Arese (Lombardia): il Centro, il Museo Alfa Romeo e la visita alla cittą
Arese, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Arese dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
In parte inserito nel Parco delle Groane, il comune di Arese si conforma quale cittadina che, in virtù di una popolazione di ca. 20.000 abitanti, impone un’identità sociale ed economica molto forte in Lombardia pur prefiggendosi l’obiettivo di accattivarsi costantemente l’attenzione del turista in ogni fase dell’anno.
I Visconti e gli Sforza fecero crescere l’economia locale, stessa cosa non si può dire delle egide francese e spagnola, le cui azioni disturbatrici vennero annullate dagli Austriaci, ai quali va attribuito il merito di aver ripreso a incoraggiare la coltivazione del gelso a sostegno della produzione di seta, risorsa importantissima per Arese. Nel 1891 arrivò l’annessione al mandamento di Milano, che attualmente ne è provincia.
Arrivati in Piazza della Parrocchiale, non si è francamente investiti da un senso di magnificenza perché in verità la piazza esprime più compostezza che altro, eppure il suo valore storico non si discute e un’anzianità di otto secoli pesa nel computo generale che agglomera in un unico spazio il castello sede comunale, l’ex Villa Borghi e la Parrocchiale. Da qui sdogana Via Sant’Anna, che conduce a Villa Gallazzi e al suo parco dove giace un po’ nascosta una cappella privata piuttosto pittoresca.
Le frazioni di Arese si presentano come località raccolte, animate da uno spirito meditativo memore di una lunga tradizione agricola; rimaste immutate, non verranno mai completamente snaturate dalla modernità poiché qui il tempo scorre lento rispettando il ritmo degli abitanti.
Il patrimonio artistico suona note sfavillanti che chiamano in appello architetture pregevoli. La Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo è un progetto di fine Ottocento che si avvale di una facciata realizzata anni dopo la fondazione, nel 1927, un tratto di per sé assai curioso. Lineare nell’estetica e disciplinata nella postura, la chiesa si esprime al meglio sfoggiando i suoi interni adorni di artistici arredi sacri d’ogni genere, le statue lignee della Madonna del Rosario e del Crocifisso (entrambe del XVII secolo), gli affreschi ai lati dell’altare dipinti da Mario Grandi Chiodo, la calotta della cupola affrescata da Galloni ch’è autore anche delle Virtù Teologali, infine l’organo a canne di Vittore Ermolli di Varese entro una stupenda cantoria in legno.
In frazione Valera la Chiesa di San Bernardino da Siena è in assoluto la più antica, forse antecedente al 1558. Da piccola cappella qual era nel Settecento, si è espansa fino a comprendere persino un campanile che ne fiancheggia il principale corpo di fabbrica. Sempre da queste parti stupisce Villa La Valera, complesso architettonico che si pone quale valida testimone della corrente signorile settecentesca in ambito lombardo. Gli spazi aperti, ad esempio i cortili, ospitano alcune delle più influenti manifestazioni culturali, vedasi Concerti in Villa, evento atteso per le esibizioni di musicisti famosi di caratura internazionale.
Poco lontano sorge l’essenziale Chiesa di Maria Aiuto dei Cristiani, custode di un Cristo senza la Croce e una Maria Ausiliatrice, sculture lignee firmate da Max Moroder di Ortisei. In frazione Torretta la Chiesa di dell’Annunciazione della Beata Vergine e San Luigi Gonzaga si presentava assai povera fino al 1705, anno della realizzazione del quadro raffigurante l’Annunciazione, conservato entro un ambiente illuminato da otto vetrate policrome fatte e rifinite dagli artigiani di Tauca in Perù.
Molte cascine del circondario, caratteristiche del territorio rurale, sono state come fagocitate dall’edilizia cittadina, eccettuate Cascina Radio e Cascina Cenci, mantenute isolate dalla sfera urbana e punti di riferimento in una campagna ove abbondano ancora filari di piante, fontanili, tanti campi coltivati e viottoli da poter percorrere sia a piedi che in bicicletta.
