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Palazzo Reale di Napoli: visitare in Piazza Plebiscito la reggia del re di Spagna

Visitare la Reggia Borbonioca di Napoli con orari dalle 9 alle 20, chiusa il mercoledì, il palazzo domina la monumentale Piazza del Plebiscito ed è uno dei quattro palazzi reali della città.

Una delle quattro residenze della casa reale dei Borbone di Napoli durante il Regno delle Due Sicilie (le altre sono Capodimonte, Caserta e Portici sulle pendici del Vesuvio), il Palazzo Reale di Napoli si affaccia imponente in piazza del Plebiscito dove a circondarlo sono prestigiosi edifici fra cui la Basilica di San Francesco di Paola, la Prefettura e Palazzo Salerno.

Residenza dei vicerè spagnoli a cui seguirono quelli austriaci e poi i re di casa Borbone, il palazzo costruito nel Seicento da Domenico Fontana su commissione di Fernando Ruiz de Castro, conte di Lemos, ha svolto nel corso della sua storia l’importante ruolo di reggia per famiglie regnanti e nobiliari accompagnando alcuni eventi che hanno caratterizzato il territorio italiano sino a diventare, dopo l’unità, dimora napoletana dei sovrani di casa Savoia.

Edificato sullo stesso luogo in cui sorgeva un altro palazzo per vicerè, voluto circa cinquant’anni prima da don Pedro de Toledo, il Palazzo Reale è testimonianza della grande importanza rivestita da quella zona di Napoli che, grazie alla vicinanza con il porto, assicurava rapidità e facilità di fuga in caso di invasioni nemiche.

Sino al 1610 gli interventi di costruzione della reggia andarono piuttosto a rilento ma quando divenne vicerè Pedro Fernandez de Castro (figlio di quel Fernando che ne commissionò la realizzazione) i tempi vennero decisamente accelerati tanto che nell’arco di qualche anno, per esattezza nel 1616, la facciata principale ed il cortile furono completati. Attorno al 1620 si ultimarono anche alcuni ambienti interni del palazzo, affrescati da Caracciolo, Balducci e Corenzio, così come la Cappella Reale dell’Assunta.

Con la dominazione di Carlo di Borbone, nel 1734 la reggia divenne dimora reale borbonica: il nuovo sovrano, in occasione delle nozze con Maria Amalia di Sassonia avvenute nel 1738, fece rinnovare alcune sale impegnandosi altresì nell’edificazione di altre tre importanti regge nel territorio campano.

Durante la prima metà del Settecento venne realizzata la parte di struttura affacciata sul mare mentre negli anni successivi fu edificata l’ala del palazzo che guarda il Maschio Angioino, diventata poi nel 1927 Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III.

Nel primo decennio del 1800 l’edificio fu impreziosito da decorazioni e arredamenti neoclassici provenienti dalle Tuileries per volere di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte; un incendio nel 1837 danneggiò a tal punto il palazzo da rendere necessario un restauro di vent’anni affidato a Gaetano Genovese che si preoccupò anche di realizzare alcuni interessanti ampliamenti alla struttura seppur senza stravolgerla architettonicamente.

Proprio in quel periodo furono aggiunte l’Ala delle Feste e una nuova facciata prospiciente il mare caratterizzata da una base in bugnato e da una torretta panoramica. Con gli interventi portati a termine dal Genovese si può dire che venne realmente completata la costruzione del Palazzo Reale.

Nel 1888 nelle nicchie esterne del palazzo furono posizionate le statue dei re di Napoli: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d’Angiò, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat e Vittorio Emanuele II di Savoia. A volere questa modifica alla facciata del palazzo fu Umberto I di Savoia. Le statue furono collocate in ordine cronologico rispetto alla dinastia di appartenenza regnante in città ad iniziare proprio da Ruggero il Normanno per finire con quella di Vittorio Emanuele II, la più grande in altezza fra tutte le statue e la più discussa in quanto aggiunta per volere dello stesso sovrano che a dire il vero non fu mai re di Napoli ma d’Italia.

Purtroppo i bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale causarono non pochi danni all’edificio che richiese un ulteriore accurato intervento di ripristino condotto dalla Soprintendenza ai Monumenti.

Entrati nel Palazzo Reale si accede al Cortile d’Onore, opera di Domenico Fontana, di fronte al quale si trova una fontana ottocentesca che rappresenta la Fortuna. Dal lato orientale di questo spazio aperto si può raggiungere il Cortile delle Carrozze adibito all’epoca al passaggio delle stesse e ad un altro cortile, quello del Belvedere. All’ingresso laterale del palazzo si trova infine un ulteriore spazio aperto che ospita la scultura intitolata “Italia turrita e stellata” di Francesco Liberti e il Giardino d’Italia realizzato dal Genovese fra il 1838 e il 1840.

Già al tempo della dinastia angioina, nel XIII secolo, l’area dei giardini venne adibita al verde mentre all’epoca dei vicerè si preferì trasformarla in parco abbellendola con viali, statue e persino giardini segreti. Quando poi nella metà del XIX secolo l’architetto Genovese si occupò del ripristino del palazzo, i giardini vennero affidati alle cure del botanico Denhart che vi inserì magnolie e piante rare dando all’area l’aspetto tipicamente inglese. Al fondo di questa zona della reggia si trovano le scuderie dell’Ottocento affiancate da un’area maneggio che viene attualmente adibita ad uso espositivo.

