Be'er Sheva (Israele), visita al Tel alla città capitale del Negev
Be’er Sheva, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Be’er Sheva dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
La settima città per dimensioni di Israele (dati 2009) è Be’er Sheva, una metropoli di quasi 200.000 abitanti in continua crescita situata nella parte centro-meridionale del paese all’interno del deserto del Neghev, di cui è ritenuta ufficiosamente la capitale. Entro i confini nazionali, la città è famosa soprattutto in quanto sede della prestigiosa Università Ben-Gurion, frequentata da oltre 20.000 studenti provenienti anche dall’estero; a livello internazionale, invece, Be’er Sheva è conosciuta per via della sua vicinanza ad un importante sito archeologico: il Tel Be’er Sheva, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2005. Trascorrendo qualche giorno in città ci si renderà subito conto della vitalità garantita dalla massiccia presenza di giovani, che animano le strade del centro sia durante il giorno che di sera, quando aprono numerosi locali notturni.
Come del resto quella di tante città d’Israele, la storia di Beer Sheva affonda le proprie radici in epoche molto antiche. A testimoniarlo ci sono le molte citazioni all’interno di diversi capitoli dell’Antico Testamento, ma purtroppo scarseggiano le testimonianza tangibili, quantomeno in centro. A fare eccezione è il pozzo di Hebron Rd, uno dei numerosi pozzi che sono valsi alla città il nome di Be’er Sheva, traducibile come “pozzo dei sette” o “sette pozzi”, in quanto antica stazione di ristoro per i beduini locali. Rimasto nel dimenticatoio per secoli, il nome di Be’er Sheva ricomparve durante la prima guerra mondiale, quando grazie all’azione dei militari australiani cadde nelle mani delle truppe alleate guidate dal generale Allenby. Successivamente, la città fu conquistata dall’esercito egiziano, per poi passare definitivamente sotto il controllo di Israele nel 1948.
Lo sfrenato ritmo di crescita al quale si sta sviluppando Be’er Sheva traspare dai numerosi centri commerciali e dai palazzi ultramoderni che spuntano come funghi nella parte nuova della città. Qui si concentra la vita della maggior parte degli studenti e dei tanti dipendenti delle avanguardistiche aziende di ricerca tecnologica della zona, dove ha sede il Soroka Medical Centre, l’ospedale più grande della parte meridionale d’Israele. Da un punto di vista squisitamente turistico, invece, l’area più interessante è quella della Città Vecchia, in realtà non così vecchia, estesa a circa un quarto d’ora di cammino dalla stazione degli autobus a lunga percorrenza. Qui si trova la graziosa via pedonale Keren Kayemet Le-Y’Israel St., sulla quale si affacciano negozi e boutique di ogni genere.
Tuttavia, molti visitatori transitano in città solo per visitare l’antico sito archeologico di Tel Be’er Sheva, situato 5 chilometri ad est del centro, non lontano da Omer, nei pressi del villaggio beduino di Tel Sheva. Così come gli altri due tel di Israele, rinvenuti in Galilea a Megiddo e Hazor, quello di Be’er Sheva ha consentito agli archeologici di studiare l’avveniristica pianificazione urbanistica con la quale venivano tracciate le città tra il X ed il VI secolo a.C.,con un’imponente cinta muraria tempestata di torrioni e porte monumentali a proteggere il nucleo centrale dove trovavano posto magazzini, cisterne, scuderie e templi. La traduzione letteraria del termine tel è “collina” e non a caso l’insediamento si trova su un’altura formatasi dall’accumulo e dalla successiva erosione di materiali frutto dell’antropizzazione del territorio. Le parti conservate meglio sono le cisterne, che spiccano per l’evoluzione ingegneristica, ed il pozzo più profondo d’Israele, che scende sotto il livello del suolo per circa 70 metri.
Dalla parte diametralmente opposta rispetto alla città, sulla cima di una brulla e ventosa collina, si erge l’austero monumento commemorativo intitolato ai caduti israeliani della battaglia per la conquista di Be’er Sheva del 1948. Ideato dall’artista Dani Karavan nel 1963, il Monumento Commemorativo della Brigata Neghev Palmach, o più semplicemente Andarta Memorial, raffigura alcune immagini come una tenda, un bunker, un pozzo, un uccello, un serpente o una torre di guardia il cui significato è illustrato da alcune iscrizioni in ebraico poste sullo stesso. Se anche non siete interessati al memoriale, potete recarvi lo stesso sulla collina per ammirare il fantastico panorama sul centro cittadino e sul deserto che lo circonda.
