Jesi (Marche): cosa vedere in cittą e nei dintorni
Jesi, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Jesi dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Jesi sembra quasi non appartenere alla dimensione terrena per quanto è bella, epigona della perfezione e sempiterna wunderkammer del turista che ne ha conosciuto le regali corde d’inverecondo estetismo. Teneramente discinta e di quirite aspetto, la cittadina in provincia di Ancona (terza per popolosità dopo lo stesso capoluogo e Senigallia) irradia nobiltà in tutta la regione delle Marche, tessuto ideale per ospitarne l’immenso corredo architettonico e il gravoso blasone conferito da una storia di lungo corso.
Nella travagliata epoca delle Signorie, Jesi entrò in una spirale di violente contese che interessarono potentissime famiglie, i Malatesta di Rimini e gli Sforza di Milano, fautori questi ultimi della riconsegna della città alla Chiesa. Memorabile il Quattrocento jesino, contraddistinto da una decisa rinascita economico-culturale e un cospicuo arricchimento del patrimonio urbano implementato tramite la costruzione di nuovi edifici contestualmente al rafforzamento del sistema difensivo. Ulteriori trasformazioni urbanistiche si verificarono nel ‘700, preludio al processo di industrializzazione e agli sconvolgimenti risorgimentali che condussero Jesi fra le paterne braccia del Regno d’Italia.
Non è lontana Piazza Colocci, laddove protunde la bellezza del Palazzo della Signoria, quattrocentesco emblema dell’architettura rinascimentale realizzato da Francesco di Giorgio Martini. Vi è incastonata la Biblioteca Planettiana con i suoi 115.000 volumi. Palazzo Planetti Vecchio serba invece al suo interno lo Studio per le Arti della Stampa: qui si ammirano macchinari un tempo utilizzati per stampare. La facciata del Teatro Giovan Battista Pergolesi dà certamente un valore aggiunto a Piazza della Repubblica: la struttura, progettata a fine ‘700 da Francesco Maria Ciaraffoni e Cosimo Morelli, è fastosa e al suo interno prevalgono decorazioni rococò, dipinti e affreschi, inoltre l’acustica risulta perfetta. Del medesimo secolo e sempre in stile rococò, Palazzo Pianetti ospita un favoloso giardino all’italiana e soprattutto la Pinacoteca Civica, ricolma d’arte e di sfavillanti opere che si susseguono per tutta la Galleria Rococò, lunga ben 70 metri nonché esemplare unico nell’Italia centro-meridionale.
Cambiando genere e approdando al comparto ecclesiastico, da sottolineare l’importanza storica della Chiesa di San Nicolò, decana romanica rivalutata in forme gotiche. La duecentesca Chiesa di San Marco, ascrivibile all’architettura di stampo benedettino, merita di essere visitata per la presenza all’interno dell’affresco di scuola riminese raffigurante la Crocifissione.
Jesi poi ingolosisce qualunque palato, tanto che il turista non fa ritorno a casa senza aver prima riempito la valigia con qualche tipicità locale, ad esempio la pizza al formaggio, i biscotti cavallucci e la squisita lonza di fico.
Cenni di storia
Secondo la leggenda, Jesi è stata fondata da Esio, re dei Pelasgi, senonché appare acclarato che l’antica Aesis divenne nel 247 a.C. colonia romana. Decaduta in seguito alle invasioni barbariche, riacquisì importanza politica ed economica nel 554 d.C sotto il dominio bizantino, fu distrutta dai Longobardi ma riabilitata nel 1130, quando s’erse a Libero Comune, protetto nel secolo successivo dall’imperatore Federico II (Costanza d’Altavilla lo diede alla luce nel dicembre 1194 sotto una tenda disposta in Piazza San Floriano, quella che oggi ha assunto il nome di Piazza Federico II in ricordo di quell’accadimento) e facente parte della Repubblica Aesina scevra da qualunque vincolo feudale. Proprio al celebre imperatore è dedicato oggi il Museo Federico II Stupor Mundi, che a Palazzo Ghislieri dispone di sedici sale specificamente volte a illustrare vita e gesta del sovrano tramite installazioni interattive, elaborazioni tridimensionali e contenuti multimediali per un’esperienza multisensoriale unica nel suo genere.Nella travagliata epoca delle Signorie, Jesi entrò in una spirale di violente contese che interessarono potentissime famiglie, i Malatesta di Rimini e gli Sforza di Milano, fautori questi ultimi della riconsegna della città alla Chiesa. Memorabile il Quattrocento jesino, contraddistinto da una decisa rinascita economico-culturale e un cospicuo arricchimento del patrimonio urbano implementato tramite la costruzione di nuovi edifici contestualmente al rafforzamento del sistema difensivo. Ulteriori trasformazioni urbanistiche si verificarono nel ‘700, preludio al processo di industrializzazione e agli sconvolgimenti risorgimentali che condussero Jesi fra le paterne braccia del Regno d’Italia.
