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Oaxaca de Juárez (Messico): cosa vedere nella cittŕ Patrimonio Mondiale UNESCO

Oaxaca de Juárez, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Oaxaca de Juárez dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Oaxaca de Juárez, per tutti semplicemente Oaxaca, è una delle città più belle del Messico. Il suo centro storico, un gioiello di architettura coloniale, è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall'UNESCO nel 1987 assieme al vicino sito archeologico di Monte Albán.

Capitale dell’omonimo stato di Oaxaca, la città sta vivendo negli ultimi anni un forte rilancio turistico, favorito anche dalla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale davvero notevole.
Popolata da circa 300.000 abitanti e collocata a un’altitudine di 1550 metri s.l.m. nel punto di incontro di tre valli nel cuore della regione delle Valles Centrales, Oaxaca è una località esotica ed elegante al tempo stesso.

È l‘unica grande città dello stato, che per il resto è principalmente costituito da remoti villaggi indigeni sulle montagne dell'entroterra, mentre nella zona costiera si sviluppano alcune cittadine come Pochutla, Pinotepa Nacional e Salina Cruz e diverse località balneari sull’Oceano Pacifico quali Puerto Escondido, le Bahías de Huatulco e Puerto Ángel.
Proprio questa situazione geografica fa sì che Oaxaca de Juárez sia senza alcun dubbio la capitale economica, culturale e politica di uno stato che è al contempo uno dei più poveri, ma anche uno dei più affascinanti e misteriosi della Repubblica Messicana.

Storia

Anche se la moderna Oaxaca fu fondata solo nel XVI dai conquistadores spagnoli, la zona in cui sorge l’odierna città è abitata da diversi millenni. Su un’altura nelle vicinanze, in particolare, sorse Monte Albán, antica città e centro cerimoniale fondato dagli zapotechi attorno al 500 a.C. e rimasta punto di riferimento dei popoli che vivevano in questa regione fino a circa il IX secolo d.C.
A cavallo tra il XV e il XVI secolo, con l’espansione azteca, venne fondata Huaxyacac, nella quale convissero per alcuni anni zapotechi e aztechi prima dell’arrivo degli spagnoli, i quali giunsero qui nel 1521, dopo la caduta di Tenochtitlán, attratti dall’oro e dalla ricchezza che l’imperatore Moctezuma aveva detto provenire da questa regione.
La località in cui i colonizzatori cominciarono a insediasi ricevette nel 1526 l'autorizzazione formale ad essere denominata Villa de Antequera de Guaxaca, per poi ricevere nel 1532 il titolo di "Muy noble y leal Ciudad de Antequera”. Il nome definitivo, come si evince, tardò infatti ancora molto tempo prima di essere deciso.

Una volta stabilitisi e cominciato il processo di violenta colonizzazione ai danni delle popolazioni native, gli europei fecero crescere la città e la sua economia nei secoli successivi sfruttando la manodopera indigena che producevano beni da proporre negli scambi commerciali.
Alla fine del XVIII secolo Oaxaca era una delle più importanti città del Messico e contava circa 20.000 abitanti. Dopo il terremoto del 1854 che la distrusse in buona parte, passarono alcuni decenni prima che tornasse agli antichi splendori.
Il 10 ottobre del 1872 assunse la denominazione di Oaxaca de Juárez, in onore a Benito Juárez, presidente messicano di origine zapoteca, nato in un villaggio a nord della città.
Un nuovo forte terremoto la mise nuovamente in ginocchio nel 1931, ma durante gli anni ‘40, con la costruzione della Carretera Panamericana, a Oaxaca cominciarono ad arrivare i primi turisti.

Come detto, nel 1987 l’UNESCO riconobbe il grande patrimonio architettonico del centro storico quale Patrimonio dell’Umanità, dando così una forte spinta all’incremento del turismo, che ha portato a sua volta investimenti e maggiore prosperità, attraendo anche molti contadini dalle campagne.
Dal 2006 si è sviluppato a Oaxaca un movimento popolare che rivendica diritti e uguaglianza sociale; le proteste sono sfociate negli anni in atti di dura e sanguinosa repressione da parte della polizia, che ha causato anche diversi morti, ma al momento la situazione sembra essersi normalizzata.

Cosa vedere a Oaxaca

Come in quasi tutte le città messicane, anche a Oaxaca la visita classica parte dal cosiddetto Zócalo, ovvero la piazza principale. Prendendo questo come riferimento, quasi tutti i principali punti d’interesse turistico si trovano a poche cuadras (isolati) di distanza, soprattutto verso nord.
Basta avere una cartina in mano (disponibile presso il chiosco di informazioni turistiche che si trova davanti alla cattedrale), oppure anche solo seguire l’istinto o il flusso di persone che camminano nelle strade, per muoversi da un punto all’altro del centro tra case coloniali dai colori pastello e strade acciottolate ammirando il fascino del centro storico.

