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Visita ad Amman, 99 cose da fare e vedere nella metropoli araba ( pagine)

Consigli di viaggio per visitare Amman, la capitale della Giordania: i migliori ristoranti, i bar, la cucina. dove dormire in hotel e i migliori alberghi, dove fare shopping e i monumenti pił importanti della Cittadella.

Diario scritto da Ivan Neri - Il 15 dicembre 2012 sono partito da Milano Malpensa come inviato di www.ilturista.info per un viaggio stampa nella capitale della Giordania: Amman. A Milano, dove mi sono incontrato con Francesco, Alessandra, Marilisa e Sarah, nevicava e la temperatura era di 5 gradi sotto zero. Arrivati in Giordania, la prima piacevole sorpresa è stata il clima mite; qui infatti una temperatura di dieci gradi, resa ancor più gradevole dall’assenza di umidità, ci ha permesso di dimenticare in valigia per il resto della nostra permanenza l’ormai superfluo piumino.

All’uscita dell’aeroporto, ci attendeva Manila, una simpatica blogger arrivata da Roma un paio di ore prima; siamo stati accolti dal caloroso benvenuto di due inviate dell’Ente Turistico Giordano e da Ibrahim, la guida che ci ha accompagnato durante tutto il nostro soggiorno. Nato e cresciuto ad Amman, 41 anni, Ibrahim ci ha raccontato la prima interessante storia che ci avrebbe permesso di conoscere e comprendere la società giordana: la sua.

Ultimo nato di un nucleo famigliare di dieci figli, Ibrahim, durante il periodo degli studi universitari in storia antica, ha beneficiato dell’opportunità concessagli dal governo giordano di lavorare all’estero per apprendere le lingue ed i costumi occidentali. A Parma, per esempio, ha studiato l’italiano. Una volta conseguita la laurea, ha quindi sfruttato le sue conoscenze trovando impiego come guida turistica e traduttore nei meeting politici internazionali. Come ci racconta, la sua storia è simile a quella di molti altri ragazzi giordani che, dopo il periodo degli studi nel quale hanno approfondito le lingue straniere, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, trovano espressione nel proprio paese in svariati settori quali l’economia, il turismo, la grafica o il design.

La Giordania, grazie agli ampi nuclei famigliari da cui provengono questi giovani, può oggi contare su di una grande forza: il 50% della popolazione ha infatti meno di 25 anni. La tendenza è però destinata a mutare seguendo dettami più occidentali, in quanto le nuove generazioni danno alla luce massimo due figli per coppia.

Mentre Ibrahim aveva ormai catalizzato la nostra attenzione, è giunto a prelevarci dall’aeroporto un piccolo pullman, che ci ha accompagnato all’albergo e durante tutti i nostri successivi trasferimenti. Si trattava di un ottimo mezzo col quale visitare la città, peraltro noleggiabile anche privatamente, dotato di tutti i comfort, di interfacce multimediali e di un efficiente servizio free wireless per connettersi ad Internet. Immancabile la foto di Re Abdullah II sovrano di Giordania, incorniciata e collocata in posizione ben visibile: un' immagine ricorrente, assieme a quelle degli altri membri della famiglia reale, nei negozi e lungo le strade della capitale giordana. Ibrahim ha continuato il suo racconto fornendoci una dettagliata serie di informazioni sulla città, le tradizioni e le usanze locali fino al nostro arrivo presso la struttura che ci ospiterà: il Quality Suites Hotel. www.qualitysuitesamman.com/

