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I luoghi del film Un paese quasi perfetto, dove si trova Pietramezzana?

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Nel film "Un paese quasi perfetto" il nome del borgo che rasenta la perfezione è Pietramezzana. Un escamotage utilizzato dal regista Massimo Gaudioso (nel cast ricordiamo Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, Nando Paone e Miriam Leone) per valorizzare le due località dove è stato girato il film, che sono le vere protagoniste della sua pellicola, Castelmezzano e Pietrapertosa, situate nel cuore delle dolomiti Lucane, in Basilicata nella provincia di Potenza.

Nella realtà i due centri sono uniti da una attività particolarmente adatta a chi apprezza le emozioni forti. Si tratta del volo dell'Angelo, un percorso che collega Castelmezzano e Pietrapertosa attraverso due linee sospese a circa 1000 metri di altezza alle quali ci si aggancia per raggiungere alla velocità di 110 e 120 km orari la sponda opposta dopo oltre 1400 metri di volo. Le linee sono due, quella di San Martino che parte da Pietrapertosa e arriva a Castelmezzano e quella Peschiere che funziona al contrario. Un modo alternativo che consente di ammirare lo splendido paesaggio delle Dolomiti lucane, da affrontare da soli o in coppia, e di visitare entrambe le località. Inserito fra i borghi più belli d'Italia, Castelmezzano è un agglomerato concentrico di case, arroccato saldamente alla roccia sulla quale è nato.

La sua struttura è tipicamente medievale. L'abitato si apre allo sguardo dopo aver percorso una galleria scavata nella roccia come parte delle costruzioni che ne formano il centro. Cuore del borgo è piazza Caizzo che ospita la chiesa di Santa Maria dell'Olmo, dalla facciata in stile romanico, al cui interno è conservato l'affresco di San Rocco, protettore del paese, la statua in legno del XIII secolo dedicata alla Madonna dell'Olmo e la tela della "Sacra Famiglia", opera di Giovanni Di Gregorio chiamato il Pietrafesa, uno dei massimi esponenti della cultura pittorica lucana.

A vegliare sul borgo è l'antico castello che costruito in epoca normanna, dominava la vallata del fiume Basento. Del suo splendore antico restano poche testimonianze, rare quelle scritte, poche quelle materiali ancora esistenti espresse dai frammenti del muro di cinta e delle pareti ancorate alle rocce, dalla cisterna usata per raccogliere l'acqua piovana e dalla scalinata costruita scolpendo la roccia che conduceva al posto di vedetta.

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L'architettura "laica" legata al potere offre l'esempio del Palazzo Ducale in cui hanno abitato gli ultimi signori di Castelmezzano, i De Lerma, e di Palazzo Coiro costruito nel XIX secolo. I resti degli antichi mulini che si estendevano nella vallata del Caperrino sono raggiungibili percorrendo sentieri, scalinate e ponticelli lungo un percorso utile ad assimilare il fascino spoglio e brullo delle stesse rocce da cui si ricavavano le lastre chiamate "chiang" utilizzate per costruire i tetti dei mulini.

Il territorio di Castelmezzano, come quello di Pietrapertosa, rientra nell'area del Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane nel quale sono conservate le mura megalitiche risalenti all'insediamento lucano di Croggia Cognato datato IV secolo a.C.


Salendo ancora lungo il percorso, si raggiunge Pietrapertosa simile, nella struttura, a Castelmezzano. L'abitato, incastonato e protetto dalle creste rocciose, si snoda lungo una sola via centrale. Per alcuni il fascino di Pietrapertosa è da comparare a quello di Petra, città simbolo della Giordania e dell'età dei Nabatei. Il percorso di circa 2 km che via terra la collega a Castelmezzano viene chiamato il "sentiero delle sette pietre", usato un tempo dai contadini. Il suo recupero ha permesso di restituire nuova vita ai racconti tramandati di generazione in generazione che hanno ispirato il libro "Vito ballava con le streghe" di Mimmo Sammartino.

Ogni tappa lungo il sentiero si trasforma in narrazione legandosi ad alcuni dei termini cardine del racconto: destini, incanto, sortilegio, streghe, volo, ballo, delirio. I percorsi narrativi sviluppati in parallelo sono tre: la passeggiata letteraria, il percorso “visionario”e l’itinerario paesaggistico. La scelta appartiene al turista. Procedendo verso il punto più alto del paese, si arriva al castello Normanno-Svevo. Le prime testimonianze risalgono alla seconda metà del XII secolo . La struttura fortificata venne poi trasformata in residenza baronale, dopo essere stata oggetto di tre successivi interventi di ampliamento. Il restauro al quale è stato sottoposto ha permesso di portare alla luce i reperti e le testimonianze di origine medievale fruibili al pubblico tutti i giorni del mese di agosto.

Da visitare sono anche gli edifici religiosi, come la Chiesa di San Giacomo Maggiore del 1400 circa caratterizzata da un imponente campanile attraversato alla base da un arco che sovrasta via Vittorio Emanuele e dalla fonte battesimale in pietra trovata nel corso dei lavori di consolidamento realizzati nel 1940, il Convento di San Francesco fondato nel 1474 che conserva il dipinto Apparizione del Bambino a S. Antonio da Padova realizzato da Giovanni De Gregorio, la Cappella di San Cataldo eretta in onore del Santo e ampliata nel '900. La zona più caratteristica di Pietrapertosa è il quartiere Arabata, il cui nome tradisce la presenza del dominio arabo, situato a nord del paese. A renderlo così particolare è la presenza di tante piccole case contadine separate da un groviglio di sentieri e orti, tutti in salita, abbarbicate alla roccia e mai modificate nel tempo. Legato a vecchi ricordi è anche la Meridiana di Pietrapertosa, realizzata sulla facciata di una scuola in piazza Plebiscito, che riporta nel quadrante l'immagine del picco roccioso conosciuto come "Becco della Civetta" abbattuto per ragioni di sicurezza negli anni 60.

 Pubblicato da il 14/03/2016 - - ® Riproduzione vietata

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