Oaxaca è anche una meta straordinaria per chi ama lo shopping. I prodotti locali sono effettivamente particolarmente belli e a prezzi equi si può fare incetta di oggetti di artigianato, anche di ottima qualità. Girando a piedi si incontrano bancarelle all’aperto o mercati veri e propri che propongono artigianato tradizionale, dove un minimo di contrattazione rispettosa del lavoro altrui è consentita.
  • Zócalo: ufficialmente chiamata Plaza de la Constitución, è il luogo più affollato del centro storico. Gli alberi dell’Alameda de León fanno ombra su tutta la piazza pedonalizzata e permettono ai turisti e ai venditori ambulanti di godersi il caotico andirivieni. Sotto i portici degli edifici che circondano lo Zócalo, numerosi bar e ristoranti sono solitamente affollati a tutte le ore giorno e della sera. Dal tramonto in poi, in particolare, diversi gruppi di musicisti animano spesso a piazza coinvolgendo la gente. Occupa il lato meridionale dello Zócalo il Palacio de Gobierno, inaugurato nel 1884, che fu però danneggiato dal terremoto del 1931. All’interno si trovano diversi murales, che come da tradizione, raccontano alcune fasi della storia messicana. Il lato settentrionale dello Zócalo è dominato dalla Cattedrale, stupendo edificio del XVI secolo.
  • Catedral de Nuestra Señora de la Asunción: la cattedrale di Oaxaca è stata edificata a partire dal 1535, ma dopo diverse ricostruzioni e ristrutturazioni venne consacrata solo due secoli più tardi, nel 1733. La sua facciata è composta da tre corpi principali, di cui quello centrale è in stile barocco finemente decorato, mentre il resto della costruzione appare spoglio e massiccio, con i blocchi di pietra ben visibili; la ragione di tale scelta è da ricondurre ai terremoti che nella storia hanno frequentemente toccato questa zona del Messico, i quali hanno suggerito di costruire una chiesa che fosse innanzitutto resistente.
  • Templo de Santo Domingo de Guzmán: quattro isolati a nord della cattedrale, percorrendo la deliziosa calle Macedonio Alcalá, si giunge alla Plaza de Santo Domingo, sulla quale si affaccia la bella Iglesia de Santo Domingo, che è senza dubbio è la chiesa più fotografata e apprezzata della città. Splendido esempio di architettura barocca della Nueva España, fu costruita tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo in onore a al santo che fondò l’ordine dei domenicani. L’interno della chiesa, riccamente decorato, è particolarmente suggestivo durante lu funzioni serali, quando viene illuminato dalle luci delle candele. Esternamente, sul fianco meridionale della chiesa, le bancarelle di artigianato indigeno richiamano molti turisti.
  • Basílica de Nuestra Señora de la Soledad: tre cuadras a ovest dell’Alameda de León lungo Avenida Independencia, questa basilica accoglie la statua della patrona di Oaxaca, la Vergine della Solitudine. La chiesa venne costruita tra il 1682 e il 1690 con il consueto stile barocco e con una struttura non troppo alta per fronteggiare i terremoti. Come il resto del centro storico, anche questo edificio è parte del Patrimonio UNESCO. Nella piazzetta adiacente, sulla quale si affaccia anche il Palacio Municipal, si svolgono esibizioni e spettacoli di danza tradizionale, solitamente legati alla Guelaguetza.
  • Altre chiese: è davvero notevole la concentrazione di chiese nel centro di Oaxaca. Oltre a quelle più visitate, ne esistono molte altre un po’ meno conosciute ma meritevoli di una visita. Senza uscire dalla zona turistica segnaliamo ad esempio la Iglesia del Carmen Alto, il Templo de San José o la Iglesia de San Agustín, ma basta camminare per le strade per scoprirne altre. Lo stesso vale per le piazzette e i giardini che solitamente circondano le chiese.
  • Museo Rufino Tamayo: il Museo de Arte Prehispánico de México è stato inaugurato nel 1974 e donato alla città dal suo figlio più famoso, l’artista Rufino Tamayo, pittore e incisore di fama internazionale vissuto tra il 1899 e il 1991. L’edificio settecentesco in cui è ospitato il museo si trova in calle Morelos 503 e accoglie una ricchissima collezione di pezzi di arte preispanica appartenenti alle diverse culture ed etnie che nei secoli hanno popolato il territorio dell’odierno Messico.
  • Museo de las Culturas de Oaxaca: si trova nel complesso dell’ex Convento de Santo Domingo de Guzmán (angolo tra calle Alcalá e calle Gurrión). Le sue sale ospitano una mostra che raccontala storia dello stato di Oaxaca attraverso un percorso archeologico, storico ed etnografico. Il cuore della collezione è il tesoro mixteco del XIV secolo rinvenuto nella Tumba 7 di Monte Albán nel 1932.
  • Jardín Etnobotánico: sempre nel complesso del convento di Santo Domingo si trova anche il piacevole giardino botanico, che si estende per olre due ettari e accoglie centinaia di specie vegetali autoctone dello stato. Il giardino è visitabile gratuitamente.
  • Museo de Arte Contemporáneo de Oaxaca: nella centralissima calle Macedonio Alcalá 202, presso la a cosiddetta Casa de Cortés, il museo di arte contemporanea propone una collezione permanente di opere di Rufino Tamayo, Francisco Gutiérrez, Rodolfo Nieto, Rodolfo Morales e Francisco Toledo, ma anche esposizioni temporanee di vario genere tra cui arti plastiche, installazioni e fotografia, oltre a numerose attività culturali.
  • Museo Casa de Juárez: accanto alla Iglesia del Carmen Alto, la Casa Juárez sorge in calle García Vigil 609. Questa abitazione, allora di proprietà del signor Antonio Salanueva, accolse il piccolo Benito Juárez nel 1818. Il padrone di casa si prese cura del giovane come un figlio, permettendogli di studiare e un’istruzione e cominciare così la propria carriera politica che lo portò poi a diventare presidente del Messico. Nella casa, convertita in museo dal 1933, sono visibili alcuni oggetti di Juárez e diversi documenti della storia messicana riguardanti la Guerra de Independencia e la Guerra de Reforma.

