Furore, il borgo campano e il suo fiordo sulla Costa d'Amalfi
Furore, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Furore dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Così fiero sulla cima della scogliera, raggiungibile solo a fatica dopo un percorso tortuoso, il borgo di Furore sembra sfidare la natura da quando è nato: in passato, quando l’unico modo di conquistare l’abitato era arrampicarsi a piedi sulla roccia nuda, doveva sembrare una meta ambita e misteriosa, incastonata in un paesaggio tanto ostile quanto affascinante. Anche oggi, benché il viaggio verso Furore sia diventato più semplice, sembra un miracolo veder comparire le sue case suggestive lungo la Costiera Amalfitana: procedendo in auto lungo la Penisola Sorrentina, superando curve mirabolanti che si attorcigliano su sé stesse, si scorge questo grazioso contenitore di circa 900 abitanti.
Contenitore di abitanti ma anche di storie, passioni, tradizioni e leggende, e infine, da ormai parecchi anni, di turisti innamorati. È difficile non innamorarsi di questo borgo dal nome passionale – Furore – della provincia di Salerno, nel lembo più bello della Campania: anch’esso, come tutta la Costiera d’Amalfi, è Patrimonio Mondiale dell’Unesco e ultimamente, come se non bastasse, è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia.
Il merito è in buona misura della sua marina, il cosiddetto Fiordo di Furore, che con la spaccatura rocciosa a picco sul mare e lo specchio d’acqua cristallina, d’un blu quasi irreale, dà vita al paesaggio che ogni pittore sogna di ritrarre. La frazione marittima, un gioiello timido in una postazione sontuosa, attirò negli anni personaggi importanti o famosi, come Roberto Rossellini e l’amata Anna Magnani, cui è dedicato un piccolo museo. Sopra i tetti delle case se ne sta sospeso il ponte che ospita la strada statale, come a ricordare che le macchine e il traffico sono arrivati anche qui: sarebbe facile, altrimenti, illudersi di essere capitati in un idillio.
Oltre al Fiordo, il comune di Furore possiede una minuscola località detta Marina di Praia, ed è suddiviso in tre contrade sparse sulle scogliere, che si chiamano Sant’Agnello, Sant’Elia e Santo Jaco. Eppure il borgo viene spesso soprannominato “il paese che non c’è”, perché non è semplice riconoscere un nucleo unito, compatto: si tratta piuttosto di una manciata di case, accomunate non tanto da un qualche disegno urbanistico, ma piuttosto dal legame indissolubile con la roccia e con il mare. Come occhi puntati all’orizzonte, un tempo avevano la funzione di presidiare la campagna.
A sancire l’amore tra Furore e il Mediterraneo si vedono i monazzeni dei pescatori: sono i vecchi magazzini in cui si riponevano le reti, le esche e gli altri strumenti da marinai, sparpagliati su quella spiaggia che per secoli accolse imbarcazioni di ogni tipo, venute da lontano o semplicemente di ritorno dopo una giornata di pesca. A lungo le case dei pescatori rimasero abbandonate, tingendosi di una bellezza malinconica, ma negli ultimi anni sono state recuperate e oggi la parte marittima di Furore è un grazioso affresco mediterraneo.
Ad abbellirlo ci sono i colori dei “muri d’autore”, opere d’arte all’aria aperta realizzate sulle facciate delle case, che fanno del borgo un bellissimo “paese dipinto”.
Furore non vanta capolavori architettonici o testimonianze storiche eccezionali, ma le chiese locali raccontano con gentilezza la devozione popolare: vale la pena di vedere le chiesette di San Giacomo, di sant’Elia, di San Michele e Santa Maria, i cui campanili si allungano nel cielo come alberi di navi. Per il resto le ricchezze del borgo sono semplici: il fruscio della brezza, la danza dei gabbiani, il profumo dei limoni e la lucentezza delle maioliche. Il frinire cadenzato delle cicale rende il paesaggio denso d’estate, assonnato e arso dal sole.
Un paesaggio ricamato di vigneti, puntinato di pomodorini al filo: sono molte le delizie che si coltivano nella campagna di Furore, pronte ad arricchire le tavolate estive. Un bel piatto di totani e patate è la sintesi perfetta tra il lavoro del contadino e quello del pescatore, ma non sono da meno la caponata e il migliaccio, dolce tipico del carnevale.
Tra le occasioni che animano la vita del borgo durante l’anno ci sono celebrazioni religiose, rassegne enogastronomiche e feste goliardiche, all’insegna del divertimento e della tradizione. Da non perdere la rassegna Muri d’Autore, che durante l’estate vede Furore agghindarsi di nuove opere d’arte, e la sfida di tuffi che nel mese di luglio si svolge nella frazione di Fiordo. Infine nel mese di settembre si celebra la Festa del Fico d’India.
A nutrire l’animo solare di Furore c’è un clima ridente, mite e gradevole: il clima mediterraneo è caratterizzato da inverni dolci e estati fresche, tante ore di sole e precipitazioni scarse, concentrate nel periodo invernale. Le temperature medie di gennaio vanno da una minima di 7°C a una massima di 13°C, mentre in agosto vanno dai 20°C ai 29°C. Le precipitazioni toccano il picco massimo in novembre, quando cadono mediamente 100-102 mm di pioggia.
