Siamaggiore (Sardegna): visita al villaggio del Campidano
Siamaggiore, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Siamaggiore dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Di immota bellezza si veste Siamaggiore, comune di neanche 1.000 abitanti che occupa un piccolo angolo del territorio conosciuto come Campidano di Oristano, laddove la Sardegna ha conservato ancora delle verdi terre pianeggianti e perciò ad alta resa produttiva in termini agricoli. Tale fertilità è dipesa non tanto dal carattere frondoso quanto dal passaggio del fiume Tirso, che a seguito di numerose esondazioni ha notevolmente arricchito e reso fertile questa parte di regione, tappezzata di campi di grano e orzo in parallelo ai vigneti e a superfici orticole.
Il Giudicato di Arborea capitolò al termine del Trecento, ma le sorti di Siamaggiore vennero prese a cuore dal Marchesato di Oristano, il quale sorresse la sua istituzione feudale utile alla successiva inclusione nel patrimonio reale, concretizzatasi nel 1506. Nel corso del Seicento una seconda ondata di pestilenze si abbatté sul villaggio, che intanto si era parzialmente ripopolato rispondendo energicamente alle conseguenze dell’epidemia. Quando ci fu l’annessione alla provincia di Oristano, nel 1807, Siamaggiore contava ormai 700 abitanti e un’economia cementata con il mantenimento delle tradizioni agricole e l’introduzione dell’ovicoltura e della produzione della vernaccia. Leggeri aumenti e bruschi cali demografici alternati a picchi improvvisi crearono un po’ di instabilità sociale, tale per cui Siamaggiore venne relegata a frazione e perse nel 1901 l’autonomia, prontamente ripresa insieme allo status di Comune nel 1950, l’inizio della risalita non più suscettibile di variabilità gravi negli anni seguenti.
Nel mese di marzo si ritaglia una vetrina a parte la Sagra del Carciofo, che grazie all’articolata organizzazione della Pro Loco richiama a Siamaggiore migliaia di visitatori interessati a capire cosa realmente sta alla base della coltura di un ortaggio buonissimo, coltivato da secoli e assai versatile nella cucina nostrana. Un valido motivo di visitare il borgo lo offre decisamente il grazioso e ordinato centro storico, caratterizzato essenzialmente da abitazioni basse, ampi cortili e viuzze strette, spesso costeggianti case costruite in ladiri.
Storia
Il villaggio, rimasto sostanzialmente isolato rispetto alle grandi cittadine ma non certo emarginato dai contesti più vivi, ha origini medievali poiché fondato all’incirca nel XI secolo entro i confini amministrativi e legislativi della curatoria campidanese presieduta dalle autoritarie figure dei giudici, che si prodigarono affinché tutto funzionasse non riuscendo tuttavia a salvare il borgo dalla peste del 1378, talmente violenta da falcidiare letteralmente la popolazione locale, ridotta in dieci anni di piaga a soli 28 abitanti, in breve una catastrofe di immani ripercussioni demografiche.Il Giudicato di Arborea capitolò al termine del Trecento, ma le sorti di Siamaggiore vennero prese a cuore dal Marchesato di Oristano, il quale sorresse la sua istituzione feudale utile alla successiva inclusione nel patrimonio reale, concretizzatasi nel 1506. Nel corso del Seicento una seconda ondata di pestilenze si abbatté sul villaggio, che intanto si era parzialmente ripopolato rispondendo energicamente alle conseguenze dell’epidemia. Quando ci fu l’annessione alla provincia di Oristano, nel 1807, Siamaggiore contava ormai 700 abitanti e un’economia cementata con il mantenimento delle tradizioni agricole e l’introduzione dell’ovicoltura e della produzione della vernaccia. Leggeri aumenti e bruschi cali demografici alternati a picchi improvvisi crearono un po’ di instabilità sociale, tale per cui Siamaggiore venne relegata a frazione e perse nel 1901 l’autonomia, prontamente ripresa insieme allo status di Comune nel 1950, l’inizio della risalita non più suscettibile di variabilità gravi negli anni seguenti.
Cosa vedere a Siamaggiore
La località preserva una naturale timidezza, allineandosi ad antiche consuetudini irriducibili, come irriducibili sono le sue modeste architetture che comunicano stoicismo al viandante. A testimonianza di questa irriducibilità intervengono sopite la Chiesa di San Ciriaco, la Chiesa di Santa Maria presso frazione Pardu Nou e l’Oratorio delle Anime, edifici religiosi minoritari rispetto alla Chiesa di San Costantino Magno Imperatore, risalente al Settecento e paladina di un tardo barocco gradevolissimo a vedersi.Feste, sagre e manifestazioni
San Ciriaco, Santa Maria e San Costantino si riservano ognuno un’esclusiva festa patronale, ma il paese sa sdoganare il folklore portandolo anche a un livello post religioso e più vicino alla giovane generazione: parliamo in questo preciso caso di eventi quali l’Onde Rock e il Rock 4 Life, che concitano la bella stagione.Nel mese di marzo si ritaglia una vetrina a parte la Sagra del Carciofo, che grazie all’articolata organizzazione della Pro Loco richiama a Siamaggiore migliaia di visitatori interessati a capire cosa realmente sta alla base della coltura di un ortaggio buonissimo, coltivato da secoli e assai versatile nella cucina nostrana. Un valido motivo di visitare il borgo lo offre decisamente il grazioso e ordinato centro storico, caratterizzato essenzialmente da abitazioni basse, ampi cortili e viuzze strette, spesso costeggianti case costruite in ladiri.
Come arrivare a Siamaggiore
Siamaggiore è facile da raggiungere una volta arrivati a Oristano, che dista dall’abitato solo 10 km e dunque prevede delle navette autobus extraurbane in partenza regolarmente dalla città; l’aeroporto di Cagliari Elmas dista invece 97 km; chi si avventura in auto può percorrere la SP 9.- HOTEL SCONTATI Siamaggiore
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