Sutera (Sicilia): la storia, il Monte S. Paolino e cosa vedere
Sutera, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Sutera dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Tre storici quartieri, Rabato, Rabatello e Giardinello, vanno a comporre come note su uno spartito la melodia urbanistica di Sutera, paese di soli 1.500 abitanti che in provincia di Caltanissetta (dista dal capoluogo siciliano 40 km) si sviluppa tutt’intorno al Monte San Paolino. L’effetto da lontano assume dei connotati poetici, infatti il paesaggio appare da cartolina, con le vecchie case che sembrano volersi arrampicare fino alla vetta della montagna dipingendo un ritratto da vero borgo medievale siculo quale in verità è.
Insomma, in un territorio solo apparentemente indomito sotto l’aspetto geologico Sutera è sorta pezzo dopo pezzo, fra grotte e anfratti ipogei dove i primi ad avventurarsi furono i monaci basiliani ad anticipare la fondazione musulmana del villaggio e dei suoi dammusi (i caratteristici caseggiati contadini a piano unico e singola stanza soppalcata) all’ombra di un’imponente rupe gessosa.
Da visitare c’è davvero tanto per cui si consiglia di cominciare dalla Chiesa di Sant’Agata affacciata sull’omonima piazza ove compare anche il Municipio, più giovane di quattrocento anni rispetto alla struttura ecclesiastica, originariamente eretta nel ‘400 in stile romanico ma ricostruita nel Settecento. All’interno si profilano tre navate distinte fra loro in quanto quella centrale risulta a volta a botte e le laterali a crociera, le cui colonne recano un rivestimento intonacato imitante l’effetto marmo porfido. Si nota subito l’imperversare di un peculiare blu azolo riesumato grazie alla ristrutturazione dell’ambiente nella sua interezza.
Trionfano in questo spazio sacro opere artistiche alquanto attraenti, basti pensare alla statua marmorea della Madonna delle Grazie o ai tanti affreschi presenti, prendiamo su tutti la Madonna degli Innocenti collocata dal suo autore Mariano Rossi nella Cappella del Sacramento. Gli stalli in noce introducono inoltre soavi accenni di barocco e dettano la prospettiva le cui linee vanno a toccare armonicamente tutto il corredo scultoreo fatto di icone talvolta in marmo, talvolta in cartapesta e persino in legno.
In Piazza Roma sfila immobile la Chiesa di San Giovanni Battista, edificata ex novo nel 1971, mentre in rione Rabatello la Chiesa di Santa Maria del Carmelo tributa la propria estetica alla patrona di Sutera. D’estrazione medievale, occorre visitarla girandone l’aula in senso orario, cosicché l’acquasantiera in marmo dia il benvenuto all’avventore prima che si dispieghino altre meraviglie dell’umano ingegno, il dittico pittorico di Fra Felice da Sambuca raffigurante i quadri della Buona e della Cattiva Morte, Santa Rosalia e San Nicola di Bari poi una lunga serie di statue che vanno dalla Madonna Immacolata di Andrea Bisagna (la realizzò nel 1696) al Santissimo Crocifisso in legno, a seguire il gruppo scultoreo dell’Annunciazione e naturalmente la Madonna del Carmelo indagata in molteplici forme artistiche. Di fianco il minuto convento seicentesco è sede del Museo della civiltà contadina. Tracce degli antichi mestieranti agricoli si ritrovano in aperta campagna ove brulicano sparsi e discreti i cubuli, igloo in pietra che i contadini utilizzavano per ripararsi con i propri animali e gli attrezzi da lavoro.
La Chiesa di Maria Santissima Assunta è la Matrice di Sutera, trecentesca ammaliatrice architettonica che con la sua insorgenza ha inteso spazzar via ogni traccia di paganesimo arabo, almeno secondo i dettami risoluti di Giovanni III di Chiaramonte per il quale la precedente moschea musulmana risultava un ingombro religioso disagiante per la comunità. Qualcosa del vecchio tempio islamico è tuttavia rimasto, se ne intravedono alcuni flebili resti sottoforma di nicchie in malta di gesso assolutamente spoglie di qualunque elemento decorativo.
A dire il vero esiste un ascensore, esteticamente un poco ingombrante, che doveva collegare il centro con il monte, ma al momento si tratta di un'opera incompiuta che attende di essere collaudata oramai da anni.
