Marmora (Piemonte), visita al borgo nella Valle Maira
Marmora, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Marmora dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Ci sono borghi alpini che assomigliano piuttosto a dei nidi tra i monti, a piccoli paradisi nascosti, a rifugi segreti sconosciuti ai più. È il caso di Marmora, cittadina in miniatura della provincia di Cuneo, incastonata in una delle zone più isolate del Piemonte e popolata da meno di 100 abitanti. Membro della Comunità Montana Valle Maira, la borgata è rimasta a lungo separata dal resto dell’Italia, e questo ha garantito una conservazione perfetta, quasi magica, del patrimonio architettonico originario.
Costellata di testimonianze storiche antiche, dotata di qualche traccia romana visibile nella chiesa parrocchiale, fu dominio dei marchesi di Saluzzo poi dei Savoia all’inizio del Seicento, che a loro volta la concessero in feudo ai Ferrero di Biella. Mantenutasi immune dalle dottrine eretiche che si sviluppavano e diffondevano nella valle, Marmora fu da sempre un centro piccolo ma attivo, con tradizioni marcate e un’identità forte, che si respira tuttora ed è tangibile in paese.
Vi si possono ammirare alcune perle eccezionali dell’edilizia e dell’arte rurale, distribuite tra le varie frazioni del comune, con dettagli stilistici ricorrenti come bifore, pilastri rotondi e soprattutto le tipiche facciate a vela, che superano i tetti in altezza e culminano con una propria copertura in lastre di pietra. Il modello ricorrente di abitazioni è a base rettangolare, con le pareti di pietra e un tetto poco inclinato, rivestito d’ardesia e che spesso ospita il fienile, che costituisce il terzo piano, mentre al piano più basso si trovano le stalle. Una particolarità delle strutture più antiche è l’assenza di scale: per accedere ai piani superiori era sufficiente sfruttare la naturale pendenza del terreno.
Ma fu tra il 1200 e il 1500, epoca molto prospera per la Val Maira, che Marmora conobbe un notevole sviluppo urbanistico: in quei secoli, infatti, gli umili edifici con questa forma di base maturarono in costruzioni più elaborate ed eleganti, arricchite di portali e finestre, caratterizzate da spigoli di pietra squadrata e soffitti sostenuti in travi di larice.
Anche gli edifici di culto vantano a Marmora qualche esemplare interessante, come la solitaria Parrocchiale di San Massimo: situata a 1548 metri di quota, in posizione defilata rispetto al nucleo abitato, custodisce degli affreschi quattrocenteschi pregiati e anche sulla facciata presenta i dipinti risalenti al medioevo, oltre alle due meridiane realizzate rispettivamente nel 1664 e nel 1772, restaurate una prima volta nel 1800 e definitivamente riportate all’antico splendore nel 2008. A navata unica, la chiesa è affiancata da due cappelle laterali affrescate, custodisce una pala settecentesca attribuita a Giuseppe Domenico Barbetti e un fonte battesimale ottagonale in stile tardo romanico, scolpito sui lati con immagini tratte dalle Sacre Scritture.
Inoltre, in quasi tutte le borgate che compongono il comune, è presente una cappella: a Ponte Marmora ce n’è una dedicata a San Bartolomeo, a Vernetti c’è la settecentesca chiesetta ormai sconsacrata dedicata a San Giacomo, a Biamondo c’è il contemporaneo Santuario della Madonna del Biamondo, e a San Sebastiano si può vedere la cappella intitolata ai Santi Sebastiano e Fabiano, del lontano 1450. Costituita originariamente da un’aula unica, con abside semicircolare e volta a botte orientata da est a ovest, in seguito venne ampliata con due locali laterali, adibiti rispettivamente a sacrestia e a navata.
Proprio la cappella di San Sebastiano rappresenta una delle costruzioni più preziose di Marmora, con i suoi dipinti quattrocenteschi di Giovanni Baleison di Demonte, raffiguranti l’infanzia di Cristo dalla Natività all’adorazione dei Magi. Altre immagini ritraggono San Sebastiano, che fu un soldato romano alla corte di Diocleziano, convertito al Cristianesimo e condannato a morte per l’aiuto prestato ai detenuti cristiani Marco e Marcellino.
Da vedere anche la cappella di San Giorgio e Sant’Anna in borgata Tolosano, la cappella di Sant’Antonio Abate in località Reinero e la cappella dedicata a Santa Maria in borgata Superiore, risalente ai primi anni dell’Ottocento.
