La Calahorra (Spagna): il borgo dell'Andalusia e il suo castello
La Calahorra, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. La Calahorra dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Sole, mare, prelibata cucina ma anche e soprattutto storia e architettura sono gli ingredienti alla base del cocktail turistico dell’Andalusia, tra le regioni più visitate di tutta la Spagna. Siviglia, Cordoba, Granada e Malaga sono, per ragioni diverse, le località che polarizzano l’attenzione della maggior parte dei turisti, ma è al di fuori di esse, nella distesa di piccoli borghi arsi dal sole circondati dalle montagne, che l’atmosfera andalusa si è conservata con più autenticità. La zona del Parque Nacional de Sierra Nevada, in particolare, condensa decine di attrattive di carattere storico-naturalistico, talvolta poco conosciute, che incarnano l’essenza vera e propria di una terra dalla storia millenaria.
La Calahorra (1.192 m) è una di queste. Il nome si riferisce a un piccolo borgo di neanche mille abitanti esteso ai piedi di una brulla collina dominata dall’omonimo Castillo de La Calahorra, il cui fascino è inversamente proporzionale alla fama. L’edificio, impeccabile connubio artistico tra cultura moresca e tradizione rinascimentale italiana, sovrasta la desolata regione degli altipiani del Marquesado de Zenete, facendosi riconoscere fin da molti chilometri di distanza dalla cittadina.
Incorniciata dalla mole imponente della Sierra Nevada, le cui cime imbiancate di neve per molti mesi all’anno superano abbondantemente i 3.000 metri di altitudine, La Calahorra è piuttosto isolata dai maggiori itinerari turistici della regione, ma anche per questo è riuscita a conservare più intatte che altrove le sue peculiarità storico-culturali. Il castello, tra i primi esempi di architettura rinascimentale spagnola, è smisurato e solitario, un'immagine metafisica dall’alto del suo panettone ai piedi del quale potrebbe estendersi il deserto dei Tartari di Buzzati.
La costruzione del castello risale all’inizio del XVI secolo, agli anni tra il 1509 e il 1512, quando il figlio del cardinale Pedro Gonzales de Mendoza, Rodrigo Mendoza, commissionò la posa della prima pietra all’architetto castigliano Lorenzo Vazquez. Don Rodrigo, grande appassionato di materie umanistiche, fu tra i primi importatori del gusto rinascimentale italiano ed in particolare del gusto rinascimentale fiorentino, imparato a conoscere grazie a frequenti viaggi nel capoluogo toscano ed agli incontri con diversi esponenti della famiglia De Medici. Proprio durante uno di questi soggiorni, il mecenate spagnolo si imbattè nell’architetto e scultore Michele Carloni, successivamente incaricato di portare a termine il progetto iniziato da Vazquez.
Avvicinandosi all’edificio l’attenzione ricade sulle quattro imponenti torri di guardia cilindriche con terminazione a cupola disposte lungo il perimetro, un chiaro riferimento alla cultura araba profondamente radicata in Andalusia. In generale l’aspetto esteriore del complesso è austero, monumentale, sostanzialmente privo di decorazioni, ragion per cui si rimane ancor più impressionati dalla dovizia delle finiture degli interni. L’accesso al cosiddetto patio de arma, il cortile interno, avviene attraverso la porta meridionale, dopo la quale si trova anche la sala di guardia. Il patio, un tipico elemento dell’architettura spagnola, è a pianta quadrata, delimitato da un portico su due livelli ornato di bassorilievi alternati ad archi a tutto sesto rifiniti da Vazquez sulla base di precisi ordini impartiti da Mendoza.
Oltre al pozzo centrale, sul lato orientale del perimetro spicca una maestosa scalinata costruita da Michele Carloni a fianco della quale si trova l’accesso al secondo chiostro, rettangolare e più piccolo del precedente, dovendo fungere esclusivamente da spazio tecnico-distributivo per il personale di servizio. Affascinante è la galleria del piano superiore, coperta da crociere di chiara matrice italiana, mentre lungo il corridoio si nota una serie di portali di carattere monumentale ispirati all’arte scultorea romana.
Per raggiungere il Castillo bisogna necessariamente attraversare il borgo di La Calahorra e la cosa è tutt’altro che spiacevole. Il paese, raccolto intorno al lato sud-orientale della collina, vanta un piccolo nucleo storico facilmente individuabile grazie allo svettante campanile barocco del 1774 costruito accanto alla più antica Cattedrale, realizzata nel corso di oltre un secolo a partire dall’inizio del Cinquecento. In paese la vita scorre placida, soprattutto d’estate, quando la calura pomeridiana relega gli abitanti al fresco delle loro abitazioni tinte di bianco dai tetti in mattoni rossi.
Il clima è soggetto a cambiamenti radicali a seconda della stagione, con estati calde e secche che si alternano a inverni moderatamente rigidi in cui non è raro assistere a qualche debole nevicata. Nonostante l’altitudine piuttosto elevata, a partire dalla fine di maggio il caldo comincia a farsi sentire prepotentemente e le massime diurne cominciano a superare i 30°C, raggiungendo picchi di 40°C nei pomeriggi più caldi di luglio e agosto. Per questo sarebbe preferibile partire in primavera o in autunno, quando le temperature sono miti, mentre chi sceglie l’inverno potrebbe trovarsi dinanzi al fascino dell’altopiano imbiancato.
