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Botrugno (Puglia): cosa vedere nella cittadina del vino in Salento

Botrugno, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Botrugno dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Il toponimo Botruomai significa letteralmente “produrre grappoli d’uva”, è perciò piuttosto facile individuare il motivo per il quale i bizantini hanno conferito tale primigenio nome a Botrugno, morbido paese dell’entroterra salentino inserito in un territorio tempestato di uliveti e lunghi filari di vigne intervallati sovente da antichi querceti.

Storia

Il borgo reca comunque una fondazione greca e il suo sviluppo prese il là agli albori del XII secolo conformandosi casale concesso da Tancredi d’Altavilla a Lancellotto Capace. Si deve ai Maramonte l’erezione della fortezza intorno alla quale l’abitato poté iniziare a espandersi proseguendo la proliferazione del nucleo urbano sotto l’egida dei Castriota Granai, famiglia che convertì il fortilizio in un lussuoso palazzo risiedendovi fino al 1817. Decaduto il regime feudale, Botrugno perse l’autonomia di comune riconquistandola soltanto grazie alla legge n. 477 promulgata dal Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi nel 1958.

Cosa vedere a Botrugno

Oggi il Palazzo Marchesale ha conservato tutti i tratti della sua lenta trasformazione, i rudi connotati di castello ma anche i levigati angoli tipici di una residenza nobiliare a uso abitativo. Una delle strutture gentilizie più imponenti di tutta la provincia di Lecce ha mutato carattere fra il ‘500 e il ‘700 incrementando l’estetica e incentivando l’opera decorativa di abili artisti come Ludovico Giordani, autore di numerosi affreschi presenti all’interno della dimora.

L’idea di maestosità dell’immobile storico è data dai 77 locali del piano terra caratterizzato da un grande cortile e un piano elevato con altri 46 vani in cui si comprendono saloni e terrazze rafforzate da balconi, balaustre e finestre incorniciate, elementi questi scolpiti in pietra leccese. Nel corso di una visita si passa continuamente sotto volte a botte e si sale lo scalone monumentale che abbellisce notevolmente l’ambiente vestibolare. Apogeo assoluto della residenza, l’ariosa sala di ricevimento affrescata secondo i dettami barocchi.

Sul luogo di erezione di una vecchia cappella intitolata a San Rocco sorge ora la Parrocchiale dello Spirito Santo, risalente alla fine del Cinquecento. All’epoca la chiesa disponeva di soli tre altari, mentre nel 1838 il numero salì a nove, dote degna di una basilica. Beh, effettivamente la pianta è proprio basilicale, a croce latina e a triplice navata, ma a colpire più di tutto gli avventori risulta il pavimento in battuto alla veneziana decorato con eterogenei motivi floreali, creazione del 1904 a opera della ditta Nicola Peluso di Tricase. Il campanile è accessibile dalla sagrestia, da cui parte una stretta scala. Il fonte battesimale è, manco a dirlo, in pietra leccese. L’organo è stato realizzato nel 1910 dalla ditta Francesco Mascia di Napoli.

Nell’antico sito denominato Pozzelle ecco stagliarsi la Chiesa dell’Assunta, intitolata a San Nicola fino a metà Settecento. L’abside tuttora esistente all’interno è una vivida testimonianza di com’era inizialmente l’edificio, piccola cappella di rito greco distrutta e poi ricostruita nel 1713, ampliata e conformata ai tempi.

La Chiesa della Madonna di Costantinopoli deve la sua costruzione al barone Tarquinio Maramonte, che ne commissionò il progetto architettonico nel ‘600. Suo fratello Raffaele Maramonte riposa nel sarcofago che rappresenta un’opera sepolcrale di rilievo, voluta dalla consorte Ippolita Granai Castriota. Restaurata dal marchese Ignazio Guarini, la costruzione adesso è imbastita su un’unica navata valorizzata sul fondo da alcuni pregevoli altari fra cui il maggiore, riconoscibile per l’affresco centrale raffigurante la Madonna di Costantinopoli benedicente con Gesù Bambino. Occorre recarsi in prossimità dell’altare di San Francesco per osservarne la base, occupata sulla parete sinistra dal sarcofago contenente un Cristo Morto scolpito in legno. Le due statue di Sant’Antonio di Padova e Santa Chiara si trovano invece all’esterno in facciata.

