Varzi (Lombardia): la storia e le attrazioni del borgo nell'Oltrepò Pavese
Varzi, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Varzi dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Lasciando Pavia e oltrepassando il Po, si arriva in una splendida valle lombarda, la valle Staffora, incuneata fra Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Lungo il corso del torrente che dà il nome alla valle, sorge Varzi, un piccolo comune della provincia pavese. Di probabile origine ligure, la storia della cittadina è profondamente legata a quella di una delle più antiche famiglie italiane, i Malaspina.
I resti archeologici più antichi rinvenuti nel territorio risalgono all’età neolitica ma solo nel VI secolo a.C. sembra si sia formato il primo vero e proprio villaggio organizzato. Ai liguri, primi abitanti della zona, si succedettero nei secoli numerose civiltà, prima fra tutte quella dei celti, provenienti fra VI e V secolo a.C. dalla Gallia.
In Val Staffora vennero così insediandosi in particolare i Liguri-Celelati che poco alla volta si spostarono dalle abitazioni sulle alture, con funzione difensiva, lungo le sponde del fiume ed è così che sembra essersi formata Varzi. La pace durò fino all’arrivo dei romani, che dopo lunghe e violente battaglie conquistarono gran parte della Pianura Padana e dell’Oltrepò Pavese, apportando importanti migliorie su tutto il territorio.
Tuttavia, come ben si sa, l’impero romano non era destinato a sopravvivere per sempre e infatti, a partire dal V secolo d.C. ondate di Visigoti, Ostrogoti e Unni invasero i piccoli villaggi del nord Italia e fra questi, anche Varzi. Infine, nel 568 arrivarono i Longobardi che scelsero Pavia come loro capitale ed il villaggio lungo lo Staffora divenne presidio militare bizantino. La forte devozione verso San Giorgio da parte dei varzesi sembrerebbe proprio confermare quest’ipotesi, il santo infatti sarebbe nato in Cappadocia.
Con l’avvento di Carlo Magno, anche in Italia si diffonde il feudalesimo e per Varzi ha inizio una delle epoche più propizie. Nel 1164, i Malaspina ottengono l’investitura della vallata e da allora per diversi secoli, questa famiglia avrà il controllo su Varzi. Di qui passava la “Via del Sale”, la strada che mercanti e pellegrini percorrevano da e in direzione di Genova e anche per questo motivo il borgo ha conosciuto periodi di grande ricchezza. Nel 1275 i possedimenti della famiglia Malaspina sono ormai stati divisi fra i vari esponenti e Varzi diventa sede di un importante marchesato, facente parte del ramo dello Spino Fiorito, che comprendeva Bagnaria, val di Trebbia, val Borbera e val Curone.
Quasi 50 anni dopo, la nobile famiglia concesse ai varzesi gli Statuti. Tuttavia, a causa delle continue divisioni dinastiche, il marchesato fu costretto a riconoscere la supremazia del vicino Duca di Milano e unico feudatario di Varzi divenne Sforza di Santa Fiora. Nonostante la progressiva perdita di potere della famiglia Malaspina il borgo non perse tuttavia la sua importanza, fino ad essere una delle giurisdizioni principali dell’Oltrepò, vero e proprio “paradiso fiscale” dell’epoca. Questo brillante periodo ebbe fine con Napoleone, nel 1797, che soppresse tutti i feudi annettendoli alla Repubblica Cisalpina.
Oggi Varzi è un tranquillo borgo collinare, reso incantevole dal clima mite e dai dolci paesaggi, dove montagna e collina colorano di verde l’orizzonte, mentre lo Staffora scorre vivace lungo le case scolorite dal tempo. Su tutto spicca la torre del Castello, nel centro storico di Varzi, fatto di fortificazioni e mura di pietra, con vie strette e qualche porticato.
