Eremo dei Camaldoli: la visita alla chiesa e il panorama su Napoli
L'eremo di Camaldoli a Napoli si trova sulla colina più elevata con magnifica vista sul Golfo ed il Vesuvio in lontanaza. Si può visitare contattando le suore bridigine che gestiscono la struttura.
Fatto erigere nel 1585 da Giovanni D’Avalos, figlio di Alfonso d’Aragona, sui resti di una chiesa dedicata alla Trasfigurazione e poi al Ss. Redentore, l’Eremo dei Camaldoli è un imponente complesso storico e monumentale che sorge sull’omonima collina di Napoli.
Con i suoi 485 metri sul livello del mare, il rilievo dei Camaldoli, le cui origini risalirebbero a oltre 35 mila anni fa per via di eruzioni vulcaniche che interessarono a suo tempo tutta l’area dei Campi Flegrei, è il più alto della città partenopea.
Se il versante sud della collina è caratterizzato da rupi scoscese in roccia di tufo, quello a nord è invece ricoperto da un declivio di bosco ceduo: dalla sommità, su cui è stato costruito il monumentale Eremo che ospita attualmente le suore brigidine, si gode uno splendido panorama su gran parte della Campania con i golfi di Napoli, Gaeta e Pozzuoli e il Vesuvio a fare da protagonisti.
Sede per più di 400 anni dei monaci Camaldolesi, ordine religioso fondato da San Romualdo che ha caratterizzato questo luogo sacro con un’impronta di misticismo che ancora oggi attira devoti di tutte le età, il complesso monastico rispecchia perfettamente i canoni dell’architettura cinquecentesca del tardo rinascimento campano.
L’originaria chiesetta dei Camaldoli venne fondata attorno all’anno 439 da San Gaudosio, vescovo africano che riuscì a fuggire alle persecuzioni di Genserico, che decise di intitolarla alla Trasfigurazione del Signore. Nel 1585 l’edificio sacro fu ceduto all’abate Giovanni Cappasanta e in seguito a Giovanni Battista Crispo che lo affidò alla gestione dei benedettini Camaldolesi.
Purtroppo in pessime condizioni, l’antica chiesa venne completamente demolita e riedificata su progetto di Domenico Fontana che dedicò il luogo sacro al Ss. Redentore. Contemporaneamente, attorno alla metà del 500, si iniziò la costruzione dell’eremo per volere di Giovanni D’Avalos.
Durante il decennio francese, l’edificio venne soppresso una prima volta da Napoleone Bonaparte nel 1807 prima di subire nuovamente la stessa sorte nel 1866 da parte dei Savoia. Riaperto nel 1885, l’eremo ospitò a lungo i frati benedettini.
Grazie alle numerose modifiche apportate nel corso dei secoli, il complesso monumentale si presenta oggi con caratteristiche architettoniche d’impronta barocca nonostante i tipici canoni tardo rinascimentali che lo contraddistinguono.
Un grande arco custodisce il vano d’ingresso dell’edificio religioso dove, in alto, si può ammirare lo stemma dei Camaldolesi. Da qui si accede alla chiesa affiancata da una grande torre campanaria e da un belvedere suddiviso in due ambienti, di cui uno dedicato ai monaci e l’altro ai visitatori.
L’interno della chiesa è caratterizzato da un’unica grande navata e da sei cappelle laterali impreziosite da pregevoli affreschi seicenteschi realizzati da Giovanni Bernardino Azzolino mentre di Luca Giordano sono l’Immacolata Concezione, la Sacra Famiglia davanti alla Croce e la Trasfigurazione. Altre opere sono attribuite a importanti pittori dell’epoca quali Massimo Stanzione, Cesare Fracanzano, Andrea Mozzilli e Federico Barocci.
L’altare maggiore è opera dello scultore e architetto Cosimo Fanzago che ne disegnò e realizzò il progetto personalmente.
Oltre la porta sulla destra della chiesa vi è un vialetto su cui si affacciano 16 celle monastiche affiancate da orti e giardini rigogliosi che termina nel belvedere dei Camaldoli con una vista panoramica sulla città di Napoli.
L’eremo possiede inoltre una biblioteca con una ricca raccolta di volumi, una foresteria con 20 camere ed un refettorio oltre ad una sala convegni e un’altra dedicata al ritrovo e alla lettura. Aperto al culto pubblico, l’edificio religioso ospita anche mostre, esposizioni d’arte e concerti di musica classica.
Gestito dalle suore brigidine (Ordine del SS.Salvatore di Santa Brigida), l’eremo può essere visitato tutti i giorni accompagnati da una religiosa oppure essere scelto come foresteria: gli ospiti, invitati a partecipare alla vita liturgica della comunità, se lo desiderano possono anche consumare i pasti nel refettorio.
Nella farmacia del complesso religioso si possono acquistare prodotti di fabbricazione artigianale come miele e tisane ma anche icone e lavori in legno prodotti dal monastero di Camaldoli in Toscana.
La struttura, che si trova in via dell’Eremo 87, si può raggiungere dalla stazione di Napoli Centrale con taxi e autobus ANM C40 oppure OF (linea Stazione Centrale/Ospedali Cardarelli-Monaldi): all’ultima fermata si prende la coincidenza con C44 (linea Camaldoli) per poi scendere a fine corsa a circa 50 metri dall’ingresso dell’Eremo. In auto si consiglia autostrada uscita Napoli e Tangenziale di Napoli in direzione Fuorigrotta uscita n.8 (Camaldoli).
