Week end in Valtellina: tra Chiavenna, Gerola Alta, Bormio, Arnoga e i vigneti di Chiuro
Che spettacolo la Valtellina! Fino a ieri era, per me, un solco tra le montagne, una strana spaccatura dell'arco alpino che da occidente fino ad oriente tagliava il nord della regione Lombardia. Ma sono bastati appena due giorni e mezzo, un tempo brevissimo, per scoprirne tutto il suo fascino, il suo patrimonio storico, naturalistico ed umano, le mille facce di una valle dove cultura, tradizioni e paesaggio si integrano in un connubio unico nel panorama turistico italiano.
Per il nostro weekend targato #inlombardia365 siamo partiti dalla sua estremità occidentale, laddove il fiume Adda si congiunge con le acque della Valchiavenna, prima di gettarsi nel lago di Como, per poi risalire le montagne orobiche con la valle del torrente Bitto, e poi spingersi nel cuore delle Alpi Retiche tra le cime innevate dell'Alta Valtellina. Ma poi il nostro percorso ci ha riportato nel cuore della media valle, a Chiuro, per assaporare quei prodotti che nascono dalla corretta gestione del territorio, quell'amore per le tradizioni contadine che trovano la giusta consacrazione nella produzione vinicola, una vera eccellenza dell'enogastronomia alpina.
Che questa regione avesse una lunga storia da raccontare ce lo ha dimostrato subito la Valchiavenna, dove abbiamo”scoperto” uno dei gioielli rinascimentali del Belpaese: il Palazzo Vertemate Franchi (foto sopra) una antica residenza, costruita verso la metà del '500. Un gioiello inaspettato, con i suoi interni affrescati e i soffitti intagliati che hanno suscitato in me le stesse emozioni di quando visitai per la prima volta il Palazzo Te a Mantova.
Si trova nel territorio comunale di Chiavenna, e lo stesso centro medievale della città non è certo avaro di interessi: la passeggiata intorno alla Collegiata di San Lorenzo ci ha svelato gli angoli più tipici del centro, come il castello di Palazzo Balbiani, e il Ponte di San Giovanni Nepomuceno, con la vista spettacolare delle case affacciate sul fiume Mera.
E poi abbiamo scoperto uno dei crotti della zona (Il Crotto Ombra), quelle particolari cavità naturali delle rocce, che grazie alla loro ventilazione e temperatura costante sono luoghi ideali per la stagionatura di salumi e formaggi e la conservazione dei pregiati vini valtellinesi, che hanno accompagnato in una merenda la nostra prima degustazione delle specialità culinarie della valle.
E certamente i formaggi fanno parte del patrimonio di questa valle, al punto che il nostro percorso ci ha portato più a sud, fino al comune di Gerola Alta, ai piedi delle cime delle Alpi Orobiche. Risalire la valle del torrente Bitto che conduce a Gerola Alta è in pratica compiere un viaggio indietro nel tempo: ci si inoltra nelle tradizioni più solide di tutta la Valtellina, intimamente legate alla produzione del Bitto Storico (foto sopra), uno dei formaggi più importanti d'Italia. Un prodotto che nasce dall'amore per questa terra incontaminata, non toccata dal turismo di massa, e dove il tempo sembra ancora scorrere lentamente, a misura d'uomo.
Questo formaggio, presidio Slow Food, che grazie al clima particolare della valle viene fatto stagionare anche per oltre 10 anni, è un vero patrimonio dell'umanità: la sua produzione avviene nel rispetto totale dell'ambiente, preservando pascoli e territorio e mantenendo viva un tradizione che affonda le sue radici nel cuore del medioevo e probabilmente ancor più indietro.
La visita notturna del borgo di Gerola, e la salita alla frazione Castello, un insediamento che mantiene intatto il fascino delle antiche case in pietra e legno, hanno aggiunto una poesia ulteriore, suggellata dal cielo stellato che incorniciava le cime innevate delle Orobie, dominate dal Pizzo Tre Signori, la vetta che dava il nome al nostro accogliente albergo.
La valle del Bitto è stata una scoperta, tanta voglia di tornare e farsi catturare di nuovo dalla poesia e della lentezza di questa valle, che ti fa gustare la vita in un modo pieno e rilassato, tra ingredienti semplici e naturali.
