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Ripatransone (Marche): la visita al borgo e i suoi eventi

Ripatransone, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Ripatransone dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Ripatransone rientra nell’élite dei meravigliosi rubini cittadini che s’incastonano nel fiero vessillo del prestigio marchigiano guadagnato col favore di un turismo adorante la regione e le sue riluccicanti chicche. Il paese s’adagia su un colle della provincia di Ascoli Piceno ed è, a 12 km appena dal Mar Adriatico, fra i centri più antichi del complesso territorio, forte di una posizione che l’ha elevato nel tempo a Belvedere del Piceno in virtù del panorama offerto.

Una delle caratteristiche dell’abitato sta nel soprassedere a una fitta rete di grotte denominate “spelonche”, sinapsi di intricati cunicoli che interessa ca. 2.000 metri quadrati di superficie totale, cui si aggiungono nell’hinterland rigoglioso e fertile i cosiddetti “calanchi”, cioè infossamenti del terreno causati da erosioni pluviali tratti a vantaggio di un’agricoltura pervadente e agevolata dalla fertilità dei campi.

L’elenco dei pregi è appena iniziato, sicché i presupposti di bellezza travalicano la mera immaginazione per fregiarsi di sempre nuovi traguardi: annessa al comprensorio tutelato dall’Associazione Nazionale Città dell’olio (gli ulivi qui sono assai fecondi e la produzione dell’oro liquido alquanto prolissa), nonché eletta Città del Miele per il nettare di cui è ampiamente propensa, la località è anche fra le Città del Vino per l’abbondanza di cantine e botteghe (la più famosa, l’Enoteca La Bottega del Vino, è un esempio di accoglienza coniugata con la qualità dei suoi prodotti doc tipo il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno Superiore, perfettamente abbinabili ai piatti principi autoctoni, ovvero il ciavarro e la crostata di ricotta) che fanno della fermentazione del mosto una cultura sospinta dalla generosità dei vitigni locali.

Dulcis in fundo, nel 2002 il borgo (lo chiamiamo così ma si ricordi che i residenti risultano poco oltre i 4.000, quindi non esattamente una popolazione da “borgo”) è stato insignito dal Touring Club Italiano dell’ambita Bandiera Arancione, un premio conferito, si sa, a tutte quelle realtà comunali capaci di valorizzare al massimo il proprio patrimonio artistico, architettonico e culturale agli occhi dei turisti, mantenendo l’armonia e l’equilibrio con l’ecosistema e il paesaggio.

La storia

Non poteva essere altrimenti per quello che ancora prima della nascita di Cristo si impose come centro nodale della civiltà picena, la cui importanza dapprima decadde con l’avvento dei Romani, risalì paradossalmente nel periodo delle invasioni barbariche acquisendo l’attuale nome in pieno Medioevo, nel 1198, e l’autonomia comunale nel 1205 grazie al suo porsi borgo praticamente inespugnabile (fatta eccezione per la parentesi di Francesco Sforza, quasi subito scalzato nel corso della battaglia di Santa Prisca nel 1445) per le sue solide fortificazioni, le mura imponenti e l’ardore dei suoi abitanti.

Cosa vedere a Ripatransone

La storia ci ha dunque consegnato un tesoro in pietra e mattoni cumulante nei secoli un censo incredibile prostrato solo all’ammirazione degli avventori: i diversi musei – tra cui il Museo Civico – ne espongono orgogliosi la bellezza, parliamo quindi anche del Museo Civico Archeologico, di Palazzo Bonomi con la Pinacoteca, la Gipsoteca Uno Gera, il Museo del Risorgimento e il Museo Etnografico.

Il resto è a cielo aperto, il centro medievale pullula di edifici antichi, residenze nobiliari, resti di cinta muraria (peraltro la più lunga e articolata delle Marche) come i due torrioni, la Porta di Monte Antico, Porta San Domenico, Porta Cuprense e Porta Donna Bianca, e poi serpeggia estremamente discreto il Vicolo più stretto d’Italia poiché largo appena 43 cm, misura da Guinness dei Primati.