Nel grembo dell’edificio sacro si custodisce l’Urna di San Paolino (portata in solenne processione il martedì dopo Pasqua) contenente le reliquie sue e di altri santi, Archileone, Damiano e Pietro Martire. Lo spazio è condiviso con l’Urna di Sant’Onofrio, che esattamente come l’omologa si costituisce di materiali preziosi come oro e argento impiegati nelle rifiniture e nelle cesellature.
Ad appena un chilometro fuori dell’abitato ci si lascia piacevolmente incantare dalla Cappella di San Marco, scavata nella roccia e in verità molto piccola (misura 100x120x70) ma eccezionale per le pareti che accolgono un affresco policromo bizantino tripartito in immagini iconiche. Tornando in paese, imboccando Via Roma si giunge ai ruderi del Palazzo Salamone, così soprannominato poiché vi nacque Francesco Salamone, uno dei tredici eroi della storica Disfida di Barletta.
Concludiamo con un rimando cinematografico illustre, dato che il compianto regista americano Michael Cimino scelse Sutera nel 1987 per girare alcune scene del film “Il siciliano”, ispirato alla figura del bandito Salvatore Giuliano.
Storia
Questa località risulta molto particolare in primis per essere stata riconcepita più volte in occasione delle occupazioni alternatesi in Sicilia, tale per cui all’impianto cittadino hanno messo mano i Greci ai primordi, successivamente Arabi e Normanni a precedere gli Aragonesi che fecero di Sutera un feudo amministrato da Ruggero di Scandolfo. Ciò avveniva nel ‘300, secolo proprio dell’operato in loco anche dei baroni Chiaromonte e dei Moncada. Approdato all’era moderna, il paese fu ancora al centro di vendite e passaggi di proprietà, ma già si iniziava a intravedere un barlume di autonomia che con il Regno d’Italia e l’Unità nazionale divenne realtà.Insomma, in un territorio solo apparentemente indomito sotto l’aspetto geologico Sutera è sorta pezzo dopo pezzo, fra grotte e anfratti ipogei dove i primi ad avventurarsi furono i monaci basiliani ad anticipare la fondazione musulmana del villaggio e dei suoi dammusi (i caratteristici caseggiati contadini a piano unico e singola stanza soppalcata) all’ombra di un’imponente rupe gessosa.
Cosa vedere a Sutera
Certamente la cosa migliore da fare quando si viene qui è camminare posando lo sguardo qua e là, a destra e sinistra percorrendo i vicoli in pietra lavica, attraversando i cortili e fiancheggiando grezzi orti forieri di pistacchi e profumi di timo e rosmarino. Le case in pietrame di gesso e malta dimostrano tutti i loro anni eppure le crepe dovute alla veneranda età fanno parte dell’intramontabile bellezza che gli è propria in uno dei luoghi sicuramente più suggestivi dell’isola.Da visitare c’è davvero tanto per cui si consiglia di cominciare dalla Chiesa di Sant’Agata affacciata sull’omonima piazza ove compare anche il Municipio, più giovane di quattrocento anni rispetto alla struttura ecclesiastica, originariamente eretta nel ‘400 in stile romanico ma ricostruita nel Settecento. All’interno si profilano tre navate distinte fra loro in quanto quella centrale risulta a volta a botte e le laterali a crociera, le cui colonne recano un rivestimento intonacato imitante l’effetto marmo porfido. Si nota subito l’imperversare di un peculiare blu azolo riesumato grazie alla ristrutturazione dell’ambiente nella sua interezza.
Trionfano in questo spazio sacro opere artistiche alquanto attraenti, basti pensare alla statua marmorea della Madonna delle Grazie o ai tanti affreschi presenti, prendiamo su tutti la Madonna degli Innocenti collocata dal suo autore Mariano Rossi nella Cappella del Sacramento. Gli stalli in noce introducono inoltre soavi accenni di barocco e dettano la prospettiva le cui linee vanno a toccare armonicamente tutto il corredo scultoreo fatto di icone talvolta in marmo, talvolta in cartapesta e persino in legno.
