Presicce (Puglia): le spiagge e la visita alla cittadina del Salento
Presicce, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Presicce dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
È soprannominata “La città degli ipogei” per l’abbondante presenza di frantoi sotterranei nei quali avveniva in passato la spremitura delle olive, passaggio fondamentale per ottenere il rinomato olio pugliese.
Non è solo uno dei borghi più belli della Puglia, ma fa parte anche dell’esclusivo club de I borghi più belli d’Italia.
Tutto questo, e molto altro, è Presicce, perla salentina di poco più di 5.000 abitanti in provincia di Lecce, un territorio contraddistinto dalle famose serre che comprendono nell’ottica della caratteristica macchia mediterranea ampie distese di uliveti, querceti e pinete.
Si chiude il capitolo dei palazzi, s’apre quello sulle case a corte summenzionate (chiamate in dialetto li vecchi curtl), essenziali per non dire umili dimore a vano unico e cantina corredate di pozzo e lavatoio. In contrapposizione s’elevano le casine, di proprietà di un rango ben più elevato rispetto ai contadini – i possidenti terrieri – eleganti ville campestri datate XVIII secolo: di esse rimangono da vedere le casine Arditi, Celle, Carratta, Stefanelli, Adamo e Spisciani. Ben più conosciute sono le masserie, e in tale ambito Presecce rivaleggia in positivo con altre realtà che le contengono: sono la fusione perfetta di due concezioni, la fortificazione e l’ottimizzazione domiciliare, sicché sintesi lampanti si rivelano la Masseria Fortificata del Feudo e La Casarana (entrambe del Cinquecento), la seicentesca Masseria de lu Peshcu e la recente Masseria Monaci, del XIX secolo.
Veniamo ora all’apparato ecclesiastico che annovera stupende vestigia architettoniche come la monumentale Chiesa Matrice di Sant’Andrea Apostolo, sorta sulle rovine della parrocchiale andata distrutta nel 1743 a causa di un violento sisma. L’attuale struttura è del 1778 e spicca per il sinuoso campanile rinascimentale, che si distingue rispetto al corpo centrale d’impianto inequivocabilmente barocco. L’interno sovrabbonda di altari, ne ha infatti addirittura nove con il maggiore in marmi policromi e i laterali pregevolmente stuccati. Il coro ligneo appare sovrastato dal grande quadro raffigurante il Santo Titolare, opera del 1601 firmata da Giovan Battista Catalano e accostata ad altri gioielli pittorici quali Mosè salvato dalle acque e il Trasporto dell’Arca dell’Alleanza. Impossibile farsi sfuggire l’edificio adiacente, conosciuto come Chiesa dei Morti per le numerose cripte e sepolcri sotterranei. Di fronte s’erge la Colonna di Sant’Andrea, la cui parte più interessante è il basamento con balaustra riportante figure femminee a simboleggiare le Quattro Virtù Cardinali.
La Chiesa del Carmine si congiunge armoniosamente con il Convento di San Giovanni Battista andando a formare un complesso sacro eretto a partire dal 1585 fino al 1590. La chiesa vanta l’ubicazione di cinque altari, di cui il maggiore è in pietra leccese, decorato con bassorilievi, sculture e intagli di ottima fattura. Il campanile non è originale ma una ricostruzione del 1951, necessario dato che sul vecchio si era abbattuto nel 1945 un fulmine. La campagna cela altre meraviglie come la distaccata Chiesa di Santa Maria degli Angeli, anch’essa posizionata in simbiosi con il Convento dei Padri Riformati nella zona archeologica di Pozzomauro. La cospicua molteplicità di altari sembra essere una consuetudine e qui ce ne sono nove, con il transetto brulicante di affreschi tra i quali risalta indubbiamente una quattrocentesca Madonna col Bambino. Il convento, sebbene soppresso, custodisce ancora gli ambienti tradizionali, il chiostro centrale, il refettorio e tutto il resto. S’ammantano di un placido arcaismo estetico la Chiesa dell’Addolorata (invidiabile la sua collocazione geografica sul crinale di una collina a presiedere l’abitato di Presicce) e la Chiesa della Madonna di Loreto, provvista di facciata a capanna, altare unico e la Cripta di San Mauro con un’Annunciazione affrescata ma difficilmente distinguibile.
Non è solo uno dei borghi più belli della Puglia, ma fa parte anche dell’esclusivo club de I borghi più belli d’Italia.
Tutto questo, e molto altro, è Presicce, perla salentina di poco più di 5.000 abitanti in provincia di Lecce, un territorio contraddistinto dalle famose serre che comprendono nell’ottica della caratteristica macchia mediterranea ampie distese di uliveti, querceti e pinete.
