Moncalieri (Piemonte): il Castello e la cittą alle porte di Torino
Moncalieri, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Moncalieri dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Moncalieri è fra quei grandi borghi che ispessiscono la cintura di Torino in Piemonte il quinto più popolato della regione, un’ormai affermata cittadina di oltre 57.000 abitanti sviluppatasi nel corso di duemila anni di storia, sebbene un vero e proprio nucleo urbano prese vita effettiva a partire dal 1228.
Fulcro di tutto era nel XIII secolo il Castello di Moncalieri, forte di una strategica ubicazione a ridosso del porto fluviale e snodo cruciale di una miriade di strade. È perciò divenuto un simbolo inamovibile, un maniero che assolveva dal ‘600 in poi la funzione di residenza regia, nella quale amava villeggiare in estate il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II. Un pezzo autentico del Patrimonio UNESCO si inserisce perfettamente nel tessuto zonale del borgo antico, dove peraltro ha prosperato negli ultimi tre secoli un’economia correlata in special modo al mercato della macellazione in cui restano protagoniste ancora adesso le divine carni bovine piemontesi: il comparto è ogni anno vivificato dalla tradizionale Fiera del Bollito ottobrina in sostituzione dell’antenata Fiera del Bue Grasso (espressione più significativa del decaduto Mercato del Bestiame), ma anche dalla riconoscibilità di prodotti senza eguali come la trippa’d Moncalé, ovvero la trippa di Moncalieri.
La piazza, che prima si chiamava Piazza Maggiore, era il prestigioso punto d’incontro delle più influenti famiglie locali, perciò venne continuamente allargata fino al 1629, acciottolata nel 1825 e porticata su tre lati, con quello sinistro terminante ove s’erge la Chiesa di San Francesco, identificabile per la sontuosa facciata in cotto oltre la quale l’aula rivela splendidi arredi e dipinti di fine esecuzione, come l’Immacolata Concezione con l’Eterno, considerato il capolavoro di Michele Antonio Milocco convivente con altri eccezionali omologhi sacri, un San Giuseppe da Copertino di Giovanni Domenico Molinari e una Deposizione di Tommaso Juglaris.
Il Palazzo Civico, completamente ristrutturato nel 1778 da Pietro Mosso d’Andorno e dotato di scalone d’onore da Enrico Mottura nel 1888, mette in fila molte altre signorili strutture – Palazzo Arduino, Palazzo Duch e l’ottocentesco albergo La Casa delle Bambole - che conducono al fondo della piazza ove trionfa la facciata maestosa del Real Collegio risalente al 1838, data della sua inaugurazione a opera di re Carlo Alberto. Il complesso rappresenta un massiccio ampliamento del vecchio Convento di San Francesco, un insieme equilibrato e funzionale di esposizioni museali che tocca le materie più disparate, la storia naturale ma anche l’archeologia, l’entomologia e la mineralogia.
A rafforzare il borgo storico ci pensa con il suo personale contributo architettonico la Chiesa di Santa Maria di Testona, un luogo di culto a triplice navata che fonde il romanico e il barocco manifestando questa commistione particolare e ricercata nel campanile alto 30 metri e nella cripta sovrastata dal presbiterio. Ci accorgiamo allora della straordinaria armonia che lega edifici aristocratici, vestigia architettoniche di stampo religioso, cortili e portici contraddistinti da un DNA segnato indelebilmente dal gotico, dal gusto rinascimentale e, dulcis in fundo, dal barocco. L’epopea templare la ricorda la Chiesa di Sant’Egidio, il cui impianto primigenio vede sopravvissuto soltanto il campanile.
Storia
D’altronde, per il territorio dove si posa il suo abitato sono transitate (e talvolta stanziate) popolazioni di risaputo viatico, quindi Romani, Longobardi e Franchi, anticipatrici del Medioevo testimone del mai risolto scontro fra il Papato e l’Impero e delle schermaglie fra Chieri e Asti, allettate dalla possibile egemonia commerciale abbastanza alla portata considerando la promiscuità con il capoluogo piemontese e lo scorrere del fiume Po, un tratto del quale viene attraversato dal Ponte dei Cavalieri Templari.Fulcro di tutto era nel XIII secolo il Castello di Moncalieri, forte di una strategica ubicazione a ridosso del porto fluviale e snodo cruciale di una miriade di strade. È perciò divenuto un simbolo inamovibile, un maniero che assolveva dal ‘600 in poi la funzione di residenza regia, nella quale amava villeggiare in estate il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II. Un pezzo autentico del Patrimonio UNESCO si inserisce perfettamente nel tessuto zonale del borgo antico, dove peraltro ha prosperato negli ultimi tre secoli un’economia correlata in special modo al mercato della macellazione in cui restano protagoniste ancora adesso le divine carni bovine piemontesi: il comparto è ogni anno vivificato dalla tradizionale Fiera del Bollito ottobrina in sostituzione dell’antenata Fiera del Bue Grasso (espressione più significativa del decaduto Mercato del Bestiame), ma anche dalla riconoscibilità di prodotti senza eguali come la trippa’d Moncalé, ovvero la trippa di Moncalieri.
