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I siti archeologici della Sicilia, l'elenco dei principali da visitare

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Non è un caso che qui si trovino ben 7 dei siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, su un totale di 55 ad oggi riconosciuti nel nostro Paese, che, lo ricordiamo, è quello che ne conta di più, e che tra questi ben 3 siano tra i siti archeologici più belli di sempre, da vedere almeno una volta nella vita.

Stiamo parlando di quel piccolo triangolo di terra incastonato nel cuore più blu del Mare Mediterraneo, di quel puntino strategico che è stato, e continua imperterrito ad essere, un crocevia di popolazioni, culture, tradizioni, religioni che si sovrappongono, strato dopo strato, secolo dopo secolo, per scolpire una delle regioni più affascinanti del mondo intero: Sua Maestà la Sicilia, un melting pot naturale sempre in fermento, come se un barman divino avesse messo nello shaker ingredienti apparentemente incompatibili tra di loro e ne avesse tirato fuori un cocktail straordinario, da sorseggiare davanti a un tramonto d’artista, uno di quelli che da queste parti non sono poi così rari.

Per questo vogliamo con questa piccola guida presentarvi l’elenco dei principali siti archeologici della Sicilia, quelli che non potete fare a meno di visitare, non solo se siete appassionati di reperti greci e romani, di rovine antiche e intramontabili o di testimonianze , preistoriche, ma anche se siete tra coloro che ai musei di solito si annoiano; quello che stiamo per presentarvi, infatti, non può essere contenuto nelle sale espositive di una qualche struttura, ma testimonia l’Archè dell’Uomo, la sua origine più lontana, e ci regala le immagini di quei periodi storici che hanno contribuito a fare di noi quello che siamo.
Ci muoveremo su una sorta di carta archeologica della Sicilia che ci vedrà toccare tutti i tre vertici e tutte le province dell’isola, lungo un percorso che parte dalla provincia di Messina, scende lungo la costa orientale, risale lungo la parte della Trinacria che volta il suo sguardo verso l’Africa e termina a nord, nella zona di Palermo.

Area Archeologica di Tindari


Fondata nel 396 a.C. da Dionisio I, il celeberrimo tiranno di Siracusa che fu uno dei condottieri più valenti durante le Guerre Puniche, Tindari, l’antica Tyndaris, attualmente ricadente nel comune di Patti, in provincia di Messina, è stata una delle colonie greche più importanti, rimaneggiata pesantemente durante il periodo Romano e definitivamente distrutta dagli Arabi.

Gli scavi dell’Area Archeologica di Tindari, cominciati nel 1838 e terminati, dopo un lungo periodo di sospensione, nel 1998, hanno portato alla luce importanti testimonianze greco-romane, come mosaici, sculture e i resti delle antiche mura che difendevano la città, tra le meglio conservate di tutta la Sicilia. Il fiore all’occhiello di tutta l’area archeologica è, però, il Teatro Greco, anch’esso “rivisitato” dai Romani, che aggiunsero un portico e trasformarono l’orchestra in arena, che si propone, tra l’altro, con una magnifica vista sul Mar Tirreno e sulle Isole Eolie e attualmente ospita un importante festival teatrale estivo, il Festival dei Due Mari. Impossibile, infine, parlare di Tindari senza fare un accenno al Santuario della Madonna Nera, una delle più importanti mete di pellegrinaggio nazionali, che si erge imponente su una collina e domina i Laghi di Marinello sottostanti incastonati nelle bianche lingue di sabbia che si allungano nel mare turchese.

Parco Archeologico Naxos e Taormina


Restiamo in provincia di Messina per visitare prima i superbi resti archeologici di quella che è stata la prima colonia greca in Sicilia fondata nel 734 a.C. dagli Eubei di Calcide, ovvero Naxos, fiorente città marittima dell’età più arcaica della dominazione greca sul Mediterraneo, rasa al suolo nel 403 a.C. dallo stesso tiranno di Siracusa Dionisio I che abbiamo incontrato nel paragrafo precedente, e poi quelli di Taormina, la gloriosa colonia che i superstiti di Naxos fondarono nel 357 a.C.