Informazioni e prenotazioni
Tel: +39 081 5872519
Fax: +39 081 5876819
sito web: www.brigidine.org/
email: eremo.camaldoli@libero.it
Con i suoi 485 metri sul livello del mare, il rilievo dei Camaldoli, le cui origini risalirebbero a oltre 35 mila anni fa per via di eruzioni vulcaniche che interessarono a suo tempo tutta l’area dei Campi Flegrei, è il più alto della città partenopea.
Se il versante sud della collina è caratterizzato da rupi scoscese in roccia di tufo, quello a nord è invece ricoperto da un declivio di bosco ceduo: dalla sommità, su cui è stato costruito il monumentale Eremo che ospita attualmente le suore brigidine, si gode uno splendido panorama su gran parte della Campania con i golfi di Napoli, Gaeta e Pozzuoli e il Vesuvio a fare da protagonisti.
Sede per più di 400 anni dei monaci Camaldolesi, ordine religioso fondato da San Romualdo che ha caratterizzato questo luogo sacro con un’impronta di misticismo che ancora oggi attira devoti di tutte le età, il complesso monastico rispecchia perfettamente i canoni dell’architettura cinquecentesca del tardo rinascimento campano.
L’originaria chiesetta dei Camaldoli venne fondata attorno all’anno 439 da San Gaudosio, vescovo africano che riuscì a fuggire alle persecuzioni di Genserico, che decise di intitolarla alla Trasfigurazione del Signore. Nel 1585 l’edificio sacro fu ceduto all’abate Giovanni Cappasanta e in seguito a Giovanni Battista Crispo che lo affidò alla gestione dei benedettini Camaldolesi.
Purtroppo in pessime condizioni, l’antica chiesa venne completamente demolita e riedificata su progetto di Domenico Fontana che dedicò il luogo sacro al Ss. Redentore. Contemporaneamente, attorno alla metà del 500, si iniziò la costruzione dell’eremo per volere di Giovanni D’Avalos.
Durante il decennio francese, l’edificio venne soppresso una prima volta da Napoleone Bonaparte nel 1807 prima di subire nuovamente la stessa sorte nel 1866 da parte dei Savoia. Riaperto nel 1885, l’eremo ospitò a lungo i frati benedettini.
Grazie alle numerose modifiche apportate nel corso dei secoli, il complesso monumentale si presenta oggi con caratteristiche architettoniche d’impronta barocca nonostante i tipici canoni tardo rinascimentali che lo contraddistinguono.
Un grande arco custodisce il vano d’ingresso dell’edificio religioso dove, in alto, si può ammirare lo stemma dei Camaldolesi. Da qui si accede alla chiesa affiancata da una grande torre campanaria e da un belvedere suddiviso in due ambienti, di cui uno dedicato ai monaci e l’altro ai visitatori.
L’interno della chiesa è caratterizzato da un’unica grande navata e da sei cappelle laterali impreziosite da pregevoli affreschi seicenteschi realizzati da Giovanni Bernardino Azzolino mentre di Luca Giordano sono l’Immacolata Concezione, la Sacra Famiglia davanti alla Croce e la Trasfigurazione. Altre opere sono attribuite a importanti pittori dell’epoca quali Massimo Stanzione, Cesare Fracanzano, Andrea Mozzilli e Federico Barocci.
L’altare maggiore è opera dello scultore e architetto Cosimo Fanzago che ne disegnò e realizzò il progetto personalmente.
Oltre la porta sulla destra della chiesa vi è un vialetto su cui si affacciano 16 celle monastiche affiancate da orti e giardini rigogliosi che termina nel belvedere dei Camaldoli con una vista panoramica sulla città di Napoli.
L’eremo possiede inoltre una biblioteca con una ricca raccolta di volumi, una foresteria con 20 camere ed un refettorio oltre ad una sala convegni e un’altra dedicata al ritrovo e alla lettura. Aperto al culto pubblico, l’edificio religioso ospita anche mostre, esposizioni d’arte e concerti di musica classica.
Gestito dalle suore brigidine (Ordine del SS.Salvatore di Santa Brigida), l’eremo può essere visitato tutti i giorni accompagnati da una religiosa oppure essere scelto come foresteria: gli ospiti, invitati a partecipare alla vita liturgica della comunità, se lo desiderano possono anche consumare i pasti nel refettorio.
Nella farmacia del complesso religioso si possono acquistare prodotti di fabbricazione artigianale come miele e tisane ma anche icone e lavori in legno prodotti dal monastero di Camaldoli in Toscana.
La struttura, che si trova in via dell’Eremo 87, si può raggiungere dalla stazione di Napoli Centrale con taxi e autobus ANM C40 oppure OF (linea Stazione Centrale/Ospedali Cardarelli-Monaldi): all’ultima fermata si prende la coincidenza con C44 (linea Camaldoli) per poi scendere a fine corsa a circa 50 metri dall’ingresso dell’Eremo. In auto si consiglia autostrada uscita Napoli e Tangenziale di Napoli in direzione Fuorigrotta uscita n.8 (Camaldoli).
Informazioni e prenotazioni
Tel: +39 081 5872519
Fax: +39 081 5876819
sito web: www.brigidine.org/
email: eremo.camaldoli@libero.it