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Eventi Calabria 2024

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Le sagre, i festival e gli eventi in Calabria più importanti

È il “piede” dell’Italia, la regione peninsulare che sembra un’isola, con il suoi quasi 800 chilometri di coste e un solo confine agganciato alla terraferma, proprio lì dove finisce la Basilicata.
Costa dei Cedri, Costa degli Dei e Costa Viola sul lato che affaccia sul Mar Tirreno, Costa dei Gelsomini, Costa degli Aranci, Costa dei Saraceni e Costa degli Achei sul lato jonico, per una lunga striscia di terra che si può attraversare da un versante all’altro in poco meno di un’ora, almeno nei punti più stretti. 
Nella fascia centrale si arrampicano veloci, da nord a sud, il versante meridionale del Massiccio del Pollino, l’Altopiano della Sila e l’Aspromonte, dove si trovano suggestivi Parchi Nazionali, pittoresche Riserve Naturali e le cime arrivano a 2000 metri quasi all’improvviso.
Questa è in sintesi la Calabria, almeno sotto il profilo fisico.
Poi c’è la storia.
Culla della civiltà italica da sempre, fulcro nevralgico della Magna Grecia, terra di passaggio e di conquista da parte di tutti i popoli che hanno gravitato nel bacino del Mare Nostrum, la Calabria offre al turista curioso un patrimonio storico-culturale mozzafiato, tra aree archeologiche millenarie, borghi storici spettacolari, abbarbicati sulle pendici dei rilievi o lambiti dalle acque verde smeraldo che si trovano da quelle parti, botteghe artigianali tradizionali e feste folcloristiche che testimoniano la personalità forte e intensa della regione.
Proprio attraverso questo tour tra i più caratteristici e pittoreschi eventi della Calabria, vi presentiamo quella che è, molto probabilmente, una delle regioni meno conosciute, ma più belle e affascinanti di tutto lo Stivale.

Partiamo quindi dalla zona più settentrionale, dal centro più importante del Parco Nazionale del Pollino, con il Carnevale di Castrovillari, considerato senza dubbio, tra i carnevali della Calabria, il più significativo.
La peculiarità che lo contraddistingue, e gli ha permesso di essere inserito tra i dieci carnevali più importanti di tutta Italia, è che sa coniugare la classica atmosfera carnacialesca a quella popolare del Festival Internazionale del Folclore, espressione degli usi e dei costumi delle culture di tutto il mondo.
Sfilate di imponenti carri allegorici, cortei mascherati, stand gastronomici che sfornano purpetti, le tipiche polpette fatte con salsiccia fresca, tartine di sanguinaccio, pignolate e nacatole, ricoperte di miele caldo o di glassa al bergamotto, ma anche danze e canti popolari, convegni a tema, rappresentazioni teatrali in dialetto ed eventi culturali mirati a raccontare le tradizioni più antiche che rappresentano l’alfabeto culturale dei popoli sparsi nei cinque continenti.
A Castrovillari, in pratica, si consuma un evento nell’evento, come una matrioska da aprire all’infinito, all’insegna del divertimento e dell’incanto della storia e della tradizione.

Sempre in febbraio e sempre sulle pendici meridionali del Massiccio del Pollino abbiamo la possibilità di partecipare a una delle feste patronali della Calabria più antiche e suggestive: la Festa di San Leone. Siamo a Saracena, caratteristico borgo situato su una collina rocciosa ai piedi dei Monti di Orsomarso, ed è proprio in onore del patrono della cittadina che si svolge quella che sicuramente è una celebrazione dagli spiccati toni religiosi, ma che non possiamo fare a meno di definire anche come rito ancestrale, profondamente scolpito nella tradizione locale.
Processione con tanto di statua del Santo, Santissime Messe celebrate nel Duomo cittadino, fucarazzi, gli enormi falò disseminati lungo il percorso, simbolo di purificazione e rinascita, balli popolari al ritmo dei tamburelli e delle zampogne, stand gastronomici che offrono salsiccia fresca lavorata a mano e calici di Moscato di Saracena, gioiello vitivinicolo locale, sono tra gli ingredienti salienti della notte di festeggiamenti, scandita dal coro quasi ipnotico che sale dalla folla cantando “Evviva San Leone”.