All’ingresso dell’albergo mi ha colpito il rigoroso controllo effettuato sugli ospiti ed i loro bagagli da parte del personale mediante un metal detector, prassi obbligatoria per legge nei locali frequentati dai turisti. Ciò, in realtà, non avviene tanto per sventare improbabili pericoli reali che potrebbero incombere, quanto per rassicurare i visitatori dai timori che spesso li accompagnano nel mondo arabo.
Il popolo giordano, nella storia, è sempre stato fin troppo pacifico: infatti proprio per questo motivo è stato spesso invaso da altre civiltà (vedi parte storica). Dopo avere ottenuto l’indipendenza, i sovrani hanno mantenuto questa tradizione, garantendo al paese un prospero equilibrio tramite la cultura, lo sviluppo economico e la tolleranza religiosa. La Giordania è uno dei pochissimi paesi arabi dove non sono vietati gli alcolici e dove viene concesso ai praticanti di qualunque religione di rimanere a casa dal lavoro nei giorni festivi a loro sacri. Questa politica di pace ha dato ottimi risultati anche sul fronte dello sviluppo economico: gli Stati occidentali, apprezzando gli sforzi per mantenere la pace in medio oriente operati dai sovrani giordani e la serietà della popolazione stessa, hanno infatti deciso di investire molto in questo Paese, dove hanno ora sede anche le più importanti multinazionali.

Ibrahim ci ha raccontato con orgoglio che Re Hussein, grande mito nazionale scomparso all’età di 64 anni nel 1999 , è stato l’unico uomo al mondo ad avere avuto la presenza di tutti i capi di Stato e tutti i capi religiosi al suo funerale, cosa mai successa prima. Questo perché sono state universalmente riconosciute le sue importanti missioni di pace nel Medio Oriente. Anche grazie a questo ruolo riconosciuto alla Giordania, essa può considerarsi un luogo sicuro; essa nutre il rispetto di tutti i Paesi, compresi quelli arabi. it.wikipedia.org/wiki/Husayn_di_Giordania

Il Quality Suites, struttura ricettiva a 4 stelle, ci ha accolto nella hall con un enorme albero di Natale, simbolo presente anche nella cultura islamica, che riconosce la figura del profeta Gesù e ne festeggia la nascita.
Quando sono entrato nella camera che mi ha ospitato durante la mia permanenza ad Amman, mi sono reso conto che il termine più appropriato per descriverla sarebbe stato “appartamento”. Si trattava infatti di due stanze, camera da letto matrimoniale e sala con bar, dotate di due tv lcd da 32 pollici, wireless libero, numerose prese elettriche e ampio bagno. Inoltre c'era l’opportunità, tramite due porte con maniglia solo esterna, di unire due camere attigue assieme, nel caso si soggiornasse in comitive.

Colmi d’entusiasmo e di curiosità, viste anche le aspettative create dai racconti di Ibrahim, ci siamo ritrovati trenta minuti dopo nella hall dell’albergo, che abbiamo lasciato alla volta di un locale dove degustare qualche piatto tipico. Siamo rimasti un po’ perplessi quando la nostra guida ci ha proposto un ristorante fast food di una catena dal nome Abu Jbara. L’insegna, con la scritta esclusivamente in arabo a caratteri verdi su sfondo bianco, campeggiava su di una struttura modernamente arredata. La mia rassegnazione all’idea uno squallido pasto industriale è stata sorprendentemente disattesa da un team di chef che preparava al momento le squisite specialità locali “da passeggio”: squisiti panini al falafel accompagnati da creme di verdura, come quella di humus che mi è rimasta particolarmente impressa e che consiste in un gustosissimo passato di ceci e crema di sesamo con olio artigianale, da gustare con il soffice pane arabo all’antica maniera, ovvero raccogliendo le salse direttamente da dentro la ciotola con il pane, come se fosse un cucchiaio.
La nostra guida sapeva esattamente dove portarci: ad Amman lo street food fa parte della cultura locale e le proposte gastronomiche di questi esercizi non trascurano certo la qualità come spesso accade in occidente.

La mattina seguente la sveglia era alle 9. Dopo la colazione a buffet in albergo, avevamo in programma di partire per il tour nella Cittadella di Amman alle ore 10. Io, la sera prima, avevo puntato la sveglia del mio smartphone senza preoccuparmi di come questo avrebbe reagito al fuso orario, in quanto normalmente l’ora corrente si aggiorna in automatico. Così non è stato e la mia leggerezza e la troppa fiducia nella tecnologia si sono quindi tradotte in un ritardo, che ha costretto Marilisa, la nostra capogruppo a telefonarmi in camera per svegliarmi nel momento in cui saremmo dovuti invece partire, e posticipare quindi la partenza del tour di quei 15 minuti utili ad una mia rocambolesca preparazione di fantozziana memoria. Consiglio quindi di evitare problemi di questo tipo semplicemente prenotando il servizio-sveglia alla reception!