Chi vuole raggiungere Furore e sceglie di muoversi in auto deve viaggiare sull’autostrada Napoli-Salerno, uscire a Castellammare di Stabia e immettersi sula Strada Statale in direzione Pimonte-Agerola, per poi seguire le indicazioni fino alla meta. Se si procede sulla Statale Positano-Amalfi non ci si deve scoraggiare: grazie al gioco dei tornanti sembra che il borgo non compaia mai lungo la costa, ma all’ultimo momento ci si accorge di Furore. Basta salire verso l’interno al bivio di Pogerola, superare Vettica, Conca dei Marini, e percorrere gli ultimi 8 km prima di giungere a destinazione. La stazione ferroviaria più vicina si trova a Salerno, mentre l’aeroporto più vicino, a una quarantina di chilometri di distanza, è quello di Napoli-Capodichino.
Contenitore di abitanti ma anche di storie, passioni, tradizioni e leggende, e infine, da ormai parecchi anni, di turisti innamorati. È difficile non innamorarsi di questo borgo dal nome passionale – Furore – della provincia di Salerno, nel lembo più bello della Campania: anch’esso, come tutta la Costiera d’Amalfi, è Patrimonio Mondiale dell’Unesco e ultimamente, come se non bastasse, è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia.
Il merito è in buona misura della sua marina, il cosiddetto Fiordo di Furore, che con la spaccatura rocciosa a picco sul mare e lo specchio d’acqua cristallina, d’un blu quasi irreale, dà vita al paesaggio che ogni pittore sogna di ritrarre. La frazione marittima, un gioiello timido in una postazione sontuosa, attirò negli anni personaggi importanti o famosi, come Roberto Rossellini e l’amata Anna Magnani, cui è dedicato un piccolo museo. Sopra i tetti delle case se ne sta sospeso il ponte che ospita la strada statale, come a ricordare che le macchine e il traffico sono arrivati anche qui: sarebbe facile, altrimenti, illudersi di essere capitati in un idillio.
Oltre al Fiordo, il comune di Furore possiede una minuscola località detta Marina di Praia, ed è suddiviso in tre contrade sparse sulle scogliere, che si chiamano Sant’Agnello, Sant’Elia e Santo Jaco. Eppure il borgo viene spesso soprannominato “il paese che non c’è”, perché non è semplice riconoscere un nucleo unito, compatto: si tratta piuttosto di una manciata di case, accomunate non tanto da un qualche disegno urbanistico, ma piuttosto dal legame indissolubile con la roccia e con il mare. Come occhi puntati all’orizzonte, un tempo avevano la funzione di presidiare la campagna.
A sancire l’amore tra Furore e il Mediterraneo si vedono i monazzeni dei pescatori: sono i vecchi magazzini in cui si riponevano le reti, le esche e gli altri strumenti da marinai, sparpagliati su quella spiaggia che per secoli accolse imbarcazioni di ogni tipo, venute da lontano o semplicemente di ritorno dopo una giornata di pesca. A lungo le case dei pescatori rimasero abbandonate, tingendosi di una bellezza malinconica, ma negli ultimi anni sono state recuperate e oggi la parte marittima di Furore è un grazioso affresco mediterraneo.
Ad abbellirlo ci sono i colori dei “muri d’autore”, opere d’arte all’aria aperta realizzate sulle facciate delle case, che fanno del borgo un bellissimo “paese dipinto”.
Furore non vanta capolavori architettonici o testimonianze storiche eccezionali, ma le chiese locali raccontano con gentilezza la devozione popolare: vale la pena di vedere le chiesette di San Giacomo, di sant’Elia, di San Michele e Santa Maria, i cui campanili si allungano nel cielo come alberi di navi. Per il resto le ricchezze del borgo sono semplici: il fruscio della brezza, la danza dei gabbiani, il profumo dei limoni e la lucentezza delle maioliche. Il frinire cadenzato delle cicale rende il paesaggio denso d’estate, assonnato e arso dal sole.
Un paesaggio ricamato di vigneti, puntinato di pomodorini al filo: sono molte le delizie che si coltivano nella campagna di Furore, pronte ad arricchire le tavolate estive. Un bel piatto di totani e patate è la sintesi perfetta tra il lavoro del contadino e quello del pescatore, ma non sono da meno la caponata e il migliaccio, dolce tipico del carnevale.
Tra le occasioni che animano la vita del borgo durante l’anno ci sono celebrazioni religiose, rassegne enogastronomiche e feste goliardiche, all’insegna del divertimento e della tradizione. Da non perdere la rassegna Muri d’Autore, che durante l’estate vede Furore agghindarsi di nuove opere d’arte, e la sfida di tuffi che nel mese di luglio si svolge nella frazione di Fiordo. Infine nel mese di settembre si celebra la Festa del Fico d’India.
A nutrire l’animo solare di Furore c’è un clima ridente, mite e gradevole: il clima mediterraneo è caratterizzato da inverni dolci e estati fresche, tante ore di sole e precipitazioni scarse, concentrate nel periodo invernale. Le temperature medie di gennaio vanno da una minima di 7°C a una massima di 13°C, mentre in agosto vanno dai 20°C ai 29°C. Le precipitazioni toccano il picco massimo in novembre, quando cadono mediamente 100-102 mm di pioggia.
Chi vuole raggiungere Furore e sceglie di muoversi in auto deve viaggiare sull’autostrada Napoli-Salerno, uscire a Castellammare di Stabia e immettersi sula Strada Statale in direzione Pimonte-Agerola, per poi seguire le indicazioni fino alla meta. Se si procede sulla Statale Positano-Amalfi non ci si deve scoraggiare: grazie al gioco dei tornanti sembra che il borgo non compaia mai lungo la costa, ma all’ultimo momento ci si accorge di Furore. Basta salire verso l’interno al bivio di Pogerola, superare Vettica, Conca dei Marini, e percorrere gli ultimi 8 km prima di giungere a destinazione. La stazione ferroviaria più vicina si trova a Salerno, mentre l’aeroporto più vicino, a una quarantina di chilometri di distanza, è quello di Napoli-Capodichino.