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Terremoto in Nuova Zelanda: analisi dell'evento e situazione a Christchurch

La fine dell'inverno e l'inizio della primavera corrispondono al termine della stagione estiva in Nuova Zelanda, il periodo ideale per andare a visitare questa magnifica nazione e specialmente la sua Isola del Sud, che durante l'inverno australe è spesso flagellata da venti freddi dall'Antartide e copiose precipitazioni nevose. Purtroppo la violenta scossa di terremoto che ha colpito nuovamente Christchurch condizionerà non poco gli spostamenti dei turisti che si trovano per la loro vacanza sull'isola del Sud, e con la speranza che il bilancio di vittime non cresca ulteriormente, il nostro pensiero va alle vittime e ai loro familiari.

La situazione vede al momento confermata la chiusura temporanea dell'aeroporto di Christchurch (anche se non si registrano danni gravi qui), e assolutamente sconsigliato recarsi in zona per non intralciare i soccorsi, ed evitare di essere coinvolti in ulteriori probabili scosse di assestamento, più deboli, ma con gli edifici che potrebbero avere danni dopo le due grandi scosse avvenute ad appena a 6 mesi di distanza. Sospesi anche gli arrivi delle navi da crociera che solitamente fanno tappa a Christchurch per visitare la città e la vicina penisola di Banks.

Cerchiamo però di capire cosa è successo, e vedere quale potrà essere l'evoluzione futura. Dal punto di vista tecnico quest'ultimo evento sismico viene considerato come “replica” cioè una versione importante di una scossa d'assestamento. Il sisma principale in effetti rimane quello verificatosi il 4 settembre 2010, che colpì analogamente la città di Christchurch e la regione del Canterbury. In quel caso la scossa toccò i 7,1 gradi della scala Richter, contro i 6,3 gradi della scossa odierna. Ma come mai una scossa di intensità inferiore ha invece causato danni così ingenti? Il problema di questo evento sismico è che la rottura di faglia si è verificata a soli 5 km di profondità, contro i 10 km del precedente, ed anche l'epicentro si è venuto a trovare molto più vicino (10-20 km) alla città rispetto a quello di settembre (30-40 km).

La Nuova Zelanda è attraversata da una importante faglia (Alpine Fault) che corre da sud verso nord lungo le Alpi Neozelandesi, per poi piegare sul mare a fianco dell'isola del Nord. Questo importante lineamento tettonico non passa nelle vicinanze di Christchurch, ma comunque è proprio in questa regione che piega ad est in modo deciso, e un fascio di faglie secondarie correlate a questo piegamento si spinge proprio fino alla regione di Christchurch. L'energia liberata dal primo sisma era decisamente superiore, ed è probabile che alcuni degli edifici crollati fossero stati indeboliti proprio dalla prima scossa di settembre.

Rischio sismico in Nuova Zelanda
Seppur l'emozione di questi momenti sia forte, la Nuova Zelanda era da qualche anno che non veniva coinvolta in eventi sismici disastrosi. Bisogna infatti ritornare indietro di 80 anni prima di recuperare eventi sismici di analoga gravità. E' comunque una nazione dinamica dal punto di vista geologico, con imponenti catene montuose e grandi vulcani, ed è quindi ovviamente costantemente esposta ad un rischio sismico, come anche agli eventuali allarmi tsunami che si possono generare in Oceano Pacifico. Le preoccupazioni maggiori dal punto di vista sismico coinvolgono più direttamente le zone delle Alpi e della capitale Wellington, nel sud dell'Isola del Nord. Qui transita la grande Alpine Fault, la faglia alpina, e ci sono preoccupazioni che l'attività sismica nella regione di Christchurch possa riattivare fenomeni sismici intensi proprio nei pressi di Wellington e dello Stretto di Cook, che separa le due grandi isole.
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