Silea (Veneto): le sue ville e la visita alla cittadina della Marca Trevigiana
Silea, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Silea dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Tra i più noti comuni della provincia di Treviso, anche conosciuta come la Marca Trevigiana, l’incantevole Silea ammalia il turista per le sue linee da cittadina elegante, onesta e forbita. Il suo nome – evinto dalla promiscuità con il fiume Sile che attraversa l’area d’insorgenza urbana - è una concessione del re Vittorio Emanuele III, che permise la sostituzione del vecchio toponimo Melma, poco idoneo a un grande paese incastonato in un territorio pianeggiante privo di terreni paludosi o acquitrini eppur vicino al fiume Melma (ciò ne spiega la sussistenza).
A soli 3 km dal capoluogo trevigiano, Silea si porta sulle spalle una storia condivisa con le frazioni di Lanzago, Cendon e Sant’Elena, tutte complici di un viatico commerciale intessuto con Venezia fino ai tempi più recenti.
Ci si sposta a Lanzago e immediatamente si esalta allo sguardo rapito Villa Azzoni Avogadro, completata all’alba del Cinquecento dai conti Onigo ma acquistata nel 1639 da Fioravante Azzoni Avogadro, il quale implementò la costituzione costruttiva introducendo la grandiosa loggia sorretta da colonne tuscaniche. Le origini di Villa Bianchini si legano a ciò ch’era prima, un convento amministrato dai Certosini del Montello, di cui permangono pochissime tracce in quanto il complesso non ha più funzione religiosa dal momento della conversione definitiva in tenuta di villeggiatura. A Cendon Villa Barbaro la conoscono tutti, un angolo di paradiso adornato di vegetazione intelligente, disposta per far sembrare questo edificio un tutt’uno con l’ambiente circostante. Vi è annesso l’Oratorio di San Gerolamo.
D’ispirazione patrizia, Villa Memmo possiede anch’essa un luogo sacro, l’Oratorio di San Pietro identificabile per merito della pianta ottagonale, del campanile elegante e della statua raffigurante San Pietro in posa scolpita da Giusto da Corte. Cendon abbraccia ancora gelosamente Villa Fanio con il piccolo giardino e l’ameno frutteto, Villa Collotti dai pavimenti in terrazzo veneziano, Villa Pisani con l’Oratorio di Sant’Antonio di cui sopravvive unicamente la barchessa e Villa Maderni, la cui maestà è stata depauperata dalla decisione di suddividerne il complesso in appartamenti. Il quadro si completa a Sant’Elena, dove sorgono l’antico fabbricato di Villa Celestia (ex monastero divenuto esponente dell’architettura neoclassica), custode di stupende arcate a tutto sesto e un camino alla vallesana, la seicentesca Villa Bembo accostata alla Chiesa di Sant’Antonio, Villa Riva abbinata alla Chiesa della Beata Vergine e San Marco, e infine Villa Contarini dall’invidiabile intonaco a marmorino.
Silea fa parte degli undici comuni inscritti nell’area del Parco Regionale del fiume Sile, esplorabile in lungo e in largo percorrendo un’ampia e immersiva pista ciclopedonale toccante alzaie e argini, con prolungamento fino alla Conca di Portegrandi e all’area archeologica di Altino. Attrazioni naturalistiche di sicuro magnetismo sono il Lago Verde, il canneto ove ripongono le uova diverse specie di uccelli acquatici e il cimitero dei burci, relitti di vecchi barconi anticamente a uso commerciale. Dal porticciolo fluviale di Silea parte la motonave Silis, incaricata del trasporto di turisti e scolaresche lungo il Sile in direzione delle isole lagunari di Burano e Torcello. Sulla strada che conduce a Casale sul Sile occorre far visita al Centro Cicogne, oasi creata al fine di permettere la reintroduzione graduale nell’habitat della cicogna bianca, animale sempre più raro e a rischio estinzione.
A soli 3 km dal capoluogo trevigiano, Silea si porta sulle spalle una storia condivisa con le frazioni di Lanzago, Cendon e Sant’Elena, tutte complici di un viatico commerciale intessuto con Venezia fino ai tempi più recenti.