Ma la nostra esperienza di Valtellina era solo all'inizio! All'indomani partenza per l'Alta Valtellina, con obiettivo la zona di Bormio e le sue montagne. Il trasferimento ci ha permesso di ammirare i paesaggi della valle, con i pendii a nord dell'Adda trapuntati di terrazzamenti infiniti, che avremmo visitato nella giornata successiva: ad attenderci oltre Bormio, in località Arnoga, sulla strada del Foscagno in direzione dei Livigno, un paio di attività all'aria aperta.
Per il nostro weekend targato #inlombardia365 siamo partiti dalla sua estremità occidentale, laddove il fiume Adda si congiunge con le acque della Valchiavenna, prima di gettarsi nel lago di Como, per poi risalire le montagne orobiche con la valle del torrente Bitto, e poi spingersi nel cuore delle Alpi Retiche tra le cime innevate dell'Alta Valtellina. Ma poi il nostro percorso ci ha riportato nel cuore della media valle, a Chiuro, per assaporare quei prodotti che nascono dalla corretta gestione del territorio, quell'amore per le tradizioni contadine che trovano la giusta consacrazione nella produzione vinicola, una vera eccellenza dell'enogastronomia alpina.
Che questa regione avesse una lunga storia da raccontare ce lo ha dimostrato subito la Valchiavenna, dove abbiamo”scoperto” uno dei gioielli rinascimentali del Belpaese: il Palazzo Vertemate Franchi (foto sopra) una antica residenza, costruita verso la metà del '500. Un gioiello inaspettato, con i suoi interni affrescati e i soffitti intagliati che hanno suscitato in me le stesse emozioni di quando visitai per la prima volta il Palazzo Te a Mantova.
Si trova nel territorio comunale di Chiavenna, e lo stesso centro medievale della città non è certo avaro di interessi: la passeggiata intorno alla Collegiata di San Lorenzo ci ha svelato gli angoli più tipici del centro, come il castello di Palazzo Balbiani, e il Ponte di San Giovanni Nepomuceno, con la vista spettacolare delle case affacciate sul fiume Mera.
E poi abbiamo scoperto uno dei crotti della zona (Il Crotto Ombra), quelle particolari cavità naturali delle rocce, che grazie alla loro ventilazione e temperatura costante sono luoghi ideali per la stagionatura di salumi e formaggi e la conservazione dei pregiati vini valtellinesi, che hanno accompagnato in una merenda la nostra prima degustazione delle specialità culinarie della valle.
E certamente i formaggi fanno parte del patrimonio di questa valle, al punto che il nostro percorso ci ha portato più a sud, fino al comune di Gerola Alta, ai piedi delle cime delle Alpi Orobiche. Risalire la valle del torrente Bitto che conduce a Gerola Alta è in pratica compiere un viaggio indietro nel tempo: ci si inoltra nelle tradizioni più solide di tutta la Valtellina, intimamente legate alla produzione del Bitto Storico (foto sopra), uno dei formaggi più importanti d'Italia. Un prodotto che nasce dall'amore per questa terra incontaminata, non toccata dal turismo di massa, e dove il tempo sembra ancora scorrere lentamente, a misura d'uomo.
Questo formaggio, presidio Slow Food, che grazie al clima particolare della valle viene fatto stagionare anche per oltre 10 anni, è un vero patrimonio dell'umanità: la sua produzione avviene nel rispetto totale dell'ambiente, preservando pascoli e territorio e mantenendo viva un tradizione che affonda le sue radici nel cuore del medioevo e probabilmente ancor più indietro.
La visita notturna del borgo di Gerola, e la salita alla frazione Castello, un insediamento che mantiene intatto il fascino delle antiche case in pietra e legno, hanno aggiunto una poesia ulteriore, suggellata dal cielo stellato che incorniciava le cime innevate delle Orobie, dominate dal Pizzo Tre Signori, la vetta che dava il nome al nostro accogliente albergo.
La valle del Bitto è stata una scoperta, tanta voglia di tornare e farsi catturare di nuovo dalla poesia e della lentezza di questa valle, che ti fa gustare la vita in un modo pieno e rilassato, tra ingredienti semplici e naturali.
Ma la nostra esperienza di Valtellina era solo all'inizio! All'indomani partenza per l'Alta Valtellina, con obiettivo la zona di Bormio e le sue montagne. Il trasferimento ci ha permesso di ammirare i paesaggi della valle, con i pendii a nord dell'Adda trapuntati di terrazzamenti infiniti, che avremmo visitato nella giornata successiva: ad attenderci oltre Bormio, in località Arnoga, sulla strada del Foscagno in direzione dei Livigno, un paio di attività all'aria aperta.
