Carcegna (Piemonte): visita al villaggio sul lago d'Orta
Carcegna, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Carcegna dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Chi vuole andare in avanscoperta alla ricerca di qualche perla nell’hinterland di Miasino, prima o poi incontrerà Carcegna, frazione del comune adagiata sulle colline orientali dello splendido lago d’Orta, oasi naturalistica in provincia di Novara, Piemonte.
Sempre vicino al paese si riescono a scorgere vividi resti di una vecchia fortificazione elissoidaliforme, riconducibile a tutti gli effetti al sistema difensivo in auge in epoca longobarda al tempo del Ducato di San Giulio, un sistema del quale facevano peraltro parte la Rocca di Buccione, la casa forte di Pella, il fortilizio di Luneglio a Pettenasco e, infine, il castello dell’Isola di San Giulio. Ecco allora che esplorare i dintorni di Carcegna diventa stimolante almeno quanto visitare Carcegna stessa, governata nel Medioevo e fino al 1797 dai vescovi di Novara prima dell’avvento di Napoleone, del Congresso di Vienna, della Restaurazione e infine dell’unificazione italiana sotto egida sabauda.
Il borgo vive del profumo della sua storia e più ci si avvicina alla Parrocchiale di Carcegna, più questo profumo penetra diretto nelle narici. La Chiesa di San Pietro, costruita in stile barocco, risale agli albori del Duecento ma una completa ricostruzione venne compiuta nel 1661 su progetto dell’architetto Andrea Biffi. Una delle peculiarità di questo edificio è evidente osservando la facciata, che non è mai stata ultimata, dietro la quale s’eleva in posizione centrale la cupola decorata internamente dal pittore Salvatore Bianchi, con il fianco occupato dal campanile di 29 metri lievemente pendente a causa di un parziale cedimento strutturale. Si deve invece all’artista Luca Rossetti il quadro del coro raffigurante il Martirio di San Pietro Apostolo.
Il tempio si fregia di ben cinque altari, la Cappella di San Mauro Abate e l’Ossario, intorno ai quali sono stati disposti diversi dipinti del ‘600 come L’adorazione dei Magi di Luigi Garzi, la Purificazione della Vergine opera di Luigi Scaramuzza, il Miracolo di San Mauro di Giorgio Bonola e l’Immacolata Concezione di Federico Bianchi. Un altro affresco sacro, l’Incoronazione della Vergine, il Bambino e Sant’Antonio, non compare nella chiesa bensì sulle mura di una casa privata al numero civico 24 di Via Roma nel centro storico, manufatto della bottega dei Cagnola eseguito nel 1501.
Cosa vedere
Siamo in un’area dall’ingente patrimonio archeologico, considerando che proprio nei pressi del minuscolo borgo di 340 abitanti appena si nasconde l’ormai famoso masso coppellato identificabile con un antichissimo altare celtico utilizzato nelle cerimonie pagane di propiziazione della fertilità. Come se non bastasse, in regione Campello alcuni scavi di fine Ottocento hanno portato alla luce dei lastroni di pietra poi rivelatisi tombe, gruppo lapideo cui si è dato il nome di Necropoli di Carcegna. Tutti i relativi reperti venuti a galla successivamente trovano ora collocazione al Museo Archeologico di Mergozzo.Sempre vicino al paese si riescono a scorgere vividi resti di una vecchia fortificazione elissoidaliforme, riconducibile a tutti gli effetti al sistema difensivo in auge in epoca longobarda al tempo del Ducato di San Giulio, un sistema del quale facevano peraltro parte la Rocca di Buccione, la casa forte di Pella, il fortilizio di Luneglio a Pettenasco e, infine, il castello dell’Isola di San Giulio. Ecco allora che esplorare i dintorni di Carcegna diventa stimolante almeno quanto visitare Carcegna stessa, governata nel Medioevo e fino al 1797 dai vescovi di Novara prima dell’avvento di Napoleone, del Congresso di Vienna, della Restaurazione e infine dell’unificazione italiana sotto egida sabauda.
Il borgo vive del profumo della sua storia e più ci si avvicina alla Parrocchiale di Carcegna, più questo profumo penetra diretto nelle narici. La Chiesa di San Pietro, costruita in stile barocco, risale agli albori del Duecento ma una completa ricostruzione venne compiuta nel 1661 su progetto dell’architetto Andrea Biffi. Una delle peculiarità di questo edificio è evidente osservando la facciata, che non è mai stata ultimata, dietro la quale s’eleva in posizione centrale la cupola decorata internamente dal pittore Salvatore Bianchi, con il fianco occupato dal campanile di 29 metri lievemente pendente a causa di un parziale cedimento strutturale. Si deve invece all’artista Luca Rossetti il quadro del coro raffigurante il Martirio di San Pietro Apostolo.
Il tempio si fregia di ben cinque altari, la Cappella di San Mauro Abate e l’Ossario, intorno ai quali sono stati disposti diversi dipinti del ‘600 come L’adorazione dei Magi di Luigi Garzi, la Purificazione della Vergine opera di Luigi Scaramuzza, il Miracolo di San Mauro di Giorgio Bonola e l’Immacolata Concezione di Federico Bianchi. Un altro affresco sacro, l’Incoronazione della Vergine, il Bambino e Sant’Antonio, non compare nella chiesa bensì sulle mura di una casa privata al numero civico 24 di Via Roma nel centro storico, manufatto della bottega dei Cagnola eseguito nel 1501.