Come accennato, il periodo più luminoso del comune fu senza dubbio quello Medievale ed è probabilmente per questo che tutt’oggi l’architettura dell’epoca è quella che prevale su ogni altra, pur non mancando tracce di elementi rinascimentali e in particolare barocchi. Caratteristica è la Via Del Mercato, contornata da un porticato costruito fra XIV e XVI secolo e in cui passavano le numerose carovane provenienti dalla “Via del Sale”. Passeggiando sotto i portici sarete forse costretti a chinare il capo e la colpa è dello Staffora che, avendo più volte inondato la via, ha costretto i varzesi ad innalzare la strada.
Attualmente qui si possono trovare negozi che propongono i migliori prodotti tipici locali, come il famoso e golosissimo salame. Simile a questa, ma di costruzione più recente, è via Roma, anch’essa ospitante fino a qualche decennio fa il mercato settimanale. La strada principale del borgo è invece via di Dentro, da cui partono tutte le vie minori, ordinate e parallele, secondo un preciso schema. Le due torri medievali di Porta Sottana e di Porta Soprana ne segnano il percorso, su cui si affacciano quelli che erano un tempo gli edifici più importanti e le dimore delle famiglie più influenti.
Un esempio è Villa Leveratto Mangini. La villa presenta un’austera facciata che nasconde al suo interno un lusso ed un’eleganza che non possono che far pensare al bel vivere. Ampie vetrate, arredo sontuoso e tessuti pregiati caratterizzano questo storico edificio della seconda metà del ‘700. Ma prima di avviarvi verso il centro, cercate innanzitutto la Chiesa dei Cappuccini, in origine la prima Pieve della valle e dedicata a San Germano. Costruita probabilmente intorno alla seconda metà del 400, dopo il leggendario passaggio del corpo del Santo defunto dalla città, fu poi modificata e rinacque con l’aspetto attuale fra 1100 e 1200. La facciata è caratterizzata da una doppia decorazione, la parte alta è in cotto e quella bassa in pietra locale alternata chiara e scura mentre il rosone centrale è di gusto barocco e il portone è decorato da bassorilievi.
Nel 1594 venne inaugurata l’attuale chiesa parrocchiale -attualmente caratterizzata da un insieme di stili ed elementi di epoche differenti - e questa, troppo lontana dal centro, venne poco alla volta abbandonata. Quasi un secolo più tardi i frati cappuccini ne fecero la loro dimora, sistemandola e annettendo il convento, tuttavia nel XIX secolo Napoleone fece vendere chiesa e convento all’asta ed entrambi vennero affittati ai contadini. Per più di un secolo la chiesa venne quindi deturpata e utilizzata come stalla ma finalmente all’inizio del novecento, i frati cappuccini riuscirono a rientrarne in possesso e con cura e amore ristrutturarono entrambi gli edifici, restituendo alla chiesa l’originale aspetto romanico. La chiesa merita quindi una visita, se non altro per la sua turbolenta e movimentata storia che tanto ha segnato le mura dell’edificio.
Nascosto fra le strette vie del borgo si trova l’originale oratorio dei Bianchi, un edificio un tempo a croce greca, risalente alla prima metà del ‘600, con un’interessante cupola cilindrica. L’aspetto attuale è dovuto a successive modifiche che hanno alterato l’aspetto originario. All’interno prevale il gusto barocco, soprattutto nell’elegante altare in marmo nero lavorato e sormontato da un grazioso tempietto.
Un altro edificio sacro di notevole interesse per chi visita Varzi è la Chiesa dei Rossi, luogo di incontro della confraternita della SS. Trinità. La costruzione risale alla prima metà del XVII secolo e nel gusto sembra quasi essere anticipatrice dello stile del secolo successivo, tuttavia, a differenza dell’edificio dei Bianchi, questo manca di originalità.