Per restare nell’ambito delle manifestazioni religiose della Calabria più caratteristiche e affascinanti, ci rechiamo a Polistena, piccola cittadina situata sulle pendici dell’Aspromonte a soli 20 chilometri da Gioia Tauro, per assistere alla Settimana Santa e l’Affruntata, una struggente interpretazione della Passione di Cristo.
Anche in questo caso la celebrazione risulta particolarmente bella e coinvolgente per la perfetta sinergia che c’è tra i rituali religiosi più classici, quale la Via Crucis interpretata da un fedele che trascina una grande croce per le strade della cittadina, l’Agonia in croce e l’esecuzione ininterrotta delle Sette Parole, canto sacro del compositore Michele Valensise, e l’Incontro - affruntata in dialetto calabrese - tra la statua della Madonna Addolorata e il Cristo Risorto. Questo momento, dal forte carattere popolare e pagano, connota tutta la manifestazione di grande umanità e suscita nella folla una fortissima commozione, che si scioglie in un prolungato e sentito applauso quando le due statue in processione si incontrano e la Madre si inchina al Figlio finalmente risorto.

Ritorniamo invece nel nord per partecipare alla prima delle sagre gastronomiche della Calabria che abbiamo selezionato. Samo sull’Alto Jonio lucano-calabrese, a Montegiordano, piccolo borgo rurale in provincia di Cosenza, ubicato tra collina e mare, ed è qui che in aprile si svolge la Sagra dei Piselli e delle Fave, due delle specialità locali.
Due sono anche i pomeriggi dedicati alle due leguminose che vengono servite declinate secondo le numerose ricette della tradizione, accompagnate dalle migliore etichette calabresi e lucane; a cornice esibizioni di artisti di strada, spettacoli di artisti folk, concerti popolari a suon di tamburini e tarantella e passeggiate nella incontaminata Natura circostante.
Una sagra semplice e autentica che ogni anno attira moltissimi visitatori,ben lieti di potersi gustare i piatti prelibati dell’enogastronomia della zona, all’insegna dell’allegria e della calda accoglienza dei cittadini.

Per il prossimo evento ci avviciniamo ulteriormente al confine con la Lucania, ad Alessandria del Carretto, uno dei più suggestivi borghi della Calabria. In questa splendida cittadina montana del Pollino, che conta solo qualche centinaio di abitanti, si tiene ogni anno, in occasione della festa del Patrono Sant’Alessandro I, la Festa della Pita. Si tratta di un rito arboreo, di antichissima tradizione, durante il quale un abete imponente viene trasportato in città dalla popolazione per celebrare la primavera, stagione della fertilità e della prosperità.
I riti arborei appartengono al patrimonio culturale della Basilicata, terra a vocazione agricola che mantiene un fortissimo legame con il territorio e le sue tradizioni.
L’abete protagonista della Festa della Pita di Alessandria viene infatti donato dal comune lucano Terranova di Pollino, con il quale Alessandria del Carretto ha legami di profonda amicizia; questo è ciò che rende questa manifestazione una delle feste tradizionali della Calabria più antiche e sentite dalla popolazione.
Nell’ultima domenica di aprile un gruppo di volontari trasporta a braccia, grazie a un complicato sistema di imbracatura, l’abete selezionato, solitamente lungo circa venti metri, mentre un altro gruppo si addentra nei boschi per cercare una “cima”, ovvero la sommità di un altro abete, che verrà utilizzata il giorno successivo per abbellire il gigantesco tronco. Questa è la prima fase conviviale della festa, perché il trascinamento della pita, lungo, faticoso e anche pericoloso, viene costellato da numerose fermate durante le quali si banchetta con le migliori specialità della tradizione culinaria locale.
Una volta arrivati nella piazza centrale della cittadina, l’abete viene preparato, a foggia di albero della cuccagna, per il giorno dopo, quando la popolazione si riunisce, innesta la cima e assalta la pita per conquistare i premi in palio, tra arrampicamenti coreografici da parte dei più audaci e tanto divertimento. Ovviamente il tutto al ritmo di papille gustative che si saziano e di calici di vino che si innalzano alla salute.

