Caderzone Terme (Trentino): cosa vedere nel villaggio in Val Rendena
Caderzone Terme, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Caderzone Terme dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Un paesaggio da mozzare il fiato, un’aria fra le più salubri d’Italia e una pace che regna da secoli senza mai aver subito scalfitture è quanto può offrire il cuore pulsante della Val Rendena, un piacevole borgo di indubbia sincerità che risponde al nome di Caderzone Terme, comune che si fregia della Bandiera Arancione assegnatagli dal Touring Club Italiano nel 2006.
Sembra un quadro dipinto da qualcuno con le idee molto chiare, avvezzo di certo alla poesia sublime convogliata qui, in un pezzo autentico di pura regione compresa nel perimetro del Parco Naturale Adamello Brenta.
Da queste parti non si smette mai di essere allegri e il motivo si trova nel clima, nell’ambiente creato apposta per fomentare vacanze nel benessere e soddisfare la voglia di sport, escursioni, passeggiate e meditazione scevra da qualunque disturbo o interruzione. Un labirinto a cielo aperto e senza costrizioni porta alle antiche tenute agricole, al Sentiero delle Stalle e alle tante ciclabili attive sul territorio.
Epicentro di dicerie e oscuri aneddoti, Palazzo Lodron-Bertelli è una struttura trecentesca coeva a Maso Curio, altra speciale costruzione che ha in comune con il palazzo tecniche e stili architettonici perpetrati in questa porzione d’abitato alpino. Il Lodron-Bertelli contiene entro la sua possente mole la gentilizia Cappella di Sant’Antonio Abate, realizzata nel 1677 da don Giacomo Bertelli sfruttando lo spazio dell’armeria.
La parte più importante e significativa del palazzo è rappresentato dalle ex scuderie, appositamente restaurate per accogliere una sala polifunzionale assai utile alla cittadinanza, contenitore di un cospicuo bagaglio culturale al quale il turista ha libero accesso. Al piano inferiore si dispone il Museo della Malga.
Tornando alle leggende aleggianti sulla dimora signorile, si è parlato e si continua a parlare della famigerata fossa dei coltelli, celata all’interno di quella che un tempo era l’unica cruciale torre del complesso. Vi finivano gli invisi ai Lodron, cui veniva riservato un volo mortale laddove spuntavano coltelli acuminati pronti a conficcarsi nelle carni dei corpi caduti. La popolazione è inoltre a conoscenza dell’affresco dipinto da Dionisio Baschenis su commissione del crudele Marco da Caderzone, un’opera magnifica che terrorizzò per lungo tempo i Bertelli, i quali decisero di farla sparire murandola. Oggi nessuno sa con certezza dove si nasconda la terribile effige.
Più ci si inoltra nell’organismo urbano di Caderzone e più se ne scoprono gli aspetti interessanti quanto curiosi. Molti imponenti edifici fanno quadrato intorno a Piazza dai Giulian, presieduta dal Capitello dei Castelan, eretto dai Castelan e dai Mas dopo che la loro casa venne risparmiata dall’alluvione nel 1906. In uno spiazzo erboso alla fine di via alla Sega si può ammirare il Monumento alla Razza Rendena, realizzato nel 1996 in ferro battuto da Luciano Zanoni per omaggiare ed esaltare la zootecnia autoctona relazionata in special modo alla vacca Rendena, protagonista di un allevamento intensivo praticato soprattutto presso Maso Curio, edificio che vuole a ragione incarnare la filosofia troneggiante nella campagna trentina al pari delle caratteristiche malghe.
La vecchia statua raffigurante la Madonna del Rosario campeggia dietro al Capitello del Rio nella zona del Belvedere. Restando in tema religioso, conviene porre attenzione all’estetica della Parrocchiale di San Biagio, consacrata nel 1454 ma completamente ricostruita quattro secoli dopo, a eccezione del campanile, pezzo originale del Duecento. Si nota subito l’affresco in facciata che ritrae la Madonna Immacolata, si accede conseguentemente all’interno scandito da un’unica grande navata valorizzata da un novero di quattro altari sorretti da colonnine in marmo rosso.
Lo stabilimento termale
Paese alpino di neanche 1.000 abitanti, si distende placido sulla piana alluvionale del fiume Sarca; è principalmente conosciuto in provincia di Trento per essere non soltanto un’oasi di bellezze naturali e semplicità, bensì un rinomato centro termale – identificato in Borgo Salute - che a un’altitudine di 723 metri s.l.m. beneficia di una sorgente d’acqua ferruginosa detta "acqua forte".I dintorni e le passeggiate a Caderzone Terme
Scenari suggestivi dalle ovattate sfumature dilatano i morbidi paesaggi di cui questa bella realtà del Trentino risulta composta, prati, pascoli, aree ad alta densità boschiva, crinali montani e malghe, senza dimenticare le passeggiate ai laghi di Garzonè e San Giuliano, ospitati da una conca glaciale che vede peraltro la permanenza del rifugio e della Chiesetta di San Giuliano.Sembra un quadro dipinto da qualcuno con le idee molto chiare, avvezzo di certo alla poesia sublime convogliata qui, in un pezzo autentico di pura regione compresa nel perimetro del Parco Naturale Adamello Brenta.