Partendo dalla prima è d’obbligo sottolineare che ci troviamo in una delle più incantevoli località balneari della Sicilia, con le sue lunghe spiagge bianche, il suo mare turchese e i suoi panorami straordinari sul Mar Jonio che si apre ad Oriente, prima di visitare lo stupefacente Parco Archeologico di Naxos, ubicato nella parte più meridionale della baia su cui affaccia la bella cittadina di Giardini Naxos, particolarmente suggestivo e interessante per gli appassionati perché è uno dei rari esempi dell’impianto urbanistico tipico dell’era arcaica della Magna Grecia, visto che, come abbiamo già accennato, Naxos non ebbe il tempo di affacciarsi all’epoca ellenistica né tantomeno di subire le influenze romane perché fu rasa al suolo prima che questo potesse capitare.

Il trionfo dell’età ellenistica e del periodo Romano lo possiamo ammirare, invece, a Taormina, la suggestiva cittadina ubicata a pochi chilometri dalla più antica progenitrice e abbarbicata a 200 metri sul Monte Tauro, che con il suo imponente Teatro Greco-Romano, detto anche Teatro Antico, la cui edificazione, avvenuta intorno al III secolo a.C. rappresenta una delle opere ingegneristiche più all’avanguardia di tutta la Magna Grecia. Ci scusiamo se ci dilunghiamo ancora un attimo, ma non possiamo non segnalarvi di approfittare dei magnifici luoghi in cui ci troviamo per dare un’occhiata alla splendida Isola Bella, l’isolotto che affiora indisturbato nelle acque turchesi del golfo antistante la città, e a Castelmola, quella che potremmo definire “l’Acropoli di Taormina”, affascinante agglomerato di case, uno dei borghi più belli della Sicilia, incastonato tra cielo, terra e mare.

Area Archeologica di Santa Venera al Pozzo


Scendiamo verso sud costeggiando ‘A Muntagna - l’Etna - e ci fermiamo nella Valle dell’Aci, in provincia di Catania, cuore di uno dei percorsi enogastronomici più esaltanti di tutta la regione, ovverosia la Strada del Vino dell’Etna, nonché area archeologica di notevole interesse.
Nell’ambito dell’ampio Parco Archeologico, numerose e continue sono le testimonianze che vengono alla luce nell’Area Archeologica di Santa Venera al Pozzo, situata nel comune di Aci Catena,

Qui risulta esserci la sorgiva di un’acqua di origine vulcanica considerata fin dai tempi più antichi molto curativa, che alimenta uno degli storici stabilimenti termali della Sicilia, ovvero le Terme di Acireale (purtroppo attualmente chiuse per motivi economici), dove è possibile ammirare, perfettamente inseriti nella struttura paesaggistica di pregio che la valle conserva, i resti di un superbo impianto termale di epoca romana e ciò che resta di un impianto urbanistico di epoca greca, successivamente trasformato in zona di produzione di vasellame e arricchito dall’edificazione della piccola chiesetta dedicata, per l’appunto, a Santa Venera, patrona amatissima di Acireale.

Parco Archeologico della Neapolis di Siracusa


Proseguiamo il nostro viaggio verso il vertice più meridionale della Trinacria e ci fermiamo a Siracusa, dove, poco dopo l’ingresso della città moderna, si estende uno dei 5 siti archeologici della Sicilia più celebri: il Parco Archeologico della Neapolis, custode di preziosi tesori artistici e storici, talmente rari ed importanti che la città stessa è stata riconosciuta tra i Patrimoni Mondiali dell’UNESCO.

Il Teatro Greco, uno dei più importanti del mondo tardo-greco, l’Anfiteatro Romano, secondo per dimensioni solo all’Arena di Verona, le spettacolari Latomie, tetri antri scavati nella roccia, tra i quali il più rinomato è sicuramente l’Orecchio di Dionisio, grotta artificiale dall’acustica particolare, che venivano in passato utilizzati per imprigionare gli schiavi, e l’Ara di Ierone II, l’imponente monumento celebrativo dedicato a Giove Eleutherios, sono solo i monumenti più spettacolari di quello che a tutti gli effetti possiamo annoverare tra i più suggestivi musei a cielo aperto che il nostro Belpaese annovera, testimonianza del glorioso passato della città, una delle indiscusse protagoniste della Magna Grecia, come tramandato dallo stesso Cicerone. Rimarrete incantati, fidatevi.

