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I Navigli di Leonardo a Milano. Itinerario lungo i canali

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Nel 1482 Ludovico il Moro incaricò Leonardo da Vinci di progettare un sistema per rendere possibile la navigazione dal lago di Como sino a Milano: il grande scienziato e ingegnere italiano inventò un innovativo sistema di chiuse e non perse neppure occasione per abbozzare alcuni interessanti disegni oggi conservati al Museo dei Navigli (ospitato in zona Brera).

A dedicarsi a questo ambizioso progetto, oltre a quello che è considerato uno dei grandi geni dell’umanità, furono famosi ingegneri fra cui Bertola da Novate a cui venne affidato nel 1457 la costruzione del Naviglio della Martesana (foto sotto) anche se già verso la fine del 1100 erano stati inaugurati 50 chilometri del canale Ticinello che diede poi via alla costruzione del Naviglio Grande.

Successivamente, per superare gli oltre 23 metri di dislivello della rapide di Paderno venne ideata una brillante soluzione da Giuseppe Meda che ideò e realizzò una nuova conca, chiamata il Castello, che secoli più tardi sarà conosciuta come Naviglio di Paderno: il disegno di quest’architetto piacque così tanto da essere ripreso 200 anni più tardi sotto il regno di Maria Teresa d’Austria e che, seppur in diverse riprese, vide la realizzazione di sei conche con salti compresi fra i 4 e i 6 metri.

A inizi 1800 fu Napoleone a far completare la costruzione del Naviglio Pavese portando a compimento quello per che secoli e secoli era stato il grande sogno di Milano: raggiungere il mare tramite il Naviglio di Pavia e il Po, il lago Maggiore attraverso il Naviglio Grande e il Ticino e il lago di Como tramite il Naviglio della Martesana e l’Adda.

Utilizzati inizialmente per il trasporto di merci e derrate (i marmi per decorare il Duomo di Milano vennero ad esempio trasportati così), i canali navigabili lasciarono ben presto il posto a ferrovie e linee tranviarie che con il passare dei decenni divennero sempre più veloci rispetto alla lentezza (circa 3 km orari) della navigazione fluviale.
Con l’avvento delle automobili i Navigli furono abbandonati e le acque purtroppo sempre più inquinate dagli scarichi delle industrie. Se oggi passeggiando lungo le loro sponde si scorgono spesso rifiuti di ogni genere abbandonati nelle loro acque, è altrettanto vero che i Navigli stupiscono ancora offrendo splendidi scorci su palazzi signorili, cascine, ponti in ferro battuto, chiese e borghi che rappresentano parte del cuore storico di Milano.

Per chi desidera effettuare un tour lungo i Navigli ne proponiamo uno che partendo da Milano, per esattezza dal quartiere ticinese, accompagna per una decina di chilometri sino a Gaggiano. Nel percorso che separa la Darsena, che per secoli è stato l’indiscusso porto fluviale di Milano e confluenza dei Navigli Grande e Pavese, dal centro del paese situato a sud ovest della città lombarda, si possono ammirare concerie, cartiere, fornaci e molte altre attività sorte verso la fine del XIX° secolo.

L’atmosfera che si respira nella zona ticinese è fra le più suggestive di Milano grazie anche alla struttura urbanistica delle case che sono rimaste quelle di un tempo. Zona popolare di mercati e botteghe artigianali, il quartiere è ora frequentato da artisti quasi al pari di zona Brera anche se qui l’imborghesimento ha lasciato intatte le antiche radici. Curiosando nel quartiere si possono infatti trovare locali di tendenza a fianco di osterie tradizionali così come negozi alla moda, frequentati da modelle e giovani della società bene milanese, attigui a laboratori artigianali.

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A questo panorama, se vogliamo un po’ retrò, si sostituisce il paesaggio di quella che un tempo era l’imponente fabbrica di porcellane Richard Ginori con la sua struttura lunga quasi un chilometro. Oggi, quest’area dismessa di vetrate e ferro arrugginito continua comunque a affascinare per l’aria sinistra che trasmette a chi passa da queste parti.

Proseguendo per un paio di chilometri si arriva a Gaggiano che se per decenni è stato un semplice dormitorio per i tanti operai che lavorarono proprio alla costruzione dei Navigli oggi è invece una graziosa cittadina con dimore dalle facciate colorate che si riflettono sull’acqua grazie anche al prezioso intervento di restauro e ripristino che il Comune ha attuato riportando questo luogo al suo antico splendore.