Il Castello
Il Castello Reale, tuttavia, non può essere velocemente riassunto per mezzo di poche parole, non almeno un fiore all’occhiello delle Residenze Sabaude, sede della mostra permanente “La vita al castello. Difesa, loisir, politica e presidio”, esposizione di arredi e appartamenti un tempo appartenuti a Maria Letizia e Maria Clotilde. Uno sfavillante interno fa da parziale contraltare a una facciata che esternamente parla molto di più un linguaggio medievale e lo fa mostrando torri rotonde, grossi torrioni e un carattere tipico della roccaforte originatasi da una spiccata esigenza di natura difensiva. Nel corso della sua innegabile veneranda età, il castello è stato in più occasioni ampliato e modificato, riplasmato e riconcepito secondo le interpretazioni costruttive di architetti abilissimi, ad esempio Benedetto Alfieri e Francesco Martinez. Fruibile e visitabile, il Castello Reale è un dono della storia, un luogo in cui perdersi e ritrovarsi tuffandosi nell’estasi della contemplazione e della conoscenza.Cosa vedere a Moncalieri
La città ha un cuore immenso, il bel centro storico – accessibile passando sotto l’arco di Porta Navina - interessante da esplorare a piedi in quanto vi coesistono diversi monumenti, molti dei quali raccolti tutt’intorno a Piazza Vittorio Emanuele II, compresa la Collegiata di Santa Maria della Scala, che con la sua gotica imponenza si rende degna di custodire le reliquie del patrono Bernardo di Baden e uno strabiliante Compianto sul Cristo morto, gruppo di statue in arenaria dipinta risalente al XV secolo.La piazza, che prima si chiamava Piazza Maggiore, era il prestigioso punto d’incontro delle più influenti famiglie locali, perciò venne continuamente allargata fino al 1629, acciottolata nel 1825 e porticata su tre lati, con quello sinistro terminante ove s’erge la Chiesa di San Francesco, identificabile per la sontuosa facciata in cotto oltre la quale l’aula rivela splendidi arredi e dipinti di fine esecuzione, come l’Immacolata Concezione con l’Eterno, considerato il capolavoro di Michele Antonio Milocco convivente con altri eccezionali omologhi sacri, un San Giuseppe da Copertino di Giovanni Domenico Molinari e una Deposizione di Tommaso Juglaris.
Il Palazzo Civico, completamente ristrutturato nel 1778 da Pietro Mosso d’Andorno e dotato di scalone d’onore da Enrico Mottura nel 1888, mette in fila molte altre signorili strutture – Palazzo Arduino, Palazzo Duch e l’ottocentesco albergo La Casa delle Bambole - che conducono al fondo della piazza ove trionfa la facciata maestosa del Real Collegio risalente al 1838, data della sua inaugurazione a opera di re Carlo Alberto. Il complesso rappresenta un massiccio ampliamento del vecchio Convento di San Francesco, un insieme equilibrato e funzionale di esposizioni museali che tocca le materie più disparate, la storia naturale ma anche l’archeologia, l’entomologia e la mineralogia.
A rafforzare il borgo storico ci pensa con il suo personale contributo architettonico la Chiesa di Santa Maria di Testona, un luogo di culto a triplice navata che fonde il romanico e il barocco manifestando questa commistione particolare e ricercata nel campanile alto 30 metri e nella cripta sovrastata dal presbiterio. Ci accorgiamo allora della straordinaria armonia che lega edifici aristocratici, vestigia architettoniche di stampo religioso, cortili e portici contraddistinti da un DNA segnato indelebilmente dal gotico, dal gusto rinascimentale e, dulcis in fundo, dal barocco. L’epopea templare la ricorda la Chiesa di Sant’Egidio, il cui impianto primigenio vede sopravvissuto soltanto il campanile.