Necropoli Rupestre di Pantalica


Ubicata a poco più di 40 chilometri da Siracusa si trova la Necropoli di Pantalica, insignita anch’essa, insieme alla bella città jonica, del titolo di Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, per la sua significativa importanza archeologica e paesaggistica.

In uno scenario naturalistico intatto e incontaminato, incastonato sulle pendici dei Monti Iblei e immerso, tra anemoni, orchidee e platani, nella pace della Riserva Orientata della Valle dell’Anapo, si trova, infatti, uno spettacolo che definire sorprendente è poco: più di 5000 tombe, risalenti all’Età del Bronzo, scavate nelle pareti rocciose che si gettano a picco sulla valle. Si tratta della più grande necropoli preistorica presente in Europa, situata tra i due piccoli comuni montani di Ferla e Sortino, e racconta la vita di quelle popolazioni che qui si stabilirono tra il XIII e il VII per sfuggire all’arrivo assai violento dei Siculi e degli Italici.

L’impatto visivo è davvero mozzafiato quando si arriva davanti alle pareti rocciose traforate come fossero antichi ricami, a foggia, quasi, di un gigantesco alveare scolpito nel tempo; di pari intensità l’emozione che si raccoglie quando si arriva al centro dell’altopiano, dove ancora si possono ammirare i resti dell’Anaktoron, il Palazzo del Principe, edificio megalitico, di sapore miceneo, composto da blocchi di pietra, o da quello che ne resta, di forma poligonale, talmente enormi che non si può fare a meno di chiedersi come abbiano fatto ad arrivare fin lassù. Davvero sorprendente!

Parco Archeologico di Cava d’Ispica e Parco della Forza


Continuiamo il nostro viaggio verso sud e cambiamo provincia, entrando in quella di Ragusa, senza variare, però, la preziosa unicità del luogo che visitiamo.
Siamo in Val di Noto, territorio che ospita le città più rappresentative del tardo Barocco siciliano ed europeo, caratteristica che ha fatto sì che l’intero sito fosse anch’esso inserito nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, a testimonianza di quanto abbiamo affermato nella nostra introduzione, ossia che la Sicilia è un inesauribile scrigno di preziosi tesori.

Concentriamoci, però, sull’oggetto del nostro articolo, ossia completare l'elenco dei più importanti siti archeologici della Sicilia, puntando la nostra attenzione sull'area archeologica di Cava d’Ispica e del Parco della Forza, ubicata nell'omonima valle fluviale che scava l'altopiano ibleo tra due piccoli gioielli urbani dell’isola, Modica, celebre anche per il cioccolato granuloso e friabile che ha ottenuto la denominazione IGP per la sua bontà - se vi trovate da queste parti in dicembre approfittatene perché proprio nel centro storico si svolge ChocoModica, uno degli eventi della Sicilia più golosi di tutto l’anno - e Ispica.

... Pagina 2/2 ... Secondo gli studiosi di archeologia ci troviamo di fronte a uno dei siti archeologici più pittoreschi d'Italia, tra insediamenti rupestri scavati nella roccia, necropoli degli antichi Siculi, chiese di ogni epoca, affreschi protostorici, ipogei bizantini, spartane abitazioni di monaci perseguitati e catacombe cristiane. Un sito "pluristratificato" e, a onor del vero, non ancora adeguatamente studiato, che continua a portare a galla reperti di incredibile valore; un sito archeologico che, per concludere, custodisce un patrimonio non ancor ben definito, ma, presumibilmente, straordinario.

Villa Romana del Casale di Piazza Armerina


Altra provincia: andiamo in quella di Enna, altro sito UNESCO: la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina.
Questa splendida città d’arte incastonata nel cuore della Sicilia è sede di monumenti splendidi, a testimonianza di un passato glorioso, ma la villa romana di epoca tardo imperiale oggetto del nostro interesse è sicuramente uno dei più belli; si tratta infatti di un vero e proprio tesoro architettonico che si sviluppa su una superficie di circa 3500 metri quadrati, 48 stanze, tra le quali troviamo corridoi lunghi più di 65 metri, una basilica, un frigidarium, un tepidarium, un ingresso monumentale, una palestra e un centro termale, il tutto tappezzato di mosaici perfettamente conservati che raffigurano, come se la villa stessa fosse un gigantesco affresco, la vita quotidiana del III-IV secolo d.C.
Un capolavoro musivo di incredibile valore che è stato riportato alla luce da decenni di scavi e lavori di restauro; una località che non può mancare sulla cartina dei siti archeologici della Sicilia e rappresenta, quindi, un’imperdibile tappa per gli appassionati del genere.