Per quanto riguarda le attrattive del centro, già che vi trovate in città potete visitare il Neghev Museum of Art, una piccola ma graziosa galleria d’arte allestita all’interno della sfarzosa Residenza del Governatore, costruita all’inizio del secolo scorso. Restaurato di recente, il palazzo si sposa armoniosamente con le esposizioni temporanee che vi vengono allestite e rappresenta un motivo di interesse di per sé. Di tutt’altro genere è la visita al mercato beduino, organizzato ogni settimana in un parcheggio a sud-est della città. Qui si radunano indifferentemente arabi e israeliani provenienti da ogni angolo del deserto nella speranza di concludere affari di ogni genere, dalla compravendita di animali, tappeti, vestiti e gioielli, all’acquisto di generi alimentari tipici della zona come datteri, olive e nocciole.
Il clima di Be’er Sheva è desertico, arido e contraddistinto da temperature che d’estate superano spesso i 40 gradi, mentre d’inverno possono scendere fino a sfiorare lo zero. L’elevata escursione termica tra estate e inverno, ma anche tra giorno e notte, è infatti la caratteristica predominante del clima locale, oltre che il fenomeno atmosferico alla base delle fitte nebbie che calano sulla città quasi il 50% delle notti. Il problema principale è rappresentato dalla siccità, dato che ogni anno sono in media appena 250 i millimetri di pioggia che bagnano Be’er Sheva, ma anche le frequenti tempeste di sabbia non sono da sottovalutare, potendo ricoprire l’insediamento con oltre 200 tonnellate di sabbia per kmq.
Come arrivare? Più che una stazione, il terminal degli autobus pare un piccolo bazar per via della massa di persone che lo affolla ad ogni ora del giorno. Da qui partono frequenti mezzi per Tel Aviv, distante un’ora e mezzo, e Gerusalemme, raggiungibile in circa 2 ore, oltre che per la vicina Dimona. Be’er Sheva è dotata anche di una stazione ferroviaria dove fermano treni che servono sia località dei dintorni che le maggiori destinazioni del paese. Per muoversi in città e non solo si può contare sugli sherut, i taxi collettivi, le cui tariffe extraurbane non sono poi molto diverse da quelle dei bus.
Come del resto quella di tante città d’Israele, la storia di Beer Sheva affonda le proprie radici in epoche molto antiche. A testimoniarlo ci sono le molte citazioni all’interno di diversi capitoli dell’Antico Testamento, ma purtroppo scarseggiano le testimonianza tangibili, quantomeno in centro. A fare eccezione è il pozzo di Hebron Rd, uno dei numerosi pozzi che sono valsi alla città il nome di Be’er Sheva, traducibile come “pozzo dei sette” o “sette pozzi”, in quanto antica stazione di ristoro per i beduini locali. Rimasto nel dimenticatoio per secoli, il nome di Be’er Sheva ricomparve durante la prima guerra mondiale, quando grazie all’azione dei militari australiani cadde nelle mani delle truppe alleate guidate dal generale Allenby. Successivamente, la città fu conquistata dall’esercito egiziano, per poi passare definitivamente sotto il controllo di Israele nel 1948.
Lo sfrenato ritmo di crescita al quale si sta sviluppando Be’er Sheva traspare dai numerosi centri commerciali e dai palazzi ultramoderni che spuntano come funghi nella parte nuova della città. Qui si concentra la vita della maggior parte degli studenti e dei tanti dipendenti delle avanguardistiche aziende di ricerca tecnologica della zona, dove ha sede il Soroka Medical Centre, l’ospedale più grande della parte meridionale d’Israele. Da un punto di vista squisitamente turistico, invece, l’area più interessante è quella della Città Vecchia, in realtà non così vecchia, estesa a circa un quarto d’ora di cammino dalla stazione degli autobus a lunga percorrenza. Qui si trova la graziosa via pedonale Keren Kayemet Le-Y’Israel St., sulla quale si affacciano negozi e boutique di ogni genere.
