Via San Gregorio Armeno: visitare la strada dei presepi a Napoli
I presepi di San Gregorio Armeno a Napoli sono una delle attrazioni non solo dell'Avvento e del Natale, ma richiamano molti turisti durante tutto l'anno, per vedere le botteghe degli artigiani della cittą partenopea.
Famosa in tutto il mondo per le botteghe artigianali che da generazioni si tramandano questo antico mestiere, via San Gregorio Armeno, chiamata popolarmente anche San Liguoro, è la pittoresca strada napoletana dell’arte presepiale.
Considerata uno degli “stenopoi” tipici dell’architettura greca che ancora oggi caratterizza il cuore di Napoli, via San Gregorio fungeva (e funge tutt’ora) da collegamento perpendicolare fra il decumano maggiore, l’attuale via dei Tribunali, e quello inferiore, l’odierna Spaccanapoli.
All’altezza della Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove un tempo sorgeva l’agorà, le due principali strade di Napoli sono dunque collegate da questa celebre via che nel XV secolo prese il nome del vescovo di Napoli, San Nostriano, che qui vi fece costruire delle terme per i poveri.
La tradizione degli artigiani di via San Gregorio affonda le sue origini nell’antichità in quanto proprio in epoca classica in questa strada esisteva un tempio dedicato a Cerere Attica a cui gli abitanti pare offrissero delle statuine in terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine, come ex voto. La nascita del presepe napoletano risale solo alla fine del Settecento ma è significativo sapere che già in quel periodo questa zona dell’allora Neapolis fosse caratterizzata dalla presenza di attività artigianali dedite alla fabbricazione di statue decorate.
Oggi questa via del centro di Napoli, letteralmente invasa da migliaia di turisti, è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo per essere un’esposizione permanente dei più svariati manufatti di arte presepiale sapientemente creati dagli artigiani che durante tutto l’anno si dedicano alla fabbricazione di statuine, da quelle canoniche sino alle più originali dedicate a quei personaggi che si sono distinti (in positivo o negativo) in settori come politica, cinema e sport.
Il periodo migliore per ammirare tutte le creazioni artigianali è attorno alle festività natalizie, dagli inizi di Novembre sino all’Epifania, anche se passeggiare lungo via San Gregorio Armeno è un’esperienza da non perdere durante tutto l’anno quando anzi il minor afflusso di visitatori permette di osservare con maggiore tranquillità l’abile lavoro manuale degli artigiani.
Fra botteghe, negozi e bancarelle si può trovare tutto ciò che si desidera per creare e abbellire il proprio presepe fra cui casette in sughero o cartone di ogni forma e dimensione, oggetti meccanici azionati tramite energia elettrica, pastori di terracotta dipinti a mano e altri avvolti in preziosi abiti di stoffa cuciti su misura. Accanto a queste vere e proprie opere della creatività artistica, non mancano neppure statuette caricatura di personaggi famosi che con il passare degli anni sono diventate un vero e proprio classico da ricercare in Via San Gregorio.
Le varie botteghe offrono ad appassionati e collezionisti tutto ciò che serve per costruirsi un presepe o abbellire quello che già si possiede con l’inserimento di qualche statuina particolare: i costi possono variare notevolmente partendo da poche decine di Euro per le capanne più semplici seppur realizzate con grande dovizia di particolari per superare anche le migliaia di Euro richieste per la creazione di riproduzioni di pastori di fattezza classica settecentesca.
Partendo da piazza San Gaetano, una delle più antiche di Napoli dove un tempo sorgeva l’agorà, si raggiunge la chiesa di San Gregorio Armeno edificata attorno all’ottavo secolo dalle monache dell’ordine religioso di San Basilio fuggite dalla città di Costantinopoli con le reliquie del santo vescovo d’Armenia.
Fondato secondo la tradizione sulle fondamenta del tempio dedicato a Cerere, nel 1225 questo monastero venne unito a quello intitolato al Salvatore e a San Pantaleone in base a quanto richiesto dal duca di Napoli di quel tempo che volle anche affidarne la regolamentazione all’ordine benedettino. Successivamente, quando fu richiesta la costruzione di un nuovo edificio religioso, l’incarico venne affidato all’architetto Vincenzo della Monica che tra il 1572 e il 1577 ne progettò i lavori di ampliamento aggiungendo quaranta camere con loggia e adeguando gli spazi alla stretta clausura a cui era sottoposta la vita delle religiose.
