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Il Quartiere Ebreo (Juderķa) di Siviglia

Siviglia, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Siviglia dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

L'itinerario inizia presso la Parrocchia di San Nicola. Si tratta di una chiesa del XVIII secolo, consacrata nel 1758, con pianta a cinque navate separate da colonne di marmo. La parte frontale dell'altare maggiore è in argento: stupendo esempio dell'oreficeria locale in stile rococò. Nelle vicinanze, imbocchiamo la calle Aire; all'angolo di quest'ultima con Mármoles si trovano le tre celebri Colonne Romane, a quanto pare facenti parte in passato di un tempio del II secolo d.C., eretto ai tempi di Adriano o del suo successore Antonio Pio.

Prendendo la calle San José si giunge al Convento della Madre di Dio, convento femminile strettamente vincolato al nuovo mondo: ai lati del presbiterio ci sono le tombe con relative sculture di Doña Juana de Zúñiga, vedova di Hernán Cortés, nonché di sua figlia, Doña Catalina Cortés.

Continuando lungo la stessa via s'arriva al Palazzo d'Altamira, antica residenza dei Duchi di Béjar e sede dell'Assessorato alla Cultura della Regione Andalusia. Le origini di questo Palazzo ci riportano al XIV secolo, nonostante la sua epoca dorata fosse ai tempi di Teresa de Zúñiga, all'inizio del XVI.

Di seguito, c'imbattiamo nella Chiesa di Santa Maria Bianca, eretta sopra una vecchia sinagoga ebrea. L'ultima ristrutturazione tenne conto della ricostruzione realizzata nel 1662; possiede tre navate, separate da colonne di marmo rosso. Le cupole sono ornate da arabeschi variopinti e sporgenti, eseguiti dai fratelli Borja. Tra i numerosi tesori custoditi all'interno, spiccano i dipinti dell'Ultima Cena, opera di Murillo, oltre alla Pietà di Luis de Vargas.

Ritornando indietro di pochi metri, entriamo nella calle Céspedes, in pieno cuore del quartiere di San Bartolomeo, che insieme a quello di Santa Croce configura la zona ebrea per eccellenza.

Negli ultimi anni San Bartolomeo ha assistito ad un complicato processo di rimodernamento, che ha portato al recupero di un'area davvero importante del centro storico. La calle Virgen de la Alegría conduce alla Parrocchia di San Bartolomeo, edificio neoclassico inaugurato nel 1806. Senza dubbio l'essenza dello spirito ebraico è espressa appieno dal cognome Levi, attribuito ad una delle strade. In essa s'innalza la Casa di Don Miguel Mañara, che diede i natali al più famoso dei Fratelli Maggiori della Santa Carità. Per molti, è l'esempio meglio riuscito di casa tipica sivigliana a due piani: androne, cortile e giardino.

La Chiesa di Santo Stefano è la meta seguente.

È un tempio mudéjar, con caratteristiche architettoniche che permettono di ubicarlo nella seconda metà del XIV secolo. Ricchi arabeschi abbelliscono la Cappella Sacramentale; sopra l'altare maggiore sono esposti dipinti di Zurbarán. L'uscita il Martedì Santo della confraternita che risiede in questa chiesa è una delle più complicate e difficili di tutta la Settimana Santa.

Poco distante si trova la Casa di Pilato, residenza dei Duchi di Medinaceli e Alcalá. Il sontuoso complesso fu costruito da Fadrique Enríquez de Ribera, al ritorno da un viaggio a Gerusalemme compiuto nel 1519.

Tra i numerosi elementi portati qui da Genova, risaltano la facciata dell'ingresso, le colonne e la fontana del cortile principale, incise da Antonio María Aprile de Carona e Pace Gazini. In detto cortile si conserva una collezione di ventiquattro busti di imperatori romani, ai quali bisogna aggiungere quelli di Carlo V e Cicerone. I quadri realizzati in ceramica sono da attribuire ai fratelli Polido, risalgono al periodo 1535-1538. L'edificio si può visitare tutti i giorni e l'orario varia secondo la stagione, essendo esposto all'entrata principale.

Continuando lungo la calle Águilas ci s'imbatte nel Convento di Santa Maria del Gesù. Il soffitto a cassettoni della cappella maggiore è un bell'esempio di stile mudéjar, della fine del XVI secolo. Vale la pena di menzionare una piccola immagine di San Pancrazio davanti alla quale sfilano numerosi devoti tutti i lunedì: pregano per ottenere salute, denaro e lavoro. Percorrendo la calle Rodríguez Marín si giunge al Tempio di Sant'Ildefonso, con il monumentale ingresso fiancheggiato da due torri leggiadre. La facciata si richiama al nuovo mondo e ricorda le chiese delle missioni d'oltreoceano. Di fronte s'apre l'ingresso al convento di San Leandro, rinomato soprattutto per gli squisiti dolci ("yemas") preparati dalle monache appartenenti all'ordine agostiniano.

L'itinerario ha termine presso la Parrocchia di Sant'Isidoro. Il tempio risale alla seconda metà del XIV secolo ed è stato ristrutturato di recente; molto interessante la torre-facciata.

Fonte foto, cortesia:wikipedia
Autore: Bongo Vongo


Fonte: Ufficio Spagnolo del Turismo
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 Pubblicato da - 09 Gennaio 2009 - © Riproduzione vietata

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