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Itinerario archeologico nel sud della Sardegna

La Sardegna è una terra dalle infinite sfaccettature. Storia, costumi, gastronomia e perfino la lingua hanno radici antichissime. Si può visitare l’isola in qualsiasi stagione, anche se è evidente che alcuni periodi siano più indicati di altri a seconda del tipo di esperienza che si vuole fare. A febbraio, ad esempio, i carnevali sardi catturano i visitatori con i ritmi ipnotici delle sfilate delle maschere tradizionali, mentre l’estate è senza dubbio la stagione del mare e delle vacanze in spiaggia. Durante tutto l’anno, però, ci si può ritagliare il tempo per un itinerario archeologico nel sud della Sardegna tra gli scavi dei misteriosi nuraghi, antiche città abbandonate e alcuni musei che ne custodiscono i tesori.

Anche noi ci siamo fatti catturare dalla voglia di scoprire qualcosa di più sulla storia plurimillenaria di quest’isola al centro del Mediterraneo e siamo partiti per un viaggio di qualche giorno tra archeologia, buon cibo e paesaggi sublimi.
Per questo specifico itinerario (da fare comodamente in 3 o 4 giorni) si può scegliere di soggiornare in un posto fisso (nel nostro caso, a Cagliari) oppure di muoversi a ogni tappa e pernottare in sistemazioni lungo il percorso. Se vi interessa saperne di più, qui sotto vi raccontiamo cosa abbiamo visto, includendo qualche consiglio su ristoranti e posti dove stare bene.

Primo giorno: i nuraghi di Casa Zapata e Su Nuraxi di Barumini


Da Cagliari si può partire al mattino in direzione nord verso la regione storica della Marmilla. Siamo nell’entroterra sardo, dove nel piccolo comune di Barumini ci sono almeno due siti archeologici davvero unici: Casa Zapata e Su Nuraxi.

Iniziamo la visita dal Polo Museale “Casa Zapata”, nel centro del paese. Vista da fuori sembra “solo” un’elegante dimora nobiliare storica. In effetti, fu fatta costruire dalla famiglia aragonese degli Zapata verso la fine del XVI secolo.
Il Comune di Barumini ne acquistò la proprietà nel 1987 per farne un luogo dedicato alla valorizzazione dei reperti rinvenuti nella vicina area archeologica di Su Nuraxi. Quando nel 1990 cominciarono i lavori di ristrutturazione, sotto all’edificio si scoprirono vestigia di un antico nuraghe. La successiva campagna di scavo ha riportato alla luce il cosiddetto “Su Nuraxi ‘e Cresia” (il nuraghe della chiesa), che ha conseguentemente fatto cambiare il progetto iniziale. Oggi entrando nel palazzo si può quindi osservare il complesso nuragico dall’alto grazie a un sistema di passerelle sospese e di pavimenti in vetro. Oltre alla sezione archeologica, il Polo Museale ospita anche una sezione storico-archivistica, una etnografica e il Museo Regionale delle Launeddas.

Per chi vuole, la giornata può proseguire presso il Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu”, che si trova appena fuori dal paese, quasi di fronte all’area archeologica di Su Nuraxi. La struttura intitolata al professore, nativo proprio di Barumini, ospita mostre permanenti ed esposizioni temporanee di tipo archeologico, storico, artistico ed etnoantropologico.

Il vero pezzo forte di Barumini è però ovviamente il sito di Su Nuraxi, dichiarato nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Non è solo uno dei nuraghi più belli della Sardegna, ma è anche uno dei più grandi e meglio conservati. Stiamo parlando di un nuraghe complesso quadrilobato costruito circa nel 1500 a.C. e rinvenuto negli anni ‘50 grazie a una campagna di scavi condotta dal prof. Giovanni Lilliu. Ora vi risparmiamo tutta la descrizione, ma possiamo assicurare che una visita a questo sito da sola vale il viaggio. Per maggiori informazioni, orari e prezzi rimandiamo al nostro articolo dedicato a Su Nuraxi e Casa Zapata.