Ma la maggior parte dei visitatori di Marmora cerca soprattutto una natura incontaminata, da assaporare sia d’estate che d’inverno: nella bella stagione ci si può infatti cimentare in innumerevoli escursioni, da fare a piedi, a cavallo o in mountain bike, spaziando dai Percorsi Occitani al caratteristico “Giro delle Borgate”, che ogni anno viene organizzato nella seconda metà di agosto parallelamente all’iniziativa mangereccia “Forni accesi a Marmora”.
In inverno, invece, nella valle Maira si possono scoprire stazioni invernali affascinanti, moderne e accoglienti, in cui praticare lo sci nordico, lo sci alpinismo, o anche solo le escursioni con le ciaspole lungo i tracciati delle Alpi Cozie. Le piste da sci si snodano tra i 944 metri di quota di Marmora e i 1686 metri di Cascate di Stroppia, frazione di ACceglio, mentre gli anelli di fondo si concentrano nei valloni di Elva, lungo i pendii dei Colli delle Cavalline, di San Giovanni e di Canosio, dove sorge anche un piccolo impianto di risalita.
Dopo aver utilizzato tante energie si potrebbe avere bisogno di una pausa ristoratrice, magari condita di qualche golosità della cucina locale. Tra le specialità del territorio c’è lou chet, una focaccia dolce a base di farina di segala: in origine si preparava impastando in una terrina la farina di segala con acqua calda, a cui si univano tre cucchiai di zucchero e un pizzico di sale. L’impasto ottenuto si versava su carta da zucchero blu, in modo che risultasse spesso circa un centimetro, e veniva ulteriormente coperto di farina: la carta blu serviva semplicemente a fare felici i bambini, che non gustavano il dolce servito in un piatto, ma lo tenevano in mano nell’involucro colorato.
Tra le manifestazioni caratteristiche della zona, perfette per avvicinarsi alle tradizioni locali e alla cucina del posto, è la Sagra del Margaro di metà agosto, che dura una decina di giorni e prevede incontri culturali, concerti, danze popolari e merende appetitose.
Per raggiungere Marmora ci si può servire di vari mezzi: chi viaggia in auto può percorrere l’autostrada A6 e uscire a Marene, Fossano o Mondovì, mentre in treno si può raggiungere Cuneo per poi continuare con l’autobus sulla linea Benese Cuneo-Dronero-Acceglio. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Levaldigi e Torino Caselle, rispettivamente a 55 km e 120 km dalla meta.
A destinazione troverete un clima piacevole, caratterizzato da temperature miti, senza picchi eccessivi di afa o di gelo, e da precipitazioni estive scarse. I valori medi del mese più freddo, gennaio, vanno infatti da una minima di 2°C a una massima di 5°C, mentre in luglio si va dai 17°C ai 27°C. Le piogge, quasi assenti in luglio, si concentrano invece in primavera, quando cadono in media 110-120 mm d’acqua.
Costellata di testimonianze storiche antiche, dotata di qualche traccia romana visibile nella chiesa parrocchiale, fu dominio dei marchesi di Saluzzo poi dei Savoia all’inizio del Seicento, che a loro volta la concessero in feudo ai Ferrero di Biella. Mantenutasi immune dalle dottrine eretiche che si sviluppavano e diffondevano nella valle, Marmora fu da sempre un centro piccolo ma attivo, con tradizioni marcate e un’identità forte, che si respira tuttora ed è tangibile in paese.
Vi si possono ammirare alcune perle eccezionali dell’edilizia e dell’arte rurale, distribuite tra le varie frazioni del comune, con dettagli stilistici ricorrenti come bifore, pilastri rotondi e soprattutto le tipiche facciate a vela, che superano i tetti in altezza e culminano con una propria copertura in lastre di pietra. Il modello ricorrente di abitazioni è a base rettangolare, con le pareti di pietra e un tetto poco inclinato, rivestito d’ardesia e che spesso ospita il fienile, che costituisce il terzo piano, mentre al piano più basso si trovano le stalle. Una particolarità delle strutture più antiche è l’assenza di scale: per accedere ai piani superiori era sufficiente sfruttare la naturale pendenza del terreno.
Ma fu tra il 1200 e il 1500, epoca molto prospera per la Val Maira, che Marmora conobbe un notevole sviluppo urbanistico: in quei secoli, infatti, gli umili edifici con questa forma di base maturarono in costruzioni più elaborate ed eleganti, arricchite di portali e finestre, caratterizzate da spigoli di pietra squadrata e soffitti sostenuti in travi di larice.
Anche gli edifici di culto vantano a Marmora qualche esemplare interessante, come la solitaria Parrocchiale di San Massimo: situata a 1548 metri di quota, in posizione defilata rispetto al nucleo abitato, custodisce degli affreschi quattrocenteschi pregiati e anche sulla facciata presenta i dipinti risalenti al medioevo, oltre alle due meridiane realizzate rispettivamente nel 1664 e nel 1772, restaurate una prima volta nel 1800 e definitivamente riportate all’antico splendore nel 2008. A navata unica, la chiesa è affiancata da due cappelle laterali affrescate, custodisce una pala settecentesca attribuita a Giuseppe Domenico Barbetti e un fonte battesimale ottagonale in stile tardo romanico, scolpito sui lati con immagini tratte dalle Sacre Scritture.