Fra tutte queste costruzioni religiose a spiccare è però la Torre Malaspina, che dal XIII secolo domina il borgo. Salendo i suoi 130 gradini è possibile ammirare Varzi dall’alto, scorgendo il suo torrente, le sue strade, le sue antiche case, le sue colline. La torre fu costruita per volere della famiglia di cui oggi porta ancora il nome e ha svolto principalmente la funzione di prigione. Si narra che qui vennero rinchiuse ben venticinque donne accusate di stregoneria, successivamente arse sul rogo e proprio per questo motivo la torre è anche detta “Torre delle streghe”.
Attorno a Varzi si ergono poi delle mura di protezione volute dai Malaspina, i quali fecero anche costruire un castello, probabilmente sui resti di una rocca preesistente. Vagando per il borgo è facile imbattersi in una delle porte di ingresso. Quella principale è riconoscibile dallo stemma dei Malaspina, ben impresso sopra di essa.
Trascorrere una giornata alla scoperta di Varzi vuol dire viaggiare nel tempo e scoprire una parte di storia poco conosciuta ma sicuramente molto importante. Può essere interessante decidere di percorre l’intera Via del Sale fino a Genova, magari a piedi, dividendo il percorso in tappe e sostando nei tanti piccoli borghi che si incontrano lungo il tragitto. Chi preferisce scoprire il verde che circonda la bella Varzi può scegliere fra diversi percorsi, lungo lo Staffora o nei boschi di castagni. Nelle stagioni calde molti sono coloro che dall’afosa pianura si recano qui per rinfrescarsi nelle acque del torrente o all’ombra dei giardini pubblici di Piazza della Fiera, il vero cuore del paese.
Scegliere di scoprire Varzi vi potrà quindi regalare tanto, con la sua cultura, la sua natura e soprattutto con il relax e la calma che qui si respirano ovunque.
Come arrivare
La principale via di accesso al comune è la SS 461 del Passo del Penice, venendo in autostrada si dovrà uscire ai caselli di Casei Gerola, Voghera o Casteggio a seconda della provenienza; tutti distano però almeno una trentina di km da Varzi. La stazione ferroviaria di riferimento è quella di Voghera, da cui è possibile servirsi dei mezzi di trasporto pubblico per giungere a destinazione. Con gli autobus è possibile arrivare in paese anche da Milano e Pavia.
I resti archeologici più antichi rinvenuti nel territorio risalgono all’età neolitica ma solo nel VI secolo a.C. sembra si sia formato il primo vero e proprio villaggio organizzato. Ai liguri, primi abitanti della zona, si succedettero nei secoli numerose civiltà, prima fra tutte quella dei celti, provenienti fra VI e V secolo a.C. dalla Gallia.
In Val Staffora vennero così insediandosi in particolare i Liguri-Celelati che poco alla volta si spostarono dalle abitazioni sulle alture, con funzione difensiva, lungo le sponde del fiume ed è così che sembra essersi formata Varzi. La pace durò fino all’arrivo dei romani, che dopo lunghe e violente battaglie conquistarono gran parte della Pianura Padana e dell’Oltrepò Pavese, apportando importanti migliorie su tutto il territorio.
Tuttavia, come ben si sa, l’impero romano non era destinato a sopravvivere per sempre e infatti, a partire dal V secolo d.C. ondate di Visigoti, Ostrogoti e Unni invasero i piccoli villaggi del nord Italia e fra questi, anche Varzi. Infine, nel 568 arrivarono i Longobardi che scelsero Pavia come loro capitale ed il villaggio lungo lo Staffora divenne presidio militare bizantino. La forte devozione verso San Giorgio da parte dei varzesi sembrerebbe proprio confermare quest’ipotesi, il santo infatti sarebbe nato in Cappadocia.