Dintorni di Oaxaca: Monte Albán e le Valles Centrales

È certamente Monte Albán, uno dei siti archeologici più importanti del Messico, il principale punto d’interesse negli immediati dintorni di Oaxaca. Posta su un pianoro sulle montagne in posizione panoramica sulle vallate sottostanti a circa 8 km dal centro storico, la zona archeologica è visitata ogni anno da migliaia di turisti, sia messicani che stranieri.
Si tratta di uno straordinario esempio di città preispanica, nella quale si trovano templi, piazze, tombe e campi per il gioco della pelota. Monte Albán, antica capitale della civiltà zapoteca raggiunse il momento di massimo splendore tra il IV e l’VIII secolo d.C., ma fu abitata in maniera permanete circa dal 500 a.C. al IX-X secolo d.C., quando fu progressivamente abbandonata.
Diverse agenzie private propongono tour al sito o anche solo semplici viaggi di andata e ritorno con autobus turistici a prezzi più che abbordabili (al momento del nostro viaggio il costo era di 58 pesos, circa 3 euro).
Una volta giunti sul posto, il biglietto d’ingresso costa 75 pesos e consente l’accesso anche all’adiacente piccolo museo dedicato.

Non c’è però il solo Monte Albán a meritare una visita nei paraggi: diversi villaggi abitati da popolazioni indigene nei dintorni sono specializzati in produzioni artigianali davvero di ottima qualità. Nella stessa vallata della zona archeologica meritano una sosta i paesini di San Antonio Arrazola, specializzato negli alebrijes, coloratissimi (e delicatissimi) animali di fantasia fatti di legno, oppure Santa María Atzompa, dove è visibile un piccolo sito archeologico, e dove si producono oggetti di barro verde, ovvero di pregevole terracotta verde.

Nella valle che da Oaxaca si spinge verso est, invece, si può visitare il villaggio di El Tule, a 10 km dalla città, famoso perché qui vive da oltre 2000 anni un maestoso esemplare di ahuehuete, che i locali ritengono l’albero più grande del mondo. La sua circonferenza misura 58 metri e d è alto 42 metri, ma nonostante le dimensioni impressionanti, non è il più grande del nostro pianeta. Si trova oggi davanti a una chiesa settecentesca ed è certamente uno dei più vecchi e spettacolari alberi del Messico, motivo per cui merita una breve sosta.

Proseguendo lungo la carretera 190, a volte sulla strada o pochi km all’interno, si trovano numerosi altri paesini da visitare principalmente nei giorni di mercato, quando dalle montagne scendono i contadini indigeni con i loro prodotti.
Uno dei mercati più interessanti è quello che si tiene a Tlacolula de Matamoros la domenica, ma per il resto il paese non offre grossi spunti. A Teotitlán del Valle e a Santa Ana del Valle, invece, il mercato si svolge rispettivamente il lunedì e il martedì e i villaggi sono famosi per i loro splendidi tessuti fatti a mano.