Inizia a questo punto quello che è una sorta di elenco di appunti che ho compilato durante la mia visita ad Amman, contenente la mia interpretazione soggettiva e personale di quello che ho visto e le emozioni che ho provato in questo affascinante viaggio. Per una descrizione più ordinata, oggettiva e dettagliata della città, invito il lettore a consultare la guida che ho redatto a complemento del presente scritto.
La prima impressione che ho colto, a livello topografico, è stata la centralità della “Prima Rotonda”. Utile come riferimento per orientarsi all’interno di una città posta su 19 scomodi colli, permette di raggiungere rapidamente i punti nevralgici della capitale: il quartiere delle cupole con la grande moschea, i palazzi di stato, i grattacieli, la Down Town con i suoi suq e la Rainbow Street.
Un altro essenziale suggerimento è quello di dotarsi di una guida per visitare per lo meno la parte antica di Amman, in quanto non è assolutamente semplice riuscire ad orientarsi nel traffico caotico di una capitale priva di strisce pedonali e con indicazioni stradali esclusivamente in lingua araba.

A proposito della parte antica, ho conservato un ottimo ricordo dei ristoranti dove ho sostato degustando i classici della tradizione culinaria di Amman. In particolar modo mi è rimasto impresso l’ “Al Quds Jerusalem Restaurant”, dove propongono un ottimo “mansaf” di pollo o quello tradizionale di montone, accompagnato da verdure, ottime creme e salsa di yogurt. Sorprendentemente piacevole l’abbinamento di tale portate al tè alla menta, che secondo questa cultura è uso bere indistintamente durante come dopo i pasti. La cortesia, che anche nei Paesi arabi consiglia di lasciare la mancia al cameriere, prevede inoltre di consumare completamente le portate servite, anche se tale impresa non si rivela mai facile considerando le abbondanti porzioni che lanciano dure sfide anche agli avventori più voraci. In locali di vecchia scuola come questo è possibile osservare scene inusuali per la nostra cultura che conservano intatto il sapore della squisita ospitalità araba: ricordo il proprietario del locale, al termine di un pranzo, guardarsi allo specchio e prendere un pettine dalla tasca della giacca per sistemarsi prima di venire a porgere un saluto e chiedere se la cucina fosse stata di nostro gradimento.

L’Al Quds si trova in una delle vie principali della “Down Town”, la Al Malek al – Hussein Street, nella quale si affacciano anche numerose pasticcerie che tramandano le antiche ricette di quella che è storicamente considerata la migliore arte pasticcera del mondo: quella araba. Prelibate sensazioni invadono il palato, l’olfatto e sublimano lo sguardo di fronte alle varie squisitezze preparate sapientemente con varie farine, semolino, sesamo, spezie, noci, pinoli, datteri e miele.
Ottimi i dolci a base di pistacchio, come quelli ripieni o quelli secchi ricoperti di sesamo, i “barazek”, di cui ho conservato gelosamente anche la caratteristica scatola in latta.
Il negozio più rappresentativo di questa grande tradizione è il famoso Habibah: impossibile dimenticare l’esaltante contrasto di sapori che vanno dal sapido della feta al delicato ma persistente finale dolce presente nel dolce tanto caro agli abitanti di Amman: lo Kfaneh.
Poco distante da Al Malek al – Hussein Street, vicino alla seconda rotonda, ho visitato la rinomata pasticceria di Omar che, in ricordo delle frequenti visite presso la corte reale documentate dalle foto appese ai muri, tramanda la preziosa ricetta dei “tamireh” ai suoi pasticceri di fiducia. Questi compiono acrobatici volteggi con l’elastico impasto che compone il classico dolce fritto, da degustare appena estratto dall’olio bollente e ricoperto di miele.
Una realtà molto importante ad Amman è quella dei Zalatimo Brothers. Pasticceri dal 1860, i fratelli Zalatimo hanno portato la tradizione dolciaria all’interno di una catena di negozi, simili a gioiellerie del gusto. Un punto vendita Zalatimo si trova anche al duty free del grande scalo aeroportuale di Amman, dove ho acquistato diverse scatole di dolci che sono state riposte in una bellissima “cake bag” omaggio, realizzata in stoffa blu con scritte in arabo e col disegno del Al – Khaznah , il monumento più famoso e fotografato della città di Di Petra. (www.zalatimo.com)