Salendo lo Scalone d’Onore, progettato nel 1651 dal Picchiatti e poi decorato sempre dal Genovese con marmi bianchi e rosati, trofei militari e bassorilievi allegorici, si accede all’Appartamento Reale (o Storico) che dal 1919 è adibito a museo e dove si possono ammirare le stanze nobiliari. Purtroppo per via di gravi danni e saccheggi, gli arredi d’utilizzo quotidiano non sono giunti sino ai giorni nostri: la testimonianza più importante è data dagli affreschi di soggetto storico che abbelliscono le sale con pitture eseguite per esaltare la gloria e le imprese degli spagnoli vincitori.

L’appartamento reale conta 30 sale tutte visitabili. La prima, il Teatrino di Corte, conserva le originarie dodici statue in cartapesta e gesso di Angelo Viva che raffigurano Apollo, Minerva, Mercurio e le 9 Muse; la seconda, denominata Anticamera di sua Maestà, ospitava le riunioni delle delegazioni diplomatiche ricevute poi nella sala del trono. Alle pareti della Saletta Neoclassica (terza sala) spiccano dipinti realizzati per le nozze delle principesse Maria Teresa e Maria Luisa di Borbone del 1790 mentre nella quarta sala, o Seconda Anticamera di sua Maestà, si trova esposto l’affresco che raffigura i Fasti di Alfonso il Magnanimo, fondatore del regno aragonese di Napoli oltre a vasi di manifattura cinese e orologi settecenteschi portati a Napoli durante il regno di Murat.

Arazzi di particolare pregio a testimonianza dell’attività della reale arazzeria di Napoli si trovano nella quinta sala; quella successiva è fra le più importanti in assoluto essendo quella del Trono dove il re riceveva tutti i suoi ospiti: realizzato in legno dorato con leoni in stile impero sotto i braccioli, il trono risalirebbe al 1850 mentre il baldacchino al Settecento. A adornarne le pareti sono ritratti di personaggi realmente esistiti dal Seicento all’Ottocento.

Fra le opere di grande prestigio che si possono ammirare nelle sale del Palazzo Reale vi sono un tavolo da musica in tarsia sorrentina (sala VII); il ciclo di affreschi sui fasti della casa di Spagna realizzati da Belisario Corenzio, Onofrio e Andrea de Lione (sala VIII); dipinti e sarcofago in rame con le spoglie di Maria Cristina di Savoia (sale IX e X); decorazioni seicentesche relative alla conquista del Regno di Napoli da parte di Consalvo di Cordoba nel 1502 (sala XI); ritratti del Seicento olandese, un orologio musicale di Charles Clay proveniente da Londra e risalente al 1730 con carillon (sala XII); mobili in stile impero lavorati a Parigi fra il 1809 e il 1811 (sala XIII).

La sala XIV, già della Regina e ora del Seicento Napoletano, è la prima di una serie di stanze decorate nel corso del 700 per l’appartamento di Maria Amalia di Sassonia, sposa di Carlo III di Borbone: di particolare interesse è il soffitto con decorazione a “ramages” di stucchi bianchi e oro in stile rococò mentre nella sala XV sono ospitati non solo dipinti di paesaggi ma anche specchiere dell’epoca di Carlo di Borbone.

Un raffinato soffitto con stucchi, mobili in stile rococò e di manifattura napoletana abbelliscono la sala XVI (sala di Luca Giordano) mentre in quelle successive (XVII, XVIII e XIX) si trovano pitture del Seicento fra cui alcuni dipinti emiliani provenienti dalla collezione Farnese ereditata da Carlo di Borbone e trasportata a Napoli oltre a diverse nature morte, genere quest’ultimo che ebbe molta fortuna a Napoli sulla scia della tradizione fiamminga.

Altrettanto interessanti i manufatti artistici che trovano spazio nelle ultime dieci sale del Palazzo Reale: dalle incisioni ispirate ai vasi greci di Lord Hamilton (XX) al centrotavola di epoca napoleonica della Sala degli Specchi sino ai ritratti dei vicerè e agli arazzi della serie Amore e Psiche nel Salone d’Ercole (XXII) senza dimenticare i bozzetti dipinti da pittori napoletani destinati a diventare modelli per la tessitura di una grande serie di arazzi con le avventure di don Chisciotte come tema centrale (sala XXIV).

La Sala delle Guardie del Corpo espone arazzi di manifattura napoletana tessuti dopo che macchinari dell’arazzeria Granducale di Firenze vennero trasferiti a Napoli per creare la Fabbrica Borbonica. Dedicata all’Assunta la Cappella Reale edificata nella metà del XVII secolo su disegno di Cosimo Fanzago per oltre un secolo centro della vita musicale napoletana.

Il Palazzo Reale – in piazza del Plebiscito 1 - può essere visitato tutti i giorni tranne il mercoledì (giornata di chiusura) dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Il biglietto d’ingresso è di 4 Euro per l’intero (compresa audioguida) e di 3 Euro per il ridotto.

Informazioni e prenotazioni al +39 081 5808111 oppure al sito ufficiale cir.campania.beniculturali.it/palazzorealenapoli/

 Pubblicato da il 31/04/2014 - 12.032 letture - ® Riproduzione vietata

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