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Ovvero la possibilità di sperimentare per la prima volta un'escursione con i cani da slitta, grazie al Centro Italiano Sleddog Husky Village, e compiere una escursione con le ciaspole nella vicina Val Viola. Arnoga offre attività all'aperto in ogni stagione dell'anno, dallo sci allo sleddog, dalla bicicletta all'equitazione fino al trekking estivo, il tutto suggellato dalle vicine Terme di Bormio dove trovare il giusto sollievo alle membra dopo tanta attività sportiva. La nostra escursione con i cani da slitta è stata un'esperienza molto interessante. Il fatto di avere la propria slitta da guidare in solitaria tra i boschi innevati, il dover creare un rapporto di fiducia con gli amici a quattro zampe, pronti ad obbedire ai tuoi comandi, rende questa attività molto appagante, un momento della giornata in cui scaricare le proprie ansie e fatiche e lasciarsi guidare dalla natura, scivolando silenziosi sulla neve.
Poi il pomeriggio, rifocillati dalle specialità tipiche come i pizzoccheri offerti dall'hotel Li Arnoga, siamo partiti per l'escursione con le ciaspole nella contigua Val Viola, all'ombra della Cima Piazzi, la grande montagna (3439 m) che ci è parsa subito un profilo familiare: in effetti è proprio questa vetta a comparire sulle confezioni dell'acqua Levissima, imbottigliata nella vicina località di Valdidentro. Anche le ciaspole sono state una conferma che la montagna da il meglio di sè a ritmo lento, passo dopo passo tra boschi ed alpeggi, scrutando le impronte sulla neve di volpi, cervi e camosci, ritrovandosi a contemplare i morbidi paesaggi innevati, trapuntati di larici, abeti e pini cembri.
La sera però ci aspettava la salita con il gatto delle nevi a Bormio 2000, il tempio dello sci alpino in Valtellina, un balcone naturale con panorama sconfinato sulle vette più alte della regione, in direzione del massiccio dell'Ortles e del vicino Passo dello Stelvio. Qui presso lo Chalet dei Rododendri ci attendeva una classica cena in baita, con i tipici piatti della Valtellina annaffiati con un buon vino rosso. Un giornata molto intensa, spesa quasi interamente sulla neve, e l'arrivo sul mio giaciglio presso l'Albergo Stelvio ha coinciso istantaneamente con un profondo sonno ristoratore.
C'era però da chiudere l'ultimo tassello di questo breve viaggio in Valtellina: dopo tanti assaggi di vino, valeva la pena scoprire come veniva prodotta la grande scelta di vini della regione, e quale luogo migliore per farlo che raggiungere Chiuro, in media Valtellina, dove la mattina successiva abbiamo avuto la fortuna di visitale la Casa Vinicola Nino Negri, con una tradizione risalente agli ultimi anni del 19° secolo. Accompagnati dal Direttore Casimiro Maule, abbiamo potuto esplorare il labirinto sotterraneo delle cantine, con circa un centinaio di grandi botti e oltre un migliaio di barriques, in cui nascono i migliori vini della regione: Sassella, Valtellina Superiore, Inferno, Sforzato e il nuovo Sciur, sono solo alcuni dei nomi che rendono memorabile la produzione della Nino Negri, che è in grado anche di offrire un pregiato vino bianco, Cà Brione, una rarità nelle terre valtellinesi.
Ma oltre agli assaggi dei singoli vini, mi ha colpito in modo particolare la visita alle vigne, che ci ha fatto ammirare le geometrie spettacolari dei terrazzamenti di Chiuro, tra muretti a secco e colpi d'occhio sublimi, sulla valle e il versante innevato delle Alpi Orobiche.
Che magia questo territorio, dove l'uomo ha saputo strappare, metro dopo metro, terreno alla montagna, e creare dal nulla le condizioni perfette per produrre vini eccellenti.
E il pranzo finale, squisitamente raffinato, all'Agriturismo Ristorante Fracia all'interno delle omonime vigne di Nino Negri, ha concluso degnamente questo viaggio nelle terre di Valtellina, un piccolo percorso lungo le sue valli, una grande emozione per la scoperta di un territorio ed i suoi prodotti, dove uomo e natura si sposano in un connubio perfetto, unico e vero.