Lungo i Navigli, che sono stati e a modo loro sono tutt’oggi luogo d’incontro e di scambio commerciale oltre che fonte di ispirazione artistica, sono sorte le prime osterie e trattorie che a pranzo e sera servivano da mangiare agli operai. Se passeggiare in queste zone significa ammirare vecchie opere d’ingegneria idraulica con dighe e ponti levatoi e curiosare negli atelier di artisti e pittori che si tramandano la loro arte di padre in figlio, i buongustai non avranno alcuna difficoltà nel trovare ristoranti tipici in cui gustare i piatti della tradizionale gastronomia lombarda.

Fra le osterie consigliate vi sono “Il Giardinetto di via Tortona” al civico 19 dell’omonima via, dove ogni giorno si preparano turtei e pisarei e “23 Risotti Casa Fontana” in Piazza Carbonari 5 dove la specialità, neanche a dirlo, sono i risotti preparati sul momento (25 minuti di attesa per la cottura) o ancora “El Brellin” in Vicolo dei Lavandai - dove un tempo le lavandaie andavano con i loro secchi e inginocchiate sul brellin in legno strofinavano i panni dei clienti - perfetto per assaporare tradizionali ricette lombarde rilette in chiave moderna.

Non mancano neppure mercatini d’antiquariato e di arte in generale, così come la festa dei fiori che ogni anno si svolge a primavera (fiori e piante ma anche stand di artigiani e proposte enogastronomiche sulle storiche sponde del Naviglio Grande) e altre occasioni di intrattenimento che testimoniano la grande importanza che questi canali rivestono da secoli nella storia della città.

Da non perdere assolutamente una passeggiata in Vicolo dei Lavandai, ospitato in un anfratto del Naviglio Grande, quasi celato fra ristoranti e osterie. La curiosa intitolazione dedicata ai lavandai deriva dal fatto che nel corso dell’Ottocento erano gli uomini, e non le donne, a svolgere le mansioni di pulizia e lavaggio dei panni tanto da farli riunire in una vera e propria confraternita. A Sant’Antonio da Padova, loro protettore, è dedicato un altare nella vicina chiesetta di Santa Maria delle Grazie (a circa 100 metri dal vicolo) mentre al civico numero 6 si trova una centrifuga dei primi del 1900 quando ancora non esistevano le moderne lavatrici.

E a chi piace passeggiare fra vicoli e vicoletti alla scoperta degli angoli architettonici e urbanistici più suggestivi consigliamo di non perdere una sosta per ammirare i cortili delle tradizionali abitazioni di ringhiera, normalmente aperti e visitabili da chiunque lo desideri.

I Navigli di Leonardo si possono percorrere anche on boat grazie ad alcuni interessanti itinerari proposti fra cui quello delle Conche con partenza da Alzai Naviglio Grande (zona Porta Ticinese) che accompagna alla scoperta del già citato Vicolo dei Lavandai, dela Chiesa di San Cristoforo, del ponte dello Scodellino, della Darsena e della chiusa della Conchetta sul Naviglio Pavese. Da Aprile a Settembre si può optare per l’Itinerario delle Delizie che porta da Cassinetta di Lugagnano a Castelletto di Cuggiono, per un tratto tutto immerso nel verde con scorci panoramici su preziose ville patrizie. O ancora l’Itinerario della Martesana lungo il Naviglio che unisce Concesa di Trezzo a Vaprio d’Adda oppure il percorso dei Fontanelli alla scoperta del parco agricolo sud Milano con partenza dalla Darsena in direzione di Gaggiano (da dove si può proseguire in bicletta o in carrozza) e quello del Ticino, crociera fluviale che collega Sesto Calende a Porto Torre attraverso la Conca della Miorina. Per informazioni su orari e tariffe http://www.naviglilombardi.it

Per raggiungere i Navigli (e il quartiere che ne prende il nome) si può prendere dalla stazione centrale la metro 2 e scendere a Porta Genova: da li percorrendo Via del Casale si arriva al Naviglio Grande mente attraverso Via Vigevano si giunge al Naviglio Pavese dove, sulla sponda sinistra, sono ancora oggi ormeggiati i barconi con cui un tempo i nobili partivano per la villeggiatura.

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