Possibile deviazione: se avete ancora voglia e tempo a disposizione, valutate anche l’ipotesi di spostarvi a Orroli (circa 35 km da Barumini in direzione est) per una visita al sito archeologico de Su Nuraghe Arrubiu, il cosiddetto nuraghe rosso, risalente al 1500 a.C. circa.

Dove mangiare: a pranzo si può gustare la cucina tipica della Marmilla – e più in generale quella sarda – all’Hotel Ristorante Sa Lolla (via Cavour n°49, Barumini, tel. 070 9368419), che propone le migliori specialità locali.
Se fate rientro a Cagliari in serata, nella strada per il ritorno potete fare una gustosa sosta nella campagna di Donori dove, circondato da ulivi millenari, il Ristorante Pizzeria Sala Ricevimenti “Su Meri” offre un’ottima cucina regionale, tra cui la gustosa fregola e formaggi a volontà. Nel verde che circonda il casolare il proprietario ha costruito anche un nuraghe in pietra a secco (Zona Industriale Loc. Is Olionis 1, Donori. Tel. 320 869 0405).

Secondo giorno: Tharros e Penisola del Sinis


Il secondo giorno è forse un po’ intenso se ripartite da Cagliari, per cui in questo caso conviene muoversi di buon’ora. Ad ogni modo, prendendo la SS131 dal capoluogo in direzione nord la prima tappa è a Cabras presso il locale Museo Civico “Giovanni Marongiu”, che si affaccia sulle rive dello Stagno di Cabras.

Il museo racconta una sintesi dalla storia della Penisola del Sinis attraverso le sale dedicate ai siti più importanti del territorio, come il villaggio preistorico di Cuccuru is Arrius, l’insediamento di Sa Osa, la necropoli nuragica Mont’e Prama, la città di Tharros e il relitto di Mal di Ventre.
I pezzi più famosi esposti al suo interno sono i Giganti di Mont’e Prama, statue di arcieri, pugilatori e guerrieri alti fino a 2,50 metri rinvenuti nel sito archeologico della necropoli di Mont’e Prama e sono ad oggi il più antico esempio monumentale del Mediterraneo occidentale, nonché il simbolo della civiltà nuragica e della Sardegna. Non tutti i Giganti ritrovati sono esposti qui: altri sono stati trasferiti al Museo Archeologico di Cagliari che vedremo nell’ultima tappa del nostro viaggio.

Da Cabras ci muoviamo fino alla punta meridionale della Penisola del Sinis, immediatamente fuori dal paese di San Giovanni di Sinis, per visitare le spettacolari rovine di Tharros. Una volta lasciata la macchina nel parcheggio dove finisce la strada asfaltata, si prosegue a piedi per circa 10 minuti lungo la strada sterrata che sale sulla penisola di Capo San Marco.
L’antica città di Tharros fu fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C. dai Fenici in un luogo dove già esisteva un precedente villaggio nuragico. Durante la sua lunga storia fu abitata da popolazioni diverse: dopo il periodo fenicio, infatti, iniziò la fase punica e successivamente divenne romana. Tharros fu poi abbandonata attorno all’XI secolo d.C.

Siamo obiettivi: lo spettacolo che si apre davanti gli occhi è qualcosa di unico. Qui l’azzurro del mare e il verde della macchia mediterranea si fondono per dare vita a un paesaggio che sembra uscito dal pennello di un artista. Oltre all’antica città, in posizione dominante sulla sottile striscia di terra si trovano anche due torri difensive costruite dagli Spagnoli nei secoli scorsi, ovvero la Torre di San Giovanni e la Torre Vecchia. Vale la pena raggiungerle a piedi e godersi il panorama: da qui si domina completamente il Golfo di Oristano, lo Stagno di Mistras e il mare aperto.

