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Visitare Chanchan: Capitale dell'Impero Chimu

Trujillo, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Trujillo dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Quando il cronista Cieza de Leon ne visitò i resti nel 1548, della grandiosa capitale dell'impero, incendiata dai Chimu per non farla cadere in mano nemica, rimanevano solo rovine, ma di una tale imponenza che egli non seppe frenare la propria stupefatta ammirazione. Il vento, la grande pioggia del 1925, la costruzione di strade, gli scavatori clandestini (huaqueros), il calpestio di turisti irrispettosi hanno congiurato col tempo nella distruzione dei resti di Chan Chan (Chanchan), che si sono molto deteriorati, ma anche allo stato attuale il complesso è pur sempre colossale e non mancherà di fare una grande impressione sul visitatore.

La furia degli lnca, decisi ad allargare la loro sovranità su tutta l'America del Sud, si abbatté sull'impero Chimu nel 1460: non solo furono distrutti città, fortezze, santuari, acquedotti, ma le popolazioni stesse, già decimate dalla guerra, furono deportate in massa sui freddi altipiani dell'interno, in modo da sradicare del tutto ogni velleità di rivolta; le sapienti opere di irrigazione, lavoro di secoli, furono abbandonate e presto invase dalle sabbie, cosi l'oasi verdeggiante fu ridotta all'attuale deserto; solo il nome ricorda l'antico splendore: Pampa de los Mochicas.

Finiva cosi l'orgoglioso impero dei Chimu che, al suo apogeo, alla fine del 1200, si estendeva da Tumbes fino a Lima. Era uno Stato dispotico di rozzi guerrieri, ma perfettamente organizzato, che aveva saputo assimilare la superiore cultura dei popoli conquistati, i Mochica, mutuandone lingua, tecniche, arte e religione. Oggi, a distanza di secoli, noi possiamo ricostruire la vita religiosa, sociale e quotidiana di quei popoli scomparsi attraverso le splendide ceramiche che vengono alla luce dalle huacas di Chanchan nel corso di campagne di scavi: sono teste di personaggi chimu di vigoroso realismo, color nero brillante simile al bucchero etrusco, frutti, animali, gruppi di figure, vasi che portano dipinti, generalmente in rosso su fondo avorio, soggetti mitologici, scene della vita quotidiana, di danze, di guerra, di persone orrendamente mutilate, di perversioni sessuali.

Alla zona scavi si entra dalla strada che da Trujillo conduce a Huanchaco: subito dopo l'ingresso, a destra, i grandi compiessi detti la huaca del Obispo e la huaca de las Monjas. Altri otto, tra cui la huaca Esmeralda, scientificamente restaurata da Costante Traverso Lombardi, si estendono a perdita d'occhio, coprendo una superficie di 200.000 mq per una popolazione che raggiungeva forso i c:ontomila abitanti.
Si tratta di blocchi di edifici chiusi do muraglie che ora raggiungono i 12 m, veri e propri quarliorl urbanllsolati e a una certa distanza tra loro; nei terreni circostanti, resti di piramidi, necropoli, canali, pozzi, cisterne mostrano che ovunque ferveva la vita.

Ogni isolato, o quartiere, contiene un grande palazzo, con le pareti decorate, una cisterna lastricata in pietra, una piccola piramide-santuario, abitazioni per i servi e piccole celle, probabilmente magazzini. Anche il muro che divide i cortili porta una decorazione a rilievo di argilla essiccata, con ricchi motivi geometrici a croci, greche, tondi, o rappresentazioni di animali come pellicani o pesci. Un po' fuori centro, notevole la huaca del Dragòn, con bellissimi rilievi a stampo che rappresentano, con grande senso artistico e fantasia, personaggi armati e mitrati, animali fantastici, coltelli sacrificali (turni) inghirlandati di fronde e motivi fitomorfi, altamente stilizzati.

Un poco piu a nord del vecchio nucleo urbano, nella valle del Moche, si trovano i resti di due piramidi, dedicate al Sole e alla Luna. Sono monumenti molto antichi, eretti dai Mochica tra il 400 e il 700 d.C. La piramide del Sole, alta 48 m, su una base di 228 per 135 m, copre un'area di oltre 70.000 mq. È tutta di grandi mattoni rettangolari di adobe e, seppur parzialmente crollata in seguito all'inondazione del Moche del 1925, rimane ancora un monumento imponente e impressionante. Qui il grande archeologo Max Uhle, padre dell'archeologia peruviana, esaminandone i reperti venuti alla luce, scopri la grande civiltà Mochica, che fino agli inizi del secolo era rimasta confusa con quella Chimu.
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