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Guida storica di Ibiza. Arcipelago delle Baleari

Ibiza, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Ibiza dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

I Cartaginesi si stabilirono sull’isola di Ibiza nel VII secolo a.C. e le diedero il nome di Ibosim. Il periodo della dominazione punica (il punico era il dialetto fenicio cartaginese) fu fiorente, caratterizzato da grande prosperità e splendore, come provano i reperti archeologici portati alla luce. Le attività principali erano l’esportazione di cereali, frutta e vino; altrettanto importante era la produzione di legname ricavato da pini e sabine.

È risaputo che lungo le coste abbondava una specie di crostacei dai quali si estraeva una tintura porpora molto pregiata a quei tempi. Esistevano giacimenti di piombo, esportato insieme all’argilla utilizzata dagli artigiani punici per fabbricare figure in terracotta dedicate alle loro divinità. Il bene più prezioso era il sale: lo dimostra il fatto che la sua industria fu decisiva per la sopravvivenza degli abitanti del posto. In seguito alla caduta dell’impero cartaginese, Ibiza passò sotto la dominazione romana, che durò cinque secoli. Nel secolo V i Vandali conquistarono le Pitiuse, annettendole al loro impero; un secolo dopo le isole furono occupate dai Bizantini.

Con l’arrivo dei musulmani, Ibiza (Yebisah in lingua araba) riacquistò lo splendore passato entrando a far parte del “taifa” (piccolo stato-regno N.d.T.) di Denia: di questa fase meritano un cenno a parte lo sviluppo agricolo, le costruzioni idrauliche e l’impulso culturale; restano tuttora parecchi toponimi che la ricordano. Le tracce dell’evoluzione subita nell’arco di tempo che va dalla Preistoria alla tappa musulmana sono conservate presso il Museo Archeologico di Dalt Vila: in pieno centro storico. Nell’anno 1235 ci fu la conquista da parte delle truppe catalano-aragonesi, guidate dal re Giacomo I. Segnò il passaggio delle isole alla cultura cristiana, oltre che alla sfera d’influenza catalana, in seguito mai abbandonata.

Fu creato un organo di autogoverno per tutta l’isola, denominato la Universitat (Università). Nel Medioevo, per far fronte alle numerose incursioni compiute dai pirati, le chiese cristiane vennero costruite simili in tutto a delle fortezze. Sempre a scopo difensivo, nel XVI secolo s’innalzarono le prime torri-vedetta, tuttora esistenti in più punti lungo la costa. Nel secolo XVIII, una volta conclusa la Guerra di Successione Spagnola, salì sul trono Filippo V, il quale pose fine al regime di autogoverno nonché a tutti i privilegi di cui godeva Ibiza. Nella pratica, da allora e fino al 1984 –anno di nascita del Consell Insular de Ibiza y Formentera– le isole non ebbero un vero e proprio organo istituzionale; ciò nonostante, il patrimonio culturale si mantenne intatto.

Oggi, dal punto di vista amministrativo esse dipendono dalle Isole Baleari, anche se godono di una considerevole quota di autogoverno. Negli anni cinquanta l’impulso sperimentato dalle attività turistiche, unito all’apertura al traffico dell’aeroporto, determinò cambiamenti fondamentali nel tessuto economico-sociale dell’isola: da un’economia tradizionale basata essenzialmente sull’agricoltura, la pesca e l’estrazione del sale si passò ad uno sviluppo legato in primo luogo al settore terziario. Foto cortesia Ufficio Turismo Ibiza

Fonte: Ufficio Spagnolo del Turismo
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