Il museo MAMbo di Bologna: guida alla visita del Museo d'Arte Moderna
Il MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna, nasce nel 2007 all’interno di un panificio di inizio Novecento. Accoglie al suo interno opere d’arte moderna e contemporanea, con un focus sulla città di Bologna e sull’artista bolognese Giorgio Morandi.
Dall’anno della sua inaugurazione nel 2007, il MAMbo - acronimo di Museo d'Arte Moderna di Bologna - si è imposto nel panorama dei musei bolognesi come un polo di produzione culturale e artistica dalla vena innovativa e sperimentale. La sua vocazione si rispecchia nell’area di Bologna in cui sorge, la Manifattura delle Arti, nata per accogliere attività produttive e commerciali ora non più esistenti e riconvertite in luoghi di cultura. A pochi passi dal MAMbo si trovano ad esempio l’ex macello cittadino, ora sede della Cineteca di Bologna, e l’ex magazzino del sale, oggi gestita dal Cassero, il centro LGBT di Bologna.
All’interno dei suoi enormi spazi, rinnovati dall’architetto Aldo Rossi sulla base di un edificio preesistente, il MAMbo accoglie una collezione permanente di arte moderna e contemporanea che dialoga con periodiche mostre temporanee e dal 2012 anche con le opere del Museo Morandi, trasferito nei suoi locali dalla precedente sede su Piazza Maggiore. I due musei fanno parte a loro volta dell’Istituzione Bologna Musei, che completa la sua offerta con altre realtà museali bolognesi quali il Museo per la Memoria di Ustica, lo spazio espositivo di Villa delle Rose e la casa museo di Giorgio Morandi.
Nella sua indagine sull’arte del Novecento e sulle vicende artistiche della città, il MAMbo ha raccolto il testimone della Galleria d'Arte Moderna di Bologna (GAM), attiva dal 1975 al 2006 nel quartiere fieristico della città. Il museo odierno rappresenta infatti la nuova sede e al contempo il depositario del patrimonio artistico della GAM, ed oggi anche uno dei musei più importanti d’Italia.
Salendo al primo piano si arriva alla collezione permanente, a cui si aggiungono le opere appartenenti al Museo Morandi. Quest’ultima comprende circa 250 opere del pittore e incisore bolognese Giorgio Morandi (1890-1964), la cui fama è legata in particolar modo alle nature morte che dipingeva. La presenza dell’artista nel museo si inserisce con naturalezza nell’indagine sull’arte bolognese dell’ultimo secolo di cui il MAMbo si fa portavoce, entrando così in armonioso dialogo con le altre opere esposte.
La visita del nucleo permanente prosegue con la sezione dedicata agli eventi storico-artistici locali e nazionali dagli anni ‘60 del Novecento sino all’epoca contemporanea, suddivisa in otto filoni tematici. Ad occupare un ruolo di spicco in questa retrospettiva è proprio la città di Bologna, presentata come città-laboratorio intellettuale e politico. La prima area tematica del museo, chiamata Arte e ideologia, indaga infatti il rapporto tra l’arte degli anni Sessanta e l’impegno politico e sociale degli artisti, in Italia e a Bologna in particolare; in questa sezione troviamo opere quali I Funerali di Togliatti di Renato Guttuso (che lo stesso Guttuso volle esposta a Bologna) e Morire per Amore di Roberto Sebastian Matta.
Segue un approfondimento sul 1977, un anno molto importante nella storia del capoluogo emiliano. Nelle sale di 1977 - Arte e Azione incontriamo da un lato l’esperienza di Radio Alice, una delle più note radio libere in Italia che nacque a Bologna e da qui raccontò l’arte nelle sue forme più creative e “di strada”; dall’altro la body art, l’arte multimediale e l’azionismo degli artisti che parteciparono alla Settimana Internazionale della Performance, organizzata dalla GAM sempre nel 1977, cui parteciparono Marina Abramovic e Ulay, Gina Pane, Hermann Nitsch e Luigi Ontani.
