Il Museo Archeologico di Napoli, la sua storia e la guida alla visita
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, aperto tutti i giorni tranne il martedė, č uno dei pių prestigiosi d'Italia e vanta la seconda collezione egiziana per importanza. Era il Real Museo Borbonico e qui si trova il Gran Salone della Meridiana.
La città partenopea che tanto incanta i turisti con il suo folclore magnetico e la simpatia innata degli autoctoni conserva un cuore irrorato di arte e cultura sensibile all’evoluzione della conoscenza storica: preposto al compito di svelare i segreti del passato con la sapienza degli studi più radicati e profondi, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (spesso figurante con l’acronimo MANN) è certamente un ambiente fra i più blasonati nel campo delle esposizioni, blasone acquisito grazie al suo ricchissimo patrimonio offerto a un pubblico desideroso di apprendere e comprendere. Fra i più prestigiosi musei italiani, quello napoletano vanta un patrimonio di opere d’arte e manufatti dell’antichità di inestimabile valore.
I reperti ospitati, suddivisi in 26 sezioni a tema, sono stati esposti seguendo due criteri ben specifici. Il primo, quello antiquario, raccoglie la collezione Farnese, prima ereditata dal re Carlo III e poi passata alla famiglia Borbone, a cui con il passare del tempo se ne sono affiancate altre come quelle di provenienza Borgia, Santangelo e Vivenzio. Il secondo, di carattere tipologico, comprende invece oggetti riportati alla luce in seguito agli scavi effettuati nelle città sepolte dall’eruzione vulcanica del Vesuvio oltre che rinvenute nei siti dell’Italia antica e della Magna Grecia.
Il museo partenopeo ospita inoltre una collezione di oggetti egiziani (seconda in Italia solo a quella di Torino) e una sezione dedicata alle monete con medaglie, gemme incise e oggetti risalenti dall’età greca all’epoca moderna.
Trasformato alla fine del XVIII secolo in “Real Museo” grazie agli interventi dell’architetto Pompeo Schiantarelli, l’edificio ospitò le collezioni archeologiche provenienti da Pompei, Ercolano e Stabia. Ferdinando IV di Borbone, erede al trono di Carlo III (che andò a regnare in Spagna nel 1759) decise di trasferirvi la raccolta di Capodimonte oltre a quelle del cardinale Stefano Borgia e di Carolina Murat.
Più tardi a partire dal 1777 con la restaurazione borbonica, il palazzo venne denominato “Real Museo Borbonico” e accolse numerose sculture greco romane e antichità egiziane. Il museo fu poi titolato “Nazionale” da Giuseppe Garibaldi che volle farvi inglobare le collezioni archeologiche e bibliografiche dei Borbone a partire da Carlo III.
Fra il 1863 e il 1875, Giuseppe Fiorelli, famoso archeologo del tempo, si occupò della riorganizzazione delle collezioni ospitate nel monumentale palazzo seicentesco, opera che venne successivamente proseguita da Paolo Orsi il quale propose di allestirvi dieci sezioni espositive.
Ad assegnarne una autonoma ai mosaici di Pompei e Ercolano fu invece il Vittorio Spinazzola, direttore del museo dal 1910 al 1924, a cui si deve (assieme al successore Amedeo Maiuri) l’attuale sistemazione delle collezioni.
Dal 1957, in seguito al trasferimento della Biblioteca nel Palazzo Reale in piazza Plebiscito e della Pinacoteca nel Palazzo Capodimonte, il museo è stato destinato esclusivamente alle raccolte di antichità.
La sezione Napoli Antica documenta invece, in modo cronologico, alcuni reperti riportati alla luce dalla necropoli di Partenope e dalla Napoli greca e romana, colonia fondata da Atene e Siracusa fra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C.
Altrettanto interessante è la sala numismatica che raccoglie le monete coniate in Magna Grecia sino a quelle del Regno delle Due Sicilie, giunte al museo sia tramite collezioni private sia grazie agli scavi effettuati nell’area vesuviana e nell’Italia meridionale. Questa sezione, che ha come nucleo centrale la raccolta di oggetti di proprietà Farnese a cui si affiancano quelle dei Borgia e di Santangelo, è composta da sei sale aperte al pubblico per la prima volta nel 2001.
Da non perdere assolutamente le stanze dedicate agli affreschi provenienti dal sito di Pompei, fra i più celebri in assoluto di tutto il Museo Archeologico per via della ricchezza di testimonianze raccolte che comprende una parte delle pitture staccate dalle abitazioni di Pompei e dell’area circostante fra la metà del XVIII e gli inizi del XX secolo. Rappresentano un documento d’inestimabile valore sulla storia evolutiva della pittura romana dalla tarda repubblica sino all’impero.
