Albiano (Trentino): il borgo della castagna in Val di Cembra
Albiano, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Albiano dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Nel cuore della Val di Cembra, meta ideale per una vacanza rilassante in Trentino, troviamo un piccolo borgo, molto pittoresco e suggestivo. Stiamo parlando di Albiano, poco più di 1.500 abitanti, un contesto paesaggistico e naturalistico di rara bellezza e una tranquillità senza eguali, tipica delle zone di montagna.
Adagiato tra le colline lambite dal fiume Adige, sono soltanto 18 i km che separano il piccolo comune di Albiano dal capoluogo del Trentino Alto Adige, eppure il paese sembra appartenere a un’altra dimensione rispetto a Trento, là dove la Valle di Cembra gode di una piacevole irrorazione che trascende la fisica irruenza del torrente Avisio serpeggiante lungo i letti della terra
Nel corso dei secoli Albiano acquisì sempre maggiore importanza e nel Medioevo ospitò un ospizio dei monaci Cistercensi. Fece parte della Magnifica Comunità di Piné, per poi passare sotto la giurisdizione di Trento. Con il Congresso di Vienna del 1815 fu annessa all'Austria e dopo la Prima Guerra Mondiale ritornò nella Provincia di Trento.
La località, posta su un pianoro morenico di matrice glaciale - conta appena 1.530 abitanti ed è cresciuta all’ombra di capovolgimenti economici dettati dalla volontà di sviluppo, slancio che ha reso Albiano centro attivo nell’estrazione, produzione e commercializzazione del porfido – il cui giacimento esistente risulta a oggi il più esteso d’Europa - successivamente all’affrancamento dal monopolio agricolo, della pastorizia e della selvicoltura imperversante prima degli anni ’70.
Molti studiosi affermano che Albiano sarebbe sempre stata legata all’attività estrattiva, tanto in epoca romana quanto nel Medioevo, sicché al 1208 risalirebbe il famoso “Codice Vanghiano”, il più antico statuto minerario. La modernità ha bussato alla porta e subito dopo è arrivato il turismo con la sua ventata di entusiasmo e carezze stimolanti. Le precarie condizioni di vita in bilico fra carestia e sussistenza nell’800, così come i conseguenti fenomeni emigratori verso le Americhe verificatisi nel corso dell’900, sono ormai un lontano, anzi remoto ricordo grazie proprio al proliferare dell’industria del porfido che attinge a numerose cave a cielo aperto per realizzare le pezzature necessarie all’uso prevalentemente urbano.
L'economia e la società di questo piccolo borgo hanno ruotato, negli ultimi cento anni, attorno all'attività estrattiva. Questa è una terra ricca di porfido, pietra naturale di alta qualità usata per pavimentazioni e qui moltissime sono le fabbriche di estrazione e lavorazione. Ma una terra così bella e ricca di risorse naturali merita senz'altro una visita per un week - end o anche un soggiorno più lungo che includa anche le meraviglie che sono nei dintorni come il Lago di Lases, piccolo laghetto alpino attorno al quale si possono percorrere dei sentieri nella natura incontaminata.
Non di solo marmo, tuttavia, si deve parlare, poiché il visitatore si deve lecitamente concedere qualcosa di artistico che possa suscitare in lui la pro tendenza all’estasi ammirativa, di cui sono ampiamente meritorie le chiese della zona, in primis la gotica Chiesa di San Biagio, dedicata a Colui ch’è venerato dal momento in cui salvò la vita a un ragazzo in pericolo per una lisca conficcatasi in gola (da allora San Biagio è il protettore dei mali di gola).
L’edificio si presenta con un portale a ogiva e porta in legno a decoro di una facciata senza più rosone e adorna di finestroni lavorati in tufo nei contorni; un marcato contrasto fra pietre gialle e bianche contraddistingue il reticolato interno, dove attecchiscono due cappelle laterali con altrettanti altari maggiori e sagrestia ottocentesca. Risale agli inizi del Novecento la costruzione della Chiesa Nuova e nuova Parrocchiale di Albiano, nata dall’esigenza di andare incontro a un evidente aumento della popolazione in pochi anni: opera dell’architetto Giovanni Tiella, appare estremamente semplice, pervasa dal materiale porfidico espresso in lastre di copertura e perfino nell’altare lapideo di Giovanni Sartori.
La Chiesa di Sant’Antonio da Padova sorge in posizione più marginale, fuori dall’abitato, risale al 1670, ha pianta rettangolare e si fa notare per il campaniletto a cuspide sopra il tetto anch’esso in porfido. Il vestibolo ad ampi archi è un’aggiunta successiva all’impianto originale, contrariamente alla volta a crociera interna ch’è primigenia. Custodisce un altare ligneo policromo dorato e nulla più purtroppo, in quanto i vecchi arredi e i complementi sacri sono stati saccheggiati, compresi gli antichi dipinti ex-voto.
A pochi chilometri dall’abitato s’espande in tutta la sua fresca bellezza l’alpino lago di Lases, posto in una ripida vallata, lungo 700 metri e largo 225, ideale per la pesca e gli sport acquatici, oppure per le escursioni a piedi o in bicicletta se lo si costeggia percorrendo i sentieri lungo le sponde.
