Bonnieux (Francia): il borgo della Provenza del film Un'ottima annata
Bonnieux, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Bonnieux dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
La Provenza francese riassume in sé il concetto di meraviglia paesaggistica che, al di là del corredo naturale a composizione della sua veste, s’impernia sulla presenza ramificata di singolari villaggi e località pienamente integratisi nel contesto ma con un qualcosa in più: la fedeltà al tempo in cui essi sono sorti arricchendo il patrimonio territoriale. Bonnieux, ancella comunale di ca. 1.400 abitanti, s’arrocca sull’altopiano del Luberon specchiandosi sull’egual bellezza che le si pone di fronte, Lacoste.
Tutt’intorno è la Valle Comba di Lourmarin, le cui vestigia romane trovano l’ideale sunto nel Pont Julien, costruito nel 3 a.C. sul fiume Calavon, lungo l’antica Via Domizia. Si può iniziare tranquillamente da qui la visita a Bonnieux poiché questo esempio di ingegneria romana risulta davvero bello e interessante. Non è, infatti, un mero ponte limitato a espletare le sue funzioni, bensì qualcosa di più sfaccettato e artistico: lungo 118 metri e largo 6, si snoda in tre arcate a tutto sesto, la centrale delle quali ha un diametro di 16 metri contro i 10 delle laterali, con due pilastri ad aperture centinate e speroni basali sporgenti (detti avambecchi) per incanalare il corso fluviale.
Funzionante fino al 2005, è oggi un’attrattiva del Parco Naturale Regionale del Luberon, che si presta a far da culla a una fitta foresta di cedri occupante una superficie di 250 ettari e ospitante un caratteristico sottobosco calcabile attraverso il sentier botanique.
E’ però più corretto parlare di paese, un’identità molto più idonea alla fisionomia di Bonnieux, un abitato plasmato dai canoni romantici di una Francia la cui vocazione ha sempre ambito al lirismo della sua delicata terra. Quando s’alza un docile vento di primavera, fra le case si spande un fragrante profumo di pane, illusione percettiva data da un’attempata dimora adattata a Museo della Panetteria: qui il visitatore può viaggiare nelle trame cronologiche che indagano la storia del prodotto edibile più consumato al mondo, appunto il pane, la cui tradizione e tecnica di preparazione hanno mantenuto il gusto popolare per l’atavica propensione al nutrimento essenziale.
La tradizione è quanto mai viva anche nell’atteso Marché des Potiers, in cui ogni anno nel fine settimana di Pasqua si danno appuntamento una cinquantina di artigiani specializzati nella produzione e decorazione di ceramiche, porcellane, stoviglie, gioielli e sculture. L’organizzazione ha da diverso tempo improntato un workshop (si chiama così ma non ditelo a un francofono, perché lo tradurrebbe immediatamente in lingua transalpina) di modellazione che conta inoltre un piccolo laboratorio per bambini e adulti che intendono conoscere l’antica arte della ceramica sporcandosi le mani, o forse ingentilendole. Concludono la parte commerciale un punto di ristoro e un fastfood (ci risiamo con l’inglesismo!) animati da tanta musica.
Tutt’intorno è la Valle Comba di Lourmarin, le cui vestigia romane trovano l’ideale sunto nel Pont Julien, costruito nel 3 a.C. sul fiume Calavon, lungo l’antica Via Domizia. Si può iniziare tranquillamente da qui la visita a Bonnieux poiché questo esempio di ingegneria romana risulta davvero bello e interessante. Non è, infatti, un mero ponte limitato a espletare le sue funzioni, bensì qualcosa di più sfaccettato e artistico: lungo 118 metri e largo 6, si snoda in tre arcate a tutto sesto, la centrale delle quali ha un diametro di 16 metri contro i 10 delle laterali, con due pilastri ad aperture centinate e speroni basali sporgenti (detti avambecchi) per incanalare il corso fluviale.
Funzionante fino al 2005, è oggi un’attrattiva del Parco Naturale Regionale del Luberon, che si presta a far da culla a una fitta foresta di cedri occupante una superficie di 250 ettari e ospitante un caratteristico sottobosco calcabile attraverso il sentier botanique.
Cosa vedere a Bonnieux
Tutte le altre sorprese architettoniche sono prole legittima del periodo medievale, che vide Bonnieux cingersi di solide mura nel X secolo e dal XIV secolo alla fine del XVIII beneficiare della protezione concessa al territorio pontificio annesso ad Avignone. A cuor del borgo sorge l’Eglise Vieille du Haut, una chiesa piuttosto antica che, insieme al rappresentativo Priorato Saint-Symphorien, esalta l’anima pittoresca del luogo facendosi notare da parecchi chilometri di distanza, un sorriso ecclesiastico che ben si concilia con le belle giornate di sole e l’arcata azzurra del cielo qui costantemente terso, cangiante ai poetici bagliori della cittadina sottintesa.E’ però più corretto parlare di paese, un’identità molto più idonea alla fisionomia di Bonnieux, un abitato plasmato dai canoni romantici di una Francia la cui vocazione ha sempre ambito al lirismo della sua delicata terra. Quando s’alza un docile vento di primavera, fra le case si spande un fragrante profumo di pane, illusione percettiva data da un’attempata dimora adattata a Museo della Panetteria: qui il visitatore può viaggiare nelle trame cronologiche che indagano la storia del prodotto edibile più consumato al mondo, appunto il pane, la cui tradizione e tecnica di preparazione hanno mantenuto il gusto popolare per l’atavica propensione al nutrimento essenziale.
La tradizione è quanto mai viva anche nell’atteso Marché des Potiers, in cui ogni anno nel fine settimana di Pasqua si danno appuntamento una cinquantina di artigiani specializzati nella produzione e decorazione di ceramiche, porcellane, stoviglie, gioielli e sculture. L’organizzazione ha da diverso tempo improntato un workshop (si chiama così ma non ditelo a un francofono, perché lo tradurrebbe immediatamente in lingua transalpina) di modellazione che conta inoltre un piccolo laboratorio per bambini e adulti che intendono conoscere l’antica arte della ceramica sporcandosi le mani, o forse ingentilendole. Concludono la parte commerciale un punto di ristoro e un fastfood (ci risiamo con l’inglesismo!) animati da tanta musica.