Con l’avvento di Carlo Magno, anche in Italia si diffonde il feudalesimo e per Varzi ha inizio una delle epoche più propizie. Nel 1164, i Malaspina ottengono l’investitura della vallata e da allora per diversi secoli, questa famiglia avrà il controllo su Varzi. Di qui passava la “Via del Sale”, la strada che mercanti e pellegrini percorrevano da e in direzione di Genova e anche per questo motivo il borgo ha conosciuto periodi di grande ricchezza. Nel 1275 i possedimenti della famiglia Malaspina sono ormai stati divisi fra i vari esponenti e Varzi diventa sede di un importante marchesato, facente parte del ramo dello Spino Fiorito, che comprendeva Bagnaria, val di Trebbia, val Borbera e val Curone.
Quasi 50 anni dopo, la nobile famiglia concesse ai varzesi gli Statuti. Tuttavia, a causa delle continue divisioni dinastiche, il marchesato fu costretto a riconoscere la supremazia del vicino Duca di Milano e unico feudatario di Varzi divenne Sforza di Santa Fiora. Nonostante la progressiva perdita di potere della famiglia Malaspina il borgo non perse tuttavia la sua importanza, fino ad essere una delle giurisdizioni principali dell’Oltrepò, vero e proprio “paradiso fiscale” dell’epoca. Questo brillante periodo ebbe fine con Napoleone, nel 1797, che soppresse tutti i feudi annettendoli alla Repubblica Cisalpina.
Oggi Varzi è un tranquillo borgo collinare, reso incantevole dal clima mite e dai dolci paesaggi, dove montagna e collina colorano di verde l’orizzonte, mentre lo Staffora scorre vivace lungo le case scolorite dal tempo. Su tutto spicca la torre del Castello, nel centro storico di Varzi, fatto di fortificazioni e mura di pietra, con vie strette e qualche porticato.
Come accennato, il periodo più luminoso del comune fu senza dubbio quello Medievale ed è probabilmente per questo che tutt’oggi l’architettura dell’epoca è quella che prevale su ogni altra, pur non mancando tracce di elementi rinascimentali e in particolare barocchi. Caratteristica è la Via Del Mercato, contornata da un porticato costruito fra XIV e XVI secolo e in cui passavano le numerose carovane provenienti dalla “Via del Sale”. Passeggiando sotto i portici sarete forse costretti a chinare il capo e la colpa è dello Staffora che, avendo più volte inondato la via, ha costretto i varzesi ad innalzare la strada.
Attualmente qui si possono trovare negozi che propongono i migliori prodotti tipici locali, come il famoso e golosissimo salame. Simile a questa, ma di costruzione più recente, è via Roma, anch’essa ospitante fino a qualche decennio fa il mercato settimanale. La strada principale del borgo è invece via di Dentro, da cui partono tutte le vie minori, ordinate e parallele, secondo un preciso schema. Le due torri medievali di Porta Sottana e di Porta Soprana ne segnano il percorso, su cui si affacciano quelli che erano un tempo gli edifici più importanti e le dimore delle famiglie più influenti.
Un esempio è Villa Leveratto Mangini. La villa presenta un’austera facciata che nasconde al suo interno un lusso ed un’eleganza che non possono che far pensare al bel vivere. Ampie vetrate, arredo sontuoso e tessuti pregiati caratterizzano questo storico edificio della seconda metà del ‘700. Ma prima di avviarvi verso il centro, cercate innanzitutto la Chiesa dei Cappuccini, in origine la prima Pieve della valle e dedicata a San Germano. Costruita probabilmente intorno alla seconda metà del 400, dopo il leggendario passaggio del corpo del Santo defunto dalla città, fu poi modificata e rinacque con l’aspetto attuale fra 1100 e 1200. La facciata è caratterizzata da una doppia decorazione, la parte alta è in cotto e quella bassa in pietra locale alternata chiara e scura mentre il rosone centrale è di gusto barocco e il portone è decorato da bassorilievi.