Tuttavia, molti visitatori transitano in città solo per visitare l’antico sito archeologico di Tel Be’er Sheva, situato 5 chilometri ad est del centro, non lontano da Omer, nei pressi del villaggio beduino di Tel Sheva. Così come gli altri due tel di Israele, rinvenuti in Galilea a Megiddo e Hazor, quello di Be’er Sheva ha consentito agli archeologici di studiare l’avveniristica pianificazione urbanistica con la quale venivano tracciate le città tra il X ed il VI secolo a.C.,con un’imponente cinta muraria tempestata di torrioni e porte monumentali a proteggere il nucleo centrale dove trovavano posto magazzini, cisterne, scuderie e templi. La traduzione letteraria del termine tel è “collina” e non a caso l’insediamento si trova su un’altura formatasi dall’accumulo e dalla successiva erosione di materiali frutto dell’antropizzazione del territorio. Le parti conservate meglio sono le cisterne, che spiccano per l’evoluzione ingegneristica, ed il pozzo più profondo d’Israele, che scende sotto il livello del suolo per circa 70 metri.
Dalla parte diametralmente opposta rispetto alla città, sulla cima di una brulla e ventosa collina, si erge l’austero monumento commemorativo intitolato ai caduti israeliani della battaglia per la conquista di Be’er Sheva del 1948. Ideato dall’artista Dani Karavan nel 1963, il Monumento Commemorativo della Brigata Neghev Palmach, o più semplicemente Andarta Memorial, raffigura alcune immagini come una tenda, un bunker, un pozzo, un uccello, un serpente o una torre di guardia il cui significato è illustrato da alcune iscrizioni in ebraico poste sullo stesso. Se anche non siete interessati al memoriale, potete recarvi lo stesso sulla collina per ammirare il fantastico panorama sul centro cittadino e sul deserto che lo circonda.
Per quanto riguarda le attrattive del centro, già che vi trovate in città potete visitare il Neghev Museum of Art, una piccola ma graziosa galleria d’arte allestita all’interno della sfarzosa Residenza del Governatore, costruita all’inizio del secolo scorso. Restaurato di recente, il palazzo si sposa armoniosamente con le esposizioni temporanee che vi vengono allestite e rappresenta un motivo di interesse di per sé. Di tutt’altro genere è la visita al mercato beduino, organizzato ogni settimana in un parcheggio a sud-est della città. Qui si radunano indifferentemente arabi e israeliani provenienti da ogni angolo del deserto nella speranza di concludere affari di ogni genere, dalla compravendita di animali, tappeti, vestiti e gioielli, all’acquisto di generi alimentari tipici della zona come datteri, olive e nocciole.
Il clima di Be’er Sheva è desertico, arido e contraddistinto da temperature che d’estate superano spesso i 40 gradi, mentre d’inverno possono scendere fino a sfiorare lo zero. L’elevata escursione termica tra estate e inverno, ma anche tra giorno e notte, è infatti la caratteristica predominante del clima locale, oltre che il fenomeno atmosferico alla base delle fitte nebbie che calano sulla città quasi il 50% delle notti. Il problema principale è rappresentato dalla siccità, dato che ogni anno sono in media appena 250 i millimetri di pioggia che bagnano Be’er Sheva, ma anche le frequenti tempeste di sabbia non sono da sottovalutare, potendo ricoprire l’insediamento con oltre 200 tonnellate di sabbia per kmq.
Come arrivare? Più che una stazione, il terminal degli autobus pare un piccolo bazar per via della massa di persone che lo affolla ad ogni ora del giorno. Da qui partono frequenti mezzi per Tel Aviv, distante un’ora e mezzo, e Gerusalemme, raggiungibile in circa 2 ore, oltre che per la vicina Dimona. Be’er Sheva è dotata anche di una stazione ferroviaria dove fermano treni che servono sia località dei dintorni che le maggiori destinazioni del paese. Per muoversi in città e non solo si può contare sugli sherut, i taxi collettivi, le cui tariffe extraurbane non sono poi molto diverse da quelle dei bus.