Ad appena 6 km da Tharros non perdetevi una sosta a San Salvatore di Sinis, il famoso villaggio western di cui forse avrete sentito parlare. Si tratta (quasi) di un borgo fantasma, abitato in pianta stabile da una manciata di persone, che torna ad animarsi ogni anno a inizio settembre in occasione della caratteristica Corsa degli Scalzi.
Per approfondimenti rimandiamo al nostro articolo su San Salvatore di Sinis, ma giusto per avere un’idea generale, sappiate che qui tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘80 qui sono stati girati diversi film western e ancora oggi conserva un’inaspettata aria da Far West. Rimanendo in tema archeologico, comunque, sotto la locale Chiesa di San Salvatore, al centro del villaggio, c’è un suggestivo santuario paleocristiano con pitture e affreschi che merita una visita.

Possibile deviazione: se ne avete la possibilità, prendetevi il tempo per conoscere i sapori del territorio spostandovi a Tramatza per scoprire la storia del Vernaccia (quello sardo è un vitigno selvatico esclusivo dell’isola, dove fu allevato probabilmente sin dall’età protosarda) nel locale Ecomuseo del Vernaccia di Oristano e soprattutto per partecipare a un percorso enogastronomico presso l’Azienda agricola Famiglia Orro, dove assaggiare i vini (Vernaccia e Nieddera) e le conserve direttamente assieme al produttore. Abbiamo provato personalmente l’esperienza e ribadiamo che vale assolutamente la pena fare una deviazione. Le vostre papille ringrazieranno.

Dove mangiare: cosa c’è di meglio di un pranzo in spiaggia? Per chi ama il mare e i suoi sapori, il Ristorante I Giganti Beach (Lungomare E. d’Arborea n°51, Torregrande) offre piatti di pesce con una vista impagabile sul Golfo di Oristano e la possibilità di fermarsi un po’ in spiaggia per una sosta davvero piacevole.

Terzo giorno: Nora


Il terzo giorno del nostro itinerario archeologico in Sardegna lo dedichiamo a Nora, nel Comune di Pula, distante solo 35 km da Cagliari e percorribili in auto in meno di 40 minuti. L’area archeologica di Nora si raggiunge dal capoluogo sardo percorrendo la SS195 Sulcitana fino a Pula, per poi proseguire su via Sant'Efisio e Viale Nora fino al sito.

Sulla piccola penisola dove oggi vediamo le spettacolari rovine dell’antica Nora, verso la fine dell’VIII secolo a.C. i Fenici fondarono questa città che sarebbe poi diventata una delle più importanti del Mediterraneo per la sua posizione strategica a livello commerciale e portuale.
Nora visse anche una fase punica prima di entrare sotto l’influenza di Roma a partire dal II secolo a.C., e toccò al proprio apogeo tra il II e il III secolo d.C. quando si calcola che la popolazione raggiunse i 6000 abitanti, prima di intraprendere una lenta decadenza ed essere definitivamente abbandonata nell’Alto Medioevo.
Una guida sul posto può raccontarvi nel dettaglio la storia di questa località e dei suoi edifici, tra i quali si distinguono ancora eleganti domus, alcuni pavimenti a mosaico, templi, le terme e soprattutto lo spettacolare teatro datato 40 d.C – l’unico teatro romano conosciuto in Sardegna – che si stima potesse accogliere fino a 1200 persone a sedere.

Qui è tutto l’ambiente a essere incredibile: la luce (a cui probabilmente deve il nome la città, dall’arabo Nur), il paesaggio, le rovine, i colori del mare, l’adiacente Torre del Coltellazzo e perfino la spiaggia di Nora (sulla quale si affaccia la deliziosa chiesa romanica di Sant’Efisio), tanto che viene voglia di non andarsene più.
Scegliete quindi cosa fare e, se il tempo lo permette, fermatevi in spiaggia e godetevi il resto della giornata, altrimenti potrete scoprire ancora qualche pezzo di Nora anche una volta rientrati a Cagliari, come raccontiamo più avanti.