Nel 1594 venne inaugurata l’attuale chiesa parrocchiale -attualmente caratterizzata da un insieme di stili ed elementi di epoche differenti - e questa, troppo lontana dal centro, venne poco alla volta abbandonata. Quasi un secolo più tardi i frati cappuccini ne fecero la loro dimora, sistemandola e annettendo il convento, tuttavia nel XIX secolo Napoleone fece vendere chiesa e convento all’asta ed entrambi vennero affittati ai contadini. Per più di un secolo la chiesa venne quindi deturpata e utilizzata come stalla ma finalmente all’inizio del novecento, i frati cappuccini riuscirono a rientrarne in possesso e con cura e amore ristrutturarono entrambi gli edifici, restituendo alla chiesa l’originale aspetto romanico. La chiesa merita quindi una visita, se non altro per la sua turbolenta e movimentata storia che tanto ha segnato le mura dell’edificio.
Nascosto fra le strette vie del borgo si trova l’originale oratorio dei Bianchi, un edificio un tempo a croce greca, risalente alla prima metà del ‘600, con un’interessante cupola cilindrica. L’aspetto attuale è dovuto a successive modifiche che hanno alterato l’aspetto originario. All’interno prevale il gusto barocco, soprattutto nell’elegante altare in marmo nero lavorato e sormontato da un grazioso tempietto.
Un altro edificio sacro di notevole interesse per chi visita Varzi è la Chiesa dei Rossi, luogo di incontro della confraternita della SS. Trinità. La costruzione risale alla prima metà del XVII secolo e nel gusto sembra quasi essere anticipatrice dello stile del secolo successivo, tuttavia, a differenza dell’edificio dei Bianchi, questo manca di originalità.
Fra tutte queste costruzioni religiose a spiccare è però la Torre Malaspina, che dal XIII secolo domina il borgo. Salendo i suoi 130 gradini è possibile ammirare Varzi dall’alto, scorgendo il suo torrente, le sue strade, le sue antiche case, le sue colline. La torre fu costruita per volere della famiglia di cui oggi porta ancora il nome e ha svolto principalmente la funzione di prigione. Si narra che qui vennero rinchiuse ben venticinque donne accusate di stregoneria, successivamente arse sul rogo e proprio per questo motivo la torre è anche detta “Torre delle streghe”.
Attorno a Varzi si ergono poi delle mura di protezione volute dai Malaspina, i quali fecero anche costruire un castello, probabilmente sui resti di una rocca preesistente. Vagando per il borgo è facile imbattersi in una delle porte di ingresso. Quella principale è riconoscibile dallo stemma dei Malaspina, ben impresso sopra di essa.
Trascorrere una giornata alla scoperta di Varzi vuol dire viaggiare nel tempo e scoprire una parte di storia poco conosciuta ma sicuramente molto importante. Può essere interessante decidere di percorre l’intera Via del Sale fino a Genova, magari a piedi, dividendo il percorso in tappe e sostando nei tanti piccoli borghi che si incontrano lungo il tragitto. Chi preferisce scoprire il verde che circonda la bella Varzi può scegliere fra diversi percorsi, lungo lo Staffora o nei boschi di castagni. Nelle stagioni calde molti sono coloro che dall’afosa pianura si recano qui per rinfrescarsi nelle acque del torrente o all’ombra dei giardini pubblici di Piazza della Fiera, il vero cuore del paese.
Scegliere di scoprire Varzi vi potrà quindi regalare tanto, con la sua cultura, la sua natura e soprattutto con il relax e la calma che qui si respirano ovunque.
Come arrivare
La principale via di accesso al comune è la SS 461 del Passo del Penice, venendo in autostrada si dovrà uscire ai caselli di Casei Gerola, Voghera o Casteggio a seconda della provenienza; tutti distano però almeno una trentina di km da Varzi. La stazione ferroviaria di riferimento è quella di Voghera, da cui è possibile servirsi dei mezzi di trasporto pubblico per giungere a destinazione. Con gli autobus è possibile arrivare in paese anche da Milano e Pavia.
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