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Il Museo e la Cappella Sansevero di Napoli: visitare le macchine anatomiche e il Cristo velato

La Cappella Sansevero è famosa per le sue macchine anatomiche e il Cristo Velato, importanti opere d'arte barocche. Da non perdere le statue e la bellissima volta affrescata. Chiude il martedì e il biglietto costa 7 euro.

Gioiello del patrimonio artistico e internazionale, la Cappella Sansevero è uno splendido mausoleo nobiliare ospitato nel centro storico di Napoli.

Ideato da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero - uomo d’armi ma anche letterato, editore e grande mecenate – questo monumento rispecchia perfettamente la personalità poliedrica di chi lo progettò oltre che essere uno degli edifici più originali mai concepiti dall’ingegno umano.

Secondo una leggenda, narrata da Cesare d’Engenio Caracciolo nella sua opera intitolata Napoli Sacra, attorno al 1590 un uomo trascinato in catene per essere imprigionato seppur innocente, passando davanti ai giardini del palazzo della famiglia di Sangro in piazza San Domenico Maggiore, vide crollare parte del muro di cinta e apparire la santa Vergine: qualora fosse stata riconosciuta la sua innocenza l’uomo promise che avrebbe portato in dono una lampada d’argento e un’iscrizione. Liberato dalle ingiuste accuse, il devoto tenne fede al voto offrendo un’immagine della Madonna che da allora divenne meta di pellegrinaggi.

Successivamente un componente della famiglia di Sangro, tale duca di Torremaggiore Giovan Francesco, si recò in quei luoghi, gravemente ammalato, per chiedere una grazia ottenuta la quale fece edificare una piccola cappella chiamata Santa Maria della Pietà o Pietella.

Fu però il figlio di costui, Alessandro di Sangro patriarca di Alessandria, a dare inizio nei primi del’600 agli interventi di ristrutturazione e ampliamento dell’edificio originaro che divenne un vero e proprio tempio votivo per ospitare le sepolture degli antenati e della discendenza futura.

Sin dalle sue origini la Cappella Sansevero è dunque circondata da un alone leggendario anche se il ruolo rivestito da Alessandro di Sangro è confermato dall’iscrizione che si trova sulla porta principale del complesso monumentale dove si legge che “il patriarca di Alessandria destinò questo tempio, innalzato dalle fondamenta alla Beata Vergine, a sepolcro per sé e per i suoi nell’anno del Signore 1613”.

La struttura seicentesca del mausoleo rimase inalterata sino alla metà del’700 quando ad occuparsi dell’ampliamento e dell’abbellimento fu Raimondo di Sangro che non solo chiamò a lavorarvi pittori, scultori e artisti fra i più famosi dell’epoca ma si occupò personalmente delle fasi di ristrutturazione scegliendo e realizzando spesso i materiali necessari.

Il suo progetto di trasformare la Cappella in un tempio imponente degno della grandezza del suo casato arricchendolo di opere preziose, senza però stravolgerne la struttura originale, ha reso questo monumento uno dei luoghi più suggestivi da visitare a livello mondiale.

Grande mecenate, Raimondo fu estremamente esigente nei confronti degli artisti che lavorarono al suo cospetto tanto da volere che ogni opere svolgesse una funzione ben precisa nel progetto di abbellimento della Cappella: ecco perché, più che in ogni altro edificio, qui si avverte una committenza che sembra quasi imporsi sulle personalità artistiche che vi hanno prestato il loro ingegno.

Il principe di Sansevero mantenne a grandi tratti le fattezze architettoniche del Seicento: la Cappella si presenta con una sola navata a pianta longitudinale con 4 archi a tutto sesto per lato mentre la volta a botte è interrotta da sei finestre che illuminano l’intero edificio.

Nel 1901 il bellissimo pavimento del Settecento, realizzato all’epoca con il singolare motivo a labirinto ideato con un sistema di invenzione di Raimondo di Sangro, venne sostituito con uno in cotto napoletano smaltato in giallo e azzurro, i colori del casato di Sangro. Purtroppo la pavimentazione originale andò distrutta alla fine del XIX secolo per via di un crollo che coinvolse sia la dimora del magnate che il mausoleo dei Sansevero: i danni causati furono talmente ingenti da scoraggiare i restauratori di quel tempo dall’effettuare qualsiasi tentativo di restauro.

Alcuni frammenti del pavimento settecentesco sono ancora visibili nel passetto che si trova difronte alla tomba di Raimondo, nella cavea sotterranea e in sagrestia: le lastre presentano un alternarsi di croci gammate, dette anche svastiche, formate dalla linea continua in marmo bianco con quadri concentrici collocati in prospettiva.

Disegnata dal Russo nel 1759, la tomba di Raimondo di Sangro pare quasi sobria rispetto ad altri monumenti sepolcrali. E’ costituita da due elementi essenziali: un insieme di emblemi scolpiti su un grande arco e una lapide con il lungo elogio al settimo principe della dinastia.

La parte più interessante della tomba è sicuramente la lastra di marmo con l’iscrizione realizzata in rilievo grazie ad un procedimento di solventi chimici ideati dallo stesso di Sangro. Le lettere sono di colore bianco e in origine contrastavano con il fondo rosato della lastra oggi ormai sbiadita; un particolare intreccio di pampini e grappoli di uva decora il contorno della lapide.