Cosa vedere a Jesi
Jesi non ha perso il suo imponente fascino medievale, rilasciato in massima parte da quelle mura che ne determinano il perimetro sfoggiando porte (Valle, Bersaglieri e Garibaldi), torrioni (da vedere il Torrione di Mezzogiorno) e cortine. Ciò è la lampante dimostrazione che ogni tesoro deve prevedere un forziere in cui essere contenuto, e nella “Milano delle Marche” di tesori ce ne sono tanti, maestosi ed esuberanti. In Piazza Federico II si eleva al cielo la Cattedrale di San Settimio, settecentesco fiore all’occhiello dell’architettura ecclesiastica in cui prevalgono nettamente le forme barocche. Molto più vecchia poiché risalente al XII secolo l’ex Chiesa di San Floriano (sede odierna del Teatro Studio Valeria Moriconi), che 200 anni dopo ha mutato vestito indossando anch’essa lo sgargiante abito barocco. Piena di capolavori pittorici di Lorenzo Lotto, ha ceduto alcune sue opere alla Pinacoteca Civica, così a Palazzo Ripanti è ospitato il Museo Diocesano con il suo pingue censo artistico, 200 esemplari fra quadri, sculture, reliquiari, ex voto e apparati liturgici.Non è lontana Piazza Colocci, laddove protunde la bellezza del Palazzo della Signoria, quattrocentesco emblema dell’architettura rinascimentale realizzato da Francesco di Giorgio Martini. Vi è incastonata la Biblioteca Planettiana con i suoi 115.000 volumi. Palazzo Planetti Vecchio serba invece al suo interno lo Studio per le Arti della Stampa: qui si ammirano macchinari un tempo utilizzati per stampare. La facciata del Teatro Giovan Battista Pergolesi dà certamente un valore aggiunto a Piazza della Repubblica: la struttura, progettata a fine ‘700 da Francesco Maria Ciaraffoni e Cosimo Morelli, è fastosa e al suo interno prevalgono decorazioni rococò, dipinti e affreschi, inoltre l’acustica risulta perfetta. Del medesimo secolo e sempre in stile rococò, Palazzo Pianetti ospita un favoloso giardino all’italiana e soprattutto la Pinacoteca Civica, ricolma d’arte e di sfavillanti opere che si susseguono per tutta la Galleria Rococò, lunga ben 70 metri nonché esemplare unico nell’Italia centro-meridionale.
Cambiando genere e approdando al comparto ecclesiastico, da sottolineare l’importanza storica della Chiesa di San Nicolò, decana romanica rivalutata in forme gotiche. La duecentesca Chiesa di San Marco, ascrivibile all’architettura di stampo benedettino, merita di essere visitata per la presenza all’interno dell’affresco di scuola riminese raffigurante la Crocifissione.
I dintorni di Jesi
L’onirismo sprigionato da Jesi evolve chiaramente oltre i confini comunali poiché la cittadina stessa (la cui distanza dal mare, non lo si è detto, è di ca. 30 km) si trova nel cuore di un territorio, la Vallesina, assai traboccante di castelli, sparsi fra ordinati campi coltivati, orti e case coloniche definite distintamente dall’opera creativa dell’uomo. In un contesto ancora più bucolico si inserisce la Riserva Naturale Ripa Bianca, eden attraversato dal fiume Esino che propone quattro ambienti diversificati, fluviale, agricolo, lacustre e infine calanchivo. Si tratta di un’area altamente attrezzata e fornita di servizi ogni modo rispettosi di flora e fauna, ideale per l’organizzazione di una fitta rete di percorsi, esperienze ed escursioni contraddistinte da sentieri in cui pannelli tematici e materiali didattici dettano la direzione da seguire. Come se non bastasse, ci si può mettere alla prova intraprendendo il primo sentiero marchigiano da percorrere a piedi nudi, 200 metri dall’incredibile diversificazione geologica.Jesi poi ingolosisce qualunque palato, tanto che il turista non fa ritorno a casa senza aver prima riempito la valigia con qualche tipicità locale, ad esempio la pizza al formaggio, i biscotti cavallucci e la squisita lonza di fico.