Fra il 1574 e il 1580 la chiesa venne completamente ricostruita su progetto di Giovanni Battista Cavagna presentandosi con un’apertura verso la strada, una navata unica, quattro cappelle per lato divise da pilastri di architettura corinzia e un’abside rettangolare con cupola.
Su precisa richiesta della badessa Beatrice Caracciolo, negli anni fra il 1579 e il 1582, la chiesa venne impreziosita con un soffitto ligneo intagliato e decorato dal pittore Teodoro il Fiammingo e da Giovanni Andrea Magliulo che si occupò della realizzazione della parte in legno. Un secolo più tardi, Luca Giordano abbellì l’edificio religioso con l’inserimento di un dipinto a racconti costituito da 52 episodi mentre altre opere prestigiose furono realizzate da Dioniso Lazzari e dagli stuccatori Luise Lago e Giovan Battista d’Adamo.
Nel corso del Settecento stucchi e marmi abbinati a dettagli in ottone furono scelti per valorizzare l’interno del complesso religioso che fu così caratterizzato dal tipico barocco napoletano; a questo si aggiunsero poi l’organo e le due cantorie in legno intagliato create dall’architetto Niccolò Tagliacozzi Canale. Sotto le capriate del tetto, al di sotto del soffitto in legno, nel 1757 venne anche costruito un coro d’inverno richiesto dalle monache per assistere alle funzioni liturgiche.
Se la porta d’ingresso della chiesa di San Gregorio Armeno è stata realizzata nel Cinquecento in legno intagliato e si presenta con raffigurazioni in rilievo di San Lorenzo, Santo Stefano e degli Evangelisti, la facciata della struttura ha nel basamento delle arcate con bugne in piperno (roccia magmatica) e nella parte superiore delle lesene che si alternano a grandi finestroni da cui entrano i raggi del sole che illuminano il coro delle monache.
Uscendo dalla chiesa, dal lato della via famosa per le botteghe dei presepi e sormontata dal cavalcavia poi trasformato in campanile, si può accedere al chiostro e al convento, opere entrambe di Giovanni Vincenzo Della Monica. Sul chiostro, fra i più belli della città partenopea, si affacciano gli alloggi a terrazza delle monache mentre al centro si trova una fontana di marmo affiancata da due statue del Settecento che raffigurano Cristo e la Samaritana realizzate da Matteo Bottiglieri.
La chiesa (ingresso libero) si può visitare dalle 9 alle 12 nei giorni feriali e dalle 9 alle 13 nei festivi mentre il chiostro è sempre aperto in orario 9-12.
Raggiunta la fine di via San Gregorio Armeno, nei pressi di via San Biagio, sorge la chiesa di San Gennaro all’Olmo, il monumentale edificio religioso così chiamato perché un tempo dinnanzi sorgeva un grande albero sui cui rami i vincitori delle giostre a delle gare a cavallo deponevano i premi vinti in segno di ex voto al santo.
Intitolata in origine a San Gennaro ad diaconiam in quanto una delle chiese a cui il vescovo della città assegnava un diacono che si occupasse della distribuzione delle elemosine ai poveri, oggi è gestita dalla fondazione Gianbattista Vico che proprio qui fu battezzato.
Oggetto di interventi di restauro ad iniziare dalla ripavimentazione in maiolica a inizio Ottocento, al 1908 risale l’avanzamento della facciata con l’inglobamento della vecchia scalinata. Chiusa e privata di molte sue opere d’arte tanto da farne murare addirittura l’ingresso, l’edificio ha subito danni anche a causa delle infiltrazioni di acqua che hanno rovinosamente intaccato le decorazioni in stucco di stile barocco. Messa in sicurezza dopo il terremoto del 1980, la chiesa di San Gennaro all’Olmo è stata presa in carico dalla fondazione Vico che si sta occupando di far realizzare i necessari interventi di ripristino che hanno anche permesso di scoprire che l’edificio religioso è luogo di sepoltura del padre del filosofo e giurista Gianbattista.
Di fronte alla chiesa, al numero civico 41, si trova invece la domus Ianuaria, la casa che la tradizione, supportata anche da una lapide affissa nel 1949, identificherebbe come dimora natale di San Gennaro. Si tratta di un grande palazzo con portale del Settecento su cui è stato alloggiato il busto del religioso scolpito nella chiave di volta.
Per raggiungere via San Gregorio Armeno si può prendere la metropolitana della linea 1 e scendere alla fermata di piazza Dante per poi proseguire lungo Port’Alba e, attraverso via San Sebastiano, raggiungere via Benedetto Croce nei pressi della chiesa di Santa Chiara. Per chi si reca a Napoli in auto si consiglia l’uscita della tangenziale in via Marina per poi procedere per 4 km e svoltare a destra in via Duomo: percorsa per circa 300 metri, poco prima della chiesa di San Gennaro, sulla sinistra, si trova la stradina che immette in via San Gregorio Armeno.