Storia
Il nucleo urbano trova origine nel 507 d.C. per opera di soldati ungari che si stanziarono qui denominando il circoscritto territorio Alessium in onore del loro re, un nome presto soggetto alle evolute traslazioni Arescium, Aresium, Arexio e in ultimo Arese. I dubbi che aleggiano su questa genesi risultano numerosi finché non sopraggiungono fonti in grado di documentare il percorso cittadino a partire dal Medioevo, periodo contraddistinto dall’insistito controllo della Pieve di Trenno influenzata dal dominio di Bollate.I Visconti e gli Sforza fecero crescere l’economia locale, stessa cosa non si può dire delle egide francese e spagnola, le cui azioni disturbatrici vennero annullate dagli Austriaci, ai quali va attribuito il merito di aver ripreso a incoraggiare la coltivazione del gelso a sostegno della produzione di seta, risorsa importantissima per Arese. Nel 1891 arrivò l’annessione al mandamento di Milano, che attualmente ne è provincia.
Cosa vedere ad Arese
L’antico paese rurale ancora rappresenta l’anima della cittadina, che si compone di tre imprescindibili centri storici, ovvero il capoluogo e le frazioni Valera e Torretta. Arese comprende un genius loci ancorato a un assetto piuttosto classico, manna dal cielo per i visitatori che adorano il reticolato urbano più semplice, con una sorta di strada decumano lastricata di porfido e serrizzo ma altresì pervasa dalla sottile presenza di acciottolato che la fa assomigliare a una rizzada settecentesca. Esiste un consolidato legame con il passato, rievocato dalle case a ingresso di corte, alcune dotate di paracarri, balconi e, più raramente, ballatoi con scala esterna.Arrivati in Piazza della Parrocchiale, non si è francamente investiti da un senso di magnificenza perché in verità la piazza esprime più compostezza che altro, eppure il suo valore storico non si discute e un’anzianità di otto secoli pesa nel computo generale che agglomera in un unico spazio il castello sede comunale, l’ex Villa Borghi e la Parrocchiale. Da qui sdogana Via Sant’Anna, che conduce a Villa Gallazzi e al suo parco dove giace un po’ nascosta una cappella privata piuttosto pittoresca.
Le frazioni di Arese si presentano come località raccolte, animate da uno spirito meditativo memore di una lunga tradizione agricola; rimaste immutate, non verranno mai completamente snaturate dalla modernità poiché qui il tempo scorre lento rispettando il ritmo degli abitanti.
Il patrimonio artistico suona note sfavillanti che chiamano in appello architetture pregevoli. La Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo è un progetto di fine Ottocento che si avvale di una facciata realizzata anni dopo la fondazione, nel 1927, un tratto di per sé assai curioso. Lineare nell’estetica e disciplinata nella postura, la chiesa si esprime al meglio sfoggiando i suoi interni adorni di artistici arredi sacri d’ogni genere, le statue lignee della Madonna del Rosario e del Crocifisso (entrambe del XVII secolo), gli affreschi ai lati dell’altare dipinti da Mario Grandi Chiodo, la calotta della cupola affrescata da Galloni ch’è autore anche delle Virtù Teologali, infine l’organo a canne di Vittore Ermolli di Varese entro una stupenda cantoria in legno.
In frazione Valera la Chiesa di San Bernardino da Siena è in assoluto la più antica, forse antecedente al 1558. Da piccola cappella qual era nel Settecento, si è espansa fino a comprendere persino un campanile che ne fiancheggia il principale corpo di fabbrica. Sempre da queste parti stupisce Villa La Valera, complesso architettonico che si pone quale valida testimone della corrente signorile settecentesca in ambito lombardo. Gli spazi aperti, ad esempio i cortili, ospitano alcune delle più influenti manifestazioni culturali, vedasi Concerti in Villa, evento atteso per le esibizioni di musicisti famosi di caratura internazionale.
Poco lontano sorge l’essenziale Chiesa di Maria Aiuto dei Cristiani, custode di un Cristo senza la Croce e una Maria Ausiliatrice, sculture lignee firmate da Max Moroder di Ortisei. In frazione Torretta la Chiesa di dell’Annunciazione della Beata Vergine e San Luigi Gonzaga si presentava assai povera fino al 1705, anno della realizzazione del quadro raffigurante l’Annunciazione, conservato entro un ambiente illuminato da otto vetrate policrome fatte e rifinite dagli artigiani di Tauca in Perù.
Molte cascine del circondario, caratteristiche del territorio rurale, sono state come fagocitate dall’edilizia cittadina, eccettuate Cascina Radio e Cascina Cenci, mantenute isolate dalla sfera urbana e punti di riferimento in una campagna ove abbondano ancora filari di piante, fontanili, tanti campi coltivati e viottoli da poter percorrere sia a piedi che in bicicletta.