Cerca Hotel al miglior prezzo

Villamar (Sardegna): cosa vedere nella cittadina del Medio Campidano

Villamar, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Villamar dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Ideale punto di congiunzione fra la Marmilla e la Trexenta, il borgo di Villamar si posiziona a ca. 50 km da Cagliari ed è quindi individuabile geograficamente nella provincia del Sud Sardegna seppur assoggettato amministrativamente al Medio Campidano dal 2006. L’abitato occupa il segmento di territorio compreso tra il fiume Mannu e il riu Cani.

Prevalentemente agricolo come paese, ha un’economia che vede nel turismo un comparto in ascesa da ormai diversi anni grazie a un servizio viario piuttosto efficiente e ricco di soluzioni, fortuna più unica che rara nell’isola. Il suo centro storico riporta un antico brulicare di tipiche abitazioni riconducibili alla morfologia pianeggiante, ergo parliamo di costruzioni realizzate con materiali autoctoni, ad esempio arenaria e calcarea, includendovi i caratteristici Ladiri fatti semplicemente di mattoni di fango e paglia.

Per smorzarne il grigiore, negli anni ’70 alcuni artisti esuli cileni hanno regalato a Villamar dei coloratissimi murales, autentiche scosse di vivacità, fermento culturale e significanza sociale. Di particolare impatto visivo Scena di caccia, Sole Rosso, Sa Sartiglia e Antico e Moderno. All’esposizione en plein air si affiancano la Mostra Sulla Via del Grano installata nell’ex biblioteca. .

Cosa vedere a Villamar

Il primo aspetto che colpisce di questo piccolo nucleo urbano consiste nella ricchezza di luoghi di culto, ben sei in una località che registra un bacino residente di soli 2.200 abitanti. La chiesa di riferimento corrisponde alla Parrocchiale di San Giovanni Battista, ubicata nel quartiere Maiorchino e somma custode di un prezioso tesoro della comunità cristiana, vale a dire il Retablo della Madonna del Latte, grandioso quanto splendido manufatto artistico messo in risalto sull’altare maggiore e recante la firma del pittore Pietro Cavaro.

Un grande piazzale sta di fronte al solare Santuario della Beata Vergine d’Itria, seicentesco complesso sacro la cui facciata è stata rifatta a dispetto della struttura principale originaria dell’epoca. L’interno a tre navate è luminoso e rasserenante come la Madonna col Bambino, scultura lignea policroma appartenente all’Ottocento.

La Chiesa di Santa Maria ci stupisce per la leggerezza della sua estetica, contraddistinta da un portico coperto da tetto in tegole minimali, un’edera che ne agghinda la bordatura superiore e un campanile a vela di essenziale postura. Ancor più dell’edificio, attrae la speciale posizione campestre, un’immersione totale nel fresco bailamme di uliveti e mandorleti.

È ascrivibile al Cinquecento la Chiesa di Antoccia, dove si possono ammirare le belle statue a “cannuga”, che si differenziano dalle canoniche icone scultoree per le estremità fatte in legno e l’abbigliamento in tessuto prezioso. In questo caso ve ne sono due custodite al suo interno, l’Addolorata e la Madonna del Rosario, entrambe del XVIII secolo. Una coppia di acquasantiere pensili in pietra, un altare maggiore in pietra calcarea e tre statue relative rispettivamente alla Sacra Famiglia, San Giuseppe e Santa Rosalia è quanto si può riscontrare in seno alla Chiesa di San Giuseppe.

Lo stile romanico non poteva essere più scenografico nella Chiesa di San Pietro, gioiello del borgo vecchio scolpito nell’arenaria e nella vulcanite. Il corpo di fabbrica è introdotto da una scalinata convessa semicircolare e s’innalza fino a configurare un doppio campanile a vela di grandi dimensioni. Archetti ogivali percorrono quasi per intero il perimetro della facciata imprimendo un aspetto chiaramente arabeggiante, forse opera di maestranze iberiche. Il progetto è frutto del genio di Dionigi Scano. Sono ridotte a ruderi la Chiesa di Santa Maria Maddalena e la Chiesa di Sant’Antioco.

Nell’hinterland plurimi nuraghi testimoniano imperterriti quell’età che precedette la massiccia antropizzazione del territorio e la nascita di Villamar come pagus romano, ovverosia villaggio dall’esile presenza che per merito degli Aragonesi riuscì a emanciparsi a partire dal XIII secolo (si chiamava e si chiama tuttora in sardo Mara Arbarei) divenendo feudo e successivamente contea controllata dagli Aymerich fino al 1839, anno in cui da queste parti si verificò l’abolizione del sistema feudale. È invece nel cuore dell’abitato la necropoli punica con le sue tombe a camera, i corredi funerari e le pitture parietali.

Eventi, sagre e manifestazioni

Oltre alle feste patronali, i festeggiamenti e le processioni di stampo liturgico, Villamar gode dell’allegria sprigionata ogni anno dal suo Carnevale, ritrovo popolare che incita al più puro entusiasmo. Da segnalare anche la Mostra dell’artigianato e della scultura allestita ad agosto.

Molto sentite anche la Festa della Beata Vergine d’Itria a fine estate e la Celebrazione religiosa in onore di Santa Maria a inizio settembre.

Come arrivare a Villamar

A Villamar si arriva comodamente percorrendo la SS 197; non disponendo più di stazione ferroviaria autonoma, il paese deve appoggiarsi a quella di Cagliari, collegata a esso da autolinee extraurbane; l’aeroporto di Cagliari Elmas è quello cui fare riferimento.

  •  
19 Aprile 2024 La Sagra de Su Pani Saba a Sini

Giovedì 25 aprile 2024 torna per la XXIX edizione la Sagra de Su ...

NOVITA' close