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Pieve Santo Stefano (Toscana): l'archivio dei diari e cosa vedere

Pieve Santo Stefano, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Pieve Santo Stefano dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Dal 1984 ha raccolto una preponderante eredità storica diventando la sede dell’Archivio Diaristico Nazionale, che apre le porte alla pubblica fruizione di una mole documentaristica immensa sotto forma di diari, lettere, memorie e autobiografie. Ne deve dunque andar fiero il comune di Pieve Santo Stefano, paese di 3.000 abitanti che, incastonato nella Valtiberina presso la provincia di Arezzo in Toscana, è ormai per tutti la Città del Diario.

Storia

Le origini di questo borgo risultano essere molto antiche, tanto che il primo toponimo attribuito, Suppetia, risale all’epoca romana in riferimento a un primigenio insediamento preposto allo smistamento commerciale del legname inviato a Roma tramite fluitazione (è il primo paese incontrato dal Tevere). A testimonianza delle origini latine interviene un’iscrizione riportata all’interno del Tempietto della Madonna di Colledestro, edificio sacro del XII secolo le cui linee attuali interessano una struttura a pianta ottagonale riconcepita nel Settecento (si dibatte sul fatto che tale tempietto potrebbe essere quello ritratto da Piero della Francesca nel De prospectiva pingendi). Curiosamente, sotto il dominio longobardo assume il nome di Castello di Verona, dotato di mura, cassero e palazzo del governatore dalla famiglia Montedoglio.

Con la nuova denominazione di Castelfranco inizia il turbinio di passaggi di proprietà, non insolito nella Toscana medievale, trovandosi in molteplici occasioni al centro delle maggiori vicende storiche: è risaputo, infatti, che Carlo V d’Asburgo cinse d’assedio Pieve Santo Stefano con un esercito di oltre 30.000 uomini fra lanzichenecchi e spagnoli, non riuscendo in cinque giorni a espugnare la roccaforte. All’epoca si evitò la distruzione dell’abitato, non potendola tuttavia scongiurare a distanza di parecchi secoli, ovverosia nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando i Tedeschi in ritirata fecero man bassa di tutto il centro, radendo al suolo Pieve nell’estate del 1944.

Ci sono voluti molti anni per rifondare essenzialmente un paese oggi decorato al Valor Militare per la guerra di liberazione, quasi totalmente rimesso a nuovo per affrontare con serenità e slancio produttivo una contemporaneità piuttosto impegnativa, vorace di soddisfazioni.

Cosa vedere a Pieve Santo Stefano

Pieve Santo Stefano ha dovuto subire persino l’impeto della natura in almeno due occasioni, eppure per fortuna o miracolo alcuni suoi gioielli sono riusciti a sopravvivere, per primo il Monastero di Cerbaiolo, eremo costruito su un’altura che rappresenta un insediamento religioso benedettino pensato appositamente per durare in un ambiente impervio. Nel 1217 l’intero complesso venne offerto a San Francesco d’Assisi, il quale accettò per darlo infine in gestione ai Padri Minori.

Un luogo mistico e silenzioso, un avamposto di riflessione e raccoglimento visitato anche da Giosué Carducci, autore di una citazione poetica del monastero nell’ode “Agli amici della Valle Tiberina”. L’eremo si incontra all’altezza della seconda tappa della via Francigena che collega il Santuario della Verna ad Assisi. L’altro eremo, quello della Madonna del Faggio, risiede in località Cercetole, è ascrivibile al Quattrocento e si rifà alla tipologia di edificio sacro di montagna sfoggiando un tetto a capanna e un campanile a vela a due campane.

Il Palazzo Comunale ha beneficiato in più sessioni del gusto artistico di Lorenzo il Magnifico, un estimatore dichiarato di Pieve Santo Stefano a tal punto da arricchire la città con la maestà di opere somme, ad esempio la terracotta invetriata realizzata da Girolamo della Robbia in cui trionfa la raffigurazione di Gesù e la samaritana al pozzo. Altre meraviglie rinascimentali, purtroppo, sono state spazzate via dall’alluvione verificatasi nel territorio nel 1855.

L'archivio dei diari

Tanti ricordi e testimonianze si raccolgono nelle quattro sale del Piccolo museo del diario, percorso museale dedicato alle reminiscenze della gente comune, ca. 8.000 storie fra le quali spicca per originalità e curiosità quella di Clelia Marchi, contadina mantovana che affidò le sue parole scritte a un lenzuolo largo oltre due metri. Oggi è cimelio e orgoglio del museo allestito fra le mura di Palazzo Pretorio.

Le piccole frazioni del comune valgono tutte una visita poiché rappresentate ognuna da monumenti di caratura valoriale specifica, basti pensare a Mignano, il cui massimo fregio biforca facendo suo il castrum medievale e la Chiesa di Sant’Andrea della Torre a esso collegato direttamente.

Custodita all’interno del Santuario della Madonna dei Lumi e collocata sopra l’altare maggiore scolpito da Pietro Betti, un’immagine della Vergine affrescata in un tabernacolo è ancora adesso al centro di numerosi racconti secondo cui l’icona verrebbe visitata ogni notte da angeli luminosi. L’edificio ha questo e tanti altri tesori, un po’ meno in odore di santità ma ogni modo aderenti al tema sacro, il Paradiso di Luigi Ademollo presente entro la cupola, un’Adorazione dei Magi, la Deposizione di Cristo e l’Ascensione al cielo.

Eventi, sagre e manifestazioni

La Festa della Madonna dei Lumi, comprensiva del Palio dei Lumi, si celebra ogni anno l’8 settembre fin dal 1632.

Non avaro di altre memorabilia, l’hinterland di Pieve Santo Stefano riserva la visione della Chiesa di Santa Maria della Pace presso Sigliano: elevata a basilica minore e progettata dal veneziano Giuseppe Torres, palesa un eclettismo che arride pienamente lo stile neobizantino. Molto bella la facciata con classico rosone a spicchi della Parrocchiale di San Lorenzo a Baldignano, sotto il quale ricade il lago di Montedoglio, bacino artificiale considerato il più esteso della regione da quando è stato progettato, negli anni ’70. Intorno a quest’invaso si spande un patrimonio forestale comprensivo di diverse riserve naturali.

La Sagra del Prugnolo pone in risalto a maggio tutto il sapore e le qualità di un fungo che cresce nei dintorni esaltando alcune ricette tipiche locali, come ad esempio l’uovo strapazzato al fungo prugnolo oppure primi che non hanno bisogno di presentazioni, il Tortello di patate alla lastra e il Raviolo di patata fritto.

Come arrivare a Pieve Santo Stefano

Percorrere l’Autostrada del Sole A1, proseguire sulla A14 e uscire a Cesena Nord, poi continuare in direzione Roma lungo la SS 3bis/E45 per uscire a Pieve Santo Stefano; dalla stazione ferroviaria di Arezzo si procede a bordo degli autobus SITA, Baschetti o LFI; l’aeroporto di riferimento è l’”Amerigo Vespucci” di Firenze.

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