Petrosino (Sicilia): il mare, le spiagge e cosa vedere nella cittadina
Petrosino, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Petrosino dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Già a partire dal nome ci si immagina una cittadina ridente, invasa dal profumo fresco della macchia mediterranea: la versione siciliana del toponimo, ‘Piddrusinu’, significa infatti ‘prezzemolo’, e col passare degli anni il nome Petrosino è sempre più familiare alle orecchie di chi ama il mare, la quiete e i paesaggi magnifici della Sicilia. Petrosino, coi suoi 8 mila abitanti, sroge infatti in provincia di Trapani, incastonata tra l’antica Marsala e Mazara del Vallo.
Distante circa 45 km dal capoluogo di provincia, lambita da un Mediterraneo limpidissimo, la città comprende un territorio molto vasto, che dalla costa giunge nel primo entroterra e comprende tre zone paludose chiamate ‘margi’: a ‘Margi Spanò’ c’è un famoso allevamento di pesci, ‘Margi Canino’ sorge nei pressi del Lido Torrazza e il ‘Margio Milo’ venne bonificato negli anni Trenta del Novecento, dopo la costruzione di un sistema di canali a chiuse che raccolgono l’acqua e la convogliano al mare.
Altre spiagge le trovate a sud in direzione di Capo Feto, lidi isolati perfetti per entrare nella lista delle spiagge più selvagge della Sicilia.
A nord abbiamo un lungo tratto roccioso con possibilità di servizi di balneazione (Cala Scirocco), mentre la prima spiaggia sabbiosa si incontra a Torre Sibiliana, con la Spiaggia di Margi Milo.
A dire il vero l’economia di Petrosino è ancora dominata dal settore agricolo, infatti nella campagna circostante si producono soprattutto ortaggi in serra e uva, utilizzata per la preparazione di un ottimo Marsala. Tuttavia il turismo sta prendendo piede con successo, grazie al litorale affascinante ma non solo: anche il piccolo centro di Petrosino, con alcuni monumenti interessanti, costituisce una meta accattivante per chi arriva da fuori città.
Tra gli edifici di culto spicca la chiesa madre dedicata a Maria Santissima delle Grazie, nella piazza centrale del paese, costruita nel 1745 con pianta a croce romana e ampliata a metà dell’Ottocento, affidata poi all’ordine dei Francescani. Tra il 1884 e il 1898 la crescita costante della popolazione rese necessario un ulteriore ampliamento della struttura, che nel frattempo aveva iniziato a svolgere funzioni parrocchiali, dapprima con Atto di Delega della Chiesa Madre di Marsala, poi come Prima Parrocchia fuori le mura. Oggi, sulla facciata, brilla un mosaico raffigurante la Madonna e il Bambino, mente all’interno colpisce l’altare marmoreo e si cammina su una pavimentazione curata, restaurata di recente. Il portale, in stile gotico, contrasta con il campanile in stile moderno, sormontato da una copertura in ceramica verde.
Ma gli edifici più caratteristici di Petrosino e di questa zona sono forse i ‘bagli’, gruppi di case rurali circondate da mura, simili al ‘ballium’ latino o al ‘bailey’ inglese. Intorno al borgo ce ne sono vari, ad esempio il ‘Baglio inglese Woodhouse’, fatto costruire all’inizio dell’Ottocento da John Woodhouse e tuttora affascinante, nonostante le condizioni di conservazione non siano ottimali: per accedervi si superano due pilastri decorati e si passa sotto l’arco, emblema del Comune; ci si trova così al cospetto del vecchio portale, di alcuni ambienti parzialmente demoliti e di un cortile con il corpo residenziale principale, dominato ancora dal pozzo e dal lavatoio in pietra di tufo. Con un po’ di fantasia ci si può immaginare ancora oggi l’odore forte del mosto, infatti nelle piccole botti stipate nei magazzini, le cosiddette ‘pipè’, si conservavano il vino, il vino cotto o il ‘safune’, ovvero vino fermentato con l’aggiunta di alcool.
Distante circa 45 km dal capoluogo di provincia, lambita da un Mediterraneo limpidissimo, la città comprende un territorio molto vasto, che dalla costa giunge nel primo entroterra e comprende tre zone paludose chiamate ‘margi’: a ‘Margi Spanò’ c’è un famoso allevamento di pesci, ‘Margi Canino’ sorge nei pressi del Lido Torrazza e il ‘Margio Milo’ venne bonificato negli anni Trenta del Novecento, dopo la costruzione di un sistema di canali a chiuse che raccolgono l’acqua e la convogliano al mare.