Gli appassionati di manufatti in avorio e terracotta non potranno che apprezzare le apposite sale che riuniscono circa tre mila oggetti, quasi tutti di provenienza vesuviana, che risalgono al periodo fra il tardo ellenismo e il 79 d.C. Nella stessa sezione si trovano esposti reperti archeologici realizzati in terracotta invetriata, una particolare tecnica di lavorazione di questo materiale cara agli egizi, diffusa soprattutto in epoca ellenistica e romana.
Fra le altre sale espositive meritano una visita accurata la stazione di Neapolis, che mostra i risultati degli scavi fatti in concomitanza con la creazione della nuova linea metropolitana della città, e la Casa del Fauno di Pompei, famosa per i suoi mosaici fra i più preziosi dal punto di vista figurativo. Riportate alla luce fra il 1830 e il 1832, queste opere d’arte vennero asportate dal sito d’origine al fine di una migliore conservazione ed esposti poi nelle stanze, che li ospitano ancora oggi, all’interno di quello che un tempo era il Real Museo Borbonico.
Il palazzo accoglie inoltre la prestigiosa collezione egiziana, la seconda d’Italia per importanza dopo quella del museo della città piemontese, che offre un’importante testimonianza dell’arte d’Egitto dall’epoca del Regno Antico sino al periodo tolemaico romano. Costituita fra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento grazie a reperti e manufatti giunti dalle collezioni private e dagli scavi archeologici realizzati nel periodo borbonico nell’area del Vesuvio, racchiude non solo oggetti di grande valore archeologico ma anche di carattere storico in ambito collezionistico. Fra tutti i manufatti di quella che fu la proprietà Farnese l’unico che proviene dall’Egitto è il Naoforo che raffigura un personaggio inginocchiato con un’edicola fra le mani e al suo interno racchiusa la divinità di Osiride.
E’ proprio la sezione Farnese, con sculture e dipinti, rappresenta una delle più interessanti presenze del museo partenopeo: voluta da Alessandro Farnese, che diventerà il futuro papa Paolo III, questa ricca collezione di antichità si formò nel XVI secolo grazie all’acquisto e alla confisca di oggetti di appartenenza nobiliare, a donazioni e a ritrovamenti supportati dalla famiglia Farnese a Roma.
Si possono inoltre visitare la sala degli argenti, una delle più ampie collezioni esistenti al giorno d’oggi di manufatti argentei romani con vasellame e oggetti da toeletta di grande pregio (sorprendente è il tesoro di argenti della casa pompeiana del Menandro), la Villa dei Papiri, dove si trovano gli arredi scultorei di una delle più sontuose dimore romane mai esplorate (scavata su richiesta di Carlo di Borbone fra il 1750 e il 1764) a Ercolano e il tempio di Iside, celebre per le splendide pitture che richiamano al culto di questa divinità e al mondo egiziano.
Oltre alla sala dei mosaici, una delle più ricche del museo con frammenti di decorazioni asportate dalle case delle città vesuviane (consigliamo di osservare con particolare attenzione la bellezza dei quadretti che riportano la firma di Dioskourides di Samo e le colonne in pasta vitrea), merita una visita anche la curiosa sala denominata “Il Gabinetto segreto” che comprende opere raccolte dalla metà del XVIII secolo relative al tema dell’amore per lungo tempo sottratte alla vista del pubblico perché considerate non adatte.
Dove: Piazza Museo Nazionale, 19 – Napoli
Orari di apertura: tutti i giorni (eccetto il martedì) dalle 9.00 alle 19.30
Contatti: tel. 081/4422149
Prenotazione: obbligatoria per scolaresche (€ 5.00) e gruppi (€ 20.00)
Sito ufficiale: www.museoarcheologiconapoli.it
Tariffe biglietti: intero € 12.00, ridotto € 6.00 (cittadini dell’UE tra i 18 e i 24 anni), gratuito under 18; la visita è gratuita ogni prima domenica del mese.
I reperti ospitati, suddivisi in 26 sezioni a tema, sono stati esposti seguendo due criteri ben specifici. Il primo, quello antiquario, raccoglie la collezione Farnese, prima ereditata dal re Carlo III e poi passata alla famiglia Borbone, a cui con il passare del tempo se ne sono affiancate altre come quelle di provenienza Borgia, Santangelo e Vivenzio. Il secondo, di carattere tipologico, comprende invece oggetti riportati alla luce in seguito agli scavi effettuati nelle città sepolte dall’eruzione vulcanica del Vesuvio oltre che rinvenute nei siti dell’Italia antica e della Magna Grecia.
Il museo partenopeo ospita inoltre una collezione di oggetti egiziani (seconda in Italia solo a quella di Torino) e una sezione dedicata alle monete con medaglie, gemme incise e oggetti risalenti dall’età greca all’epoca moderna.
