Il Palazzo della Bahia di Marrakech e il suo Harem delle Concubine
Il Palais Bahia è un grande Riad, cioè una abitazione tipica del Marocco. Essendo la casa di un Gran Visir si tratta di uno degli edifici più grandi ed eleganti di Marrakech. Qui dentro erano ospitate 24 concubine dentro all'Harem.
Il Palais Bahia (Palazzo della Bahia) è uno dei luoghi imperdibili di Marrakech. Si trova nella parte bassa della città vecchia, cioè dentro la medina della Città Rossa ma nella zona settentrionale della Mellah, cioè il vecchio quartiere ebraico. E' considerato uno dei Riad storici più importanti di tutta la capitale Imperiale, sia in termini di architetture che anche per le sue grandi dimensioni. E' dotato tra l'altro di un grande giardino esterno, che gli fornisce un tocco particolare, oltre a che compiere un effetto “materasso”, seprando la caoticità dei souk di Marrakech e la pace regale che si respira all'interno del palazzo.
Il Palais Bahia, non è sicuramente un edifico con una storia molto antica da mostrare, dato che fu eretto per volontà del Gran Visir Dar Si Moussa, e l'apporto successivo del suo figlio Ba Ahmed, il tutto nella seconda metà del 19° secolo, ma di sicuro grazie alle sue dimensioni e la raffinatezza degli interni è sicuramente uno degli esempi più limpidi di un palazzo costruito con l'architettura tradizionale dei Riad, le tipiche case marocchine.
I Riad nascono con lo scopo di svelare la casa solo dall'interno, e quindi gli edifici come le semplici abitazioni od i palazzi della medina, da fuori appaiono tutti uguali, uniti da un ingresso austero e dalle tinte color ocra delle mura esterne, il colore ufficiale di Marrakech. Forti della tradizone romana, che ancor oggi si può ammirare nelle rovine di Volubilis, sempre in Marocco, non distanti da Meknes, le case tradizionali marocchine possiedono alcuni aspetti della domus romana: la loro volontà è proprio di accogliere il visitare e fargli gustare la bellezza del “patio” interno, il giardino, il cui fulcro vitale è rappresentata dall'acqua, un aspetto fondamentale della cultura araba. L'acqua è il bene più prezioso, il vero tesoro della casa, che nella sua intimità, suggellata dal giardino interno, che si collega direttamente al cielo, unische in un percorso preferenziale l'uomo alla divinità.
Nel rispetto di questa tradizione il signore Dar Si Moussa dette il via alla prima fase dei lavori, probabilmente tra il 1859 e 1873, cui succedette il figlio Ba Ahmed che affidò l'incarico di completare il palazzo all'architetto Muhammad al-Mekki di Marrakech che ne curò quindi la progettazione. Grazie ai notevoli mezzi finanziari del committente, al-Makki creò una casa enorme, su di un terreno che complessivamente raggiunge gli 8 ettari di superficie, dotata di 160 camere ed un grande giardino subito dopo l'ingresso principale, dalla superficie complessiva di 0,8 ettari (8.000 metri quadri). Questo complesso venne chiamato il Palazzo della Bahia, in onore dell'amante preferita dal Visir, nome che significa “Brillante” ed è quindi anche perfetto per rendere omaggio alla ricchezza ed importanza della costruzione. Per alcuni la struttura complessa dell'interno, che crea quasi un labirinto di stanze, nacque per soddisfare la richiesta del committente di impedire che moglie e concubine venissero a contatto, ma in realtà il progetto un po' caotico nasce proprio dalle due fasi distinte di costruzione, quella iniziale voluta da Dar Si Moussa e le successive integrazioni da parte del figlio, Ba Ahmed, condotte tra il 1894 e il 1900.
La parte più antica del palazzo, detta appunto Dar Si Moussa, comprende un cortile a nord del complesso, oltre che un ricco giardino centrale con diverse fontane e cipressi, ma anche aranci, gelsomini, e banani. Da vedere le due camere riccamente decorate con piastrelle di ceramica che circondano questo giardino lussureggiante. Da notare le iscrizioni presenti che risalgono alla costruzione di questa parte del palazzo, datata 1867. Anche se Dar Si Moussa è solo una piccola parte complesso del Palais Bahia, è sicuramente un punto importante e da vedere, per il suo equilibrio tra raffinetazza e il contesto tipicamente rurale.