Il mezzo di trasporto ideale per raggiungere La Calahorra e il suo Castillo è l’auto, ma in alternativa si può contare su alcuni autobus che quotidianamente fanno la spola da/verso Guadix, 20 km a nord, e Granada, 75 km a ovest. A prescindere dal mezzo di trasporto, il viaggio per raggiungere il paese è di per sé un’esperienza stimolante, per via dei magnifici scenari paesaggistici che si parano al di là del finestrino. Per maggiori informazioni potete cliccare www.lacalahorra.com/HTM/patrim.html
La Calahorra (1.192 m) è una di queste. Il nome si riferisce a un piccolo borgo di neanche mille abitanti esteso ai piedi di una brulla collina dominata dall’omonimo Castillo de La Calahorra, il cui fascino è inversamente proporzionale alla fama. L’edificio, impeccabile connubio artistico tra cultura moresca e tradizione rinascimentale italiana, sovrasta la desolata regione degli altipiani del Marquesado de Zenete, facendosi riconoscere fin da molti chilometri di distanza dalla cittadina.
Incorniciata dalla mole imponente della Sierra Nevada, le cui cime imbiancate di neve per molti mesi all’anno superano abbondantemente i 3.000 metri di altitudine, La Calahorra è piuttosto isolata dai maggiori itinerari turistici della regione, ma anche per questo è riuscita a conservare più intatte che altrove le sue peculiarità storico-culturali. Il castello, tra i primi esempi di architettura rinascimentale spagnola, è smisurato e solitario, un'immagine metafisica dall’alto del suo panettone ai piedi del quale potrebbe estendersi il deserto dei Tartari di Buzzati.
La costruzione del castello risale all’inizio del XVI secolo, agli anni tra il 1509 e il 1512, quando il figlio del cardinale Pedro Gonzales de Mendoza, Rodrigo Mendoza, commissionò la posa della prima pietra all’architetto castigliano Lorenzo Vazquez. Don Rodrigo, grande appassionato di materie umanistiche, fu tra i primi importatori del gusto rinascimentale italiano ed in particolare del gusto rinascimentale fiorentino, imparato a conoscere grazie a frequenti viaggi nel capoluogo toscano ed agli incontri con diversi esponenti della famiglia De Medici. Proprio durante uno di questi soggiorni, il mecenate spagnolo si imbattè nell’architetto e scultore Michele Carloni, successivamente incaricato di portare a termine il progetto iniziato da Vazquez.
Avvicinandosi all’edificio l’attenzione ricade sulle quattro imponenti torri di guardia cilindriche con terminazione a cupola disposte lungo il perimetro, un chiaro riferimento alla cultura araba profondamente radicata in Andalusia. In generale l’aspetto esteriore del complesso è austero, monumentale, sostanzialmente privo di decorazioni, ragion per cui si rimane ancor più impressionati dalla dovizia delle finiture degli interni. L’accesso al cosiddetto patio de arma, il cortile interno, avviene attraverso la porta meridionale, dopo la quale si trova anche la sala di guardia. Il patio, un tipico elemento dell’architettura spagnola, è a pianta quadrata, delimitato da un portico su due livelli ornato di bassorilievi alternati ad archi a tutto sesto rifiniti da Vazquez sulla base di precisi ordini impartiti da Mendoza.
Oltre al pozzo centrale, sul lato orientale del perimetro spicca una maestosa scalinata costruita da Michele Carloni a fianco della quale si trova l’accesso al secondo chiostro, rettangolare e più piccolo del precedente, dovendo fungere esclusivamente da spazio tecnico-distributivo per il personale di servizio. Affascinante è la galleria del piano superiore, coperta da crociere di chiara matrice italiana, mentre lungo il corridoio si nota una serie di portali di carattere monumentale ispirati all’arte scultorea romana.
Per raggiungere il Castillo bisogna necessariamente attraversare il borgo di La Calahorra e la cosa è tutt’altro che spiacevole. Il paese, raccolto intorno al lato sud-orientale della collina, vanta un piccolo nucleo storico facilmente individuabile grazie allo svettante campanile barocco del 1774 costruito accanto alla più antica Cattedrale, realizzata nel corso di oltre un secolo a partire dall’inizio del Cinquecento. In paese la vita scorre placida, soprattutto d’estate, quando la calura pomeridiana relega gli abitanti al fresco delle loro abitazioni tinte di bianco dai tetti in mattoni rossi.
Il clima è soggetto a cambiamenti radicali a seconda della stagione, con estati calde e secche che si alternano a inverni moderatamente rigidi in cui non è raro assistere a qualche debole nevicata. Nonostante l’altitudine piuttosto elevata, a partire dalla fine di maggio il caldo comincia a farsi sentire prepotentemente e le massime diurne cominciano a superare i 30°C, raggiungendo picchi di 40°C nei pomeriggi più caldi di luglio e agosto. Per questo sarebbe preferibile partire in primavera o in autunno, quando le temperature sono miti, mentre chi sceglie l’inverno potrebbe trovarsi dinanzi al fascino dell’altopiano imbiancato.
Il mezzo di trasporto ideale per raggiungere La Calahorra e il suo Castillo è l’auto, ma in alternativa si può contare su alcuni autobus che quotidianamente fanno la spola da/verso Guadix, 20 km a nord, e Granada, 75 km a ovest. A prescindere dal mezzo di trasporto, il viaggio per raggiungere il paese è di per sé un’esperienza stimolante, per via dei magnifici scenari paesaggistici che si parano al di là del finestrino. Per maggiori informazioni potete cliccare www.lacalahorra.com/HTM/patrim.html
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