La storia del Museo
La costruzione del palazzo sede dell’attuale area museale fu iniziata nel 1586 come “cavallerizza” per volere del viceré di Napoli don Pedro Giron; nei decenni successivi don Pedro Fernando de Castro, conte di Lemons e regnante di Napoli, commissionò all’architetto Giulio Cesare Fontana il progetto di realizzazione della nuova sede dell’Università.Trasformato alla fine del XVIII secolo in “Real Museo” grazie agli interventi dell’architetto Pompeo Schiantarelli, l’edificio ospitò le collezioni archeologiche provenienti da Pompei, Ercolano e Stabia. Ferdinando IV di Borbone, erede al trono di Carlo III (che andò a regnare in Spagna nel 1759) decise di trasferirvi la raccolta di Capodimonte oltre a quelle del cardinale Stefano Borgia e di Carolina Murat.
Più tardi a partire dal 1777 con la restaurazione borbonica, il palazzo venne denominato “Real Museo Borbonico” e accolse numerose sculture greco romane e antichità egiziane. Il museo fu poi titolato “Nazionale” da Giuseppe Garibaldi che volle farvi inglobare le collezioni archeologiche e bibliografiche dei Borbone a partire da Carlo III.
Fra il 1863 e il 1875, Giuseppe Fiorelli, famoso archeologo del tempo, si occupò della riorganizzazione delle collezioni ospitate nel monumentale palazzo seicentesco, opera che venne successivamente proseguita da Paolo Orsi il quale propose di allestirvi dieci sezioni espositive.
Ad assegnarne una autonoma ai mosaici di Pompei e Ercolano fu invece il Vittorio Spinazzola, direttore del museo dal 1910 al 1924, a cui si deve (assieme al successore Amedeo Maiuri) l’attuale sistemazione delle collezioni.
Dal 1957, in seguito al trasferimento della Biblioteca nel Palazzo Reale in piazza Plebiscito e della Pinacoteca nel Palazzo Capodimonte, il museo è stato destinato esclusivamente alle raccolte di antichità.
La collezione di opere del museo
Oggi Il Museo - direttore del quale è attualmente il dott. Paolo Giulierini - è articolato in diversi spazi con precise funzioni riassunte in una superficie museale di ca. 18.500 mq di cui 8.550 adibiti per l’esposizione effettiva distribuita su cinque differenti livelli: al piano interrato prendono posto la Sezione Egizia ed Epigrafica; il piano terra è esclusivo della Collezione Farnese; al piano ammezzato si trovano i Mosaici, il Gabinetto Segreto e la Numismatica; sono al primo piano Affreschi, Bronzi, Preistoria, Tempio di Iside e Villa dei Papiri; il secondo piano, per concludere, ospita il Medagliere. A questi spazi si aggiungono le aree di deposito (6.000 mq), uffici, Biblioteca, Archivio Storico e Laboratorio di Restauro (complessivamente 3.400 mq). Per chi si interessa di archeologia e arte antica il museo del capoluogo campano rappresenta una di quelle testimonianze assolutamente imperdibili soprattutto per via di alcune sezioni allestite.Cosa vedere nel Museo Archeologico Nazionale
Iniziato fra il 1612 e il 1615, ma ultimato solo nel 1804, il Gran Salone della Meridiana è una delle più imponenti aule coperte di tutta Europa con la sua lunghezza di quasi 55 metri per poco meno di 21 di larghezza. La sala deve il suo nome alla meridiana solare realizzata fra il 1790 e il 1793 dall’astronomo Giuseppe Casella che proprio in quell’edificio progettò di installare un Osservatorio Astronomico, intento ben presto abbandonato per ovvi motivi di inadeguatezza del luogo.La sezione Napoli Antica documenta invece, in modo cronologico, alcuni reperti riportati alla luce dalla necropoli di Partenope e dalla Napoli greca e romana, colonia fondata da Atene e Siracusa fra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C.
Altrettanto interessante è la sala numismatica che raccoglie le monete coniate in Magna Grecia sino a quelle del Regno delle Due Sicilie, giunte al museo sia tramite collezioni private sia grazie agli scavi effettuati nell’area vesuviana e nell’Italia meridionale. Questa sezione, che ha come nucleo centrale la raccolta di oggetti di proprietà Farnese a cui si affiancano quelle dei Borgia e di Santangelo, è composta da sei sale aperte al pubblico per la prima volta nel 2001.
Da non perdere assolutamente le stanze dedicate agli affreschi provenienti dal sito di Pompei, fra i più celebri in assoluto di tutto il Museo Archeologico per via della ricchezza di testimonianze raccolte che comprende una parte delle pitture staccate dalle abitazioni di Pompei e dell’area circostante fra la metà del XVIII e gli inizi del XX secolo. Rappresentano un documento d’inestimabile valore sulla storia evolutiva della pittura romana dalla tarda repubblica sino all’impero.