Sulla carretera o in prossimità della stessa si incontrano anche diversi siti archeologici minori, come quelli di Dainzù, Lambityeco e Yagul, mentre il più importante è quello di Mitla, che è oggi circondato dalla moderna cittadina omonima.
Da Mitla si si può compiere una deviazione per spingersi attraverso una strada sterrata sulle aspre montagne per raggiungere la località di Hierve el Agua, una serie di sorgenti situate sulla cima di un'altura. I depositi delle sorgenti creano spettacolari formazioni di minerali che scendono lungo il fianco della montagna dando vita a un paesaggio suggestivo. Diversamente da quello che si potrebbe pensare leggendo il nome o a una prima occhiata, l’acqua non bolle e alcune pozze sono balneabili.

Per raggiungere i villaggi delle Valles Centrales, così come i siti archeologici o le pozze di Hierve El Agua, si possono prendere diversi autobus da Oaxaca, oppure i minibus colectivos o i taxi. In alcuni casi, diverse agenzie propongono tour nei luoghi più turistici.
Per i dettagli ci si può rivolgere ai chioschi delle informazioni turistiche o ai gestori degli hotel o delle posadas in cui si alloggia, solitamente molto cordiali e disponibili.

Cucina, feste e manifestazioni

In tutto il Messico si mangia molto bene, ma lo stato di Oaxaca è addirittura un’eccellenza in questo senso. Le specialità sono i piatti della tradizione indigena, dove il quesillo, il chile (peperoncino), il cioccolato, le tlayudas, i tamales, il caldo de piedra e il mezcal sono unanimemente riconosciuti come delizie di prim’ordine.

Il mole, ad esempio, è una salsa agrodolce nella quale si mettono fino a 120 ingredienti (tra cui il cioccolato), che accompagna i piatti di carne. Oaxaca in particolare è famosa per i suoi 7 moles (negro, rojo, verde, amarillo, coloradito, manchamanteles e chichilo).
Per quanto riguarda il bere, invece, il mezcal è un distillato ottenuto dalla parte centrale della pianta dell’agave, prodotto fin dall’antichità dai locali popoli preispanici e oggi venduto praticamente ovunque in città e nei villaggi in tutto lo stato, che può essere anche comodamente portato a casa facendo attenzione a sistemarlo per bene in valigia senza rompere la bottiglia.

Tra le celebrazioni a Oaxaca, la più importante è certamente la Guelaguetza, che si tiene sempre i primi due lunedì dopo il 16 luglio, . È una festa che comprende danze folcloristiche in abiti tradizionali e si svolge nell’Auditorio Guelaguetza, sull’altura Cerro del Fortín, a nord-ovest rispetto al centro storico. A fare da contorno alla Guelaguetza sono nati anche diversi eventi collaterali, come sfilate e spettacoli che si svolgono in città.
Esistono anche altre manifestazioni culturali a Oaxaca, principalmente di carattere religioso, mentre come in tutto il paese anche qui è molto sentito il Día de Muertos (Giorno dei Morti, 2 novembre), con feste e danze all’interno dei cimiteri.

Clima. Quando andare a Oaxaca?

Il clima a Oaxaca è caldo e secco, ma bisogna ovviamente fare i conti anche con l’altitudine della città (1550 metri s.l.m.). In generale, l’estate corrisponde alla stagione delle piogge, per cui la piovosità aumenta tra giugno e settembre.
Le temperature non risentono di grossi sbalzi termici durante l’anno: i valori medi variano infatti solo di 5°C tra i mesi più caldi (generalmente quelli primaverili, con medie ad aprile e maggio di 22°C e picchi fino a 31°C) e quelli più freddi (dicembre e gennaio con medie di 17°C e picchi di 26°C).

Come arrivare a Oaxaca

Oaxaca si raggiunge facilmente da Città del Messico in autobus con un tragitto di 6 ore.
Esistono due stazioni principali: la Central de Autobuses de Primera Clase (o Terminal ADO) che si trova in calle 5 de Mayo, 2 km a nord-est dello Zócalo, e il terminal di seconda classe, in calle Valerio Trujano, circa 1,5 km a ovest dello Zócalo.
Oltre ai due terminal principali, numerose altre compagnie private dispongono di parcheggi e depositi per i propri mezzi disseminati in tutta la città, che solitamente si occupano dei collegamenti da/per le località all’interno dello stato.

Oaxaca dispone anche di un aeroporto internazionale (Aeropuerto Internacional Xoxocotlán, 8 km a sud del centro), sul quale volano aerei da/per le principali città messicane e da alcune statunitensi.

Per chi si muove in auto ricordiamo che Oaxaca dista circa 500 km dalla capitale e 250 km dalla costa; in quest’ultimo caso, la tortuosa carretera 175 attraversando la sierra collega il capoluogo a Pochutla, da dove si raggiungono Zipolite, Mazunte e le Bahías de Huatulco, mentre la Carretera Federal 131 la unisce a Puerto Escondido.
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