Storia
Individuare con esattezza l’origine del borgo non è cosa facile ma si attesta pressappoco all’Alto Medioevo la nascita della comunità circoscritta ai confini di un casale che dall’epoca normanna conobbe diversi proprietari feudali, in genere famiglie di certa influenza come i Securo, i Drimi e i Bartilotto, giusto per citarne alcune. L’abitato ha conosciuto un rapido sviluppo nella forma della casa a corte ed è sostanzialmente sempre rimasto legato a un’economia agricola, evolutasi nel tempo ma pur sempre correlata alla lavorazione delle risorse della terra, in particolare dell’olio, l’"oro giallo" perennemente al centro del commercio.I sotterranei
Visitare Presicce significa innanzitutto immergersi nella sua profonda cultura rurale, cominciando dai trappeti a grotta scavati anticamente nella roccia calcarenitica e adibiti alla vita eremitica: alcuni di essi si trovano fuori del contesto urbano, altri vi si immergono completamente. Questi ambienti ben si prestano a ingressi turistici desiderosi di suggestione ma a livello prettamente funzionale sono divenuti obsoleti all’inizio del ‘900, declassati da luoghi di produzione d’olio a interessanti corredi suburbani. Ben più pregevoli architettonicamente parlando risultano essere i palazzi e le residenze nobiliari che si depositano nel reticolato di Presicce.Cosa vedere a Presicce
Tanti e tutti molto belli, questi edifici definiscono un viaggio ch’è la radiografia di una vecchia cittadina: ecco dunque Casa Adamo Izzo risalente al XVI secolo, il Palazzo di Città oggi Municipio, lo storico Palazzo Ducale risalente all’epoca normanna e ingentilito da modifiche strutturali in grado di elevarlo da castrum difensivo (Casa Turrita ha invece conservato il vetusto assetto militare pur contemplando un notevole incremento di ambienti e zone abitative) a tenuta pregevole nella quale vi è ospitato il Museo della Civiltà contadina, Palazzo Lia, il liberty Palazzo Alberti e Casa Cesi con annessa colombaia.Si chiude il capitolo dei palazzi, s’apre quello sulle case a corte summenzionate (chiamate in dialetto li vecchi curtl), essenziali per non dire umili dimore a vano unico e cantina corredate di pozzo e lavatoio. In contrapposizione s’elevano le casine, di proprietà di un rango ben più elevato rispetto ai contadini – i possidenti terrieri – eleganti ville campestri datate XVIII secolo: di esse rimangono da vedere le casine Arditi, Celle, Carratta, Stefanelli, Adamo e Spisciani. Ben più conosciute sono le masserie, e in tale ambito Presecce rivaleggia in positivo con altre realtà che le contengono: sono la fusione perfetta di due concezioni, la fortificazione e l’ottimizzazione domiciliare, sicché sintesi lampanti si rivelano la Masseria Fortificata del Feudo e La Casarana (entrambe del Cinquecento), la seicentesca Masseria de lu Peshcu e la recente Masseria Monaci, del XIX secolo.
Veniamo ora all’apparato ecclesiastico che annovera stupende vestigia architettoniche come la monumentale Chiesa Matrice di Sant’Andrea Apostolo, sorta sulle rovine della parrocchiale andata distrutta nel 1743 a causa di un violento sisma. L’attuale struttura è del 1778 e spicca per il sinuoso campanile rinascimentale, che si distingue rispetto al corpo centrale d’impianto inequivocabilmente barocco. L’interno sovrabbonda di altari, ne ha infatti addirittura nove con il maggiore in marmi policromi e i laterali pregevolmente stuccati. Il coro ligneo appare sovrastato dal grande quadro raffigurante il Santo Titolare, opera del 1601 firmata da Giovan Battista Catalano e accostata ad altri gioielli pittorici quali Mosè salvato dalle acque e il Trasporto dell’Arca dell’Alleanza. Impossibile farsi sfuggire l’edificio adiacente, conosciuto come Chiesa dei Morti per le numerose cripte e sepolcri sotterranei. Di fronte s’erge la Colonna di Sant’Andrea, la cui parte più interessante è il basamento con balaustra riportante figure femminee a simboleggiare le Quattro Virtù Cardinali.
La Chiesa del Carmine si congiunge armoniosamente con il Convento di San Giovanni Battista andando a formare un complesso sacro eretto a partire dal 1585 fino al 1590. La chiesa vanta l’ubicazione di cinque altari, di cui il maggiore è in pietra leccese, decorato con bassorilievi, sculture e intagli di ottima fattura. Il campanile non è originale ma una ricostruzione del 1951, necessario dato che sul vecchio si era abbattuto nel 1945 un fulmine. La campagna cela altre meraviglie come la distaccata Chiesa di Santa Maria degli Angeli, anch’essa posizionata in simbiosi con il Convento dei Padri Riformati nella zona archeologica di Pozzomauro. La cospicua molteplicità di altari sembra essere una consuetudine e qui ce ne sono nove, con il transetto brulicante di affreschi tra i quali risalta indubbiamente una quattrocentesca Madonna col Bambino. Il convento, sebbene soppresso, custodisce ancora gli ambienti tradizionali, il chiostro centrale, il refettorio e tutto il resto. S’ammantano di un placido arcaismo estetico la Chiesa dell’Addolorata (invidiabile la sua collocazione geografica sul crinale di una collina a presiedere l’abitato di Presicce) e la Chiesa della Madonna di Loreto, provvista di facciata a capanna, altare unico e la Cripta di San Mauro con un’Annunciazione affrescata ma difficilmente distinguibile.