Inoltre, in quasi tutte le borgate che compongono il comune, è presente una cappella: a Ponte Marmora ce n’è una dedicata a San Bartolomeo, a Vernetti c’è la settecentesca chiesetta ormai sconsacrata dedicata a San Giacomo, a Biamondo c’è il contemporaneo Santuario della Madonna del Biamondo, e a San Sebastiano si può vedere la cappella intitolata ai Santi Sebastiano e Fabiano, del lontano 1450. Costituita originariamente da un’aula unica, con abside semicircolare e volta a botte orientata da est a ovest, in seguito venne ampliata con due locali laterali, adibiti rispettivamente a sacrestia e a navata.
Proprio la cappella di San Sebastiano rappresenta una delle costruzioni più preziose di Marmora, con i suoi dipinti quattrocenteschi di Giovanni Baleison di Demonte, raffiguranti l’infanzia di Cristo dalla Natività all’adorazione dei Magi. Altre immagini ritraggono San Sebastiano, che fu un soldato romano alla corte di Diocleziano, convertito al Cristianesimo e condannato a morte per l’aiuto prestato ai detenuti cristiani Marco e Marcellino.
Da vedere anche la cappella di San Giorgio e Sant’Anna in borgata Tolosano, la cappella di Sant’Antonio Abate in località Reinero e la cappella dedicata a Santa Maria in borgata Superiore, risalente ai primi anni dell’Ottocento.
Ma la maggior parte dei visitatori di Marmora cerca soprattutto una natura incontaminata, da assaporare sia d’estate che d’inverno: nella bella stagione ci si può infatti cimentare in innumerevoli escursioni, da fare a piedi, a cavallo o in mountain bike, spaziando dai Percorsi Occitani al caratteristico “Giro delle Borgate”, che ogni anno viene organizzato nella seconda metà di agosto parallelamente all’iniziativa mangereccia “Forni accesi a Marmora”.
In inverno, invece, nella valle Maira si possono scoprire stazioni invernali affascinanti, moderne e accoglienti, in cui praticare lo sci nordico, lo sci alpinismo, o anche solo le escursioni con le ciaspole lungo i tracciati delle Alpi Cozie. Le piste da sci si snodano tra i 944 metri di quota di Marmora e i 1686 metri di Cascate di Stroppia, frazione di ACceglio, mentre gli anelli di fondo si concentrano nei valloni di Elva, lungo i pendii dei Colli delle Cavalline, di San Giovanni e di Canosio, dove sorge anche un piccolo impianto di risalita.
Dopo aver utilizzato tante energie si potrebbe avere bisogno di una pausa ristoratrice, magari condita di qualche golosità della cucina locale. Tra le specialità del territorio c’è lou chet, una focaccia dolce a base di farina di segala: in origine si preparava impastando in una terrina la farina di segala con acqua calda, a cui si univano tre cucchiai di zucchero e un pizzico di sale. L’impasto ottenuto si versava su carta da zucchero blu, in modo che risultasse spesso circa un centimetro, e veniva ulteriormente coperto di farina: la carta blu serviva semplicemente a fare felici i bambini, che non gustavano il dolce servito in un piatto, ma lo tenevano in mano nell’involucro colorato.
Tra le manifestazioni caratteristiche della zona, perfette per avvicinarsi alle tradizioni locali e alla cucina del posto, è la Sagra del Margaro di metà agosto, che dura una decina di giorni e prevede incontri culturali, concerti, danze popolari e merende appetitose.
Per raggiungere Marmora ci si può servire di vari mezzi: chi viaggia in auto può percorrere l’autostrada A6 e uscire a Marene, Fossano o Mondovì, mentre in treno si può raggiungere Cuneo per poi continuare con l’autobus sulla linea Benese Cuneo-Dronero-Acceglio. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Levaldigi e Torino Caselle, rispettivamente a 55 km e 120 km dalla meta.
A destinazione troverete un clima piacevole, caratterizzato da temperature miti, senza picchi eccessivi di afa o di gelo, e da precipitazioni estive scarse. I valori medi del mese più freddo, gennaio, vanno infatti da una minima di 2°C a una massima di 5°C, mentre in luglio si va dai 17°C ai 27°C. Le piogge, quasi assenti in luglio, si concentrano invece in primavera, quando cadono in media 110-120 mm d’acqua.