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Tufara in Molise: la visita al borgo e al castello Longobardo

Tufara, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Tufara dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Tufara, piccolo paese molisano in provincia di Campobasso, conta appena 1.000 abitanti e deve il suo curioso nome alla roccia di tufo su cui è ubicato. Per la cronaca, il tufo consiste in un materiale roccioso di origine magmatica di facile lavorabilità, ma che a contatto con l'aria acquisisce una durezza tale da risultare estremamente resistente, tanto che gli antichi Romani lo utilizzavano in ambito architettonico.

Topharia - nome originario attribuito nel 1320 - sussiste presumibilmente dal X secolo e fino al XIV è posseduto e amministrato dai Marzano, potente famiglia che decide successivamente di cederlo ai Gambatesa, la cui proprietà termina nel 1465 con il sopraggiungere del demanio. Nella nuova forma di feudo, Tufara è preso sotto l'egida dei Crispano e conseguentemente dei Caracciolo. Fra alterne fortune, il feudo passa ad Antonio Carafa per la somma di 31.000 ducati e finisce poi ai Pignatelli, che ne traghettano le sorti fino all'abolizione del regime feudale.

Incerto esponente della storia tufarola è il Castello, altresì detta Fortezza longobarda nonostante non esistano fonti attendibili in grado di attestarne effettivamente l'origine. Non vi è dubbio, comunque, che questa imponente costruzione rappresenti invero la più antica testimonianza del passato storico del paese. L'impianto primigenio risale all'anno 1000, con una configurazione comprendente il piccolo castello a pianta quadrangolare con le torri poste ai quattro angoli. L'ampliamento concernente l'aggiunta del cortile e nuovi locali risale a tre secoli dopo, tuttavia il processo di espansione si protrae anche in seguito, consegnando ai posteri l'edificio attualmente visibile.

Il credo religioso si esprime attraverso il permanere di chiese rimaste indelebilmente luoghi di culto molto importanti per i tufaroli, affezionati specialmente ai santi ai quali gli edifici sono dedicati. La cappella della Madonna del Carmine, consacrata nel 1720 e restaurata nel 1982, sta ai piedi del castello e custodisce al suo interno una tavola dipinta raffigurante una Madonna con bambino, opera quattrocentesca attribuita allo Zingaro, artista partenopeo.

La casa natia di San Giovanni Eremita sopravvive diroccata su una rupe, mentre la casa paterna è divenuta negli anni '50 una cappelletta, dapprima abbandonata per il suo precario stato strutturale ma nel 2003 ristrutturata e riaperta per volontà di un gruppo di fedeli guidati da Don Bernardino di Lasio, sostenuto da tutta la popolazione di Tufara. La chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo, datata 1170, è in breve la parrocchiale del borgo, di base romanica con facciata essenziale e portale importante.

Anche questo edificio ha beneficiato nel tempo di numerosi restauri che ne esaltano ora il portale laterale con arco a sesto acuto in pietra, lavorato a bassorilievo. La chiesa ospita un bellissimo altare, un fonte battesimale in pietra bianca e la statua del Beato Giovanni, le cui reliquie prendono posto in un armadio a muro.

Parlando di folclore locale, la più rilevante manifestazione in quest'ambito è costituita indubbiamente dalla "Mascherata del Diavolo": di origine medievale, presuppone un accurato rituale che ha inizio nel primo pomeriggio del martedì grasso del Carnevale, nel quale alcuni figuranti mascherati girano per le vie urbane, propiziando i preparativi per il corteo dei "Diavoli". Questi vengono accompagnati da una coppia di personaggi che incarnano la "morte" e da due monaci, ritenuti anche "scudieri", che li tengono incatenati. Interessante e seguitissimo anche il "processo di Carnevale" - che ha le spoglie di un fantoccio in panno-paglia - al termine del quale avviene una rigorosa fucilazione e una "defenestrazione" dalle mura del castello.
I diavoli affondano i loro tridenti nella vittima ormai "esanime" senza alcuna pietà, spargendone i resti per tutto il borgo. L'apparentemente cruento carattere di questa manifestazione è allietato da banchetti dove si possono gustare il capretto e la pizza al sanguinaccio. L'inizio del Carnevale, qui, coincide con la Festa di Sant'Antonio Abate il 17 gennaio, illuminata giorno e notte da grandi fuochi alimentati da giovani volenterosi che se ne assumono l'incarico.

La sensibilità culinaria a Tufara sublima nella goliardica Sagra degli spaghetti, organizzata il 23 agosto in piazza Garibaldi, al centro della quale viene imbastito un enorme pentolone colmo di spaghetti nell'ordine di svariati chili. Pasta, vino, danze e canti permettono a tutti di vivere appieno una giornata diversa, spensierata e originale proprio come Tufara, un paese da visitare senza remore.
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