Le Ville di Silea
Un po’ di questa storia di concatenazione si riflette nelle sontuose ville cittadine. Ognuna racconta un pezzo del passato, Villa Valier ad esempio rende testimonianza dell’epoca cinquecentesca appartenendo di fatto al XVI secolo. A costruirla fu la famiglia Barbaro, che volle esaltarne l’estetica curando maggiormente la facciata orientata sul Sile e riccamente affrescata. Vi si collega direttamente l’Oratorio dell’Assunzione di Maria, sorto nel 1762. Sempre del Settecento è Villa Miollo, dotata di due barchesse e due elementi che ne identificano lo stile esclusivo, vale a dire i poggioli ottocenteschi realizzati in ferro battuto. La tenuta si circonda di uno spazioso giardino.Ci si sposta a Lanzago e immediatamente si esalta allo sguardo rapito Villa Azzoni Avogadro, completata all’alba del Cinquecento dai conti Onigo ma acquistata nel 1639 da Fioravante Azzoni Avogadro, il quale implementò la costituzione costruttiva introducendo la grandiosa loggia sorretta da colonne tuscaniche. Le origini di Villa Bianchini si legano a ciò ch’era prima, un convento amministrato dai Certosini del Montello, di cui permangono pochissime tracce in quanto il complesso non ha più funzione religiosa dal momento della conversione definitiva in tenuta di villeggiatura. A Cendon Villa Barbaro la conoscono tutti, un angolo di paradiso adornato di vegetazione intelligente, disposta per far sembrare questo edificio un tutt’uno con l’ambiente circostante. Vi è annesso l’Oratorio di San Gerolamo.
D’ispirazione patrizia, Villa Memmo possiede anch’essa un luogo sacro, l’Oratorio di San Pietro identificabile per merito della pianta ottagonale, del campanile elegante e della statua raffigurante San Pietro in posa scolpita da Giusto da Corte. Cendon abbraccia ancora gelosamente Villa Fanio con il piccolo giardino e l’ameno frutteto, Villa Collotti dai pavimenti in terrazzo veneziano, Villa Pisani con l’Oratorio di Sant’Antonio di cui sopravvive unicamente la barchessa e Villa Maderni, la cui maestà è stata depauperata dalla decisione di suddividerne il complesso in appartamenti. Il quadro si completa a Sant’Elena, dove sorgono l’antico fabbricato di Villa Celestia (ex monastero divenuto esponente dell’architettura neoclassica), custode di stupende arcate a tutto sesto e un camino alla vallesana, la seicentesca Villa Bembo accostata alla Chiesa di Sant’Antonio, Villa Riva abbinata alla Chiesa della Beata Vergine e San Marco, e infine Villa Contarini dall’invidiabile intonaco a marmorino.
Cosa vedere a Silea e dintorni
Silea è straordinariamente bella anche grazie alle chiese che elevano l’abitato a contenitore di tesori sacri. La Parrocchiale di San Michele Arcangelo reca resti di diverse epoche, infatti se ne fa menzione già nel 1172, data a cui è riferibile il primigenio impianto sostituito da una ricostruzione del 1493 rafforzata dalla ristrutturazione del 1626; il campanile, cinquecentesco, è risorto nel 1754, mentre sono originali le opere di Vincenzo del Mosaico e Giovanni Marini, il battistero, l’acquasantiera e l’organo settecentesco. A Cendon s’erge la Chiesa dei Santi Vittore e Corona, una struttura anch’essa parecchio snaturata e dunque non appartenente a un’epoca precisa. Stessa conformazione spuria per la Chiesa di Sant’Elena e la Chiesa della Beata Vergine della Salute.Silea fa parte degli undici comuni inscritti nell’area del Parco Regionale del fiume Sile, esplorabile in lungo e in largo percorrendo un’ampia e immersiva pista ciclopedonale toccante alzaie e argini, con prolungamento fino alla Conca di Portegrandi e all’area archeologica di Altino. Attrazioni naturalistiche di sicuro magnetismo sono il Lago Verde, il canneto ove ripongono le uova diverse specie di uccelli acquatici e il cimitero dei burci, relitti di vecchi barconi anticamente a uso commerciale. Dal porticciolo fluviale di Silea parte la motonave Silis, incaricata del trasporto di turisti e scolaresche lungo il Sile in direzione delle isole lagunari di Burano e Torcello. Sulla strada che conduce a Casale sul Sile occorre far visita al Centro Cicogne, oasi creata al fine di permettere la reintroduzione graduale nell’habitat della cicogna bianca, animale sempre più raro e a rischio estinzione.