Le parti più recenti e suntuose del palazzo sono state invece costruite da suo figlio Ba Ahmed, e con un certo rancore (in effetti il figlio non lascierà un buon ricordo per il suo carattere spietato) dato che l'intento fu quello di superare con ripicca le bellezze lasciate del padre Dar Si Moussa. L'apporto del litigioso Ba Ahmed, che ha portato all'aggiunta continua di sezioni su sezioni, ha alla fine conferito al Palace Bahia una disposizione finale piuttosto complessa ed irregolare. Ba Ahmed, per far ciò, arruolò l'architetto al-Makki, che portò lo stile appreso nelle sue precedenti esperienze lavorative in Andalusia, con largo uso di arabeschi e motivi decorativi tipici dell'architettura araba del sud della Spagna.
Quello che colpisce è la ricchezza delle decorazioni degli interni, gli stucchi, i legni intagliati ed intarsiati, le opere calligrafiche, le ceramiche di Fez, i soffitti, ed è un peccato che non rimangano pezzi del mobilio originale, andato perso nel secolo scorso: colpa dei saccheggi che depredarono il palazzo appena dopo la morte di Ba Ahmed, nel 1900. Nessuno probabilmente pianse la sua scomparsa, ed anzi molti si avventarono sul suo palazzo per strapparne qualche pezzo pregiato. Una curiosità: alcune stanze presentano dei camini, realizzati con rivestimenti di piastrelle marocchine, ma in realtà accessori posticci coloniali, voluti dal generale francese Lyautey, che incredibilmente soffriva il freddo durante la stagione invernale a Marrakech!
Se sarete rimasti colpiti dell'eleganza delle varie stanze, che si aprono in modo tipicamente marocchino sui cortili interni, non potrete che rimanere a bocca aperta quando giungerete al cospetto dell'Harem delle Concubine, il cui stato di conservazione costringe ad uno sguardo di insieme da distanza, purtroppo senza poterlo percorrere e "toccare con mano". Nonostante questa limitazione, appare di una bellezza cristallina sia per i ricchi pavimenti ed i pilastri in legno della galleria, sia per i legni intarsiati e le incisioni calligrafiche, mentre le porte e le finestre riflettono uno stile tipicamente marocchino, sia nel tipo di disegno che nella scelta dei materiali. Le concubine vivevano attorno a questo grande cortile rettangolare, largo 30 metri e lungo 50 metri, con al centro una grande fontana rettangolare, con una vasca più piccola, e di forma rotonda, ed una terza di cui rimane solo il basamento. Notate anche i tetti, con i coppi dalla particolare tonalità verdastra. L'Harem delle concubine arrivò ad ospitare fino a 24 amanti del Gran Visir, oltre alle "istituzionali" 4 mogli.
Informazioni generali
Sito ufficiale: non disponibile
Biglietto di ingresso 10 dirham
Orari visite: 8.45-11:45, 14.45-17:45 lun-gio,
sab, dom: 8,45-11.30,
Ven 15-17:45
Ente Nazionale per il Turismo del Marocco
Via Durini, 5 - 20122 Milano
Tel. 02.58303633 / Fax 02.58303970
info@turismomarocco.it
Il Palais Bahia, non è sicuramente un edifico con una storia molto antica da mostrare, dato che fu eretto per volontà del Gran Visir Dar Si Moussa, e l'apporto successivo del suo figlio Ba Ahmed, il tutto nella seconda metà del 19° secolo, ma di sicuro grazie alle sue dimensioni e la raffinatezza degli interni è sicuramente uno degli esempi più limpidi di un palazzo costruito con l'architettura tradizionale dei Riad, le tipiche case marocchine.
I Riad nascono con lo scopo di svelare la casa solo dall'interno, e quindi gli edifici come le semplici abitazioni od i palazzi della medina, da fuori appaiono tutti uguali, uniti da un ingresso austero e dalle tinte color ocra delle mura esterne, il colore ufficiale di Marrakech. Forti della tradizone romana, che ancor oggi si può ammirare nelle rovine di Volubilis, sempre in Marocco, non distanti da Meknes, le case tradizionali marocchine possiedono alcuni aspetti della domus romana: la loro volontà è proprio di accogliere il visitare e fargli gustare la bellezza del “patio” interno, il giardino, il cui fulcro vitale è rappresentata dall'acqua, un aspetto fondamentale della cultura araba. L'acqua è il bene più prezioso, il vero tesoro della casa, che nella sua intimità, suggellata dal giardino interno, che si collega direttamente al cielo, unische in un percorso preferenziale l'uomo alla divinità.