In aperta campagna gode del sole del primo mattino, delle arie di tramontana e del luccichio delle stelle nelle notti più pacifiche la Chiesa di Santo Solomo (intitolata a quanto pare a un Santo sconosciuto al Cattolicesimo), un ameno luogo di culto che palesa la propria autentica semplicità già a partire dal modesto campanile a vela. Molto di ciò che aveva all’interno è andato perduto, sebbene qualche affresco ha potuto rivedere la luce in seguito all’ultimo restauro e alla riapertura al culto.

Sfoggia modernità la Chiesa della Madonna della Serra, eretta nel 1962 a sostituzione di un vecchio edificio settecentesco. Quanto c’è da vedere si trova all’esterno, la scultura della Vergine che sovrasta un’edicola centinata in facciata e l’effige statuaria della Madonna Immacolata collocata a destra dell’ingresso, su base ottagonale entro una campana di vetro a protezione dell’opera.

Al 1660 è ascrivibile la Cappella di Sant’Anna, al tempo dei Castriota incorporata al palazzo ma con accesso dedicato ai fedeli. Molto interessante l’altare dedicato alla Santa Titolare nonché l’unico esistente in struttura, tutto in stucchi policromi. La Cappella della Madonna del Carmine è poco più di un vano quadrangolare ma val la pena visitarla per poter ammirare in tutto il suo pieno splendore la Madonna del Carmine con bambino e le anime del Purgatorio, dipinto a olio di autore ignoto. Il patrimonio ecclesiastico vanta sparse per l’abitato alcune deliziose edicole votive praticamente incastonate su prospetti e muri di alcune vecchie case. Di queste edicole, molte sono state rimosse causa modifiche, altre permangono: da vedere fra queste l’ex voto realizzato per esaltare la figura di Sant’Oronzo vescovo (via Vittorio Emanuele, civico 23) e l’edicola contenente la scultura in cartapesta di Santa Teresa, ubicata in via Cavour al civico 60.

Nell’area dell’hinterland leccese, ma un po’ in tutta la Puglia, la tradizione dei calvari riprende le consuetudini architettonico-liturgiche del periodo rinascimentale, non è da meno Botrugno con il Monte Calvario che sfrutta la cima di una piccola collina naturale per ergersi in postura monumentale, di fronte al Palazzo Marchesale. Non è diverso dai suoi omologhi sparsi, imperano stazioni della Passione e della Crocifissione raffigurate seguendo l’ordine del costrutto e della divisione in edicole e pilastri. La semicupola infonde simmetria alla struttura esaltando le scene principali.

Ormai quasi tutte le piccole realtà provinciali hanno reso omaggio alle vittime delle guerre con un simulacro atto a onorarle, ma Botrugno ha espresso significati particolarmente profondi con il Monumento ai Caduti di tutte le Guerre, iconografia scultorea di Giuseppe Corrado ispirata alla Deposizione dalla Croce e al rapporto fra Padre e Figlio evinto dalla Trinità cristiana. Il basamento misura 2.10 mq, il gruppo scultoreo registra un’altezza di 2.88 metri. Al punto di incrocio fra via Cavour e via Calvario fa la sua comparsa la Colonna di Sant’Oronzo, eretta in ringraziamento al Santo che, secondo le credenze popolari, avrebbe evitato pestilenze al paese.

Eventi, sagre e manifestazioni

A Sant’Oronzo sono dedicate ogni anno molte ricorrenze, la Fiera delle Città di Sant’Oronzo il 20 febbraio ma anche la Festa Patronale organizzata dal 25 al 27 agosto. A maggio ricadono la Festa della Madonna di Costantinopoli e la Festa della Madonna della Serra, a giugno tocca invece a Sant’Antonio da Padova, mentre in estate imperversa la Sagra dell’Anguria. In autunno il calendario si chiude con la Festa del vino nuovo e degli antichi sapori.

Come arrivare a Botrugno

Percorrere l’Autostrada A14 fino al casello di Bari Nord, procedere sulla Superstrada e poi, arrivati a Lecce, imboccare la SS 16 in direzione di Santa Maria di Leuca e proseguire fino all’uscita per Botrugno; la stazione di Sanarica si trova sulla linea ferroviaria Maglie – Gagliano del Capo ed è la più vicina al borgo; l’aeroporto di Brindisi risulta essere quello di riferimento.

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