Affrontiamo ora un lungo viaggio e ci dirigiamo in una delle località più prestigiose e rinomate per le vacanze al mare in Calabria: Tropea, conosciuta anche come “Perla del Tirreno” e affettuosamente chiamata dai suoi cittadini “u’ Burgu”.
Nella splendida e antica cittadina affacciata sul Mar Tirreno, la leggenda narra che sia stata fondata da Ercole durante uno dei suoi eroici viaggi, ogni anno si svolge una delle feste popolari della Calabria più forti e intense: la Festa Tri da’ Cruci.
Il 3 maggio il centro storico si anima e si apre con la caricatumbula, un basso e ritmato suono di tamburi e piatti, mentre il borgo si veste a festa: bandiere, addobbi, bancarelle e tanta allegria per festeggiare la Santa Croce. L’origine di tale tradizione risiede nell’antica presenza di un vecchia e anonima chiesetta circolare, lesionata dal terremoto del 1783 e definitivamente distrutta dall’uragano del 1875, che aveva come unica ricchezza tre croci lignee.
La manifestazione si è però arricchita nel corso degli anni di significati simbolici, legati al grande coraggio dimostrato dalla popolazione nel resistere ai numerosi attacchi che i Turchi e i Saraceni hanno portato nel corso dei secoli, che le conferiscono quel fascino tutto particolare.
Tra gare e giochi popolari, come la corsa del sacco, la gara dell’uovo e quella della pasta abbruscenti (piccantissima), rituali popolari di grande fascino, come il “u camiuzzu i focu” - il cammello che brucia - una sagoma imbottita di fuochi d’artificio che dà il via allo scenografico spettacolo pirotecnico serale, e grandi abbuffate si spende une delle feste popolari della Calabria più amate e attese di tutta la primavera.

Nell’estate, com’è giusto che sia, ci rilassiamo e ci dedichiamo ai preziosi tesori gastronomici che questa terra offre.
Cominciamo, senza spostarci di neanche un chilometro, con un’indiscussa e indiscutibile guest star delle tavole nazionali, la Cipolla Rossa di Tropea. Carnosa, dal gusto dolce e dalla consistenza croccante, la “signora in rosso” richiama ogni anno, nell’ultima settimana di luglio, tantissimi visitatori alla Sagra del Pesce Azzurro e della Cipolla Rossa di Tropea.
Durante la giornata di festa i riflettori si accendono non solo sul saporito e succulento bulbo, ma anche su alici, sgombri, sarde e spatole, una volta protagonisti delle tavole più povere, oggi padroni delle cucine più rinomate.
Un’accoppiata vincente di sapori per una delle sagre gastronomiche più importanti di questa regione, in cui trova spazio anche l’anima tradizionale e popolare con la Processione dei Giganti, il turco Grifone e la bella e prosperosa calabrese Mata, gigantesche maschere del folclore locale che simboleggiano la liberazione del popolo calabrese dalle incursioni dei turchi e dei saraceni che hanno devastato le coste per secoli.