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Ovvero la possibilità di sperimentare per la prima volta un'escursione con i cani da slitta, grazie al Centro Italiano Sleddog Husky Village, e compiere una escursione con le ciaspole nella vicina Val Viola. Arnoga offre attività all'aperto in ogni stagione dell'anno, dallo sci allo sleddog, dalla bicicletta all'equitazione fino al trekking estivo, il tutto suggellato dalle vicine Terme di Bormio dove trovare il giusto sollievo alle membra dopo tanta attività sportiva. La nostra escursione con i cani da slitta è stata un'esperienza molto interessante. Il fatto di avere la propria slitta da guidare in solitaria tra i boschi innevati, il dover creare un rapporto di fiducia con gli amici a quattro zampe, pronti ad obbedire ai tuoi comandi, rende questa attività molto appagante, un momento della giornata in cui scaricare le proprie ansie e fatiche e lasciarsi guidare dalla natura, scivolando silenziosi sulla neve.
Poi il pomeriggio, rifocillati dalle specialità tipiche come i pizzoccheri offerti dall'hotel Li Arnoga, siamo partiti per l'escursione con le ciaspole nella contigua Val Viola, all'ombra della Cima Piazzi, la grande montagna (3439 m) che ci è parsa subito un profilo familiare: in effetti è proprio questa vetta a comparire sulle confezioni dell'acqua Levissima, imbottigliata nella vicina località di Valdidentro. Anche le ciaspole sono state una conferma che la montagna da il meglio di sè a ritmo lento, passo dopo passo tra boschi ed alpeggi, scrutando le impronte sulla neve di volpi, cervi e camosci, ritrovandosi a contemplare i morbidi paesaggi innevati, trapuntati di larici, abeti e pini cembri.
La sera però ci aspettava la salita con il gatto delle nevi a Bormio 2000, il tempio dello sci alpino in Valtellina, un balcone naturale con panorama sconfinato sulle vette più alte della regione, in direzione del massiccio dell'Ortles e del vicino Passo dello Stelvio. Qui presso lo Chalet dei Rododendri ci attendeva una classica cena in baita, con i tipici piatti della Valtellina annaffiati con un buon vino rosso. Un giornata molto intensa, spesa quasi interamente sulla neve, e l'arrivo sul mio giaciglio presso l'Albergo Stelvio ha coinciso istantaneamente con un profondo sonno ristoratore.
C'era però da chiudere l'ultimo tassello di questo breve viaggio in Valtellina: dopo tanti assaggi di vino, valeva la pena scoprire come veniva prodotta la grande scelta di vini della regione, e quale luogo migliore per farlo che raggiungere Chiuro, in media Valtellina, dove la mattina successiva abbiamo avuto la fortuna di visitale la Casa Vinicola Nino Negri, con una tradizione risalente agli ultimi anni del 19° secolo. Accompagnati dal Direttore Casimiro Maule, abbiamo potuto esplorare il labirinto sotterraneo delle cantine, con circa un centinaio di grandi botti e oltre un migliaio di barriques, in cui nascono i migliori vini della regione: Sassella, Valtellina Superiore, Inferno, Sforzato e il nuovo Sciur, sono solo alcuni dei nomi che rendono memorabile la produzione della Nino Negri, che è in grado anche di offrire un pregiato vino bianco, Cà Brione, una rarità nelle terre valtellinesi.
Ma oltre agli assaggi dei singoli vini, mi ha colpito in modo particolare la visita alle vigne, che ci ha fatto ammirare le geometrie spettacolari dei terrazzamenti di Chiuro, tra muretti a secco e colpi d'occhio sublimi, sulla valle e il versante innevato delle Alpi Orobiche.
Che magia questo territorio, dove l'uomo ha saputo strappare, metro dopo metro, terreno alla montagna, e creare dal nulla le condizioni perfette per produrre vini eccellenti.
E il pranzo finale, squisitamente raffinato, all'Agriturismo Ristorante Fracia all'interno delle omonime vigne di Nino Negri, ha concluso degnamente questo viaggio nelle terre di Valtellina, un piccolo percorso lungo le sue valli, una grande emozione per la scoperta di un territorio ed i suoi prodotti, dove uomo e natura si sposano in un connubio perfetto, unico e vero.
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