Olzai (Sardegna): turismo nella natura della Barbagia
Olzai, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Olzai dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Un pittoresco borgo a 40 km da Nuoro, fra i monti e i folti boschi del Parco del Gennargentu nel centro Sardegna dove l’arcaismo degli antichi monumenti rurali s’armonizza con la sempiterna freschezza dei vividi gioielli architettonici. In questo paesaggistico contesto riferito alla Barbagia di Ollai resta in quiete immateriale la bella Olzai, una località di appena 900 abitanti di cui alcuni certamente hanno sentito parlare in relazione a un soprannome acquisito nel primo Novecento: allora questa era il “paese dei laureati”, così definito per la bassa percentuale di analfabeti e una preponderante maggioranza di dottori. Resta comunque un fatto, ovvero che qui nessuno si è mai montato la testa e difatti chiunque può facilmente rendersi conto di come sia rimasto immutato l’amore incondizionato per gli antichi costumi, le secolari tradizioni e vecchie indissolubili consuetudini inerenti ad esempio la lavorazione del pane, l’arte incisoria e la musica corale.
Lo stesso impianto urbano, fondato sulla prevalenza di abitazioni in granito ed edifici in piedi da centinaia d’anni, dimostra una larga affezione popolare rivolta all’immutabilità di un luogo del cuore, il cui spirito sardo non ha mai accennato minimamente a cedere a beneficio dell’invasività del cosiddetto “Continente”.
Olzai cadde sotto il controllo del Ducato di Mandas, che nel Settecento rientrò fra i territori amministrati dai Savoia. Nell’Ottocento Olzai trovò un assetto giuridicamente definito, forte di appena 1.157 abitanti e un centro composto da 285 case. Nel 2008 entrò a far parte dei Comuni di Barbagia.
Cambiando drasticamente tema, risulta imperdibile la visita alla Casa Museo Carmelo Floris, famoso pittore-incisore la cui produzione conta un filone di ca. 250 opere agglomerate nella pinacoteca municipale e descriventi il paesaggio che si dipana gradualmente nel circondario olzaese, paradiso degli escursionisti per la sua rete di sentieri serpeggianti in lungo e in largo per le cime assolate del Gennargentu.
A Olzai è quanto mai viva la tradizione contadina, portatrice di assolute specialità come il formaggio, la cui filiera è seguita e curata in ogni dettaglio. C’è di più: il comune di Olzai è il primo in Sardegna ad aver ricevuto l’attestato di “Qualità Vegetariana”.
Lo stesso impianto urbano, fondato sulla prevalenza di abitazioni in granito ed edifici in piedi da centinaia d’anni, dimostra una larga affezione popolare rivolta all’immutabilità di un luogo del cuore, il cui spirito sardo non ha mai accennato minimamente a cedere a beneficio dell’invasività del cosiddetto “Continente”.
Storia
La storia ha letteralmente forgiato origini e nascita di Olzai in una zona tempestata di nuraghi (se ne contano 17 catalogati e 11 ancora in buone condizioni) ma anche dolmen e menhir, figli di un tempo che ha offerto le basi per la diffusione dell’antropizzazione da lì al Medioevo, quando cioè il borgo soggiacque per molti anni al Giudicato di Arborea, la cui fine fu sancita dal sopraggiungere roboante delle casate aragonesi, che ordirono un gioco politico incentrato essenzialmente sull’avvicendamento di feudi e ducati ad accorpare villaggi sparsi sotto un dominio unico e duraturo.Olzai cadde sotto il controllo del Ducato di Mandas, che nel Settecento rientrò fra i territori amministrati dai Savoia. Nell’Ottocento Olzai trovò un assetto giuridicamente definito, forte di appena 1.157 abitanti e un centro composto da 285 case. Nel 2008 entrò a far parte dei Comuni di Barbagia.
Cosa vedere a Olzai
Il centro storico si sviluppa a partire dalla Chiesa di Santa Barbara, trecentesca custode di pregevoli opere fra cui trionfano il crocifisso ligneo settecentesco utilizzato per la cerimonia de s’Iscravamentu nell’arco della Settimana Santa e il particolare Retablo della Pestilenza fatto ad arte dal Maestro di Olzai. Il Retablo della Sacra Famiglia è invece conservato presso la Chiesa di Sant’Anastasio risalente al Cinquecento, una vestigia che esprime tutto il fervore maestoso del gotico-catalano. La Parrocchiale di San Giovanni Battista, patrono cui è dedicata una grande festa verso il concludersi del mese di giugno, ha visto la luce nel Quattrocento ma gli ampliamenti dell’ambiente sono ascrivibili al XVII secolo, mentre il campanile rappresenta il completamento attuato nel 1738.Cambiando drasticamente tema, risulta imperdibile la visita alla Casa Museo Carmelo Floris, famoso pittore-incisore la cui produzione conta un filone di ca. 250 opere agglomerate nella pinacoteca municipale e descriventi il paesaggio che si dipana gradualmente nel circondario olzaese, paradiso degli escursionisti per la sua rete di sentieri serpeggianti in lungo e in largo per le cime assolate del Gennargentu.
Natura e paesaggi nei dintorni
In una terra che ha visto nel 1921 una grave alluvione arrecata dal rio Bisine (arginato con un’opera a dir poco monumentale), l’ingegneria come materia di sopravvivenza tecnica ha prodotto una sequela di mulini disposti lungo tutto il fiume: ancora funzionante su Mulinu vezzu, struttura in granito che sovente fa da punto di partenza per la scalata al monte Gulana, vetta gettonata poiché percorrendone le creste ci si immerge in un lecceto sorvolato da interessanti specie di rapaci. Il lago artificiale di Benzone è il ritrovo di pescatori sportivi a caccia di trote, carpe e anguille. Merita una sosta la Tomba dei Giganti s’Ena ‘e sa Vacca, a lungo ritenuta un dolmen.A Olzai è quanto mai viva la tradizione contadina, portatrice di assolute specialità come il formaggio, la cui filiera è seguita e curata in ogni dettaglio. C’è di più: il comune di Olzai è il primo in Sardegna ad aver ricevuto l’attestato di “Qualità Vegetariana”.