Nella Down Town non mi sono assolutamente voluto perdere la visita degli antichi mercati: i Suq. Primo fra tutti il suq delle spezie, dove le variopinte merci, riposte su vecchi scaffali, compongono un inebriante mosaico di sapori e colori che ricorda le narrazioni di “Le mille e una notte”, offrendo all’acquirente una vastissima scelta di prodotti di altissima qualità a prezzi straordinariamente convenienti rispetto a quelli occidentali. Ad Amman questi pregiati prodotti costituiscono una tipicità di origini antichissime, in quanto la capitale della Giordania si trovava sulla Via delle Spezie verso l’India. Qui ho acquistato alcune confezioni, conservate in pregevoli vasetti trasparenti d’arredo, di mix di spezie preparati dai mercanti, come quello “misto carne” e quello “misto pollo a base di curry”, usate per condire il tradizionale mansaf o il maklouba, oltre a un’ottima menta essiccata e al raffinato cardamomo, da aggiungere rispettivamente al tè ed al caffè.

A poca distanza, nel suq dei prodotti di ferramenta, ho invece acquistato un economico “spara polpette”: un curioso strumento simile ad una trombetta in latta dorata, con incise sopra scritte in arabo, che serve a dare forma ai tradizionali Falafel. Qui era poi possibile trovare anche le bellissime caffettiere in ottone per preparare il caffè turco. Nel suq della frutta e verdura, tra il disorientante vociferare dei numerosi mercanti, ho assaggiato gustosi datteri e freschissimi melograni, mentre nella vicina moschea di Re Hussein, costruita sulle rovine di una moschea del 640 d. C. nel 1924, gli appassionati possono acquistare, per poche monete, affascinanti e curati volumi sacri come il Corano, scritti in arabo o tradotti in inglese.

Lungo le strade della Down Town mi sono piacevolmente dissetato in bar specializzati in succhi di frutta e verdura freschi fatti al momento, come quelli di carote, di banane, o i più originali a base di canna da zucchero. Questi ultimi vengono preparati inserendo le canne in un macchinario, simile agli spremi agrumi diffusi nei bar delle soste autostradali italiane, che le schiaccia raccogliendone il dolcissimo succo trasparente.

Proprio alla sosta del mio gruppo in uno di questi locali risale un divertente aneddoto che evidenzia le peculiarità culturali del manieristico popolo arabo contrapposte al disincantato turismo occidentale. Uno dei gestori del bar, rapito dal fascino della nostra compagna di viaggio Alessandra, le ha offerto come omaggio un hot-dog di pollo. Questa, ancora sazia dopo il recente ed abbondante pranzo, non ha potuto rifiutare il nobile gesto animato da tanta garbata insistenza, consapevole della mancanza di rispetto che avrebbe significato respingerlo. A questo punto, una volta usciti dal bar, Alessandra ha cercato inutilmente di piazzare il panino ad uno dei suoi compagni ed ha infine chiesto consiglio sul da frasi alla nostra guida. Proprio Ibrahim, che aveva precedentemente spiegato al gruppo le usanze del popolo arabo, si è visto quindi costretto a restituire l’hot-dog al generoso barista. L’episodio si è infine concluso con le lunghe e divertite risate dei due giordani di fronte all’ennesima scenetta involontariamente scaturita dall’incontro con turisti occidentali.

