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Cambogia, tour sul Mekong da Phnom Penh a Angkor Wat

Nonostante si tratti della nazione più piccola, una volta riconquistata la pace dopo le tragiche vicende dell’ultimo mezzo secolo la Cambogia risulta essere il paese più famoso e visitato del sud-est asiatico, anche grazie alla sola presenza di Angkor, l’antica capitale medievale i cui resti costituiscono uno dei maggiori centri artistici e culturali a livello mondiale, ovviamente protetti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Grande oltre metà dell’Italia e confinante a nord con il Laos, ad ovest con la Thailandia e a est con il Vietnam, occupa la parte meridionale del centro della penisola indocinese, in pratica un enorme bassopiano alluvionale mai più alto di 100 m tagliato longitudinalmente in due dal fiume Mekong, affacciato con 443 km di costa sul golfo del Siam e con rilievi medio bassi sui bordi, ricoperti da rigogliose foreste tropicali e pluviali con essenze pregiate.

Il clima è tropicale caldo umido e monsonico. Il Mekong, decimo fiume al mondo, anima e autostrada del paese con una larghezza fino a 5 km e abbondanza d’acqua e di pesce (tra cui i pesci gatto giganti, lunghi fino a 3 m e del peso di 300 kg, e gli ormai rari delfini d’acqua dolce) offre al centro una vera curiosità geografica: il Tonlè Sap, un lago a superficie assai variabile, capace di salire di 40 volte dai normali 250 kmq (più piccolo del Garda) ai 10.000 durante la stagione delle piogge monsoniche estive, trasformandosi da palude in un mare interno, oggi riserva Unesco della biosfera. Una enorme pianura di risaie, grande tre quarti del paese, dove terra e acqua si alternano e si inframmezzano in continuazione.

E proprio grazie alla sua enorme ricchezza idrica terra di grandi civiltà fin dall’epoca preistorica, ha subìto notevoli influenze culturali e religiose dai suoi vicini, in particolare quelle indiane, induiste prima e buddiste poi, rielaborandole in una creativa cultura peculiare autoctona. Il maggior periodo di splendore si ebbe tra IX e XV sec. con il regno Khmer, capace di estendere il proprio dominio su tutto il sud-est asiatico e di produrre una raffinata architettura monumentale, giunta quasi intatta fino a noi grazie alla protezione esercitata dalla giungla. Grandi idraulici e ottimi agricoltori capaci di produrre tre raccolti di riso all’anno, regimentarono le acque con dighe, canali, cisterne, chiuse e bacini artificiali, costruirono strade sopraelevate e ponti, ostelli e ospedali ed edificarono imponenti città con templi, monumenti ed edifici possenti quanto stupefacenti, inni di pietra alla potenza dei regnanti e alla loro fede induista prima e buddista poi.

Angkor, la loro capitale estesa su 400 kmq con 287 imponenti edifici, all’apice popolata da un milione di abitanti, è un luogo che conserva ancora la seducente fascinazione dei siti archeologici dove l’uomo ha scritto una delle più sublimi pagine della sua storia, uno dei più importanti dell’umanità. Un po’ quello che Roma, assai prima, è stata per l’occidente. I monumenti tramandati sono tutti templi, mausolei, palazzi imperiali e monasteri costruiti in pietra, perché la città dei sudditi era stata edificata in legno deperibile. Per la costruzione del solo quartiere di Angkor Wat, esteso su 208 ettari, ci sono voluti 40 anni, 10 mila operai, 50 mila elefanti, 700 zattere e 4 mila carri, con tante pietre quanto per la piramide egizia di Kefren. Poi i continui conflitti con i vicini portarono a trascurare la manutenzione delle acque e la città decadde. Nel 1434 la capitale fu trasferita a Phnom Penh.

E tutto intorno la Cambogia, una terra in cui l’esistenza viene regolata dalla natura, e i cambogiani ricchi solo di un senso antico e saggio della vita derivante dal buddismo, miscela di sapienza, rassegnazione e di moderazione che neppure le atrocità dei Khmer Rossi di Pol Pot sono riusciti a scalfire. Nell’ultimo mezzo secolo il popolo cambogiano (15 milioni, in stragrande maggioranza di lingua e etnia khmer e religione buddista theravala) ha subìto vicende tragiche. Dopo un secolo di colonialismo francese e l’invasione giapponese, ottenuta nel 1954 l’indipendenza è stato coinvolto in un sanguinoso conflitto con il Vietnam e poi in una guerra civile con la vittoria temporanea dei Khmer Rossi, un utopico ed efferato regime marxista capace di produrre un genocidio con 3 milioni di vittime (un quarto del totale), la maggior concentrazione di mutilati e ancora 6milioni di mine sparse sul territorio.

Un possibile itinerario parte dalla capitale Phnom Penh, ricca di edifici coloniali, dove non perdere una visita al palazzo reale, a diverse pagode e mercati, al museo nazionale e a quello del genocidio. Tappa d’obbligo la navigazione sui canali e sul lago Tonlè Sap, tanto vasto da non riuscire a scorgerne le sponde, con i suoi suggestivi villaggi galleggianti, dove la vita si svolge su barche e pontoni che si alzano e si abbassano a seconda del livello idrico. Meta clou, ovviamente, Angkor, il maggior complesso monumentale edificato dall’uomo sulla terra, alla quale dedicare almeno tre giorni per le sue rilevanti dimensioni. Da non perdere luoghi classici come Rolous, templi pre-angkoriani dell’ XI sec., la città fortificata buddista di Angkor Thom con i suoi 200 enormi volti enigmatici di roccia, Bentey Srey, la cittadella delle donne, il Bantey Kdey, eremo di meditazione per i monaci buddisti, l’induista Angkor Wat, capolavoro dell’arte khmer e considerata una delle meraviglie del mondo, ma anche luoghi più defilati e ancora immersi nella giungla come i templi-monasteri di Beng Melea e Ko Ker.

L’operatore urbinate “Apatam Viaggi” (tel. 0722 32 94 88, www.apatam.it), dal 1980 specializzato in percorsi culturali con accompagnatori qualificati in ogni continente, propone in Cambogia un tour di 10 giorni dedicato principalmente all’esplorazione di Angor, con uno dei migliori rapporti prezzo/qualità esistenti sul mercato. Partenze individuali settimanali e Uniche partenze di gruppo con voli di linea Singapore Airlines da Milano e Roma il 22 settembre e 28 ottobre 2016, pernottamenti in hotel 4 stelle con pensione completa, accompagnatore dall’Italia, quota da 2.200 euro in doppia tutto compreso.
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