Acropoli di Molino a Vento a Gela


Andiamo avanti con una delle più antiche colonie della Grecia arcaica, o meglio, con le sue imponenti vestigia; stiamo parlando di Gela, fondata tra il 689 e il 687 a.C.da coloni cretesi e rodii, i discendenti dei quali fondarono poi, dopo più di un secolo, la possente Agrigento.
Gela è stata dunque una delle città più potenti della Sicilia greca, tanto che, ad esempio, partecipò con i suoi potenti eserciti alle più importanti battaglie che videro la sconfitta dei Cartaginesi ed espresse figure politiche celebri, come il tiranno Girone, consegnato alla Storia dal drammaturgo Eschilo e dal poeta Pindaro; l'Acropoli situata sul pendio del Molino a Vento testimonia il ruolo centrale che la colonia svolse dall’anno della sua fondazione a quando, nel 282 a.C., fu definitivamente rasa al suolo dal tiranno di Agrigento.
I resti di un tempio dorico, probabilmente consacrato ad Atena, una cinta di mura fortificata, spessa tre metri è lunga ben 12 km, risalenti al VI secolo a.C., tombe a fossa circolare, impianti termali, abitazioni, botteghe costruite sulle pendici dell’altopiano su cui svetta l’Acropoli e grandiose ville ellenistiche sono solo le più importanti testimonianze archeologiche che si possono ammirare nell’enorme zona archeologica di Gela, anch’essa tappa imperdibile per gli appassionati di archeoturismo.

La Valle dei Templi di Agrigento


Proseguiamo lungo la costa siciliana che guarda verso l’Africa ed entriamo nella parte occidentale dell’isola, dove si trova quello che molto probabilmente è il più importante sito archeologico della Sicilia e dell’Italia intera, nonché il più grande di tutto il pianeta: la Valle dei Templi, un’intera città archeologica, milletrecento ettari di templi, santuari, case, botteghe, necropoli e chi più ne ha più ne metta, un capolavoro di storia, arte e tradizione che non si è arreso all’oblio, ma che prepotentemente ogni giorno conferma la sua immensità.

Inutile dire che ci troviamo di fronte al nostro terzo sito archeologico che è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, dopo Siracusa-Pantalica e la Villa Romana del Casale, e non temiamo di affermare che mai premio è stato più meritato; chiunque, infatti, abbia avuto la fortuna di ammirare, circondati da ulivi centenari e da mandorli, il Tempio della Concordia, imponente e perfettamente conservato, secondo, per magnificenza, solo al Partenone, il Tempio di Ercole, decisamente più leso dai millenni che porta sulle colonne, il Tempio dei Dioscuri, uno dei simboli dell’intera area archeologica, il Quartiere Ellenistico, la fitta rete di acquedotti sotterranei, il Giardino della Kolymbetra, le necropoli e l’agorà è rimasto a bocca aperta, non tanto per la bellezza dei luoghi, quanto piuttosto per l’atmosfera che vi si respira. Intatta, autentica, inimitabile. Immortale.
Maggiori informazioni, orari e costi nel nostro articolo dedicato alla Valle dei Templi.

Segesta e Selinunte, le due storiche rivali


Unite nella storia antica per la rivalità che le ha viste protagoniste, Selinunte e Segesta, seppure distanti fra di loro una cinquantina di chilometri - la prima affacciata sul “mare africano” di pirandelliana memoria, la seconda più a nord, abbarbicata sulle pendici del Monte Barbaro, all’ingresso della sfortunata Valle del Belice, rasa al suolo dal terremoto del 1968 a mai effettivamente ricostruita - formano ancora oggi un tutt’uno nell’immaginario collettivo, sebbene continuino, anche nei tempi moderni, a rivaleggiare senza esclusione di colpi, quantomeno per i preziosi capolavori archeologici che annoverano, alcuni dei quali sono considerati tra i più importanti reperti greci in Sicilia.