Considerata uno degli “stenopoi” tipici dell’architettura greca che ancora oggi caratterizza il cuore di Napoli, via San Gregorio fungeva (e funge tutt’ora) da collegamento perpendicolare fra il decumano maggiore, l’attuale via dei Tribunali, e quello inferiore, l’odierna Spaccanapoli.
All’altezza della Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove un tempo sorgeva l’agorà, le due principali strade di Napoli sono dunque collegate da questa celebre via che nel XV secolo prese il nome del vescovo di Napoli, San Nostriano, che qui vi fece costruire delle terme per i poveri.
La tradizione degli artigiani di via San Gregorio affonda le sue origini nell’antichità in quanto proprio in epoca classica in questa strada esisteva un tempio dedicato a Cerere Attica a cui gli abitanti pare offrissero delle statuine in terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine, come ex voto. La nascita del presepe napoletano risale solo alla fine del Settecento ma è significativo sapere che già in quel periodo questa zona dell’allora Neapolis fosse caratterizzata dalla presenza di attività artigianali dedite alla fabbricazione di statue decorate.
Oggi questa via del centro di Napoli, letteralmente invasa da migliaia di turisti, è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo per essere un’esposizione permanente dei più svariati manufatti di arte presepiale sapientemente creati dagli artigiani che durante tutto l’anno si dedicano alla fabbricazione di statuine, da quelle canoniche sino alle più originali dedicate a quei personaggi che si sono distinti (in positivo o negativo) in settori come politica, cinema e sport.
Il periodo migliore per ammirare tutte le creazioni artigianali è attorno alle festività natalizie, dagli inizi di Novembre sino all’Epifania, anche se passeggiare lungo via San Gregorio Armeno è un’esperienza da non perdere durante tutto l’anno quando anzi il minor afflusso di visitatori permette di osservare con maggiore tranquillità l’abile lavoro manuale degli artigiani.
Fra botteghe, negozi e bancarelle si può trovare tutto ciò che si desidera per creare e abbellire il proprio presepe fra cui casette in sughero o cartone di ogni forma e dimensione, oggetti meccanici azionati tramite energia elettrica, pastori di terracotta dipinti a mano e altri avvolti in preziosi abiti di stoffa cuciti su misura. Accanto a queste vere e proprie opere della creatività artistica, non mancano neppure statuette caricatura di personaggi famosi che con il passare degli anni sono diventate un vero e proprio classico da ricercare in Via San Gregorio.
Le varie botteghe offrono ad appassionati e collezionisti tutto ciò che serve per costruirsi un presepe o abbellire quello che già si possiede con l’inserimento di qualche statuina particolare: i costi possono variare notevolmente partendo da poche decine di Euro per le capanne più semplici seppur realizzate con grande dovizia di particolari per superare anche le migliaia di Euro richieste per la creazione di riproduzioni di pastori di fattezza classica settecentesca.
Partendo da piazza San Gaetano, una delle più antiche di Napoli dove un tempo sorgeva l’agorà, si raggiunge la chiesa di San Gregorio Armeno edificata attorno all’ottavo secolo dalle monache dell’ordine religioso di San Basilio fuggite dalla città di Costantinopoli con le reliquie del santo vescovo d’Armenia.
Fondato secondo la tradizione sulle fondamenta del tempio dedicato a Cerere, nel 1225 questo monastero venne unito a quello intitolato al Salvatore e a San Pantaleone in base a quanto richiesto dal duca di Napoli di quel tempo che volle anche affidarne la regolamentazione all’ordine benedettino. Successivamente, quando fu richiesta la costruzione di un nuovo edificio religioso, l’incarico venne affidato all’architetto Vincenzo della Monica che tra il 1572 e il 1577 ne progettò i lavori di ampliamento aggiungendo quaranta camere con loggia e adeguando gli spazi alla stretta clausura a cui era sottoposta la vita delle religiose.
Fra il 1574 e il 1580 la chiesa venne completamente ricostruita su progetto di Giovanni Battista Cavagna presentandosi con un’apertura verso la strada, una navata unica, quattro cappelle per lato divise da pilastri di architettura corinzia e un’abside rettangolare con cupola.