In Piazza Roma sfila immobile la Chiesa di San Giovanni Battista, edificata ex novo nel 1971, mentre in rione Rabatello la Chiesa di Santa Maria del Carmelo tributa la propria estetica alla patrona di Sutera. D’estrazione medievale, occorre visitarla girandone l’aula in senso orario, cosicché l’acquasantiera in marmo dia il benvenuto all’avventore prima che si dispieghino altre meraviglie dell’umano ingegno, il dittico pittorico di Fra Felice da Sambuca raffigurante i quadri della Buona e della Cattiva Morte, Santa Rosalia e San Nicola di Bari poi una lunga serie di statue che vanno dalla Madonna Immacolata di Andrea Bisagna (la realizzò nel 1696) al Santissimo Crocifisso in legno, a seguire il gruppo scultoreo dell’Annunciazione e naturalmente la Madonna del Carmelo indagata in molteplici forme artistiche. Di fianco il minuto convento seicentesco è sede del Museo della civiltà contadina. Tracce degli antichi mestieranti agricoli si ritrovano in aperta campagna ove brulicano sparsi e discreti i cubuli, igloo in pietra che i contadini utilizzavano per ripararsi con i propri animali e gli attrezzi da lavoro.
La Chiesa di Maria Santissima Assunta è la Matrice di Sutera, trecentesca ammaliatrice architettonica che con la sua insorgenza ha inteso spazzar via ogni traccia di paganesimo arabo, almeno secondo i dettami risoluti di Giovanni III di Chiaramonte per il quale la precedente moschea musulmana risultava un ingombro religioso disagiante per la comunità. Qualcosa del vecchio tempio islamico è tuttavia rimasto, se ne intravedono alcuni flebili resti sottoforma di nicchie in malta di gesso assolutamente spoglie di qualunque elemento decorativo.
Il Monte San Polino
Il Santuario Diocesano di San Paolino esige la fatica di raggiungere la cima del monte così da provare l’ebbrezza di salire sul balcone della Sicilia e rimirare il panorama da un’altezza di 823 metri s.l.m. Il santuario si mostra indubbiamente interessante ma lo è di più il percorso per arrivarci, una via scavata nella roccia, gradinata (183 gradini in totale distribuiti su quattro rampe), lungo la quale s’apre la Via Crucis e le relative stazioni ma altresì la prigione di Filippo d’Angiò (detenuto nel corso della guerra del Vespro presso il castello di Sutera e successivamente liberato da Federico II) e la piccola campana dei pellegrini.A dire il vero esiste un ascensore, esteticamente un poco ingombrante, che doveva collegare il centro con il monte, ma al momento si tratta di un'opera incompiuta che attende di essere collaudata oramai da anni.
Nel grembo dell’edificio sacro si custodisce l’Urna di San Paolino (portata in solenne processione il martedì dopo Pasqua) contenente le reliquie sue e di altri santi, Archileone, Damiano e Pietro Martire. Lo spazio è condiviso con l’Urna di Sant’Onofrio, che esattamente come l’omologa si costituisce di materiali preziosi come oro e argento impiegati nelle rifiniture e nelle cesellature.
Ad appena un chilometro fuori dell’abitato ci si lascia piacevolmente incantare dalla Cappella di San Marco, scavata nella roccia e in verità molto piccola (misura 100x120x70) ma eccezionale per le pareti che accolgono un affresco policromo bizantino tripartito in immagini iconiche. Tornando in paese, imboccando Via Roma si giunge ai ruderi del Palazzo Salamone, così soprannominato poiché vi nacque Francesco Salamone, uno dei tredici eroi della storica Disfida di Barletta.
Eventi, sagre e manifestazioni
Vivere il clima di festa a Sutera è un privilegio accentuato dalle tante occasioni di aggregazione popolare manifesta specialmente nel periodo estivo che propizia lo svolgersi della Festa di Sant’Onofrio la prima domenica di agosto, gli eventi compresi nel ciclo dell’Agosto Suterese e la Festa di San Francesco unitamente alla Sagra del Peperone a settembre. Con i primi fiocchi di neve dell’inverno s’accende il fervore del magnifico Presepe Vivente allestito nel quartiere Rabato, illuminato da torce e falò nonché animato da una squadra entusiasta di 150 attori chiamati a rievocare gli antichi mestieri contadini in un clima sfumato anche da spettacoli e degustazioni di delizie irreplicabili come li ciciri, lu pani cunzatu e la guastedda. Altre prelibatezze come li virciddata (dolce tipico locale) e le mandorle fallamasa si servono dentro a lu panaru, un artigianale cesto di rami d’ulivo (o salice e olmo) intrecciati insieme.Concludiamo con un rimando cinematografico illustre, dato che il compianto regista americano Michael Cimino scelse Sutera nel 1987 per girare alcune scene del film “Il siciliano”, ispirato alla figura del bandito Salvatore Giuliano.