I turisti giungono spesso in Medio Oriente pieni di pregiudizi nei confronti del popolo arabo: ad Amman ho invece potuto sfatare tanti luoghi comuni legati alle loro usanze. Non ho infatti incontrato persone invadenti o mendicanti insistenti. Persino i commercianti dei mercati più antichi non insistevano nel propormi di acquistare i loro prodotti, al massimo ho prolungato qualche piacevole dialogo all’interno di qualche negozio con gli ospitali proprietari, in quanto amavano molto chiacchierare una volta che l’avventore avesse avviato una conversazione.
Ad Amman mi sono inoltre divertito a scattare diverse foto, ritratti di vita vissuta che sono un ricordo dei momenti trascorsi assieme ai vari protagonisti della mia avventura. É bene specificare che, prima di fotografare qualcuno, è obbligatorio chiedere il permesso. Tuttavia, davanti ad una debita ed educata richiesta di qualche scatto, difficilmente ho ottenuto rifiuti: i bambini e i ragazzini si divertivano poi a posare e si entusiasmavano riguardando le fotografie che avevo realizzato. L’unico a non amare l’impeto del mio gruppo nel ritrarlo in prolungate raffiche è stato uno dei pasticceri di Omar, che si è sentito a disagio davanti alla nostra esaltazione durante le sue evoluzioni nella preparazione dei dolci.

Ritornando alla cucina e uscendo dalla Down Town, vicino alla rotonda Abel al Naser, mi ha colpito l’incontro tra la tradizione culinaria e lo sfrenato lusso arabo del ristorante Reem al Bawadi, presso il quale abbiamo cenato. Enormi spazi di pietra calcarea, tavolini bassi con al centro il tipico piatto beduino inciso a mano, tappeti in lana di montone, cuscini in pelo di cammello nei colori della bandiera giordana, giganti lanterne in stile arabo, facevano da cornice ai classici antipasti di salse ed ai secondi di carne di pollo e montone alla griglia, da degustare sorseggiando la migliore bevanda di limone e menta di Amman; il tutto preparato da impeccabile personale vestito in abiti tradizionali. Il pasto terminava con il rituale the alla menta o caffè al cardamomo serviti in pregiati servizi di ottone e fumando la tipica shisha araba in vetro o ceramica, nell’elegante contesto del locale frequentato dai ceti più abbienti della capitale: gli uomini vestivano in abito formale oppure in stile arabo con la kefiah, lo storico copricapo arabo che in Giordania è caratterizzato dai colori bianco e rosso, mentre le donne sfoggiavano lucenti gioielli su pregiate stoffe mentre si passavano aristocraticamente la pipa. Un ristorante da ricordare per l’ottima e abbondante cucina e l’importante atmosfera dal sapore arabo che lo contraddistingue, ad un prezzo ovviamente superiore alla media. (www.reemalbawadi.com/index.php)

La testimonianza più evidente della rapida e costante espansione di Amman è percepibile confrontando una guida di vent’anni fa con una attuale che, contando il doppio delle pagine, non contiene comunque tutte le ultime attrattive offerte dalla città: sono infatti rimasto perplesso nel non trovare alcuna traccia di Rainbow Street. Si tratta di un vero e proprio arcobaleno architettonico, sorto sopra alla Down Town, dove l’espressione artistica e commerciale più giovane e intraprendente della capitale giordana è rifratta in tutti i suoi colori più vivaci e prende le distanze con classe e gusto dalla tradizione araba, fondendone i tratti caratteristici con lo stile più moderno: un susseguirsi di gallerie d’arte contemporanea araba, di locali e negozi di design dove è possibile comprendere il nuovo spirito che anima la città.

Il book@store è un negozio di libri al piano terra da cui si erge, affacciato al primo piano su un enorme parete di vetro orientata verso la città vecchia, uno dei pub più belli di Amman. I giovani, vestiti alla moda occidentale, e le giovani - che spesso affiancano ad un abbigliamento moderno componenti classiche della tradizione araba quali il velo - si ritrovano qui sorseggiando i più attuali cocktail, bibite alcoliche, tè e tisane e fumando le decine di essenze di tabacco disponibili per la shisha in una moderna ambientazione, che contrasta con sorprendente eleganza il panorama antico e mozzafiato. (www.booksatcafe.com/)
A fianco del book@store abbiamo visitato una galleria dove erano esposte opere di giovani artisti, acquistabili esclusivamente in formato cartaceo: la Jacaranda Images. (www.jacarandaimages.com/)