Dove mangiare: circa a metà strada tra Nora a Cagliari ci siamo fermati ad assaggiare i migliori piatti della tradizione sarda all’Agriturismo Il Pavone, che propone specialità del posto (S.P.91, loc. Su Tidili, Capoterra, tel. 070 729632).

La Stele di Nora e il Museo Archeologico di Cagliari


Una volta rientrati a Cagliari si può continuare a scoprire la storia sarda percorrendo a piedi le strade di Castello – il quartiere storico del capoluogo fondato nel XIII secolo dai Pisani – caratterizzato dalla cinta muraria che lo circonda e da una posizione elevata sul resto della città.
Per tutti i dettagli storici e turistici riguardanti Cagliari consigliamo di rivolgersi all’Infopoint turistico (c/o Palazzo Civico, via Roma n°145), che può fornire tutto il materiale informativo necessario, ma per quello che riguarda il nostro itinerario consigliamo di concludere l’avventura presso il Museo Archeologico, che assieme alla Pinacoteca Nazionale, al Museo delle Cere Anatomiche “Clemente Susini” e al Museo "Cardu" di Arte Siamese è ospitato nella cosiddetta Cittadella dei Musei proprio a Castello.

Il Museo Archeologico Nazionale è il più importante nel suo genere della Sardegna e accoglie oltre 4000 oggetti che raccontano quasi 7000 anni di storia del’isola. Si sviluppa su quattro piani a cui corrispondono temi espositivi diversi. Il piano terra è dedicato alla didattica, con un excursus cronologico sull'archeologia della Sardegna. Gli altri piani seguono una logica topografica e territoriale.

Collegandoci in particolare a quello che abbiamo visto in questi giorni, segnaliamo che nel museo è esposta la Stele di Nora, un blocco di pietra arenaria sulla quale è incisa la più antica testimonianza scritta ad oggi mai rinvenuta nel Mediterraneo occidentale. Sulla Stele di Nora (risalente alla fine IX-inizi VIII sec. a.C.) appare infatti la prima attestazione del nome “Sardegna”, riportata con l’alfabeto fenicio.

Altrettanto interessante è l’ultimo piano espositivo, dedicato alle mostre temporanee, che ospita la maggior parte delle statue nuragiche di Mont'e Prama, tra cui alcuni dei famosissimi Giganti, in attesa che possano ritornare a Cabras. Per maggiori informazioni: Museo Archeologico Nazionale.

Dove mangiare: la scelta di ristoranti a Cagliari è praticamente infinita. Per rimanere in zona centrale, nei quartieri Marina e Stampace non c’è davvero che l’imbarazzo della scelta. Nel nostro caso, l’ultima sera del viaggio abbiamo optato per il Ristorante Sa Ide e S'Ollia (Corso Vittorio Emanuele II n° 370).

L'itinerario archeologico nel sud della Sardegna, in sintesi


Itinerario:
Cagliari – Barumini – Cabras – Tharros – San Giovanni di Sinis – Nora – Cagliari.
Durata del viaggio: 3 o 4 giorni, senza fretta.
Cosa vediamo: Area archeologica Su Nuraxi, Polo Museale “Casa Zapata”, Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu” – Museo Civico “Giovanni Marongiu” di Cabras – Area Archeologica di Tharros – San Giovanni di Sinis – Area Archeologica di Nora – Museo Archeologico Nazionale, quartiere Castello e centro storico di Cagliari.
Deviazioni consigliate:
- raggiungete Orroli per visitare il sito archeologico "Su Nuraghe Arrubiu";
- spingetevi fino a Tramatza per visitare l’Ecomuseo del Vernaccia di Oristano e partecipare a un percorso enogastronomico presso l’Azienda agricola Famiglia Orro;
- se amate il mare, fate una sosta a Is Arutas o sulle altre splendide spiagge della Penisola del Sinis.

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