La visita continua con un focus su altri movimenti artistici quali l’Arte Povera, appartenente alla sezione dedicata all’anno 1968, dove si ammirano la produzione di Alighiero Boetti, Gilberto Zorio e altri artisti dell’epoca; il gruppo Forma 1 e l’arte astratta dell’Informale. Nello stesso anno l’allora direttore della GAM e storico dell’arte Francesco Arcangeli avvia una serie di acquisizioni di opere d’arte, esposte nelle sezioni a lui dedicate (1968. I – Nuove Prospettive e Arcangeli: l’Ultimo Naturalismo).
L’excursus storico-artistico del MAMbo si conclude con lo spazio riservato alle espressioni artistiche più recenti dell’Officina d’Arte Italiana, che racchiude le opere di artisti italiani contemporanei fino al 2018.
A ben vedere, però, gli spazi espositivi del MAMbo scavalcano i confini delle sue mura e si aprono al dialogo con l’esterno. Nel sottostante giardino del Cavaticcio è stato creato infatti un piccolo gruppo di sculture a cielo aperto, ovvero Tre colonne di Arnaldo Pomodoro (1970), Scudo con Fontana di Mimmo Paladino (1996), Senza Titolo di Giuseppe Maraniello (1997) e Stella di Bologna di Gilberto Zorio (2008). Dal giardino è visibile inoltre un’opera al neon realizzata da Maurizio Nannucci sulla terrazza del museo, Another Notion of Possibility.
Successivamente, la sede del MAMbo attraversò varie destinazioni d’uso: nel secondo dopoguerra ospitò l'Ente Autonomo dei Consumi, guidato dallo stesso Zanardi, che rimase in funzione fino al 1958. Da quel momento in poi l’edificio fu utilizzato sia per scopi pubblici, che privati; alla fine degli anni Novanta venne infine avviato un importante progetto di recupero che culminò nell’apertura del MAMbo.
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica e festivi: 10:00 - 18:30
Giovedì: 10:00 - 22:00
Il museo rimane chiuso il lunedì
L’ingresso è a pagamento. Consultare il sito web del MAMbo per maggiori informazioni.
All’interno dei suoi enormi spazi, rinnovati dall’architetto Aldo Rossi sulla base di un edificio preesistente, il MAMbo accoglie una collezione permanente di arte moderna e contemporanea che dialoga con periodiche mostre temporanee e dal 2012 anche con le opere del Museo Morandi, trasferito nei suoi locali dalla precedente sede su Piazza Maggiore. I due musei fanno parte a loro volta dell’Istituzione Bologna Musei, che completa la sua offerta con altre realtà museali bolognesi quali il Museo per la Memoria di Ustica, lo spazio espositivo di Villa delle Rose e la casa museo di Giorgio Morandi.
Nella sua indagine sull’arte del Novecento e sulle vicende artistiche della città, il MAMbo ha raccolto il testimone della Galleria d'Arte Moderna di Bologna (GAM), attiva dal 1975 al 2006 nel quartiere fieristico della città. Il museo odierno rappresenta infatti la nuova sede e al contempo il depositario del patrimonio artistico della GAM, ed oggi anche uno dei musei più importanti d’Italia.
Le collezioni del MAMbo
Dotato di una superficie di 9.500 metri quadrati, le spaziose sale del MAMbo si dispongono su tre livelli. Al piano terra si apre lo spazio destinato alle mostre temporanee allestite nella Sala delle Ciminiere, e alcuni servizi (bar/ristorante e libreria). Moltissimi artisti di fama internazionale hanno esposto in questi locali, partendo da Luigi Ontani per finire a Plamen Dejanoff, passando per una monografica su Giorgio Morandi organizzata in collaborazione con il Metropolitan Museum of Art di New York. Tra le più celebri e di successo citiamo inoltre David Bowie Is, la mostra concepita dal Victoria and Albert Museum di Londra per celebrare la straordinaria figura di David Bowie, allestita al MAMbo nel 2016.Salendo al primo piano si arriva alla collezione permanente, a cui si aggiungono le opere appartenenti al Museo Morandi. Quest’ultima comprende circa 250 opere del pittore e incisore bolognese Giorgio Morandi (1890-1964), la cui fama è legata in particolar modo alle nature morte che dipingeva. La presenza dell’artista nel museo si inserisce con naturalezza nell’indagine sull’arte bolognese dell’ultimo secolo di cui il MAMbo si fa portavoce, entrando così in armonioso dialogo con le altre opere esposte.