Corso Vittorio Emanuele II è la collana imperlata del maggior numero di edifici posti in sequenza lungo il tracciato, primo il seicentesco Palazzo dei Marchesi Bruti Liberati, seguito a brevissima distanza dalla Chiesa di Santa Maria della Valle, di cui sono evidenti gli interventi di restauro eseguiti nel XX secolo. Il luogo di culto più antico e datato corrisponde alla Chiesa di San Nicolò, con abside risalente addirittura al IX secolo; proseguendo il tour lungo la direzionale si giunge a un trittico di costruzioni esemplari, cioè la settecentesca Casa Tozzi Condivi, Palazzo Cellini (XIX secolo) e Casa Fedeli, del ‘600.
Molto caratteristico è Palazzo Massi Mauri, che sfoggia una forma ricalcante la carena navale e un balcone con ringhiera in ferro battuto.

In Piazza Condivi s’apre la visione della facciata della Cattedrale dei Santi Gregorio Magno e Margherita, il cui corpus è formato da una triade di chiese dall’impianto tardo rinascimentale. All’interno c’è molto da vedere, ma in tal sede ci limitiamo a non svelare troppo menzionando solamente il magnifico pulpito ligneo seicentesco di Bonfini da Patrignone con i 5 misteri gloriosi, la pala d’altare realizzata da Orazio Gentileschi fra il XVI e il XVII secolo, infine il Crocifisso ligneo policromo di Giovan Battista Casignola di Como (il resto scopritelo voi, non vi togliamo il gusto). Il Santuario della Madonna di San Giovanni è egualmente fastoso e nel suo grembo custodisce 4 statue di Luigi Fontana, 5 lampadari fatti a Murano, un coro ligneo e l’edicola con il Simulacro miracoloso. Vicinissima, la Cripta della Cattedrale ospita la Tomba dei Vescovi e la sua stele con la Crocifissione policroma di Giuseppe Marinucci.

Uscendo si riprende la strada maestra incontrando Casa Gallo e Casa Bruni, le quali introducono alla Chiesa di Sant’Agostino dal campanile gotico. Prima di arrivare al Palazzo Municipale si incappa piacevolmente in Palazzo Lupidi-Boccabianca e Palazzo Tassoni-Gera (casa natale del famoso scultore Uno Gera). Della Chiesa di San Rocco val la pena evincere il sontuoso portale in arenaria opera di Giacomo da Varese, interludio per l’accesso a un’altra residenza signorile, il Palazzo del Podestà, esemplare applicazione dello stile tardo-gotico datato 1304 e inglobante il bellissimo Teatro Luigi Mercantini, interamente dipinto da Luigi Ruffini da Falerone. Il Monumento ai Caduti con il suo cannone cecoslovacco è ubicato in Piazza Donna Bianca de Tharolis, centro nevralgico della città e piazza più grande dell’abitato.

Nel 1749 è stata edificata la Chiesa di Santa Chiara, che ospita il Museo di Arte Sacra e Liturgica, ma una visita la merita oltremodo la Chiesa di San Filippo per i tanti altari dorati, stucchi, quadri e il sol fatto di essere stata progettata dall’architetto romano Francesco Massari, fra i migliori allievi del Borromini. Seguono la Chiesa di Sant’Arcangelo (XIII secolo) e la Chiesa del Santo Pastore (1245) prima di trovarsi al cospetto del Complesso dei Grifoni, dimora rivestita di una molteplicità di terracotte quattrocentesche ampiamente decorate. Altresì suggestivo è il Complesso delle Fonti, dove impera un teatro all’aperto molto gettonato per spettacoli e concerti.

Eventi e manifestazioni

Dopo aver fatto il pieno di cultura, tocca al rifornimento di folclore e divertimento, che divampano nella rievocazione storica del “Cavallo di Fuoco” il giorno dell’Ottava di Pasqua e la “Festa della Maddalena”, l’appuntamento di luglio volto a celebrare ogni anno la Santa Patrona del paese.

Come arrivare a Ripatransone

In auto da Ascoli Piceno, val bene prendere la SP 235, imboccare la superstrada Ascoli-Mare RA 11 in direzione San Benedetto del TrontoAncona, proseguire lungo l’A14, uscire a Grottammare attraversando il paese con la SS 16 e infine percorrere la SP 23 diretta a Ripatransone; la stazione ferroviaria si trova a San Benedetto del Tronto, collegata da diversi autobus alla località; l’aeroporto più vicino è quello di Pescara, a 83 km, mentre l’aeroporto di Ancona dista 97 km.

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