Ci spostiamo di pochi chilometri per celebrare la seconda star della tradizione gastronomica calabrese con la Sagra della Nduja, il morbido salame morbido, spalmabile e piccante che si produce solo da queste parti ma che ha conquistato tutto il mondo. Carne suina, le parti meno nobili, e tanto, tantissimo, peperoncino sono gli ingredienti che vengono conservati in un budello naturale e affumicati, per dare vita a una vera protagonista della cucina italiana e non solo, visto che la nduja viene utilizzata dai più importanti chef internazionali.
Impossibile quindi non recarsi a Spilinga, la capitale del rosso salume, che ogni anno in agosto mette in scena quella che deve essere considerata non solo una sagra gastronomica ma proprio una delle manifestazioni folcloristiche della Calabria più rappresentative.
Stand, chioschi e punti ristoro che offrono la nduja declinata in tutti i modi possibili, come condimento per gli spaghetti, con la cipolla, spalmata sulle bruschette, nascosta nei panini o tra le verdure, accolgono i visitatori più affamati e curiosi.
Numerose le attività collaterali, come i giochi per i più piccoli e i gruppi folcloristici che colorano le strade con musica, divertimento e l’immancabile tarantella calabrese.

E a proposito di tarantella andiamo a farne il pieno attraversando la regione, in direzione ovest, dove, sulla costa jonica reggina, si svolge ogni anno a fine agosto il Kaulonia Tarantella Festival di Caulonia, il più caratteristico tra i festival musicali della Calabria.
Nella suggestiva cittadina della Locride prende vita una quattro giorni di musica tradizionale calabrese, al suono di zampogne a tamburelli, per celebrare la danza popolare che tanto importanza ha nel quotidiano degli abitanti. Ballata sui campi durante la vendemmia o in casa durante un matrimonio o sul sagrato di una chiesa per celebrare un evento, la tarantella è molto più di un semplice ballo; “a viddhaneddha”, questo il nome in dialetto calabrese, è, infatti, un vero e proprio rituale che simboleggia, con i suoi ritmi scanditi dai battiti di mani del pubblico, il corteggiamento tra uomo e donna che si va via via sempre più ardito e sensuale.
Importanti sono gli artisti che si avvicendano sul palco per suonare e cantare dal vivo, mentre gruppi folcloristici ballano freneticamente coinvolgendo tutti i partecipanti. E, per non far raffreddare gli animi ovviamente non mancano stand gastronomici che offrono le prelibatezze del territorio accompagnate da abbondanti calici di vino

Per i primi giorni di settembre ci spostiamo trenta chilometri più a nord, in direzione Soverato, per intendersi, e ci fermiamo all’altezza di Guardavalle, dove possiamo assistere a una delle rievocazioni storiche della Calabria più divertenti di sempre: il Palio del Ciuccio.
Per quattro giorni gli antichi Rioni della cittadina si sfidano in una serie di gare, giochi e simpatici duelli per conquistare il Palio; prelibati piatti della tradizione culinaria calabrese fanno da saporito sottofondo, mentre cortei in costume sfilano, scene di vita d’epoca medievale vengono rappresentate e i protagonisti dei vari Rioni si sfidano nella Corsa delle Oche, in quella delle Botti, ma, soprattutto, nella Corsa con gli Asini, chiamati amichevolmente “ciucci”, che sono i veri protagonisti di tutta la manifestazione.
Le serate sono dedicate ai momenti di convivialità, alla musica della tradizione, con numerosi gruppi popolari che provengono da ogni parte d’Italia e agli scoppiettanti spettacoli pirotecnici che riescono sempre a strappare meraviglia e sorrisi a tutti i partecipanti.