Nel Cafè Des Artistes, oltre a degustare bevande, è possibile acquistare accessori e t-shirts dei famosi designers skaters giordani Jo bedu (www.jobedu.com), mentre a una trentina di metri espone e vende i propri accessori lo shop Mlabbas (www.mlabbas.com).
Rima, giovane artista di accessori d’arredo e gioielli, espone (assieme ad un bellissimo gatto persiano grigio) le sue opere nella galleria Love on a bike: il negozio ha gli interni uguali a una casa delle bambole, accessoriata e arredata con le opere in vendita dell'artista(www.loveonabike.com/the-press/). Ricordo inoltre l'artista Salam, laureato all’Accademia di Belle Arti di Parigi, che ha arredato il suo cafè Salam Kanaan Gallery con i suoi quadri ed i suoi tavolini unici, dando ai suoi clienti l’opportunità di sorseggiare ottime bevande e di acquistare le sue opere. (www.salam-kanaan.com/)

Il pub La calle è sviluppato su tre piani, come il book@store somministra alcolici, ed ha un piccolo terrazzo con vista sulla città. E’ però il famoso e confinante pub/ristorante Cantaloupe, che propone cucina occidentale, anche italiana, ad offrire dal suo lussuoso terrazzo la vista più suggestiva sulla capitale della Giordania: per questo motivo in primavera ed estate è consigliabile prenotare un tavolo con diversi giorni di anticipo. (www.cantaloupe.jo/)
All’inizio della Rainbow Street, da Al Quds abbiamo assaggiato il tipico kebab con carne di agnello o di pollo (qui chiamato shawarma), cotto sulla brace alla maniera tradizionale, e gli ottimi falafel, le crocchette di ceci e spezie fritti.
Veramente originale la proposta del fast-food Q burger, di fronte al Cafè Des Artistes, dove cucinano hamburger di carne di cammello, ad Amman poco diffusa in quanto solitamente considerata il cibo dei beduini del deserto.
Il Wild Jordan Cafè , in una struttura su tre piani degna delle copertine delle migliori riviste di architettura moderna, ospita un negozio con prodotti biologici provenienti esclusivamente dalle riserve naturali di Giordania, due sale caffè con Wi Fi libero ed un ristorante panoramico con cucina biologica che propone piatti ottimamente presentati ma con un gusto tipicamente moderno e troppo occidentale. (www.wildjordancafe-jo.com/)

I negozi della Rainbow Street la sera chiudono solitamente alle 20.00, ma diversi lo fanno anche molto più tardi. Sono aperti tutti i giorni tranne il venerdì, che è non lavorativo assieme al sabato nella tradizione musulmana, giorno in cui d’estate i lati della strada si riempiono di bancarelle dove giovani artisti vendono le loro opere.
Vicino alla Rainbow Street, in una suggestiva ambientazione che deve lo stile inglese dell’arredamento alla tradizione coloniale di questi prodotti, la Casa Del Sapone vende i preziosi prodotti cosmetici naturali realizzati esclusivamente con i sali del Mar Morto: saponi naturali colati direttamente su spugne naturali, creme per massaggi alla polpa di oliva e sali, eleganti ampolle che contengono essenze per profumare l’ambiente e molto altro, il tutto elegantemente confezionato a marchio Trinitae. Un’altra linea di cosmetici molto valida, reperibile in altri bazar da chi non volesse sostare in questo emporio, è marchiata Re Life Skin ed è caratterizzata da confezioni meno curate a prezzi pressoché identici. Si tratta in ogni caso di prodotti di qualità superiore a quelli analoghi, spesso ottenuti industrialmente, venduti in Occidente a prezzi decisamente meno convenienti.

