Monghidoro (Emilia-Romagna): visita alla cittadina di Gianni Morandi
Monghidoro, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Monghidoro dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Comune membro dell’Unione Montana Valli Savena-Idice, Monghidoro è in Emilia-Romagna (e più specificamente in provincia di Bologna, capoluogo da cui dista ca. 40 km) uno dei quattro più bei borghi medievali della regione, luogo ch’è stato nell’antichità crocevia per moltissime popolazioni, in prevalenza barbare.
Gli successe la Chiesa di San Michele (poi Pieve di San Maria), che del monastero conservava la vecchia facciata fino alla costruzione nel 1869 del campanile del Brighenti. Proiettata nella Seconda Guerra Mondiale, la Monghidoro occupata dalle truppe tedesche venne liberata nell’ottobre 1944 dagli Alleati, ma l’occupazione non fu priva di conseguenze, infatti si era già innescato un progressivo spopolamento dell’abitato che invertì la rotta soltanto agli inizi degli anni 2000, quando l’incremento demografico tornò a farsi sentire arrivando oggi a contare ca. 3.800 residenti distribuiti fra Monghidoro e le diverse frazioni sparse.
La memoria storica si traduce nell’esposizione en plein air de “Le pietre della storia”, un progetto ideato da Giordano Berti e Letizia Rivetti che vede affissa sui muri del centro storico una serie di illustrazioni realizzate da Severino Baraldi raffiguranti episodi salienti, avvenimenti del passato e personaggi rappresentativi: un esempio è costituito dalla rievocazione figurativa dell’arrivo a Monghidoro del duca Carlo di Borbone nel 1734.
Il comune è in sé e per sé molto piccolo e ci vuole poco per visitarlo, mentre la sua “corona naturalistica” necessita una ben più approfondita percorrenza, a cominciare dall’Alpe che si estende oggi fino in Toscana: a un’altezza variabile fra gli 800 e i 1.290 metri si può scorgere una fauna molto attiva comprendente esemplari di scoiattolo, ghiro, volpe, cinghiale e tanto altro, specie il particolarissimo quanto raro tritone alpestre, un anfibio assai curioso per forma e comportamento.
In quest’area sorge inoltre il Triton’s Park, parco avventura adatto a ogni tipo di visitatore, è attrezzato e prevede punti picnic. Forse qualcuno sarà in grado di notare qualche movimento sospetto, arrecato da folletti che – si dice – abiterebbero questi luoghi: ai sèltapécc (come vengono chiamati in dialetto locale) lo scrittore Giordano Berti ha dedicato il romanzo fantasy “Il monte dei folletti”, pubblicato nel 2012. Fuor della giurisdizione dei piccoli amici s’apre il parco naturale La Martina, 155 ettari di conifere tutte da vedere.
La vicinanza alla Toscana ha permesso una proficua contaminazione culturale che ha negli anni interessato anche la concezione gastronomica imperniata su tradizione ma anche innovazione: a Monghidoro si possono gustare piatti davvero unici, ad esempio gli stiancun cun l’ajeda (composti da una sottilissima sfoglia di farina e acqua strappata a mano proprio sull’acqua in ebollizione). S’accompagnano salumi, prodotti da forno e dolci abbinati a buonissime marmellate di frutta di stagione.
In primavera da non perdere la Festa del Maiale, che celebra la ricchezza delle valli appenniniche e l'arte dei norcini monghidoresi che deliziano i visitatori con salumi e colossali grigliate di carne. n autunno invece si celebra il tartofo con l'evento chiamato Tartufesta che oltre Monghidoro coinvolge altre località emiliane.
In paese è nato e vissuto per tanti anni il celeberrimo cantautore italiano Gianni Morandi, che dal 1983 al 2000 ha scelto lo stadio comunale per le partite di beneficenza della sua Nazionale Cantanti. Le zie Ernestina e Amelia abitano ancora nella vecchia dimora chiamata Ca’ di Morandi, dove nacque e visse il padre del cantante e dove il cantante stesso soleva passare intere giornate in compagni dei nonni.
Cenni di storia
Nel ‘200 il paese aveva acquisito il nome di Scaricalasino per via del fatto che allora si trattava di una stazione doganale dove gli animali da soma venivano temporaneamente sgravati delle merci per effettuare gli usuali controlli di frontiera. Monghidoro cambia profilo nel 1528, anno in cui il cavaliere Armacciotto dei Ramazzotti fece costruire il monastero di San Michele ad Alpes, un monumentale fulcro cittadino che, dall’alto degli 8.000 ducati occorsi per erigerlo, fu destinato a durare per oltre tre secoli in una condizione di esplicito riferimento. Il chiostro denominato “della Cisterna” (per la funzione di raccolta dell’acqua piovana) si può oggi ammirare nella forma della Piazzetta San Leonardo, possiede un loggiato cinquecentesco, un pozzo centrale e due pozzi laterali di ridotte dimensioni.Gli successe la Chiesa di San Michele (poi Pieve di San Maria), che del monastero conservava la vecchia facciata fino alla costruzione nel 1869 del campanile del Brighenti. Proiettata nella Seconda Guerra Mondiale, la Monghidoro occupata dalle truppe tedesche venne liberata nell’ottobre 1944 dagli Alleati, ma l’occupazione non fu priva di conseguenze, infatti si era già innescato un progressivo spopolamento dell’abitato che invertì la rotta soltanto agli inizi degli anni 2000, quando l’incremento demografico tornò a farsi sentire arrivando oggi a contare ca. 3.800 residenti distribuiti fra Monghidoro e le diverse frazioni sparse.