Siamo nell’attuale provincia di Trapani, territorio che in passato è stato il truce teatro degli scontri tra gli Elimi, fondatori di Segesta, che la storia racconta essere stati un gruppo di Troiani scappati dalla guerra, e i Greci, capitanati da Selinunte, per il predominio della zona e la conservazione dei confini.
Da qualunque parte stiate, comunque, noi vi consigliamo di visitare entrambi i parchi archeologici, immenso e ricchissimo quello di Selinunte, circa quaranta ettari disseminati di resti di templi dorici, tra cui il più interessante è, forse, il Tempio di Hera, di necropoli scavate nel tufo e di intere città, più contenuto e silenzioso quello di Segesta, che, però, ospita uno dei più bei templi dorici di sempre, immenso, con i suoi 61 metri di lunghezza decorati dalle 36 colonne che lo circondano, e un teatro greco scavato nella roccia risalente al V secolo a.C., in grado di ospitare fino a 3.000 spettatori.

Maggiori informazioni, orari e costi nei nostri articoli dedicati a Selinunte e a Segesta.

L’antica isola fenicia di Mozia


Non possiamo attraversare la provincia di Trapani senza andare a visitare l’antica isola di Mozia, l’odierna San Pantaleo, una delle tre isolette che si trova nella laguna dello Stagnone, poco sopra Marsala, dove i Fenici, nell’VIII secolo a.C., stabilirono uno dei loro più importanti empori commerciali, che divenne in pochi secoli, dopo l’arrivo in Sicilia dei Greci e dei Cartaginesi, una delle basi economiche e militari di tutto il mondo antico, anche se ebbe vita breve, in quanto Dionisio I, il tiranno di Siracusa. Fu sempre lui a decidere di raderla al suolo nel 397 a.C.
Nonostante questo, Mozia rappresenta uno dei siti archeologici più importanti di tutta la nostra storia, poiché conserva intatte le testimonianze archeologiche di un sito fenicio-punico.

L’isola-museo non è molto grande, si visita a piedi senza difficoltà e offre al visitatore diverse zone archeologiche che sono state aperte per volontà del nobile inglese Joseph Whitaker, il quale, innamoratosi dell’isola, costruì qui la sua abitazione e investì denari personali per riportare alla luce i tesori che Mozia custodiva.
Imperdibile la Statua dell’Auriga di Mozia, conservata nel Museo Whitaker, ma altrettanto suggestiva è la passeggiata lungo i resti della cinta muraria, lungo la quale è possibile incontrare i resti dell’ antico abitato e delle interessanti necropoli.

Area archeologica di Solunto


Concludiamo il nostro viaggio nella provincia di Palermo, dove si trova l’ultima imperdibile tappa della carta dei siti archeologici della Sicilia che abbiamo disegnato per voi.

Ci troviamo ai piedi del Monte Catalfano, pochi chilometri a ovest del capoluogo siciliano, a pochi passi dal piccolo comune di Santa Flavia: qui si trova l’antica Solunto, sito di notevole interesse storico in quanto conserva intatta la topografia del centro commerciale fenicio originario, diventato poi insediamento punico, polis greco-ellenistica e colonia romana nel corso dei secoli. Ben definito è ancora il sistema viario del 250 a.C., con l’arteria principale cui si ricollegano ad angolo retto le varie vie secondarie, formando la scacchiera tipica dell’impianto urbanistico ellenistico-romano.

L’importanza di Solunto è data proprio dalla possibilità di percorrere, durante la visita, le antiche strade che sfociano nell’agorà, alle spalle della quale si apre un complesso termale di discrete dimensioni, e di ammirare le rovine di case, all’interno delle quali ancora si trovano ancora affreschi o parti di pavimentazioni musive, botteghe, tabernae, cisterne e, più in generale, di strutture tipiche delle città di quei secoli, dal VII al III a.C:, in cui la Sicilia era al centro degli interessi delle popolazioni che allora navigavano il Mare Nostrum alla ricerca di terre e di gloria da conquistare.

Se ti interessa l'argomento leggi anche il nostro articolo dedicato alle gite domenicali fuori porta in Sicilia.

 Pubblicato da il 25/05/2020 - - ® Riproduzione vietata

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