Alla Casa Del Sapone è legato anche uno dei ricordi più emozionanti che conservo della visita ad Amman. Eravamo nel cortile panoramico del negozio all’ora del tramonto, quando il sole già basso avvolgeva con preziose sfumature rose le candide pietre calcaree della città vecchia. Alle 18, improvvisamente, gli alti minareti dei templi sacri sono stati illuminati da verdi fasci di luce artificiale ed un repentino e innaturale silenzio è stato rotto da un canto religioso che risuonava simultaneamente di moschea in moschea. Ricordo di essere stato percorso da un brivido, mentre assistevo rapito a quel magico fondersi di suoni e colori. La religione musulmana prevede che i propri fedeli esercitino cinque preghiere al giorno, dall’alba al tramonto ad orari variabili indicati sul Corano. In quegli orari tutte le moschee si sincronizzano ed emettono segnali luminosi mentre il Muezzin, incaricato della lettura dei passi del corano, intona la sua preghiera che trasmette contemporaneamente tramite bluetooth a tutti i minareti. E’ stato molto suggestivo, successivamente, vivere lo stesso momento da diversi punti di vista, come dalla Cittadella, o sperimentare il netto contrasto tra l’ascolto degli antichi canti e le moderne strutture di un locale della Rainbow Street.

Abbiamo quindi proseguito il nostro viaggio nella vicina Fawzi al – Malouf street, visitando la Jordan River Foundation e i suoi bellissimi gioielli e complementi d’arredo. (www.queenrania.jo/community-empowerment/jordan-river-foundation)
Sospinto dalla curiosità verso la tradizione araba che questo viaggio mi stava trasmettendo, non ho potuto resistere dall’assistere a quella che è una delle consuetudini più radicate e più lontane dalla cultura occidentale: il bagno turco. l’Alf Layla Wa Layla, quasi di fronte al Quality suites Hotel, è considerata una tra le strutture più lussuose della città dedite a questa usanza; questa prevede che, all’interno di un’unica stanza invasa dal vapore, gli uomini, con indosso unicamente il costume da bagno, si massaggino tra di loro con una disinvoltura priva di qualsivoglia malizia.

Lasciando queste antiche abitudini ed immergendosi nella contemporaneità dei nuovi quartieri residenziali di Amman, abbiamo visitato due tra i più grandi e lussuosi nuovi centri commerciali della città, trovandoli molto simili a quelli presenti in Italia sia da un punto di vista architettonico che da quello delle marche presenti nei negozi, facenti capo alle medesime catene commerciali. Il Mecca Mall, che oltre ai negozi è dotato di un cinema multisala e bowling, è poco distante dal quartiere residenziale Park Hussein, vicino alla settima rotonda, uno dei sobborghi più moderni della città con impianti sportivi, musei e l’imponente moschea dedicata a Re Hussein. Il quartiere, anche grazie a spazi espositivi come quelli del Museo Dell’Automobile (www.royalautomuseum.jo/) e del Museo Del Bambino (www.cmj.jo/) , che ad un turista disattento potrebbero erroneamente sembrare orientati ad un turismo di nicchia, si presenta come uno dei luoghi più consoni a raccontare quella che è la nuova Amman, e cosa abbia significato per il Medio Oriente la globalizzazione. Gli altri due centri commerciali più frequentati della città sono l’Abdoun Mall, nella Al Umawieen Street ed il City Mall.

La capitale della Giordania rappresenta un ottimo punto di partenza per molti viaggi alla scoperta dei luoghi sacri della Bibbia: vicino ad Amman si trova infatti il Monte Nebo, da dove Mosè vide per la prima volta la Terra Santa. Invece scendendo verso il Mar Morto si può raggiungere il sito del Battesimo di Gesù, che fu proprio battezzato sulla riva giordana dell'omonimo fiume.  Nell’albergo che ci ha ospitati abbiamo infatti incontrato diversi giovani turisti e seminaristi giunti in città proprio per visitare quelle che sono le antiche fondamenta della cristianità. Ricordo di avere incontrato nell’ascensore dell’albergo un seminarista marchigiano che, vista l’enfasi che traspariva dalle mie parole a proposito di questo viaggio viaggio, lo aveva scambiato per l’eccitazione di un collega seminarista che stesse per prendere i voti.