La visita del nucleo permanente prosegue con la sezione dedicata agli eventi storico-artistici locali e nazionali dagli anni ‘60 del Novecento sino all’epoca contemporanea, suddivisa in otto filoni tematici. Ad occupare un ruolo di spicco in questa retrospettiva è proprio la città di Bologna, presentata come città-laboratorio intellettuale e politico. La prima area tematica del museo, chiamata Arte e ideologia, indaga infatti il rapporto tra l’arte degli anni Sessanta e l’impegno politico e sociale degli artisti, in Italia e a Bologna in particolare; in questa sezione troviamo opere quali I Funerali di Togliatti di Renato Guttuso (che lo stesso Guttuso volle esposta a Bologna) e Morire per Amore di Roberto Sebastian Matta.
Segue un approfondimento sul 1977, un anno molto importante nella storia del capoluogo emiliano. Nelle sale di 1977 - Arte e Azione incontriamo da un lato l’esperienza di Radio Alice, una delle più note radio libere in Italia che nacque a Bologna e da qui raccontò l’arte nelle sue forme più creative e “di strada”; dall’altro la body art, l’arte multimediale e l’azionismo degli artisti che parteciparono alla Settimana Internazionale della Performance, organizzata dalla GAM sempre nel 1977, cui parteciparono Marina Abramovic e Ulay, Gina Pane, Hermann Nitsch e Luigi Ontani.
La visita continua con un focus su altri movimenti artistici quali l’Arte Povera, appartenente alla sezione dedicata all’anno 1968, dove si ammirano la produzione di Alighiero Boetti, Gilberto Zorio e altri artisti dell’epoca; il gruppo Forma 1 e l’arte astratta dell’Informale. Nello stesso anno l’allora direttore della GAM e storico dell’arte Francesco Arcangeli avvia una serie di acquisizioni di opere d’arte, esposte nelle sezioni a lui dedicate (1968. I – Nuove Prospettive e Arcangeli: l’Ultimo Naturalismo).
L’excursus storico-artistico del MAMbo si conclude con lo spazio riservato alle espressioni artistiche più recenti dell’Officina d’Arte Italiana, che racchiude le opere di artisti italiani contemporanei fino al 2018.
A ben vedere, però, gli spazi espositivi del MAMbo scavalcano i confini delle sue mura e si aprono al dialogo con l’esterno. Nel sottostante giardino del Cavaticcio è stato creato infatti un piccolo gruppo di sculture a cielo aperto, ovvero Tre colonne di Arnaldo Pomodoro (1970), Scudo con Fontana di Mimmo Paladino (1996), Senza Titolo di Giuseppe Maraniello (1997) e Stella di Bologna di Gilberto Zorio (2008). Dal giardino è visibile inoltre un’opera al neon realizzata da Maurizio Nannucci sulla terrazza del museo, Another Notion of Possibility.
Curiosità sull’edificio del MAMbo
Anche l’edificio del MAMbo venne concepito in origine per ospitare un’attività produttiva, al pari di altre strutture dislocate nella zona della Manifattura delle Arti. Costruito nel 1915 per volere del sindaco socialista Francesco Zanardi, al suo interno venne allestito un panificio comunale al fine di offrire un aiuto concreto alla popolazione bolognese in grande difficoltà durante la Prima Guerra Mondiale. Presso l’ex forno del MAMbo il pane veniva infatti venduto a un prezzo calmierato.Successivamente, la sede del MAMbo attraversò varie destinazioni d’uso: nel secondo dopoguerra ospitò l'Ente Autonomo dei Consumi, guidato dallo stesso Zanardi, che rimase in funzione fino al 1958. Da quel momento in poi l’edificio fu utilizzato sia per scopi pubblici, che privati; alla fine degli anni Novanta venne infine avviato un importante progetto di recupero che culminò nell’apertura del MAMbo.
Informazioni utili, orari e prezzo biglietti museo d'arte moderna
Orari di aperturaMartedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica e festivi: 10:00 - 18:30
Giovedì: 10:00 - 22:00
Il museo rimane chiuso il lunedì
L’ingresso è a pagamento. Consultare il sito web del MAMbo per maggiori informazioni.