le condizioni climatiche, con il cielo nuvoloso che fa da cornice all’abbondante colazione servitaci nella terrazza della sala da pranzo del Tagadirt; fortunatamente almeno la temperatura è nettamente inferiore rispetto a Marrakech, con massime intorno a 30 gradi, mentre il tasso di umidità è leggermente più alto. Scendendo in spiaggia scorgiamo a qualche chilometro di distanza in posizione rialzata su una collina l’antica kasbah fortificata, ovvero il cuore della vecchia Agadir, quasi interamente rasa al suolo da un potente terremoto nel 1960. Sul colle della cittadella campeggia invece un’enorme scritta in arabo inneggiante ad Allah ed alla sua patria. La mattinata trascorre tranquilla con tanto di pranzo a base di frutta e paste salate acquistate sulla spiaggia dai tanti venditori ambulanti che fanno la spola da un capo all’altro del litorale. Nel pomeriggio, con il sole che comincia a farsi largo tra le nubi, il mare si ritira rapidamente a causa della bassa marea scoprendo un lungo tratto di battigia nel quale hanno improvvisamente inizio decine di partite di calcetto.

Da buoni italiani il richiamo del pallone è troppo forte e decidiamo di buttarci nella mischia chiedendo ad un gruppo di ragazzi marocchini di giocare con loro, dimenticando però la grande resistenza fisica dei nordafricani. Il risultato è che dopo quasi 2 ore di corsa sulla sabbia sotto al sole alziamo bandiera bianca, mentre i nostri avversari paiono ancora freschi come se non avessero giocato. Di rientro dalla spiaggia ci laviamo in albergo e scendiamo nuovamente sul viale centrale dove ceniamo e ci facciamo consigliare uno dei tanti locali per trascorrere la serata. La scelta ricade sul Papagajo, una discoteca distante neanche 2 chilometri dal centro animata da musica marocchina e non nella quale si incontrano soprattutto turisti occidentali. La nottata trascorre in fretta, ma il rientro piuttosto tardo all’albergo ci consiglia di non puntare alcuna sveglia per l’indomani.

Il terzo ed ultimo giorno ad Agadir comincia infatti solo dopo l’ora di pranzo quando, superata la stanchezza dei bagordi notturni, mangiamo qualcosa in un bel ristorantino a pochi passi dall’albergo e scendiamo in spiaggia. Il sole è alto nel cielo e l’Oceano Atlantico ha già cominciato a ritirarsi quando stendiamo i nostri teli sulla sabbia. Anche oggi non riusciamo a resistere e ci cimentiamo in un’altra partita a calcetto, questa volta di durata inferiore. Dopo qualche ora trascorsa all’insegna del più assoluto relax, risaliamo dalla spiaggia facendo una breve passeggiata sul lungomare pedonale di Agadir, un lungo stradone costellato qua e là da qualche e bar e da splendide palme. Per cena decidiamo di allontanarci dal mare e di addentrarci qualche centinaio di metri nell’entroterra cittadino, una zona a dire il vero povera di attrattive nella quale non c’è molto di interessante da vedere o da fare. Ciò nonostante troviamo un ristorante dalla parvenza occidentale, ma dai sapori genuinamente marocchini, dove abbondanti piatti ci couscous, spiedini di agnello, zuppa marocchina e tajine mandano in visibilio le nostre papille gustative. Dopo cena torniamo verso il mare e beviamo l’ultima birra di Agadir all’ormai classico ritrovo del pub inglese.

 Pubblicato da il 16/04/2010 - 15.601 letture - ® Riproduzione vietata

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