Nel rispetto di questa tradizione il signore Dar Si Moussa dette il via alla prima fase dei lavori, probabilmente tra il 1859 e 1873, cui succedette il figlio Ba Ahmed che affidò l'incarico di completare il palazzo all'architetto Muhammad al-Mekki di Marrakech che ne curò quindi la progettazione. Grazie ai notevoli mezzi finanziari del committente, al-Makki creò una casa enorme, su di un terreno che complessivamente raggiunge gli 8 ettari di superficie, dotata di 160 camere ed un grande giardino subito dopo l'ingresso principale, dalla superficie complessiva di 0,8 ettari (8.000 metri quadri). Questo complesso venne chiamato il Palazzo della Bahia, in onore dell'amante preferita dal Visir, nome che significa “Brillante” ed è quindi anche perfetto per rendere omaggio alla ricchezza ed importanza della costruzione. Per alcuni la struttura complessa dell'interno, che crea quasi un labirinto di stanze, nacque per soddisfare la richiesta del committente di impedire che moglie e concubine venissero a contatto, ma in realtà il progetto un po' caotico nasce proprio dalle due fasi distinte di costruzione, quella iniziale voluta da Dar Si Moussa e le successive integrazioni da parte del figlio, Ba Ahmed, condotte tra il 1894 e il 1900.
La parte più antica del palazzo, detta appunto Dar Si Moussa, comprende un cortile a nord del complesso, oltre che un ricco giardino centrale con diverse fontane e cipressi, ma anche aranci, gelsomini, e banani. Da vedere le due camere riccamente decorate con piastrelle di ceramica che circondano questo giardino lussureggiante. Da notare le iscrizioni presenti che risalgono alla costruzione di questa parte del palazzo, datata 1867. Anche se Dar Si Moussa è solo una piccola parte complesso del Palais Bahia, è sicuramente un punto importante e da vedere, per il suo equilibrio tra raffinetazza e il contesto tipicamente rurale.
Le parti più recenti e suntuose del palazzo sono state invece costruite da suo figlio Ba Ahmed, e con un certo rancore (in effetti il figlio non lascierà un buon ricordo per il suo carattere spietato) dato che l'intento fu quello di superare con ripicca le bellezze lasciate del padre Dar Si Moussa. L'apporto del litigioso Ba Ahmed, che ha portato all'aggiunta continua di sezioni su sezioni, ha alla fine conferito al Palace Bahia una disposizione finale piuttosto complessa ed irregolare. Ba Ahmed, per far ciò, arruolò l'architetto al-Makki, che portò lo stile appreso nelle sue precedenti esperienze lavorative in Andalusia, con largo uso di arabeschi e motivi decorativi tipici dell'architettura araba del sud della Spagna.
Quello che colpisce è la ricchezza delle decorazioni degli interni, gli stucchi, i legni intagliati ed intarsiati, le opere calligrafiche, le ceramiche di Fez, i soffitti, ed è un peccato che non rimangano pezzi del mobilio originale, andato perso nel secolo scorso: colpa dei saccheggi che depredarono il palazzo appena dopo la morte di Ba Ahmed, nel 1900. Nessuno probabilmente pianse la sua scomparsa, ed anzi molti si avventarono sul suo palazzo per strapparne qualche pezzo pregiato. Una curiosità: alcune stanze presentano dei camini, realizzati con rivestimenti di piastrelle marocchine, ma in realtà accessori posticci coloniali, voluti dal generale francese Lyautey, che incredibilmente soffriva il freddo durante la stagione invernale a Marrakech!
Se sarete rimasti colpiti dell'eleganza delle varie stanze, che si aprono in modo tipicamente marocchino sui cortili interni, non potrete che rimanere a bocca aperta quando giungerete al cospetto dell'Harem delle Concubine, il cui stato di conservazione costringe ad uno sguardo di insieme da distanza, purtroppo senza poterlo percorrere e "toccare con mano". Nonostante questa limitazione, appare di una bellezza cristallina sia per i ricchi pavimenti ed i pilastri in legno della galleria, sia per i legni intarsiati e le incisioni calligrafiche, mentre le porte e le finestre riflettono uno stile tipicamente marocchino, sia nel tipo di disegno che nella scelta dei materiali. Le concubine vivevano attorno a questo grande cortile rettangolare, largo 30 metri e lungo 50 metri, con al centro una grande fontana rettangolare, con una vasca più piccola, e di forma rotonda, ed una terza di cui rimane solo il basamento. Notate anche i tetti, con i coppi dalla particolare tonalità verdastra. L'Harem delle concubine arrivò ad ospitare fino a 24 amanti del Gran Visir, oltre alle "istituzionali" 4 mogli.
Informazioni generali
Sito ufficiale: non disponibile
Biglietto di ingresso 10 dirham
Orari visite: 8.45-11:45, 14.45-17:45 lun-gio,
sab, dom: 8,45-11.30,
Ven 15-17:45
Ente Nazionale per il Turismo del Marocco
Via Durini, 5 - 20122 Milano
Tel. 02.58303633 / Fax 02.58303970
info@turismomarocco.it