Cosa vedere a Monghidoro
Proprio per lo strano evolversi del corso storico, il borgo presenta un bagaglio architettonico di recente fattura, con un corredo di edifici nuovi realizzati quasi tutti nel XX secolo, vedesi il Municipio (1985), la Croce sulla vetta dell’Alpe (1900), la Chiesa di Santa Maria Assunta con il suo campanile (1990) e opere mirate alla riqualificazione urbana. La chiesa merita indubbiamente un piccolo focus: costruita nel 1951 da Luigi Vignali, si fa abbellire notevolmente dalla torre campanaria in pietra arenaria a base ottagonale; all’interno prendono posto l’olio su tela L’Immacolata tra i Santi Petroni e Dionigi di Giovanni Antonio Burrini e l’olio su rame Madonna in trono col Bambino.La memoria storica si traduce nell’esposizione en plein air de “Le pietre della storia”, un progetto ideato da Giordano Berti e Letizia Rivetti che vede affissa sui muri del centro storico una serie di illustrazioni realizzate da Severino Baraldi raffiguranti episodi salienti, avvenimenti del passato e personaggi rappresentativi: un esempio è costituito dalla rievocazione figurativa dell’arrivo a Monghidoro del duca Carlo di Borbone nel 1734.
Il comune è in sé e per sé molto piccolo e ci vuole poco per visitarlo, mentre la sua “corona naturalistica” necessita una ben più approfondita percorrenza, a cominciare dall’Alpe che si estende oggi fino in Toscana: a un’altezza variabile fra gli 800 e i 1.290 metri si può scorgere una fauna molto attiva comprendente esemplari di scoiattolo, ghiro, volpe, cinghiale e tanto altro, specie il particolarissimo quanto raro tritone alpestre, un anfibio assai curioso per forma e comportamento.
In quest’area sorge inoltre il Triton’s Park, parco avventura adatto a ogni tipo di visitatore, è attrezzato e prevede punti picnic. Forse qualcuno sarà in grado di notare qualche movimento sospetto, arrecato da folletti che – si dice – abiterebbero questi luoghi: ai sèltapécc (come vengono chiamati in dialetto locale) lo scrittore Giordano Berti ha dedicato il romanzo fantasy “Il monte dei folletti”, pubblicato nel 2012. Fuor della giurisdizione dei piccoli amici s’apre il parco naturale La Martina, 155 ettari di conifere tutte da vedere.
La vicinanza alla Toscana ha permesso una proficua contaminazione culturale che ha negli anni interessato anche la concezione gastronomica imperniata su tradizione ma anche innovazione: a Monghidoro si possono gustare piatti davvero unici, ad esempio gli stiancun cun l’ajeda (composti da una sottilissima sfoglia di farina e acqua strappata a mano proprio sull’acqua in ebollizione). S’accompagnano salumi, prodotti da forno e dolci abbinati a buonissime marmellate di frutta di stagione.
Eventi, sagre e manifestazioni
L’evento principale che si svolge anche qui a Monghidoro è la Mille Miglia, dapprima una corsa automobilistica mitica nata nel 1927 e transitante dal borgo fino al 1938: in tempi odierni si disputa a maggio ma ha perso il suo carattere competitivo mutando in rievocazione storica di auto d’epoca.In primavera da non perdere la Festa del Maiale, che celebra la ricchezza delle valli appenniniche e l'arte dei norcini monghidoresi che deliziano i visitatori con salumi e colossali grigliate di carne. n autunno invece si celebra il tartofo con l'evento chiamato Tartufesta che oltre Monghidoro coinvolge altre località emiliane.
In paese è nato e vissuto per tanti anni il celeberrimo cantautore italiano Gianni Morandi, che dal 1983 al 2000 ha scelto lo stadio comunale per le partite di beneficenza della sua Nazionale Cantanti. Le zie Ernestina e Amelia abitano ancora nella vecchia dimora chiamata Ca’ di Morandi, dove nacque e visse il padre del cantante e dove il cantante stesso soleva passare intere giornate in compagni dei nonni.
Come arrivare a Monghidoro
In auto da Bologna, basta percorrere la SP 65 “Futa” fino a Monghidoro; la stazione ferroviaria più vicina si trova a Pianoro, servita dalla linea Bologna-Prato Centrale e collegata al borgo dal servizio bus di linea extraurbana ATC Bologna; l’aeroporto di riferimento è quello di Bologna.- HOTEL SCONTATI Monghidoro
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