Non abbiamo tempo di riposarci, però, perché dobbiamo attraversare di nuovo la regione da costa a costa per un appuntamento davvero imperdibile: il Festival del Peperoncino di Diamante. Il piccolo ma suggestivo borgo marinaro della Costa dei Cedri è considerato infatti la patria della piccantissima bacca, uno dei simboli della penisola calabrese che la contraddistingue in tutto il mondo.
Cinque giorni di fine estate che sfidano le papille gustative più coraggiose in un susseguirsi di pericolosi assaggi offerti dai numerosi stand gastronomici, presso i quali è possibile trovare anche altre succulente specialità tipiche locali, come la nduja, la soppressata, il capocollo, il caciocavallo silano e la giuncata. Senza dimenticare il bergamotto e il cedro, i due agrumi che solo in Calabria trovano il microclima giusto per poter essere coltivati.
A corollario di quello che dobbiamo considerare uno dei festival della Calabria più attesi e amati, molteplici attività ludiche e divertenti, anch’esse rappresentative del folclore locale, quali balli popolari, gruppi folk, esibizioni di artisti di strada, esilaranti performances teatrali e passeggiate tra le suggestivi vie della cittadina ad ammirare i meravigliosi murales che affrescano i muri degli edifici, rendendo Diamante una vera galleria d’arte a cielo aperto.

Per la prima scorpacciata autunnale del nostro tour ritorniamo ancora una volta dall’altra parte della Calabria, a Savelli, per l’esattezza, piccolo borgo montano del crotonese, situato nel cuore del Parco Nazionale della Sila. È qui che a fine ottobre possiamo partecipare alla Sagra della Castagna e degustare il prelibato frutto silano cucinato in svariate ricette, dalle più semplici, e non per questo meno prelibate, caldarroste, ai dolci e ai prodotti di panificazioni fatti con castagne.
Ampio spazio viene dedicato ai più piccini che hanno il piacere di vedere sfilare i loro personaggi animati preferiti e partecipare alla Festa di Halloween, ma non mancano occasioni di divertimento su misura per i più grandi, come graditi spettacoli di cabaret, convegni a tema, sfilate di moda ed eventi culturali che attirano solitamente numerosi partecipanti.

“A San Martino castagne e vino” è uno dei detti più conosciuti della tradizione popolare rurale e come tutti i proverbi custodisce consigli preziosi. Proprio intorno all’11/12 novembre, giorni dedicati al Santo che trovò la sua fede condividendo il suo mantello da militare con quello che pensò essere un mendicante ma che poi si rivelò essere Gesù, possiamo partecipare, spostandoci appena di una ventina di chilometri e rimanendo nel cuore della Sila, a una delle sagre enogastronomiche della Calabria più a tema: In Vino Felicitas di San Giovanni in Fiore.
Tra mostre, dibattiti, degustazioni, laboratori, gare di trekking ed esibizioni di artisti di strada e gruppi folk, possiamo degustare i migliori vini della regione. Non fatevi sfuggire l’occasione di assaggiare un calice di Cirò o di Magliocco, piuttosto che di Donnici o di Greco Bianco, ad accompagnare, ovviamente, ai migliori piatti della tradizione culinaria calabrese, ricca di sapori forti e intensi.

Con l’inverno in arrivo ci prepariamo invece ad accogliere elfi, renne e Gesù Bambino in persona con i mercatini di Natale della Calabria più grandi e colorati: i mercatini di Natale di Cosenza. Nella città che si è guadagnata l’appellativo di “Atene d’Italia”, per la storia che racchiude tra i suoi vicoli tortuosi che si aprono su edifici monumentali di immenso valore artistico, da fine novembre prendono vita i numerosi stand natalizi, allestiti nelle tipiche casette in legno di origine nordica, presso le quali è possibile acquistare addobbi, personaggi del presepe, luminarie e tanti oggetti da regalare alla persone più care.
Ampio spazio viene dedicato anche al Villaggio degli Elfi, dove i bambini potranno costruire oggetti con le proprie mani e, se sono fortunati, incontrare Babbo Natale, tra una favola animata e una cioccolata calda.
E mentre i più piccoli giocano e si divertono, cosa possono fare i genitori? Attendono con piacere, magari degustando una pitta ‘nchiusa, con noci, fichi secchi e cannella, dei mostaccioli, golosi biscotti, o un pezzo di giurgiulena, una sorta di torrone dai profumi e dai sapori orientali, solo alcuni dei meravigliosi dolci natalizi che la Calabria offre.


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