Su precisa richiesta della badessa Beatrice Caracciolo, negli anni fra il 1579 e il 1582, la chiesa venne impreziosita con un soffitto ligneo intagliato e decorato dal pittore Teodoro il Fiammingo e da Giovanni Andrea Magliulo che si occupò della realizzazione della parte in legno. Un secolo più tardi, Luca Giordano abbellì l’edificio religioso con l’inserimento di un dipinto a racconti costituito da 52 episodi mentre altre opere prestigiose furono realizzate da Dioniso Lazzari e dagli stuccatori Luise Lago e Giovan Battista d’Adamo.
Nel corso del Settecento stucchi e marmi abbinati a dettagli in ottone furono scelti per valorizzare l’interno del complesso religioso che fu così caratterizzato dal tipico barocco napoletano; a questo si aggiunsero poi l’organo e le due cantorie in legno intagliato create dall’architetto Niccolò Tagliacozzi Canale. Sotto le capriate del tetto, al di sotto del soffitto in legno, nel 1757 venne anche costruito un coro d’inverno richiesto dalle monache per assistere alle funzioni liturgiche.
Se la porta d’ingresso della chiesa di San Gregorio Armeno è stata realizzata nel Cinquecento in legno intagliato e si presenta con raffigurazioni in rilievo di San Lorenzo, Santo Stefano e degli Evangelisti, la facciata della struttura ha nel basamento delle arcate con bugne in piperno (roccia magmatica) e nella parte superiore delle lesene che si alternano a grandi finestroni da cui entrano i raggi del sole che illuminano il coro delle monache.
Uscendo dalla chiesa, dal lato della via famosa per le botteghe dei presepi e sormontata dal cavalcavia poi trasformato in campanile, si può accedere al chiostro e al convento, opere entrambe di Giovanni Vincenzo Della Monica. Sul chiostro, fra i più belli della città partenopea, si affacciano gli alloggi a terrazza delle monache mentre al centro si trova una fontana di marmo affiancata da due statue del Settecento che raffigurano Cristo e la Samaritana realizzate da Matteo Bottiglieri.
La chiesa (ingresso libero) si può visitare dalle 9 alle 12 nei giorni feriali e dalle 9 alle 13 nei festivi mentre il chiostro è sempre aperto in orario 9-12.
Raggiunta la fine di via San Gregorio Armeno, nei pressi di via San Biagio, sorge la chiesa di San Gennaro all’Olmo, il monumentale edificio religioso così chiamato perché un tempo dinnanzi sorgeva un grande albero sui cui rami i vincitori delle giostre a delle gare a cavallo deponevano i premi vinti in segno di ex voto al santo.
Intitolata in origine a San Gennaro ad diaconiam in quanto una delle chiese a cui il vescovo della città assegnava un diacono che si occupasse della distribuzione delle elemosine ai poveri, oggi è gestita dalla fondazione Gianbattista Vico che proprio qui fu battezzato.
Oggetto di interventi di restauro ad iniziare dalla ripavimentazione in maiolica a inizio Ottocento, al 1908 risale l’avanzamento della facciata con l’inglobamento della vecchia scalinata. Chiusa e privata di molte sue opere d’arte tanto da farne murare addirittura l’ingresso, l’edificio ha subito danni anche a causa delle infiltrazioni di acqua che hanno rovinosamente intaccato le decorazioni in stucco di stile barocco. Messa in sicurezza dopo il terremoto del 1980, la chiesa di San Gennaro all’Olmo è stata presa in carico dalla fondazione Vico che si sta occupando di far realizzare i necessari interventi di ripristino che hanno anche permesso di scoprire che l’edificio religioso è luogo di sepoltura del padre del filosofo e giurista Gianbattista.
Di fronte alla chiesa, al numero civico 41, si trova invece la domus Ianuaria, la casa che la tradizione, supportata anche da una lapide affissa nel 1949, identificherebbe come dimora natale di San Gennaro. Si tratta di un grande palazzo con portale del Settecento su cui è stato alloggiato il busto del religioso scolpito nella chiave di volta.
Per raggiungere via San Gregorio Armeno si può prendere la metropolitana della linea 1 e scendere alla fermata di piazza Dante per poi proseguire lungo Port’Alba e, attraverso via San Sebastiano, raggiungere via Benedetto Croce nei pressi della chiesa di Santa Chiara. Per chi si reca a Napoli in auto si consiglia l’uscita della tangenziale in via Marina per poi procedere per 4 km e svoltare a destra in via Duomo: percorsa per circa 300 metri, poco prima della chiesa di San Gennaro, sulla sinistra, si trova la stradina che immette in via San Gregorio Armeno.