Barile (Basilicata): visita alla cittadina ed alle sue cantine
Barile, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Barile dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Nell’italiano comune identifica un capiente contenitore e in provincia di Potenza una località che contenitore lo è davvero ma di una particolare cultura, quella arbëreshë. Parliamo di Barile, paese di quasi 3.000 abitanti che in Basilicata si sopraeleva alla sommità di due promiscue colline tufacee. Arbëreshë è un termine che definisce la minoranza etno-linguistica albanese collocatasi in questi territori oltre cinque secoli or sono, foriera di tradizioni e idiomi specifici di una precisa identità culturale, un’identità che Barile seguita a conservare assai gelosamente.
La coltivazione di viti e ulivi si deve presumibilmente a coloni greci qui stanziatisi in tempi antichi, prima che subentrassero i Romani, anch’essi cultori del nettare di Bacco. Ancor oggi, a nord est del paese il massiccio collinare conosciuto come Sheshë reca vivide tracce di grotte scavate nel tufo, che venivano usate dalla popolazione per custodire il vino.
Le vetuste cantine non sfuggirono all’occhio arguto del regista Pier Paolo Pasolini, tanto affascinato da tale contesto da volervi girare alcune scene del suo celebre capolavoro cinematografico “Il vangelo secondo Matteo”, pietra miliare della Settima Arte italiana. Feudo dei Caracciolo prima e dei Carafa poi, Barile conobbe la comunità greco-albanese intorno al 1477, che si riversò nella zona a ondate migratorie (furono in totale sei) fino alla fine del Seicento. Nel 1861 divenne a tutti gli effetti Comune conformandosi alla costituzione dell’Unità d’Italia.
La stessa Madonna di Costantinopoli è la protettrice di Barile, cosicché a lei è dedicata una chiesa seicentesca con l’affresco murale bizantino risalente al ‘300 e la Chiesa Madre, custode dei dipinti raffiguranti la Madonna di Costantinopoli (‘400) e la Madonna trafitta da sette stilette (‘600). Al 1640 risale invece la Chiesa di Sant’Attanasio e San Rocco, dove campeggiano quattro dipinti attribuibili alla scuola napoletana.
La Chiesa di San Nicola ha dalla sua una tela dell’Annunciazione, dipinta nel 1464.
Storia e origine del nome
Il nome del centro urbano deriva probabilmente dalla consuetudine antica di racchiudere il famoso Aglianico del Vulture (protagonista insieme alle maggiori eccellenze gastronomiche autoctone, funghi tartufati sott’olio, castagne e tanto altro, dell’evento annuale denominato Cantinando Wine & Art, che si svolge ad agosto) in barili di legno, un’ipotesi avvalorata dal disegno dello stemma comunale, dove infatti si nota un barile fra due abeti e un grappolo d’uva. A tal proposito si sappia che la località fa parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino nonché dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio.La coltivazione di viti e ulivi si deve presumibilmente a coloni greci qui stanziatisi in tempi antichi, prima che subentrassero i Romani, anch’essi cultori del nettare di Bacco. Ancor oggi, a nord est del paese il massiccio collinare conosciuto come Sheshë reca vivide tracce di grotte scavate nel tufo, che venivano usate dalla popolazione per custodire il vino.
Le vetuste cantine non sfuggirono all’occhio arguto del regista Pier Paolo Pasolini, tanto affascinato da tale contesto da volervi girare alcune scene del suo celebre capolavoro cinematografico “Il vangelo secondo Matteo”, pietra miliare della Settima Arte italiana. Feudo dei Caracciolo prima e dei Carafa poi, Barile conobbe la comunità greco-albanese intorno al 1477, che si riversò nella zona a ondate migratorie (furono in totale sei) fino alla fine del Seicento. Nel 1861 divenne a tutti gli effetti Comune conformandosi alla costituzione dell’Unità d’Italia.
Cosa vedere a Barile
Camminando tra le stradine e i vicoletti di Barile si incrociano monumenti inseriti armoniosamente nell’ottica urbanistica paesana, e subito salta all’occhio la Fontana dello Steccato, composizione scultorea arricchita da tre teste appartenenti a figure apotropaiche (in grado, cioè, di allontanare sventure e cattive influenze) e da uno stemma recante l’effige della Madonna di Costantinopoli con il Bambinello.La stessa Madonna di Costantinopoli è la protettrice di Barile, cosicché a lei è dedicata una chiesa seicentesca con l’affresco murale bizantino risalente al ‘300 e la Chiesa Madre, custode dei dipinti raffiguranti la Madonna di Costantinopoli (‘400) e la Madonna trafitta da sette stilette (‘600). Al 1640 risale invece la Chiesa di Sant’Attanasio e San Rocco, dove campeggiano quattro dipinti attribuibili alla scuola napoletana.
La Chiesa di San Nicola ha dalla sua una tela dell’Annunciazione, dipinta nel 1464.