Adagiato tra le colline lambite dal fiume Adige, sono soltanto 18 i km che separano il piccolo comune di Albiano dal capoluogo del Trentino Alto Adige, eppure il paese sembra appartenere a un’altra dimensione rispetto a Trento, là dove la Valle di Cembra gode di una piacevole irrorazione che trascende la fisica irruenza del torrente Avisio serpeggiante lungo i letti della terra
La storia di Albiano
Albiano vanta un'antichissima storia, testimoniata dai numerosi reperti archeologici dell'età del Bronzo e del Ferro. Reperti romani fanno presupporre che Albiano fosse una cittadina molto frequentata per l'epoca, perchè strategicamente posta nei pressi della Via Claudia Augusta Altinate.Nel corso dei secoli Albiano acquisì sempre maggiore importanza e nel Medioevo ospitò un ospizio dei monaci Cistercensi. Fece parte della Magnifica Comunità di Piné, per poi passare sotto la giurisdizione di Trento. Con il Congresso di Vienna del 1815 fu annessa all'Austria e dopo la Prima Guerra Mondiale ritornò nella Provincia di Trento.
La località, posta su un pianoro morenico di matrice glaciale - conta appena 1.530 abitanti ed è cresciuta all’ombra di capovolgimenti economici dettati dalla volontà di sviluppo, slancio che ha reso Albiano centro attivo nell’estrazione, produzione e commercializzazione del porfido – il cui giacimento esistente risulta a oggi il più esteso d’Europa - successivamente all’affrancamento dal monopolio agricolo, della pastorizia e della selvicoltura imperversante prima degli anni ’70.
Molti studiosi affermano che Albiano sarebbe sempre stata legata all’attività estrattiva, tanto in epoca romana quanto nel Medioevo, sicché al 1208 risalirebbe il famoso “Codice Vanghiano”, il più antico statuto minerario. La modernità ha bussato alla porta e subito dopo è arrivato il turismo con la sua ventata di entusiasmo e carezze stimolanti. Le precarie condizioni di vita in bilico fra carestia e sussistenza nell’800, così come i conseguenti fenomeni emigratori verso le Americhe verificatisi nel corso dell’900, sono ormai un lontano, anzi remoto ricordo grazie proprio al proliferare dell’industria del porfido che attinge a numerose cave a cielo aperto per realizzare le pezzature necessarie all’uso prevalentemente urbano.
L'economia e la società di questo piccolo borgo hanno ruotato, negli ultimi cento anni, attorno all'attività estrattiva. Questa è una terra ricca di porfido, pietra naturale di alta qualità usata per pavimentazioni e qui moltissime sono le fabbriche di estrazione e lavorazione. Ma una terra così bella e ricca di risorse naturali merita senz'altro una visita per un week - end o anche un soggiorno più lungo che includa anche le meraviglie che sono nei dintorni come il Lago di Lases, piccolo laghetto alpino attorno al quale si possono percorrere dei sentieri nella natura incontaminata.
Cosa vedere ad Albiano
Non a caso questo materiale viene glorificato nel Museo del porfido e dell’arredo urbano, che qui è conosciuto come “Casa Porfido”, dove si documenta, valorizza e comunica il vero potenziale dell’oro albianese attraverso foto, video, illustrazioni e un vasto caleidoscopio bibliografico e interattivo.Non di solo marmo, tuttavia, si deve parlare, poiché il visitatore si deve lecitamente concedere qualcosa di artistico che possa suscitare in lui la pro tendenza all’estasi ammirativa, di cui sono ampiamente meritorie le chiese della zona, in primis la gotica Chiesa di San Biagio, dedicata a Colui ch’è venerato dal momento in cui salvò la vita a un ragazzo in pericolo per una lisca conficcatasi in gola (da allora San Biagio è il protettore dei mali di gola).
L’edificio si presenta con un portale a ogiva e porta in legno a decoro di una facciata senza più rosone e adorna di finestroni lavorati in tufo nei contorni; un marcato contrasto fra pietre gialle e bianche contraddistingue il reticolato interno, dove attecchiscono due cappelle laterali con altrettanti altari maggiori e sagrestia ottocentesca. Risale agli inizi del Novecento la costruzione della Chiesa Nuova e nuova Parrocchiale di Albiano, nata dall’esigenza di andare incontro a un evidente aumento della popolazione in pochi anni: opera dell’architetto Giovanni Tiella, appare estremamente semplice, pervasa dal materiale porfidico espresso in lastre di copertura e perfino nell’altare lapideo di Giovanni Sartori.
La Chiesa di Sant’Antonio da Padova sorge in posizione più marginale, fuori dall’abitato, risale al 1670, ha pianta rettangolare e si fa notare per il campaniletto a cuspide sopra il tetto anch’esso in porfido. Il vestibolo ad ampi archi è un’aggiunta successiva all’impianto originale, contrariamente alla volta a crociera interna ch’è primigenia. Custodisce un altare ligneo policromo dorato e nulla più purtroppo, in quanto i vecchi arredi e i complementi sacri sono stati saccheggiati, compresi gli antichi dipinti ex-voto.
A pochi chilometri dall’abitato s’espande in tutta la sua fresca bellezza l’alpino lago di Lases, posto in una ripida vallata, lungo 700 metri e largo 225, ideale per la pesca e gli sport acquatici, oppure per le escursioni a piedi o in bicicletta se lo si costeggia percorrendo i sentieri lungo le sponde.