Da queste parti non si smette mai di essere allegri e il motivo si trova nel clima, nell’ambiente creato apposta per fomentare vacanze nel benessere e soddisfare la voglia di sport, escursioni, passeggiate e meditazione scevra da qualunque disturbo o interruzione. Un labirinto a cielo aperto e senza costrizioni porta alle antiche tenute agricole, al Sentiero delle Stalle e alle tante ciclabili attive sul territorio.
Storia
Le sue origini registrano una nascita abbastanza travagliata in qualità di villaggio troppo esposto a soprusi e abusi, tanto che intorno al 1100 si costituì finalmente entità territoriale e giuridica e due secoli dopo si trasformò in un tipico borgo medievale tutelato da un consorzio difensivo presieduto nonché amministrato dai potenti Lodron, con i quali tuttavia i rapporti furono addirittura tragici. L’agglomerato di Caderzone ebbe il proprio sviluppo intorno alla cittadella fortificata degli influenti signori giudicariesi, potendo in breve tempo intraprendere un percorso autonomo e indipendente.Cosa vedere a Caderzone Terme
L’attuale centro storico dell’amena località si compone di note emozionanti scritte su uno spartito di ripide stradine lastricate con il locale acciottolato fluviale, lungo le quali si accede a un coacervo di piccole piazze permeate dalla presenza non discreta di fontane in pietra, elementi di arredo urbano che si vanno ad aggiungere ai portali di granito e ai bei balconi in legno delle case mai stanche di narrare silenziosamente favole e leggende.Epicentro di dicerie e oscuri aneddoti, Palazzo Lodron-Bertelli è una struttura trecentesca coeva a Maso Curio, altra speciale costruzione che ha in comune con il palazzo tecniche e stili architettonici perpetrati in questa porzione d’abitato alpino. Il Lodron-Bertelli contiene entro la sua possente mole la gentilizia Cappella di Sant’Antonio Abate, realizzata nel 1677 da don Giacomo Bertelli sfruttando lo spazio dell’armeria.
La parte più importante e significativa del palazzo è rappresentato dalle ex scuderie, appositamente restaurate per accogliere una sala polifunzionale assai utile alla cittadinanza, contenitore di un cospicuo bagaglio culturale al quale il turista ha libero accesso. Al piano inferiore si dispone il Museo della Malga.
Tornando alle leggende aleggianti sulla dimora signorile, si è parlato e si continua a parlare della famigerata fossa dei coltelli, celata all’interno di quella che un tempo era l’unica cruciale torre del complesso. Vi finivano gli invisi ai Lodron, cui veniva riservato un volo mortale laddove spuntavano coltelli acuminati pronti a conficcarsi nelle carni dei corpi caduti. La popolazione è inoltre a conoscenza dell’affresco dipinto da Dionisio Baschenis su commissione del crudele Marco da Caderzone, un’opera magnifica che terrorizzò per lungo tempo i Bertelli, i quali decisero di farla sparire murandola. Oggi nessuno sa con certezza dove si nasconda la terribile effige.
Più ci si inoltra nell’organismo urbano di Caderzone e più se ne scoprono gli aspetti interessanti quanto curiosi. Molti imponenti edifici fanno quadrato intorno a Piazza dai Giulian, presieduta dal Capitello dei Castelan, eretto dai Castelan e dai Mas dopo che la loro casa venne risparmiata dall’alluvione nel 1906. In uno spiazzo erboso alla fine di via alla Sega si può ammirare il Monumento alla Razza Rendena, realizzato nel 1996 in ferro battuto da Luciano Zanoni per omaggiare ed esaltare la zootecnia autoctona relazionata in special modo alla vacca Rendena, protagonista di un allevamento intensivo praticato soprattutto presso Maso Curio, edificio che vuole a ragione incarnare la filosofia troneggiante nella campagna trentina al pari delle caratteristiche malghe.
La vecchia statua raffigurante la Madonna del Rosario campeggia dietro al Capitello del Rio nella zona del Belvedere. Restando in tema religioso, conviene porre attenzione all’estetica della Parrocchiale di San Biagio, consacrata nel 1454 ma completamente ricostruita quattro secoli dopo, a eccezione del campanile, pezzo originale del Duecento. Si nota subito l’affresco in facciata che ritrae la Madonna Immacolata, si accede conseguentemente all’interno scandito da un’unica grande navata valorizzata da un novero di quattro altari sorretti da colonnine in marmo rosso.
Eventi, sagre e manifestazioni
Nei termini dell’enogastronomia, apprendiamo che i caderzonesi sono ormai da tanti anni maestri nella produzione di salumi aromatizzati all’aglio, cacciatore, salamella e pancetta arrotolata. In estate si gustano in occasione dell’allegra Sagra di San Giuliano. Sempre nella bella stagione va in scena la Festa dell’Agricoltura dedicata alla razza bovina Rendena e al mondo contadino.Come arrivare a Caderzone Terme
Dall’Autostrada A22 del Brennero si esce a Rovereto Sud in direzione Campiglio, optando altrimenti per l’uscita San Michele all’Adige oppure Trento Centro in direzione Pinzolo fino a imboccare la SS 239 che attraversa il paese; dalla stazione ferroviaria di Trento o Brescia si prosegue in autobus fino a destinazione; l’aeroporto di riferimento è quello di Bolzano.- HOTEL SCONTATI Caderzone Terme
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