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Roccavaldina (Sicilia), l'Antica Farmacia, il castello e cosa vedere nel borgo

Roccavaldina, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Roccavaldina dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Per gli autoctoni Roccavaddina o ‘A Rocca, Roccavaldina occupa graziosamente un docile anfratto della Valle del Niceto in provincia di Messina, rispecchiando i canoni estetici del tradizionale borgo giulivo della Sicilia rurale.

Uno squisito comune dai 1.149 abitanti altrettanto squisiti e ospitali, capaci di emanare quel calore isolano che soltanto nei luoghi eletti si può gradevolmente percepire. Secondo noi uno tra i borghi più belli della Sicilia!

La storia di Roccavaldina

La sua storia è costellata da profondi mutamenti che ne hanno caratterizzato la lenta evoluzione, determinata dalle continue incursioni nell’isola sicula di popolazioni fra loro radicalmente diverse per usi, costumi, tradizioni e religione. Roccavaldina nacque sotto l’egida romana nel 260 a.C. come modesto villaggio agglomerante soltanto casolari di fango e paglia che prese il nome di Pagus Lavina.

Nel 476 d.C. Goti e Ostrogoti soccombettero alla battaglia ingaggiata da Belisario che, inviato dai bizantini, prese in carico tra gli altri la gestione del villaggio, rinominato Casale del Conte e sotto la dominazione araba Rachal Elmerun, declassato a mero campo di rifornimento. Toccò poi ai Normanni operare una vera e propria rifondazione locale nel 1060 con la creazione di un feudo avente il proprio fulcro nella Rocca, punto di riferimento e alfa portante per un progressivo sviluppo suscettibile di svariati passaggi di proprietà nobiliari fino all’apice dell’oppressione borbonica.

Il colpo di spugna arrivò con l’avvento di Giuseppe Garibaldi: la liberazione della Sicilia svincolò finalmente Roccavaldina dalle catene repressive, cosicché l’Unità d’Italia permise la realizzazione di elementi basilari come l’acquedotto, la rete fognaria e il sistema di illuminazione a carburo dando definitivo avvio alla proliferazione economica e culturale di un paese avente oggi un’identità precisa molto apprezzata specialmente in un contesto di piena fruizione turistica in relazione a un patrimonio architettonico e artistico sorprendente.

Il Castello di Roccavaldina

La presenza del Castello dei Valdina in Piazza del Popolo è alquanto significativa perché testimonia dal primo Cinquecento l’importanza che ebbe il corso della storia su questa località dalle sfumature assai eterogenee. Trattasi di una roccaforte prevalentemente austera, progettata dall’architetto fiorentino Camillo Camilliani in modo tale da essere un sicuro baluardo di difesa contro le scorribande saracene all’epoca molto frequenti: è il motivo per cui vi sono presenti cunicoli, angusti sotterranei, finestre di esigua apertura e ben pochi ingressi.

Alla sua natura di fortilizio antiassedio si contrappone l’ala realizzata a inizio ‘600, esponente di una concezione più espressiva e ricca del prestigio nobiliare sotto forma di residenza fastosa, resa ancor più nobile dall’introduzione di opere pittoriche del Caravaggio, purtroppo andate perdute con l’estinzione dell’ultimo ceppo familiare.

Superato il periodo buio incarnato dall’800, secolo in cui il castello venne svalutato e adibito a struttura detentiva, la rocca subì danni per il terremoto del 1908 ma per fortuna eliminati con un restauro massiccio il cui effetto collaterale si tradusse con lo stravolgimento dell’impianto originale. Il maniero conta oggi di una parte esteticamente scarna per il suo profilo marcatamente militare e un’altra parte includente un palazzo baronale atto a svolgere un ruolo puramente abitativo.

E’ una fortuna che la facciata principale abbia mantenuto intatta la propria bellezza conservando un grandioso portale a sesto acuto e due torri cilindriche poste ai lati: presupposti che invitano a entrare all’interno, ricco di sale ed elementi decorativi in equilibrio fra lo stile rinascimentale e la corrente barocca.

Cosa vedere nel centro storico

L’architettura di stampo religioso confluisce invece nel bellissimo e caratteristico Duomo con la sua Torre Campanaria, la cui edificazione risale al 1505 in seguito al crollo dell’antica Chiesa di Gesù e Maria dopo il terribile sisma avvenuto quell’anno. Il pezzo forte qui è l’ambiente interno, dove spiccano immediatamente quadri emblematici come il Sant’Antonio Abate Anacoreta del XVII secolo e la Madonna di Termini, tavola del pittore Angelo Chirico. Tre navate scandiscono lo spazio e a sua volta una navatella riporta tre cappelle dedicate rispettivamente a Sant’Antonio da Padova, al Santissimo Crocifisso e alla Madonna delle Grazie, ognuna ricca di richiami artistici meravigliosi. Nel transetto è custodita la tomba marmorea del Barone Maurizio Valdina; segue un altro trittico di cappelle dedicate all’Annunziata, a San Giuseppe e all’Immacolata, dopo le quali si fa notare l’affresco raffigurante la Caduta di Gerico. Chiese minori eppur molto belle sono la Chiesa dei Cappuccini, la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano e, infine, la Chiesa della Madonna della Catena.

Si alternano alle tradizionali strutture civili e religiose anche l’antico lavatoio di fine ‘800, l’antico palmento (ora museo antropologico voluto dal Comune), la casa Vermiglia (residenza settecentesca dell’omonima famiglia nobile, all’interno della quale è ospitata una collezione di opere d’arte contemporanea donata dal pittore Nino Cannistraci Tricomi) e la seicentesca Fontana Lea, opera marmorea formata da una vasca con dodici lati e un blocco centrale con due fontanelle laterali.

L'Antica Farmacia del borgo

La grande affluenza di turisti nell’arco di tutto l’anno si deve, tuttavia, alla splendida e suggestiva Antica Farmacia, una bottega risalente al 1628 che possiede al suo interno una collezione prestigiosa di manufatti in ceramica, in prevalenza maioliche. Tra queste si distingue quella attribuita ad Antonio Patanazzi, conosciutissimo ceramista di Urbino che ha firmato soltanto tre vasi riconducibili tutti al 1580. Il patrimonio complessivo dell’Antica Farmacia ammonta a 238 oggetti, attribuibili senza dubbio al Patanazzi.

Eventi e manifestazioni a Roccavaldina

Il folclore resta ben vivo nelle terre di Roccavaldina e divampa soprattutto in occasione della partecipata Festa del Convito in onore di San Nicola, nella quale si benedice e sacrifica un vitello destinato a un grande banchetto: la festa si tiene secondo tradizione ogni 10 anni la prima domenica d’agosto con annessi i due giorni che la precedono e relativi eventi. L’Avvento si festeggia alla vecchia maniera nel corso della manifestazione “Antiche atmosfere natalizie”, organizzata dall’associazione Proposta Turistica 3.0 e Pro Loco (con patrocinio ufficiale del Comune) in cinque giornate dedicate alla scoperta del borgo antico e delle sue meraviglie sublimi.

Come arrivare

Da Messina in auto, prendere l’Autostrada A20 con uscita a Rometta e proseguimento sulla SS 113 in direzione Palermo fino al bivio Fondachello-Valdina. Il paese si trova dopo una salita di 5 km lungo monte. Se si arriva da Palermo occorre invece uscire a Milazzo e proseguire sulla SS 113 in direzione Messina fino al bivio Fondachello-Valdina; in treno si scende a Torregrotta per prendere il pullman delle autolinee Campagna e Ciccolo, che giunge a destinazione dopo un tratto di appena 5 km.

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