Tuscania (Lazio): il borgo, la necropoli etrusca e la chiesa di San Pietro
Tuscania, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Tuscania dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
L’antica Etruria meridionale – oggi detta Tuscia – raccoglie le autentiche punte di diamante del viterbese, comuni che nobilitano quella parte di Lazio dove la storia ha rilasciato eccitanti dosi di estetica italica. Tuscania fa parte di questa altolocata selezione di espressioni urbanistiche legate a uno sviluppo progressivo della mappatura storico-politico-sociale dalla primigenia fase arcaica alla definitiva affermazione post Unità d’Italia.
Figlia di nessuno e al contempo di tutti, la località fonde le concezioni culturali di moltissime popolazioni da essa transitate (vedi la Vulcente, la Vulsiniese e la Chiusina), cristallizzando la propria struttura nell’era medievale in qualità di libero comune coinvolto suo malgrado nelle guerre tra guelfi e ghibellini, una situazione paradossalmente favorevole sia per il sorgere di numerosi monumenti ed edifici, sia per l’ottimizzazione nobiliare del sistema castellare, forte di plurime rocche come Montebello, Carcarella e Ancarano.
Il livello estetico decolla grazie alla monumentale presenza della Basilica di San Pietro, ricca di elementi da contemplare a bocca aperta: la parte frontale, l’alto abside e la facciata compongono un trittico di partizioni semplicemente meravigliose. L’interno si esalta con tre rincassi di colonne lisce, capitelli, archivolti, mosaici laterali e molteplici motivi su base marmorea. Le sculture non si contano e tutte assurgono a un significato contraddistinto da un’accentuata aura ecclesiastica dai risvolti sottilmente mistici.
L’altra basilica, quella di Santa Maria Maggiore, è stata consacrata nel 1206 ma in quanto a nascita strutturale, i critici sono tra loro molto discordi. Anche in questo caso non si contano decorazioni e arricchimenti, ma il valore aggiunto c’è e consiste nella torre campanaria. La Chiesa è attualmente di proprietà del demanio ma viene gestita dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Roma, Rieti e Viterbo. Come la Basilica di San Pietro, è visitabile gratuitamente.
Fiore all’occhiello di Tuscania è il “Rivellino”, un teatro carismatico che ha richiesto ben 5 anni di ristrutturazioni per poter ribadire la propria valenza di avamposto culturale dal carattere moderno ma conciliante i più antichi criteri di messinscena. Il comune riserva poi molte sorprese ai turisti che ne percorrono le vie a piedi: l’itinerario tocca inevitabilmente piazza Basile e piazza Bastianini, che ospita la seicentesca fontana Grande e il Duomo.
Tutte queste consuetudini mirano a tessere una tela culinaria che accosta ai sapori della carne la genuinità dei prodotti orto-frutticoli (finocchio, cicoria, patate e mazzocchi) accompagnati, anzi bagnati da ottimi vini autoctoni.
Figlia di nessuno e al contempo di tutti, la località fonde le concezioni culturali di moltissime popolazioni da essa transitate (vedi la Vulcente, la Vulsiniese e la Chiusina), cristallizzando la propria struttura nell’era medievale in qualità di libero comune coinvolto suo malgrado nelle guerre tra guelfi e ghibellini, una situazione paradossalmente favorevole sia per il sorgere di numerosi monumenti ed edifici, sia per l’ottimizzazione nobiliare del sistema castellare, forte di plurime rocche come Montebello, Carcarella e Ancarano.
La Tuscania etrusca
L’emersione graduale di Tuscania è testimoniata in primis da quanto custodito nel Museo nazionale tuscanese: in particolare, la conoscenza del territorio si affida all’integrità di magnifici reperti, sarcofagi e corredi funerari che tracciano una morfologia delle più importanti famiglie locali alle quali si correla la crescente importanza del comune. La metamorfosi storica è altresì evidenziata dai tesori dell’area archeologica del colle di San Pietro e della Necropoli Madonna dell’Olivo.Cosa vedere a Tuscania
Poli che richiedono massimale attenzione sono costituiti da impianti architettonici religiosi cui fanno capo la Chiesa di Santa Maria del Riposo e l’ex convento francescano, ora Museo nazionale Etrusco.Il livello estetico decolla grazie alla monumentale presenza della Basilica di San Pietro, ricca di elementi da contemplare a bocca aperta: la parte frontale, l’alto abside e la facciata compongono un trittico di partizioni semplicemente meravigliose. L’interno si esalta con tre rincassi di colonne lisce, capitelli, archivolti, mosaici laterali e molteplici motivi su base marmorea. Le sculture non si contano e tutte assurgono a un significato contraddistinto da un’accentuata aura ecclesiastica dai risvolti sottilmente mistici.
L’altra basilica, quella di Santa Maria Maggiore, è stata consacrata nel 1206 ma in quanto a nascita strutturale, i critici sono tra loro molto discordi. Anche in questo caso non si contano decorazioni e arricchimenti, ma il valore aggiunto c’è e consiste nella torre campanaria. La Chiesa è attualmente di proprietà del demanio ma viene gestita dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Roma, Rieti e Viterbo. Come la Basilica di San Pietro, è visitabile gratuitamente.
Fiore all’occhiello di Tuscania è il “Rivellino”, un teatro carismatico che ha richiesto ben 5 anni di ristrutturazioni per poter ribadire la propria valenza di avamposto culturale dal carattere moderno ma conciliante i più antichi criteri di messinscena. Il comune riserva poi molte sorprese ai turisti che ne percorrono le vie a piedi: l’itinerario tocca inevitabilmente piazza Basile e piazza Bastianini, che ospita la seicentesca fontana Grande e il Duomo.
Eventi, sagre e manifestazioni
Le manifestazioni che si avvicendano nell’arco di un intero anno rispettano la tradizione religiosa in accordo a quella agricola, cosicché alle celebrazioni patronali e alle processioni si alternano feste più agresti come la fiera di Maggio, la Festa della Lavanda, e la Sagra della Frittella. Più appuntamenti aggregativi che eventi tout court restano la raccolta estiva delle lumache, le merende d’agosto (a base di porchetta e altri companatici), la raccolta dei funghi, la vendemmia di ottobre, la raccolta delle olive, la macellazione dei maiali e la caccia alla selvaggina.Tutte queste consuetudini mirano a tessere una tela culinaria che accosta ai sapori della carne la genuinità dei prodotti orto-frutticoli (finocchio, cicoria, patate e mazzocchi) accompagnati, anzi bagnati da ottimi vini autoctoni.