Le spiagge di Petrosino
Il fiore all’occhiello di Petrosino è il paesaggio costiero, che regala scenari magnifici per il turismo balneare in Sicilia. Tra le zone più apprezzate dai visitatori c’è infatti il Lido Biscione, che si sviluppa poco più a sud del porto turistico con un fronte di oltre 500 metri, e dove si possono effettuare numerose immersioni e si possono assaporare le delizie di un clima mite e soleggiato. Le escursioni in barca a vela permettono di cavalcare le onde turchesi del Mediterraneo, e la pescosità dei fondali è una risorsa invitante per gli amanti della pesca.Altre spiagge le trovate a sud in direzione di Capo Feto, lidi isolati perfetti per entrare nella lista delle spiagge più selvagge della Sicilia.
A nord abbiamo un lungo tratto roccioso con possibilità di servizi di balneazione (Cala Scirocco), mentre la prima spiaggia sabbiosa si incontra a Torre Sibiliana, con la Spiaggia di Margi Milo.
A dire il vero l’economia di Petrosino è ancora dominata dal settore agricolo, infatti nella campagna circostante si producono soprattutto ortaggi in serra e uva, utilizzata per la preparazione di un ottimo Marsala. Tuttavia il turismo sta prendendo piede con successo, grazie al litorale affascinante ma non solo: anche il piccolo centro di Petrosino, con alcuni monumenti interessanti, costituisce una meta accattivante per chi arriva da fuori città.
Cosa vedere a Petrosino
La Torre Sibiliana è certamente il monumento principale, eretta su un piccolo promontorio litoraneo nel periodo compreso tra il 1453, anni della caduta di Costantinopoli, e il 1553: in quell’arco di tempo, infatti, in Sicilia vennero costruite trentasette torri per volere del governo spagnolo, affinché servissero da vedetta e avvistamento contro gli attacchi saraceni. Grazie alle torri, mediante particolari segnali ottici, l’allarme si poteva trasmettere rapidamente in tutta l’isola, e anche la Torre Sibiliana svolgeva la funzione di ‘lanterna’: oltre ad avvisare dei pericoli doveva segnalare il passaggio dei tonni, che venivano poi convogliati nella vicina tonnara. A pianta quadrangolare, alta ben dodici metri e dotata di mura spesse, la torre culmina con un parapetto e due balconi, utilizzati un tempo per lanciare sugli eventuali assalitori ogni sorta di materiale difensivo.Tra gli edifici di culto spicca la chiesa madre dedicata a Maria Santissima delle Grazie, nella piazza centrale del paese, costruita nel 1745 con pianta a croce romana e ampliata a metà dell’Ottocento, affidata poi all’ordine dei Francescani. Tra il 1884 e il 1898 la crescita costante della popolazione rese necessario un ulteriore ampliamento della struttura, che nel frattempo aveva iniziato a svolgere funzioni parrocchiali, dapprima con Atto di Delega della Chiesa Madre di Marsala, poi come Prima Parrocchia fuori le mura. Oggi, sulla facciata, brilla un mosaico raffigurante la Madonna e il Bambino, mente all’interno colpisce l’altare marmoreo e si cammina su una pavimentazione curata, restaurata di recente. Il portale, in stile gotico, contrasta con il campanile in stile moderno, sormontato da una copertura in ceramica verde.
Ma gli edifici più caratteristici di Petrosino e di questa zona sono forse i ‘bagli’, gruppi di case rurali circondate da mura, simili al ‘ballium’ latino o al ‘bailey’ inglese. Intorno al borgo ce ne sono vari, ad esempio il ‘Baglio inglese Woodhouse’, fatto costruire all’inizio dell’Ottocento da John Woodhouse e tuttora affascinante, nonostante le condizioni di conservazione non siano ottimali: per accedervi si superano due pilastri decorati e si passa sotto l’arco, emblema del Comune; ci si trova così al cospetto del vecchio portale, di alcuni ambienti parzialmente demoliti e di un cortile con il corpo residenziale principale, dominato ancora dal pozzo e dal lavatoio in pietra di tufo. Con un po’ di fantasia ci si può immaginare ancora oggi l’odore forte del mosto, infatti nelle piccole botti stipate nei magazzini, le cosiddette ‘pipè’, si conservavano il vino, il vino cotto o il ‘safune’, ovvero vino fermentato con l’aggiunta di alcool.