Gli appassionati di manufatti in avorio e terracotta non potranno che apprezzare le apposite sale che riuniscono circa tre mila oggetti, quasi tutti di provenienza vesuviana, che risalgono al periodo fra il tardo ellenismo e il 79 d.C. Nella stessa sezione si trovano esposti reperti archeologici realizzati in terracotta invetriata, una particolare tecnica di lavorazione di questo materiale cara agli egizi, diffusa soprattutto in epoca ellenistica e romana.
Fra le altre sale espositive meritano una visita accurata la stazione di Neapolis, che mostra i risultati degli scavi fatti in concomitanza con la creazione della nuova linea metropolitana della città, e la Casa del Fauno di Pompei, famosa per i suoi mosaici fra i più preziosi dal punto di vista figurativo. Riportate alla luce fra il 1830 e il 1832, queste opere d’arte vennero asportate dal sito d’origine al fine di una migliore conservazione ed esposti poi nelle stanze, che li ospitano ancora oggi, all’interno di quello che un tempo era il Real Museo Borbonico.
Il palazzo accoglie inoltre la prestigiosa collezione egiziana, la seconda d’Italia per importanza dopo quella del museo della città piemontese, che offre un’importante testimonianza dell’arte d’Egitto dall’epoca del Regno Antico sino al periodo tolemaico romano. Costituita fra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento grazie a reperti e manufatti giunti dalle collezioni private e dagli scavi archeologici realizzati nel periodo borbonico nell’area del Vesuvio, racchiude non solo oggetti di grande valore archeologico ma anche di carattere storico in ambito collezionistico. Fra tutti i manufatti di quella che fu la proprietà Farnese l’unico che proviene dall’Egitto è il Naoforo che raffigura un personaggio inginocchiato con un’edicola fra le mani e al suo interno racchiusa la divinità di Osiride.
E’ proprio la sezione Farnese, con sculture e dipinti, rappresenta una delle più interessanti presenze del museo partenopeo: voluta da Alessandro Farnese, che diventerà il futuro papa Paolo III, questa ricca collezione di antichità si formò nel XVI secolo grazie all’acquisto e alla confisca di oggetti di appartenenza nobiliare, a donazioni e a ritrovamenti supportati dalla famiglia Farnese a Roma.
Si possono inoltre visitare la sala degli argenti, una delle più ampie collezioni esistenti al giorno d’oggi di manufatti argentei romani con vasellame e oggetti da toeletta di grande pregio (sorprendente è il tesoro di argenti della casa pompeiana del Menandro), la Villa dei Papiri, dove si trovano gli arredi scultorei di una delle più sontuose dimore romane mai esplorate (scavata su richiesta di Carlo di Borbone fra il 1750 e il 1764) a Ercolano e il tempio di Iside, celebre per le splendide pitture che richiamano al culto di questa divinità e al mondo egiziano.
Oltre alla sala dei mosaici, una delle più ricche del museo con frammenti di decorazioni asportate dalle case delle città vesuviane (consigliamo di osservare con particolare attenzione la bellezza dei quadretti che riportano la firma di Dioskourides di Samo e le colonne in pasta vitrea), merita una visita anche la curiosa sala denominata “Il Gabinetto segreto” che comprende opere raccolte dalla metà del XVIII secolo relative al tema dell’amore per lungo tempo sottratte alla vista del pubblico perché considerate non adatte.
Come arrivare al Museo Archeologico Nazionale
Napoli è raggiungibile in auto con la A1 da Milano, l’A3 da Salerno – Reggio Calabria, l’A16 da Avellino e Benevento e con l’A14 da Bari; i treni arrivano alla stazione principale ch’è la Napoli Centrale – Piazza Garibaldi; una volta in città si può prendere la metropolitana per arrivare al MANN: disponibili la Linea 1 con fermata Museo e la Linea 2 con fermata Piazza Cavour. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si trova in piazza Museo Nazionale 19Informazioni utili per visitare il MANN
Museo Archeologico NazionaleDove: Piazza Museo Nazionale, 19 – Napoli
Orari di apertura: tutti i giorni (eccetto il martedì) dalle 9.00 alle 19.30
Contatti: tel. 081/4422149
Prenotazione: obbligatoria per scolaresche (€ 5.00) e gruppi (€ 20.00)
Sito ufficiale: www.museoarcheologiconapoli.it
Tariffe biglietti: intero € 12.00, ridotto € 6.00 (cittadini dell’UE tra i 18 e i 24 anni), gratuito under 18; la visita è gratuita ogni prima domenica del mese.