Un entusiasmo autentico, il mio, che merita senz’altro di essere condiviso per gettare nuova luce su una meta spesso al di fuori delle rotte turistiche più inflazionate. La vocazione turistica della città, in grande espansione, è infatti recente e di stampo moderno, non tanto legata ai classici souvenir o ad altre diavolerie commerciali, peraltro introvabili quelli sulla capitale giordana, quanto alla conoscenza di una quotidianità ancora legata alle sue radici più antiche. Le vie di Amman, con i suoi bellissimi esercizi incastonati negli antichi calcari, rappresentano uno straordinario percorso per vivere in prima persona l’evoluzione del mondo arabo e la sua proiezione verso il futuro. Al di là dei musei e dei monumenti, la capitale della Giordania è in grado di arricchire, attraverso la propria natura ricca di contrasti, il turista che di un viaggio vuole conservare qualcosa di più che qualche fotografia.

Per chi desiderasse comunque ritornare dal proprio viaggio con qualche ricordo tangibile, può acquistare a prezzi veramente economici oggetti autentici, quali indumenti o complementi d’arredo, che testimoniano proprio quel passaggio generazionale che caratterizza oggi Amman. Non a caso mi sono ritrovato al check-in dell’aeroporto per il viaggio di ritorno con il peso della valigia raddoppiato dalle compere alle quali non ho potuto resistere, anche per via dei costi irrisori: un coloratissimo tappeto Klimt in lana di montone lavorata a mano, delle t-shirt di design, qualche moderno gioiello rappresentante antiche simbologie tradizionali, diverse spezie, una copia del Corano in lingua originale e dei tovaglioli decorati con idiomi arabi.

I motivi per una visita in Giordania sono tanti: il rilassante Mar Morto, a circa 45 km dalla capitale, l’antica città di Petra, conosciuta come una delle 7 meraviglie del mondo, a circa 260 km, o la vicina Jarash soprannominata “la Pompei del deserto”. Ma credo che una visita in questa meravigliosa nazione non possa prescindere da una sosta di almeno tre giorni nella sua sorprendente capitale, considerando anche l’estrema convenienza dei costi da sostenere per l’eventuale permanenza e la grande accoglienza di quella che è considerata la città più sicura del Medio Oriente. Amman costituisce sicuramente il miglior punto di partenza per un viaggio in Giordania, in quanto dà l’opportunità di comprendere lo spirito di un Paese che custodisce l’anima più antica conciliandola con le tendenze più moderne.

Consiglio vivamente la consultazione della guida “99 cose da fare ad Amman” che sa certamente accompagnare il turista alla scoperta dei luoghi di maggior interesse culturale, proponendo itinerari e attività interessanti, ma soprattutto riesce a far cogliere ed apprezzare questa doppia natura della Giordania, antica e moderna, tradizionale e innovatrice allo stesso tempo; la guida dà modo al turista di poter notare, confrontare ed apprezzare i caratteri del mondo arabo antico e di quello attuale, che così meravigliosamente si sposano in questo Paese.
Giunto al termine di questa mia sorta di taccuino di viaggio, voglio cogliere l’occasione per ringraziare la nostra efficientissima guida Ibrahim Semrin, che ci ha illustrato con il suo ottimo italiano gli angoli più suggestivi della città, ha assecondato pazientemente ogni nostra esigenza e ci ha evitato grossi problemi di comprensione ed orientamento che avremmo sicuramente incontrato visitando soprattutto la parte antica di Amman. Essendo egli disponibile a fare altrettanto per chiunque desiderasse visitare la sua città, consiglio vivamente di contattarlo alla sua e-mail: semrini@yahoo.com

Concludo con un affettuoso saluto ai miei ottimi compagni di viaggio: Marilisa, Francesco, Manila, Alessandra, Elisa e Sarah, con i quali ho avuto la fortuna di condividere questa bellissima esperienza ed ho instaurato un bellissimo rapporto che è andato oltre il formale. Conto di rivederli presto perché, come dice un antico proverbio arabo, “non bastano tutti i cammelli del deserto per comprare un amico”.

 Pubblicato da il 20/04/2013 - 8.831 letture - ® Riproduzione vietata

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