Altrettanto importante è l’elogio contenuto nell’iscrizione (sicuramente dettato da Raimondo) in cui si menziona la discendenza del suo casato dall’imperatore Carlo Magno per poi ricordare i titoli nobiliari e le cariche rivestite oltre a glorificare l’importante ruolo di ideatore del grande progetto iconografico della Cappella Sansevero.

Lo spazio oggi denominato cavea sotterranea ha un aspetto ben diverso da quello che il principe aveva immaginato all’epoca: concepito da Raimondo come un piccolo tempio sepolcrale destinato ai suoi discendenti, in parte al di sopra e in parte al di sotto della navata principale della Cappella, per motivi del tutto ignari non venne mai portato a termine. Nelle intenzioni del di Sangro avrebbe dovuto essere scavato in una roccia ed essere diviso in otto arcate con altrettanti pilastri. Ma soprattutto al centro di questo ambiente avrebbe dovuto essere collocato il Cristo velato di Sanmartino, illuminato con due lampade perpetue posizionate ai piedi e alla testa della statua. Non sappiamo se il Cristo sia ma stato ospitato in quel luogo anche se una lastra in marmo al centro della cavea ricorda questa intenzione del settimo principe di Sansevero.

Fra le opere più famose al mondo, il Cristo velato avrebbe dovuto essere realizzato da Antonio Corradini che morendo però nel 1752 fece in tempo solo a terminare un bozzetto in terracotta, oggi conservato al Museo di San Martino.

Raimondo incaricò allora un giovane artista napoletano, Giuseppe Sanmartino, di realizzare una statua di marmo scolpita a grandezza naturale che rappresentasse Gesù Cristo morto avvolto da un sudario trasparente. Il risultato di questa committenza fu ed è una statua dove i particolari (la vena sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani, il costato e il velo) sembrano essere stati ricamati dall’artista.

La cavea sotterranea ospita una attrazione macabra, ma di grande suggestione: parliamo delle Macchine anatomiche di Giuseppe Salerno, e cioè uno scheletro di uomo ed uno di donna in cui appare magicamente conservato il sitema circolatorio originale, con gli impressionanti dettagli della circolazione venosa ed arteriosa del corpo umano. Realizzati tra il 1763 e 1764, la loro creazione è ancora avvolta dal mistero, anche se molto probabilmente furono inettate sostenze come cera e mercurio nelle vene dei due cadaveri, per ottenere questo sorprendente risultato. Un tempo si trovavano nel palazzo del principe di Sansevero, nel cosiddetto appartamento della Fenice.

Sull’altare maggiore si trova invece l’altorilievo della Deposizione che venne realizzato da Francesco Celebrano anche se la sua esecuzione pare fosse stata affidata precedentemente al Queirolo. Unico caso a Napoli di un altorilievo presente su un altare maggiore, in quest’opera sono stati fusi alla perfezione elementi del tardo barocco con altri seicenteschi di impronta napoletana che rendono così la scena decisamente articolata e drammatica.

Ai lati dei gradini dell’altare si trovano infine due Angeli di Paolo Persico scolpiti in marmo e particolarmente apprezzati per i drappeggi tipicamente barocchi. In alto invece si trova il dipinto della Pietà eseguito da un pittore di fine ‘500 di cui purtroppo non si conosce però il nome.

La volta della Cappella ospita al suo centro l’affresco di Francesco Maria Russo: conosciuta come Gloria del Paradiso o anche Paradiso dei di Sangro, è una delle prima opere che Raimondo commissionò per abbellire il mausoleo. A meritare particolare attenzione, oltre alle fantasiose architetture realizzate dal Russo, sono i colori utilizzati dall’artista, frutto di una particolare invenzione dello stesso Raimondo grazie alla quale ancora oggi, a distanza di oltre 250 anni, le tinte sono ancora intense e per nulla offuscate.

Ultimo ambiente che accompagna alla scoperta di questo percorso museale è la sagrestia che ospita due monumenti funebri dedicati a componenti della famiglia di Sangro mentre alle pareti sono esposti marmi che risalgono alla decorazione del Seicento oltre a grandi lastre con frammenti del pavimento labirintico.

Di particolare interesse è inoltre la lunga iscrizione sulla porta laterale della Cappella che riporta queste parole: “Chiunque tu sia, o viandante, cittadino, provinciale o straniero, entra e devotamente rendi omaggio alla prodigiosa antica opera; il tempio gentilizio consacrato da tempo alla Vergine e maestosamente amplificato dall’ardente principe di Sansevero don Raimondo di Sangro per la gloria degli avi e per conservare all’immortalità le sue ceneri e quelli dei suoi nell’anno 1767”.

Cappella e Museo Sansevero
Via Francesco De Sanctis 19/21 – sono aperti al pubblico tutti i giorni (chiusura il martedì) dalle 9.30 alle 18.30 e dalle 9.30 alle 14 nei giorni festivi e la domenica.

Il biglietto di ingresso costa 7,00 Euro; 5,00 Euro quello per ragazzi dai 10 ai 25 anni; gratis per minori di 10 anni; 2,00 Euro per gli alunni delle scuole.

Per raggiungere il mausoleo dalla stazione centrale o dalla stazione di Mergellina si può prendere la linea 2 della metropolitana e scendere alla fermata Cavour.

Informazioni e cortesia foto: www.museosansevero.it  Telefono: +30 081 5518470

 Pubblicato da il 15/04/2019 - 17.347 letture - ® Riproduzione vietata

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